Competenze

Codice appalti, la formazione non basta: bisogna “accompagnare” il personale

I nuovi processi andrebbero seguiti con progetti mirati, azioni di accompagnamento forti, gestite da figure molto professionali che siano in grado anche di trasmettere sicurezza ai dirigenti. Le risorse ci sono

Pubblicato il 16 Ott 2017

Renzo Turatto

Oecd Leeds*

Codice appalti, la formazione non basta: bisogna “accompagnare” il personale

La Pubblica Amministrazione procede spedita verso la digitalizzazione e il nuovo Codice Appalti e il suo correttivo hanno dato un colpo d’accelerata, ma le nuove procedure stanno mettendo in difficoltà diversi enti. Tra i maggiori problemi, sicuramente, quello della mancanza delle giuste competenze nelle posizioni apicali.

Non basta, infatti, scrivere le norme, serve anche la preparazione di chi quelle norme dovrà applicarle.

Percorrere una strada nuova in un contesto così complicato, non è semplice per nessuno. I rischi sono tanti e non possono essere addossati ai funzionari degli enti che dovranno metterle in atto.

Ha, quindi, ragione chi lavora sul campo quando dice che certi processi andrebbero seguiti con progetti mirati, azioni di accompagnamento forti, gestite da figure molto professionali che siano in grado anche di trasmettere sicurezza ai dirigenti.

In altre parole, non è sufficiente formare il personale (spesso molto preparato), bisogna anche accompagnarlo. Non credo che le istituzioni abbiano difficoltà a trovare le risorse. Basterebbe usare bene i fondi europei finalizzati a migliorare l’organizzazione delle amministrazioni pubbliche.

Altro aspetto importante da evidenziare, è che non si può chiedere ai piccoli enti di lavorare come se fossero grandi amministrazioni.

In una grande amministrazione, come ad esempio un Ministero, ci sono sicuramente le competenze specialistiche, e nel caso le risorse finanziarie, che servono per intraprendere nuove strade. Diverso è il discorso del comune di provincia con cinquanta dipendenti, dove le risorse umane e finanziarie sono quelle che sono.

Il passaggio cruciale sta proprio nella convinzione diffusa che il cambiamento avvenga solo perché si sono scritte norme nuove. Ogni volta che si parla di riforme il dibattito verte sul cambiamento che avverrà una volta cambiate le regole.

Non è così. Spesso (anche se non in tutti i casi) il cambiamento richiede nuove regole. Ma da sole queste non bastano: perché le cose cambino serve che queste funzionino davvero.

Spesso nelle aziende si parla di gestione del cambiamento, di change management.

Possibile che non si possa fare qualcosa in questa direzione anche nella PA?

E’ davvero così difficile mettere a disposizione dei funzionari e dirigenti che vogliono innovare dei manuali d’uso, dei video informativi, delle lezioni online che aiutino a capire come le nuove norme vanno usate?

Perché non mettere in campo delle task-force che aiutino a diffondere le nuove pratiche nelle amministrazioni meno attrezzate?

I soldi ci sono.

Ciò di cui abbiamo bisogno è che qualcuno si prenda la responsabilità di dare vita a progetti come questi. E, soprattutto, che si prenda la responsabilità di realizzarli in modo corretto, capendo e mettendo a disposizione le competenze davvero necessarie.

Altrimenti anche questi progetti non serviranno a nulla.

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* L’autore scrive a titolo personale

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elena
elena
8 anni fa

Magari!!! Purtroppo però a chi sta in alto tutto questo non interessa. Conta solo il servizio al cittadino, tutto il back office non esiste e si dà per scontato che lì tutto funzioni già a meraviglia e ognuno sappia già che fare. Fino a quando non si interverrà con forza su questo ambito non cambierà nulla.

Federico
Federico
8 anni fa

Perfetto!
Anche le scuole della PA potrebbero usufruirne, non solo per diffondere le cometenze giuridico-amministrative (già fatto), ma anche quelle di project management, richieste per i RUP…

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