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Bitcoin giù nel 2025: i 3 fattori che stanno cambiando il mercato



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Nel 2025 Bitcoin scende da oltre 126.000 dollari a circa 82.000 a fine novembre. Il ribasso nasce da fattori macro, ma mette in luce tre criticità strutturali: natura speculativa, opacità della governance e concorrenza di stablecoin e CBDC

Pubblicato il 22 dic 2025

Ernesto Damiani

Università degli Studi di Milano



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Il declino delle criptovalute nel 2025 non è solo una correzione di mercato: espone fragilità di liquidità e leva, ma anche problemi strutturali di fiducia e governance, mentre stablecoin e CBDC conquistano spazio nei pagamenti e nelle infrastrutture finanziarie digitali.

Declino delle criptovalute nel 2025: opacità e nuovi rivali

Nel 2025 il mercato delle criptovalute ha subito un calo molto significativo, con Bitcoin precipitato da un picco di oltre 126.000 dollari a circa 82.000 dollari alla fine di novembre 2025. Anche se l’apprezzamento a lungo termine delle criptovalute è tuttora sostenuto dalla scarsità asintotica (la quantità totale di criptovaluta disponibile è limitata nel lungo termine dalla complessità crescente degli algoritmi di creazione), molti osservatori si chiedono se il calo del 2025 rappresenti solo una correzione di breve termine o sia il sintomo di un’inversione di tendenza.

Il declino delle criptovalute non è solo il risultato di fattori macroeconomici congiunturali e delle dinamiche di mercato, ma riflette anche tre problemi strutturali profondi: la natura speculativa e “investor-only” dell’investimento in criptovalute, l’opacità nella governance delle infrastrutture tecnologiche e la concorrenza di stablecoin e Central Bank Digital Currencies (CBDC). Per quanto riguarda il primo fattore, basta osservare che l’uso delle criptovalute nei sistemi di pagamento a basso costo è rimasto molto limitato, nonostante una serie di progetti finanziati, tra cui quelli sostenuti dalla Bill & Melinda Gates Foundation [Damiani et al., 2017]. In questo articolo esploreremo i restanti fattori in modo dettagliato, evidenziando come stiano ridisegnando il panorama finanziario digitale.

Declino delle criptovalute nel 2025: che cosa segnala il ribasso

In termini congiunturali, la tendenza decrescente delle criptovalute nel 2025 è stata innescata dagli stessi fattori macroeconomici che hanno influenzato altri strumenti finanziari: le preoccupazioni del mercato per i tagli dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve statunitense e le crescenti tensioni commerciali tra USA e Cina sotto l’Amministrazione Trump. Per quanto riguarda i fattori di mercato, due fenomeni, la liquidità sottile e la leva speculativa elevata, hanno amplificato la volatilità.

Tassi e Fed: perché le aspettative si riflettono anche sulle cripto

La combinazione tra aspettative sui tassi d’interesse e rotazione del rischio può trasferirsi rapidamente sulle criptovalute, che restano sensibili al sentiment globale. In questo quadro, i movimenti di prezzo possono risultare più rapidi perché i mercati cripto, rispetto a quelli tradizionali, presentano spesso profondità di book più ridotte e reazioni più immediate alle notizie.

Tensioni USA-Cina: quando la cronaca diventa volatilità

Le tensioni commerciali e geopolitiche incidono come catalizzatori. Nel mercato cripto, dove la narrativa conta quanto i fondamentali, le notizie di cronaca internazionale possono diventare inneschi, soprattutto nei momenti in cui la partecipazione istituzionale diminuisce e la liquidità si assottiglia.

I fattori macro che hanno acceso la volatilità

La fragilità di mercato si vede soprattutto quando il volume degli scambi cala e l’equilibrio tra domanda e offerta diventa instabile. In questo contesto, anche un evento relativamente piccolo può generare effetti sproporzionati, perché mancano ordini contrapposti sufficienti ad assorbire l’impatto senza scossoni.

A rendere più complesso il quadro è la coesistenza di operatori con orizzonti diversi: chi punta alla speculazione di breve periodo e chi, invece, adotta strategie di lungo periodo legate alla scarsità asintotica. Quando questi profili si scontrano in un mercato sottile, la volatilità tende a dominare la scena.

Declino delle criptovalute nel 2025 e thin liquidity: perché bastano poche vendite

La liquidità sottile (thin liquidity) si riferisce a una condizione di mercato finanziario in cui il volume di scambi è basso e ci sono pochi acquirenti e venditori attivi. Questo rende il mercato fragile: anche una piccola vendita può causare un calo significativo dei prezzi, poiché non ci sono abbastanza ordini contrapposti per assorbire l’impatto.

Nei fine settimana o nei periodi festivi prolungati, come quello di dicembre 2025, la liquidità si assottiglia ulteriormente a causa della ridotta partecipazione degli investitori istituzionali, amplificando la volatilità e rendendo più probabili movimenti improvvisi.

La leva speculativa e l’effetto a cascata delle liquidazioni

La leva speculativa misura il livello di indebitamento necessario per amplificare i potenziali rendimenti in investimenti o trading. Nel mondo delle criptovalute, la leva è particolarmente elevata (high leverage). Ad esempio, sulle piattaforme per ottenere prestiti collateralizzati è possibile depositare criptovalute come garanzia per ottenere prestiti in altre criptovalute o stablecoin, con tassi di interesse variabili.

Le migliori piattaforme richiedono garanzie elevate per mitigare i rischi (la cosiddetta over-collateralization: per ottenere in prestito un certo importo X in criptovaluta occorre depositare una garanzia dello stesso ordine di grandezza di X), ma in generale i trader possono usare leve fino a 10 volte o più il collaterale, come osservato nei mercati CeFi e DeFi nel 2025, dove i prestiti collateralizzati hanno raggiunto nuovi massimi.

L’impatto di questi due fattori sulla volatilità delle criptovalute avviene attraverso l’effetto a cascata: in un mercato con liquidità sottile, basta una vendita iniziale (magari scatenata da notizie di cronaca o da vendite istituzionali) per far calare i prezzi. Il calo fa poi scattare automaticamente le richieste di rientro per i trader che hanno usato collaterali, innescando vendite forzate e ulteriori ribassi.

Spesso i trader vendono un’altra criptovaluta per coprire le perdite, spingendo i prezzi ancora più in basso e attivando nuove liquidazioni. Nel 2025, il flash crash di Bitcoin ha causato liquidazioni per miliardi, rivelando la fragilità del mercato dovuta a leva eccessiva, bassa liquidità ed elevatissima sensibilità – tipica del mercato delle criptovalute – per le notizie di cronaca internazionale.

Questo fenomeno, difficile da prevedere e noto come de-leveraging, rende particolarmente rischioso il mercato delle criptovalute per gli investitori occasionali. In realtà, si sa da sempre che per un investitore occasionale l’investimento in criptovalute a breve termine assomiglia al gioco in un “casinò digitale”.

Nel 2025, però, l’effetto si è accentuato: nel breve termine, il valore atteso dell’investimento in criptovalute è più negativo del valore atteso di una serie di giocate alla roulette, anche in scenari “Las Vegas” di consistente vantaggio del banco. Investire in criptovalute è invece sempre stato considerato meno rischioso di giocare al casinò nel lungo termine: alla roulette, il vantaggio garantito del banco rende inevitabile, nel lungo termine, la perdita del giocatore, mentre nelle criptovalute la semplice strategia “long-term hold” è stata finora vantaggiosa, grazie al sostegno della scarsità asintotica.

Declino delle criptovalute nel 2025 e governance opaca: il problema fiducia

Una delle cause strutturali che potrebbero portare al declino delle criptovalute anche nel lungo termine, anche in presenza di scarsità asintotica, è l’opacità del governo delle infrastrutture sottostanti alle criptovalute. La gestione degli exchange, gli ambienti che consentono di convertire le criptovalute tra loro e verso altri asset, manca di trasparenza, il che favorisce abusi.

Questo include l’uso delle criptovalute da parte di stati sotto embargo – come Russia, Iran, Corea del Nord e Venezuela – per eludere le sanzioni internazionali. Nel 2025, le nazioni sanzionate hanno ricevuto circa 15,8 miliardi di dollari in criptovalute, sfruttando punti di scambio (exchange) non regolamentati per aggirare le restrizioni finanziarie.

Gli hacker nordcoreani hanno rubato 1,5 miliardi di dollari da un exchange nel febbraio 2025, il più grande furto della storia, per finanziare i loro programmi nucleari ed eludere gli embargo. Anche la criminalità organizzata ha intensificato l’uso delle criptovalute per lavare i proventi dal traffico di droga. Alcuni exchange sono stati accusati di gestire riciclaggi, con indagini che hanno rivelato transazioni sporche per miliardi di euro.

Questa opacità erode la fiducia, aumentando progressivamente la durata delle correzioni al ribasso, come evidenziato dai nostri studi sul “decentralization paradox” delle blockchain [Rehman et al., 2020], in cui la durata dell’hold necessario per estrarre valore da un investimento in criptovalute aumenta in modo concorde con la crescita della decentralizzazione.

Stablecoin in crescita e spostamento delle quote di mercato

Le stablecoin sono criptovalute emesse da privati ma ancorate al valore di valute tradizionali come il dollaro USA. Nel 2025, il mercato delle stablecoin ha superato i 280 miliardi di dollari, con proiezioni fino a 500–750 miliardi nei prossimi anni. Tether (USDT) e USDC dominano il mercato e offrono stabilità, che attrae gli investitori istituzionali.

Tecnicamente, le stablecoin hanno riserve collateralizzate 1:1 in asset reali. Questo le rende ideali come strumento per i pagamenti digitali interbanca e business-to-business, in cui si guadagna sulle commissioni e non sull’apprezzamento della valuta. La “guerra delle infrastrutture” in corso tra stablecoin in dollari e quelle in euro sta attirando l’attenzione sull’utilità pratica delle stablecoin, contribuendo al loro guadagno di quote di mercato finora detenuto dalle criptovalute “pure”.

Declino delle criptovalute nel 2025 nell’era delle CBDC e di MiCA

Le Central Bank Digital Currencies (CBDC) rappresentano un’alternativa regolata alle stablecoin. Invece di essere asset digitali emessi da privati, le CBDC sono monete digitali emesse e garantite dalle banche centrali, offrendo, oltre alla stabilità, elevata tracciabilità e conformità normativa.

Nel 2025, 114 Paesi del mondo stanno esplorando i CBDC: il digital rupee indiano è cresciuto del 334%, raggiungendo 10,16 miliardi di rupie in circolazione, mentre l’e-CNY cinese ha completato i test quadriennali. L’ECB ha introdotto l’Euro digitale nel 2025, focalizzandolo sui pagamenti nelle transazioni interbancarie.

Il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), implementato dalla Commissione europea nel 2024, prevede requisiti di collateralizzazione 1:1 in asset liquidi e severi limiti alle transazioni giornaliere per proteggere la sovranità digitale europea e ridurre la dipendenza dal dollaro. La mancata conformità a MiCA nel 2024–2025 ha portato, per gli utenti europei, al delisting di alcune valute non conformi ai requisiti, aprendo spazio a euro-stablecoin conformi.

Nel secondo semestre del 2026, un consorzio di nove banche europee (ING, UniCredit, CaixaBank, Danske Bank, DekaBank, Banca Sella, KBC, SEB, Raiffeisen) lancerà un euro-stablecoin con sede ad Amsterdam, con trasferimenti disponibili 24/7 e pagamenti transfrontalieri a costo contenuto. Tuttavia, le severe regole MiCA potrebbero ostacolare lo sviluppo se l’Europa non agisce rapidamente per costruire infrastrutture competitive.

In generale, le CBDC non sono concorrenti delle criptovalute, ma competono con le stablecoin nei pagamenti e, più in generale, nel trasferimento di valore tra operatori di mercato. I nostri studi mostrano che l’interesse pubblico per le CBDC è cresciuto nel 2025, superando quello per le stablecoin in alcuni contesti, grazie alla fiducia governativa.

Le CBDC e le stablecoin potrebbero facilmente coesistere con le criptovalute in ecosistemi ibridi, ridotte al solo ruolo di investimenti ad alto rischio “high-gain-high-pain”.

In un recente lavoro [Damiani, 2025], considerando stabili i ruoli delle tre valute digitali, forniamo alcuni argomenti contrari a un approccio univoco alla loro regolamentazione e suggeriamo la necessità di un quadro normativo diversificato per tenere conto delle differenze tra CBDC, stablecoin e criptovalute. Applicare le stesse regole a tutti i tipi di valute digitali potrebbe portare ad aspettative di correlazione statistica tra tempi di hold che non affrontano adeguatamente i rischi e le esigenze specifiche di ciascuna.

Verso un ecosistema ibrido: rischio, utilità e regolazione differenziata

Il declino delle criptovalute nel 2025 segna la fine dell’era speculativa, in cui l’opacità della governance, i rischi geopolitici e criminali e la competizione tra stablecoin e monete digitali (CBDC) giocavano un ruolo limitato. Prima di questo spartiacque, i tempi di hold (ovvero i tempi di attesa prima del ritorno in terreno positivo di un investimento in criptovaluta) erano distribuiti gaussianamente intorno a valori medi brevi, grazie al supporto della scarsità asintototica.

Oggi questa aspettativa “gaussiana” sta finendo: le criptovalute possono sfruttare solo nicchie specializzate riservate a investitori professionali high-gain-high-pain che scommettono su improbabili valori parametrici bassi del tempo di hold. C’è però un elemento positivo: l’ascesa delle alternative regolate alle stablecoin promette un ecosistema finanziario più sicuro e inclusivo. I nostri studi evidenziano l’importanza della fiducia tecnologica nel mitigare questi rischi e guidare il mercato verso innovazioni etiche.

Bibliografia

[Damiani, 2025] E. Damiani “Cryptocurrency and Digital Currency: Preserving the Difference,” disponibile su https://www.pymnts.com

[Damiani et al., 2017] Damiani, E., Houngbo, P. J., Hounsou, J. T., Asal, R., Cimato, S., Frati, F., … & Yeun, C. Y. (2017, March). “Porting the pgs payment system to cryptocurrency”. In International Conference on Emerging Technologies for Developing Countries (pp. 159-168). Cham: Springer International Publishing.

[Mauri et al., 2018] L. Mauri, S. Cimato and E. Damiani, “A Comparative Analysis of Current Cryptocurrencies,” 2018 4th International Conference on Information Systems Security and Privacy (ICISSP), Funchal, Portugal, 2018, pp. 127-138, doi: 10.5220/0006648801270138.

[Rehman et al., 2020] M. H. U. Rehman, K. Salah, E. Damiani and D. Svetinovic, “Trust in Blockchain Cryptocurrency Ecosystem,” in IEEE Transactions on Engineering Management, vol. 67, no. 4, pp. 1196-1212, Nov. 2020.

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