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Edge computing industriale, il futuro secondo Fibercop



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Nel suo intervento all’Osservatorio 5G & Connected Digital Industry, Clelia Lorenza Ghibaudo (FiberCop) analizza il ruolo dell’edge computing industriale nell’evoluzione delle reti. AI, prossimità elaborativa e standard aperti sono gli elementi chiave di un’infrastruttura più distribuita e intelligente, capace di sostenere applicazioni critiche e nuovi modelli di collaborazione lungo la filiera

Pubblicato il 16 dic 2025



edge computing industriale

La crescente diffusione di applicazioni basate su intelligenza artificiale e automazione sta trasformando la struttura stessa delle reti. Durante il convegno dell’Osservatorio 5G & Connected Digital Industry, Clelia Lorenza Ghibaudo, Head of Technology Plans & Innovation Programs di FiberCop, ha illustrato come l’edge computing industriale stia diventando un pilastro dell’evoluzione infrastrutturale italiana.

La manager ha delineato una visione in cui connettività ed elaborazione non sono più ambiti distinti, ma componenti integrate di un’unica architettura, capace di rispondere alle esigenze applicative più critiche .

L’intelligenza artificiale come forza di discontinuità

Per Ghibaudo, l’AI rappresenta oggi il principale motore di cambiamento. La crescente presenza di applicazioni basate su modelli intelligenti «sta cambiando il modo con cui fruiamo della rete» e impone infrastrutture più dinamiche, flessibili e reattive.

Le applicazioni industriali — dalla manutenzione predittiva alla robotica avanzata — richiedono infatti capacità di calcolo vicina al punto di generazione dei dati, così da ridurre latenza, aumentare l’affidabilità e abilitare analisi in tempo reale. Questo sposta il baricentro dalla tradizionale centralizzazione in cloud verso architetture distribuite con nodi elaborativi ai margini della rete.

Dal cloud all’edge: la prossimità come nuovo principio architetturale

Ghibaudo chiarisce che l’evoluzione delle reti passa per un riequilibrio tra cloud centralizzato ed edge computing. Per molte applicazioni industriali, la dipendenza da data center remoti non è sostenibile.

La rete deve quindi essere «capace di portare l’elaborazione laddove serve», consentendo a macchinari, sensori e piattaforme di interagire con continuità anche in scenari caratterizzati da elevata variabilità operativa.

L’infrastruttura nazionale, con i suoi migliaia di nodi distribuiti, costituisce una base potenziale per questo modello. Tuttavia, è necessario un ripensamento dell’architettura: edge e rete di trasporto devono integrarsi in modo organico, così da sostenere applicazioni come visione artificiale, sistemi di controllo in tempo reale e monitoraggio intelligente.

Standard aperti e interoperabilità: le condizioni per far crescere l’ecosistema

Un altro punto centrale dell’intervento riguarda la necessità di adottare standard aperti. Per Ghibaudo, un ecosistema competitivo nasce da architetture che favoriscono «interoperabilità e apertura», riducendo la dipendenza da tecnologie chiuse e facilitando l’integrazione tra le diverse componenti della filiera industriale.

Approcci aperti accelerano lo sviluppo di servizi, rendono più semplice la collaborazione tra imprese e abilitano una maggiore modularità. Questo è particolarmente rilevante per l’edge computing industriale, dove la varietà dei casi d’uso richiede la possibilità di integrare sensori, piattaforme e applicazioni provenienti da fornitori differenti.

Infrastrutture di prossimità: reti più distribuite e intelligenti

Le reti di nuova generazione, afferma Ghibaudo, devono diventare «più distribuite e più intelligenti», capaci di reagire ai carichi applicativi e alle esigenze dei processi industriali.

L’edge computing si inserisce come componente attiva di questa trasformazione: le reti diffuse sul territorio possono evolvere in punti di elaborazione locale, riducendo la latenza e sostenendo applicazioni critiche che richiedono continuità e tempi di risposta immediati.

Questo richiede una gestione più coordinata tra reti di accesso, sistemi di trasporto e capacità computazionale, con l’obiettivo di costruire infrastrutture uniformi, ottimizzate e abilitanti.

Partnership e co-sviluppo: la filiera come leva per l’innovazione

La manager sottolinea inoltre che la complessità crescente dei casi d’uso industriali richiede partnership strutturate. La collaborazione tra operatori di rete, integratori e fornitori di tecnologia consente di accelerare la sperimentazione, ridurre i tempi di sviluppo e realizzare soluzioni più aderenti ai bisogni dei diversi settori.

Il co-sviluppo diventa così parte della strategia industriale: un modo per unire competenze complementari e creare valore lungo tutta la filiera. L’integrazione tra chi gestisce le reti e chi sviluppa applicazioni è essenziale per rendere l’edge computing un reale abilitatore di trasformazione.

Verso un ecosistema di reti distribuite e intelligenti

Dalle riflessioni di Ghibaudo emerge un quadro chiaro: l’edge computing industriale non è un’estensione del cloud, ma una nuova architettura capace di sostenere applicazioni avanzate in modo più efficiente, sicuro e continuo.

La centralità dell’AI, la necessità di prossimità elaborativa e l’evoluzione verso reti distribuite richiedono un salto culturale e organizzativo tanto quanto tecnologico.

La rete, conclude la manager, non è più soltanto un sistema di trasporto dati, ma una piattaforma attiva che contribuisce direttamente alla generazione di servizi, alla qualità delle operazioni e alla competitività industriale.

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