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AI e ristrutturazione impresa, il caso di Italia e Colombia: un confronto



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L’AI rende la ristrutturazione aziendale più predittiva: dall’early warning europeo alle piattaforme regtech colombiane, l’allerta precoce diventa leva di prevenzione e fiducia

Pubblicato il 5 dic 2025

Davide Liberato lo Conte

PhD Post-doc Research Fellow in Management Department of Management Sapienza University of Rome

María Alejandra Rojas Jannaut

Trainee Corporate and M&A, Chiomenti International Law Firm



Corporate Governance middle management e ai; AI ristrutturazione impresa

L’intelligenza artificiale sta trasformando la ristrutturazione aziendale in un processo basato su dati e previsione. In Italia, l’early warning europeo spinge verso modelli di prevenzione ex ante; in Colombia, un’economia in rapida apertura e digitalizzazione, l’uso di piattaforme regtech e scoring predittivi rende l’allerta precoce una leva di resilienza sistemica.

Due contesti diversi ma convergenti: entrambi sperimentano come l’AI possa supportare decisioni tempestive e rafforzare la fiducia tra imprese, creditori e istituzioni. Un dialogo utile anche per l’Europa, dove l’efficacia degli strumenti di allerta dipende sempre più da interoperabilità, trasparenza e cultura digitale della prevenzione.

La pre-decisione nella ristrutturazione aziendale

La ristrutturazione d’impresa ha attraversato una trasformazione profonda: da istituto giuridico di gestione della crisi a infrastruttura digitale di prevenzione. L’introduzione di sistemi di early warning, previsti in Italia dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019) e promossi a livello europeo dalla Direttiva (UE) 2019/1023, ha segnato il passaggio da un approccio reattivo a uno predittivo.

L’obiettivo è chiaro: intercettare segnali di difficoltà economico-finanziaria prima che si trasformino in insolvenza conclamata, supportando imprenditori, consulenti e autorità nel processo di decisione anticipata (“pre-decisione”). In questo scenario, l’intelligenza artificiale e le tecnologie di data analytics stanno assumendo un ruolo decisivo. Modelli di scoring automatizzato, piattaforme di risk assessment e sistemi di interoperabilità tra banche dati pubbliche (Camere di Commercio, INPS, Agenzia delle Entrate) permettono oggi di calcolare indicatori di sostenibilità e allerta con maggiore tempestività e affidabilità.

La logica è quella del “machine-assisted decision-making”, in cui l’algoritmo non sostituisce l’autorità, ma ne potenzia la capacità di analisi e prioritarizzazione dei casi a rischio. Il confronto con la Colombia offre una prospettiva preziosa per capire le potenzialità e i limiti di questo paradigma. In un’economia in espansione e fortemente orientata all’apertura commerciale e alla digitalizzazione amministrativa, la Superintendencia de Sociedades ha introdotto strumenti regtech avanzati, come il Modulo de Insolvencia (MI) e la procedura telematica PRES, che integrano workflow digitali, dati contabili e scoring predittivo per velocizzare l’accesso ai processi di recupero aziendale.

Perché il confronto tra Italia e Colombia

Queste esperienze, nate in un contesto emergente ma agile, anticipano molte delle sfide che anche i sistemi europei affrontano: interoperabilità, trasparenza algoritmica, fiducia nei processi automatizzati. Mettere a confronto Italia e Colombia significa, dunque, osservare due traiettorie convergenti verso una governance algoritmica della crisi d’impresa. Da un lato, l’Europa cerca coerenza normativa e qualità dei dati pubblici; dall’altro, l’America Latina sperimenta modelli digital-first e piattaforme integrate di ristrutturazione. In entrambi i casi, la direzione è la stessa: costruire ecosistemi di prevenzione fondati su AI, regtech e collaborazione pubblico-privata, capaci di trasformare la crisi da fallimento annunciato in opportunità di continuità.

La decisione assistita in Italia

L’Italia è stata tra i primi Paesi europei a tradurre in norma la logica dell’early warning aziendale, recependo la Direttiva (UE) 2019/1023 con il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza). L’obiettivo era ambizioso: costruire un sistema capace di intercettare i segnali di squilibrio economico prima che la crisi diventasse irreversibile. Gli indicatori di allerta, elaborati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, integrano parametri patrimoniali, reddituali e finanziari (indebitamento, sostenibilità dei flussi di cassa, rapporto mezzi propri/debiti), con soglie differenziate per settore e dimensione. Inizialmente, il sistema si basava su una logica manuale e reattiva: l’imprenditore o l’organo di controllo dovevano rilevare gli indicatori critici e attivare la segnalazione agli Organismi di Composizione della Crisi d’Impresa (OCRI).

Tuttavia, l’esperienza post-pandemica ha dimostrato che la tempestività delle segnalazioni era insufficiente e la qualità dei dati frammentaria. Ciò ha spinto verso una nuova generazione di strumenti data-driven, basati su analisi automatizzate e interoperabilità delle banche dati pubbliche. Un esempio concreto è il progetto pilota sviluppato in ambito Camere di Commercio–Unioncamere, che ha sperimentato un sistema di monitoraggio digitale dei bilanci depositati e delle posizioni contributive, per generare alert preventivi su base algoritmica. Questi modelli, costruiti su machine learning supervisionato, sono in grado di individuare pattern ricorrenti di deterioramento economico, variazioni nei margini operativi, ritardi fiscali, esposizioni ricorrenti, e segnalare le imprese potenzialmente a rischio prima che intervenga la perdita di continuità aziendale.

L’applicazione pratica apre però un nodo cruciale: il rapporto tra automazione e decisione. Chi deve decidere quando un allarme algoritmico diventa un “caso di crisi”? L’attuale quadro italiano affida ancora la valutazione finale all’imprenditore e ai professionisti abilitati (revisori, consulenti, OCRI), ma la tendenza è verso una “decisione assistita”: l’AI fornisce analisi predittive e scoring di rischio, mentre l’essere umano conserva il ruolo di garante di proporzionalità, trasparenza e giudizio contestuale.

Tale equilibrio è oggi al centro del dibattito sulla regolamentazione delle tecnologie invasive, in particolare dopo l’approvazione dell’AI Act europeo. Il principio di human oversight diventa determinante anche nel diritto della crisi: l’algoritmo può segnalare, ma non può giudicare.  Il caso italiano mostra quindi un percorso in costruzione: da un impianto normativo pionieristico ma rigido, verso un ecosistema digitale di prevenzione che combina regtech, intelligenza artificiale e responsabilità umana. Un modello che, se accompagnato da solide garanzie di trasparenza e auditabilità algoritmica, può trasformare la ristrutturazione in una leva di fiducia sistemica e non più solo in una risposta alla crisi.

La risposta digitale alla crisi in Colombia

Carlos Pérez è un artigiano calzolaio di Bogotá che per oltre vent’anni ha gestito la Zapatos de Carlos S.A.S., una Sociedad por Acciones Simplificada (S.A.S.), forma giuridica flessibile e diffusa tra le piccole imprese colombiane, analoga alla S.r.l. italiana. L’azienda, a conduzione familiare, operava con una contabilità manuale e modelli di gestione tradizionali: caratteristiche che, pur garantendo agilità nel breve termine, ne hanno limitato la resilienza operativa.

Dopo aver superato a fatica la crisi pandemica, Zapatos de Carlos ha subito un doppio shock: aumento dei costi di approvvigionamento e contrazione della domanda interna. Il deterioramento dei flussi di cassa e degli indici di solvibilità ha portato la società a richiedere l’assistenza della Superintendencia de Sociedades de Colombia, che, applicando criteri di insolvenza economica e giuridica, ne ha infine disposto la liquidazione giudiziale. Il caso di Pérez non è isolato. Nel solo 2025, circa 3.000 imprese colombiane sono state dichiarate insolventi, con una concentrazione nei settori servizi, commercio e manifattura, dove l’elevata elasticità della domanda e la dipendenza dalla rotazione delle scorte amplificano la vulnerabilità agli shock macroeconomici.

Le MicroPymes e Pymes, che da sole rappresentano il 65% dell’occupazione e il 35% del PIL (Registro Mercantil, CCB, 2023 – 2024), sono l’anello più fragile: la crisi di liquidità di una microimpresa può generare effetti moltiplicativi sull’intero ecosistema produttivo. Questo scenario ha accelerato la modernizzazione del framework colombiano di insolvenza. La Superintendencia de Sociedades ha adottato piattaforme digitali e moduli online, come il Módulo de Insolvencia (MI), per gestire le richieste di riorganizzazione e liquidazione, riducendo tempi e costi procedurali. Attraverso la connessione con i registri pubblici (RUES, VUE) e l’utilizzo di indicatori automatizzati, il sistema mira a una gestione data-driven dei procedimenti, coerente con le raccomandazioni UNCITRAL e OCSE in materia di efficienza e trasparenza delle procedure di ristrutturazione.

Il caso colombiano è emblematico di un Paese in rapida apertura economica e tecnologica, dove la digitalizzazione non è solo strumento amministrativo ma parte integrante della governance della crisi. L’integrazione di algoritmi di credit scoring, analisi predittive e procedure semplificate sta progressivamente riducendo la distanza tra segnalazione e decisione, spostando l’asse della politica economica verso la prevenzione. In prospettiva, questo modello — più sperimentale, meno burocratico — offre spunti utili anche per i sistemi europei: la sfida comune resta quella di coniugare tecnologia, fiducia e proporzionalità, evitando che l’automazione del rischio si traduca in una nuova forma di esclusione per le imprese più piccole.

Quadro regolamentare attuale e strumenti di ristrutturazione

Negli ultimi anni la Colombia ha riformato in profondità il proprio sistema di insolvenza, anticipando gli effetti di una contrazione della domanda e della stretta creditizia. Il Decreto-legge 560 del 2020, emanato durante la pandemia, ha introdotto un regime straordinario di ristrutturazione basato su procedure semplificate e strumenti digitali di negoziazione del debito. Successivamente, la Legge 2445 del 2025 ha reso permanenti molte misure emergenziali, estendendo la tutela a persone fisiche e piccoli operatori e introducendo la liquidazione volontaria del patrimonio con ruolo attivo del debitore.

Accanto a queste norme restano in vigore la Legge 1116 del 2006, che disciplina la ristrutturazione e l’insolvenza aziendale, e la Legge 550 del 1999, ancora applicabile ad alcune entità pubbliche. Il risultato è un sistema stratificato, dove regole di epoche diverse coesistono, generando incertezza interpretativa e rischio regolamentare, ma anche spazi di sperimentazione digitale. In parallelo, l’Italia ha seguito un percorso simile con il Codice della Crisi d’Impresa e la Composizione Negoziata (D.L. 118/2021), strumenti che, come in Colombia, puntano alla prevenzione ex ante e alla salvaguardia della continuità aziendale.

Entrambi i modelli convergono su una visione comune: digitalizzare la ristrutturazione per anticipare la crisi. La differenza principale sta nell’approccio: più giuridico e professionale in Italia, più regtech e sperimentale in Colombia, dove piattaforme come il Módulo de Insolvencia integrano flussi telematici e workflow automatizzati. In prospettiva, i due sistemi mostrano un obiettivo condiviso: passare da una gestione della crisi a una governance predittiva a 360°.

Superintendencia de Sociedades: un’ alternativa tra controllo e regolamentazione

La Superintendencia de Sociedades rappresenta oggi uno degli attori centrali nella governance delle crisi d’impresa in Colombia. Istituita come organo costituzionale di vigilanza e controllo, ha progressivamente sostituito i vecchi ministeri di settore, assumendo poteri regolatori e giurisdizionali che ne fanno un’istituzione ibrida tra autorità amministrativa e giudice fallimentare, un modello che, pur innovativo, ridefinisce in chiave moderna il tradizionale principio di separazione dei poteri. L’ente esercita competenza diretta sulle imprese in stato di crisi, intervenendo sia nella fase di ristrutturazione, per favorire la continuità produttiva e la tutela dei crediti e dei lavoratori, sia nella fase di liquidazione giudiziaria, qualora la riorganizzazione non risulti sostenibile.

Il caso di Zapatos de Carlos S.A.S. lo illustra chiaramente: dopo una prima ammissione a procedura di ristrutturazione, l’insuccesso del piano ha portato la Superintendencia, in veste di giudice fallimentare, a dichiarare il fallimento e a disporre la liquidazione. Il sistema colombiano prevede tuttavia canali alternativi alle procedure giudiziarie ordinarie. Le persone naturali non commercianti possono negoziare i propri debiti presso i centri di conciliazione o tramite notai, ottenendo la convalida degli accordi in via extragiudiziale. In parallelo, le Camere di Commercio gestiscono i Procedimientos de Recuperación Empresarial (PRE): percorsi di mediazione economico-finanziaria che consentono agli imprenditori di rinegoziare il debito in modo rapido e assistito, con il supporto di mediatori specializzati.

Gli incarichi

Oltre a funzioni procedurali, le Camere promuovono programmi di formazione, assistenza e studio volti a rafforzare la competitività delle imprese, diffondere la cultura della prevenzione e migliorare la capacità di gestione del rischio finanziario. I procedimenti formali di insolvenza — riorganizzazione e liquidazione giudiziaria, disciplinati dalla Legge 1116 del 2006 — rimangono comunque di competenza della Superintendencia per le società sotto la sua giurisdizione, o dei giudici civili del circuito negli altri casi. Le Camere di Commercio operano come infrastrutture di supporto e registrazione, non come autorità decisionali, contribuendo a una rete di governance multilivello in cui pubblico, privato e mediazione digitale coesistono in modo complementare.

In questa architettura, la Superintendencia de Sociedades si configura non solo come giudice della crisi, ma come pivot regolatorio e tecnico del nuovo ecosistema di ristrutturazione: un modello di regtech pubblico che integra controllo, mediazione e innovazione digitale per trasformare la gestione dell’insolvenza in uno strumento di stabilità economica e trasparenza istituzionale.

Piattaforme digitali e regtech pubblico

Con l’introduzione del Procedimiento de Recuperación Empresarial (PRES), la Colombia ha adottato un modello di gestione interamente telematico, basato su workflow digitali standardizzati e gestito dalle Camere di Commercio.  Elemento cardine di questo ecosistema è il Módulo de Insolvencia (MI), una piattaforma che consente a imprese e professionisti di accedere online a tutte le procedure previste — dalla negoziazione di emergenza alla liquidazione giudiziaria — attraverso un’interfaccia unica e automatizzata.

L’architettura del sistema si appoggia a infrastrutture digitali esistenti, come il Registro Único Empresarial y Social (RUES) e la Ventanilla Única Empresarial (VUE), che sfruttano logiche di data pre-population e digital onboarding, riducendo asimmetrie informative e tempi di accesso. Questo approccio, in linea con le raccomandazioni UNCITRAL e OCSE, rappresenta una vera “piattaforma di fiducia” pubblica, capace di integrare dati, utenti e processi in un ambiente coerente e verificabile.

Tuttavia, la rapida innovazione digitale pone anche in Colombia il problema di un digital trust framework solido, necessario per bilanciare automazione e garanzie procedurali. Il confronto con l’Italia evidenzia due velocità diverse: mentre la Colombia sperimenta un modello digital-by-default e flessibile, l’Italia, pur dotata di strumenti normativi avanzati (come la Composizione Negoziata per la Crisi e il Codice della Crisi d’Impresa), sconta ancora un ritardo burocratico e infrastrutturale. L’interoperabilità tra Camere di Commercio, Agenzia delle Entrate e sistemi giudiziari resta parziale, e la digitalizzazione procede per silos. Da questo punto di vista, il modello colombiano mostra come un ecosistema regolato ma tecnologicamente integrato possa offrire spunti utili per una riforma digitale della ristrutturazione anche nel contesto europeo.

Credit analytics ed early warning

Il mercato colombiano del credito ha conosciuto negli ultimi anni un’evoluzione profonda, segnata dalla coesistenza di due famiglie di modelli predittivi: da un lato i credit score tradizionali elaborati dalle centrali rischi (DataCrédito/Experian, TransUnion), basati su dati bancari e storico dei pagamenti; dall’altro, i modelli di scoring algoritmico che integrano digital footprints — attività online, dati mobili, fatturazione elettronica e indicatori comportamentali — offerti da nuovi provider “scoring-as-a-service” come RiskSeal. Se i primi garantiscono stabilità su soggetti bancarizzati, i secondi ampliano la copertura a microimprese e liberi professionisti “thin file”, utilizzando centinaia di segnali alternativi per ridurre le asimmetrie informative e velocizzare le decisioni di credito.

Evidenze empiriche mostrano che questi strumenti migliorano la produttività dei comitati di credito e la coerenza decisionale, riducendo tempi di istruttoria e rischio di errore umano, senza peggiorare la qualità del portafoglio. Tuttavia, la digitalizzazione del rischio apre anche nuove criticità: dati incompleti o non verificati, rischi di pro-ciclicità algoritmica durante gli shock macroeconomici e crescenti problemi di trasparenza ed explainability, soprattutto nei processi di ristrutturazione e insolvenza. In questo contesto, la Colombia ha introdotto modelli ibridi che uniscono machine learning e supervisione umana.

Differenza tra strumenti

Le piattaforme pubbliche (PRES, Módulo de Insolvencia) integrano indicatori contabili, creditizi e alternativi per generare alert predittivi a supporto delle procedure di recupero, ma mantengono il decisore al centro della valutazione. È una forma di AI assistiva, non sostitutiva: l’algoritmo segnala, ma l’autorità decide. L’Italia si muove in una direzione analoga ma più prudente.

Gli strumenti di early warning introdotti dal Codice della Crisi d’Impresa e dalla Composizione Negoziata si basano su dati contabili certificati e su un approccio prevalentemente umano: il professionista esperto interpreta gli indicatori, più che affidarli a modelli predittivi. Tuttavia, anche nel contesto italiano emergono sperimentazioni di credit analytics pubblica — progetti pilota tra Camere di Commercio e Unioncamere — che utilizzano bilanci, flussi fiscali e dati INPS per calcolare alert automatici in ottica data-driven.

La differenza è soprattutto di governance: in Colombia, il sistema è più integrato e dinamico, ma dipende da infrastrutture tecnologiche ancora fragili; in Italia, è più solido dal punto di vista normativo, ma penalizzato da una burocrazia dei dati che rallenta interoperabilità e innovazione. In entrambi i Paesi emerge la stessa sfida di fondo: costruire un’intelligenza regolata della crisi, in cui l’AI e gli analytics non sostituiscano il giudizio, ma ne potenzino la tempestività e la trasparenza. Senza adeguati standard di data governance, API aperte e audit algoritmici indipendenti, il rischio è che l’automazione, nata per prevenire, diventi essa stessa fonte di esclusione o amplificatore di fragilità sistemiche.

L’evoluzione futura

L’evoluzione parallela di Italia e Colombia mostra come la ristrutturazione d’impresa stia diventando un laboratorio di integrazione tra diritto, dati e tecnologia. Due sistemi diversi per maturità istituzionale e struttura economica, ma uniti dalla stessa esigenza: passare dalla gestione ex post della crisi a una governance predittiva e data-driven, in cui la decisione pubblica sia supportata da strumenti di analisi e da piattaforme interoperabili. In Colombia, la spinta digitale ha permesso di costruire architetture telematiche agili che anticipano il paradigma del digital-by-default nella gestione della crisi. In Italia, il Codice della Crisi e la Composizione Negoziata hanno introdotto strumenti giuridici sofisticati ma ancora ancorati a una logica analogica, dove la frammentazione dei dati rallenta la tempestività delle decisioni.

Il confronto rivela una lezione chiara: l’efficacia delle politiche di ristrutturazione non dipende più solo dal diritto, ma dalla capacità di orchestrare infrastrutture informative affidabili, algoritmi trasparenti e modelli di collaborazione pubblico-privato. L’AI e gli strumenti di credit analytics possono accelerare l’individuazione dei segnali di crisi, ma solo se integrati in un framework di fiducia regolata, fondato su interoperabilità, audit indipendenti e controllo umano qualificato. In prospettiva, l’obiettivo comune è costruire un ecosistema predittivo della ristrutturazione: un ambiente in cui dati, norme e decisioni dialogano in tempo reale, consentendo di prevenire invece che liquidare.

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