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AI generativa e verità: il tramonto del libero mercato delle idee



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L’intelligenza artificiale generativa ridisegna il rapporto tra individuo, conoscenza e informazione, trasformando il web da piazza pubblica a dialogo intimo con la macchina. I large language models mettono in tensione verità, libertà di pensiero e responsabilità, sfidando il modello del libero mercato delle idee

Pubblicato il 20 nov 2025

Gianluca Fasano

Istituto di Ricerca ISTC-CNR



post-verità IA generativa e verità

Una nuova enciclopedia basata sull’intelligenza artificiale è consultabile gratuitamente, accessibile da parte di chiunque nel mondo sia connesso al web: Grokipedia. Anche il sapere resta coinvolto nella trasformazione delle società. È sempre più evidente che tale trasformazione non riguarda solo cosa può fare l’intelligenza artificiale ma, soprattutto, cosa può diventare una società che si affida all’intelligenza artificiale.

Tra le altre cose, infatti, l’intelligenza artificiale generativa sta ridefinendo il rapporto tra informazione, verità e libertà di pensiero, ponendo interrogativi profondi sulle fondamenta stesse della conoscenza collettiva. Un’innovazione tecnologica che impone agli ordinamenti costituzionali di ripensare categorie giuridiche consolidate e costruire nuovi paradigmi di responsabilità.


L’AI come acceleratore di innovazione e il ruolo dei large language models

L’intelligenza artificiale è centrale del dibattito pubblico e in tutti gli ambiti dell’agire umano c’è spazio per presentarla come un fortissimo acceleratore per l’innovazione. Un importante contributo verso la costruzione della leadership mediatica dell’AI è dovuto all’intelligenza artificiale generativa e, in particolare, ai large language models (Chatbot, per esempio), progettati per generare testo in modo naturale, consentendo di analizzare, interpretare e rispondere a domande, completare frasi, tradurre testi in diverse lingue, generare codici, scrivere articoli e molto altro ancora.

Dal libero mercato delle idee alla nuova sorgente informativa personalizzata

Se l’avvento del web ha rivoluzionato il modo di produrre, diffondere e usare l’informazione, le ‘informazioni sintetizzate‘ e prodotte dai large language models segnano un giro di boa del contesto digitale. Oltre il quale nemmeno la dottrina del ‘free marketplace of ideas‘ appare più sostenibile. L’espansione del web è stata favorita da questa dottrina di origine statunitense che vuole le idee libere di potersi manifestare, potenzialmente fino a raggiungere il mondo intero, cosicché la libertà di espressione del pensiero, di informare e di essere informati, non più limitata come accadeva coi tradizionali mezzi di informazione, possa giunger a fare emergere la verità.

Tuttavia, i large language models aprono un nuovo scenario che non è più il libero mercato delle idee e, anzitutto, non è più un mercato. Non v’è una competizione in cui può emergere la forza del pensiero, ma una nuova sorgente che distilla informazioni per ciascun individuo, tailor made, attraverso una sofisticata attività di addestramento e personalizzazione basata sulla categorizzazione degli individui. Questa nuova sorgente di contenuti non si limita a veicolare pensieri altrui, ma li produce secondo schemi di autonomia, giocando direttamente e silenziosamente con la libertà di pensiero di ciascun individuo.

Il dialogo intimo tra uomo e macchina: una rivoluzione conoscitiva

L’intelligenza artificiale generativa inaugura un’epoca diversa: non più una piazza affollata di voci e ricca di occasione di confronto, ma un dialogo intimo e silenzioso tra l’io e la macchina.

Cosa accade alla capacità di conoscere, a quel processo dinamico di ricostruzione della realtà condotto attraverso la bussola della verità se la capacità conoscitiva dell’uomo viene mediata da strumenti che non veicolano informazioni già esistenti (come avviene nel web), che sono:

  • pervasivi (in ogni momento e ogni luogo),
  • generalisti (ogni campo del sapere),
  • persuasivi (stile narrativo calibrato sul profilo della persona),
  • appaganti (si conformano alle aspettative di conoscenza), c
  • onfidenziali (quasi un confessionale),
  • e soprattutto indifferenti alla verità?

Libertà di pensiero e formazione delle idee nell’era dell’ai

Parole, idee, pensieri possono ancora prender forma nella garanzia di una piena libertà (art. 21 Cost.), eppure in siffatto contesto si formeranno sempre più spesso idee, opinioni, convinzioni, quell’humus in grado di trasformare i moti della coscienza in colui che riceve informazioni ma al di fuori di qualsiasi dinamica di confronto collettivo e svincolandosi da qualsiasi legame sociale.

Le risposte normative: trasparenza e limiti dell’approccio regolatorio

I regolatori di tutto il mondo comprendono rischi associati alla difficoltà di distinguere i contenuti generati con l’AI da quelli realizzati interamente da esseri umani. E le risposte normative son state dirette a fornire rimedi in una logica fondata sulla trasparenza.

Con tale approccio si mira a prevenire fenomeni di impersonificazione, inganno o eccessiva antropomorfizzazione, tutelando così una ‘buona fede’ nelle interazioni digitali, nella consapevolezza del loro ‘impatto significativo sull’integrità e sulla fiducia nell’ecosistema dell’informazione’ (AI Act).

Tuttavia, la trasparenza sembra fondarsi su un presupposto problematico, poiché l’intelligenza artificiale generativa, per sua natura, è indifferente al concetto di verità. E così il bisogno di trasparenza viene disaccoppiato dal bisogno di verità.

Il paradosso della verità artificiale e l’autenticazione dei contenuti sintetizzati

Peraltro, come per paradosso, dopo aver identificato le informazioni sintetizzate con appositi marcatori, che ne attestano la provenienza, esse diventano autenticamente sintetizzate. Nel senso che si riconosce a queste l’autenticità attraverso un’operazione di verità, di verità artificiale.

Ecco che ritorna la domanda iniziale, cosa può diventare una società che si affida all’AI. In altri termini, dobbiamo chiederci se come società, e quindi come ordinamento, possiamo davvero ritenerci soddisfatti di perseguire un semplice obiettivo di trasparenza senza recuperare quel legame che unisce la società nella costruzione responsabile della conoscenza.

Media, verità e responsabilità: un percorso storico da recuperare

Nel corso degli anni il potere di ricostruzione della realtà è stato accompagnato da un processo di costante assunzione di responsabilità.

Si pensi, ad esempio, al contesto della stampa, della radio o della televisione, e a quanto è stato fatto per ricondurre il potere dei media nell’alveo della verità, sin dai tempi dell’Affaire Dreyfus nel finire del XIX secolo.

Consapevoli, comunque, che il rapporto tra media e verità non è stabile e vive di una tensione costante.

Enciclopedia digitale e sfide costituzionali per il futuro

Nella società digitale questa tensione tra mezzo e verità si acuisce e sembra sgretolare l’ultimo baluardo della costruzione collettiva e professionale della verità.

Anche l’enciclopedia considerata strumento di diffusione del sapere e di democratizzazione della conoscenza sembra cambiare natura. Se storicamente ha rappresentato un mezzo di progresso culturale e civile nella società contemporanea, si acuiscono i problemi di attendibilità, controllo dell’informazione e di verità. In conclusione, la sfida per le società contemporanee e gli ordinamenti costituzionali è di andare oltre alla semplice categoria della trasparenza e ricostruire il percorso giuridico attorno al tema della ‘responsabilità della macchina‘ a tutela e garanzia dei diritti costituzionali.

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