Nel XXI secolo, l’amore non inciampa più nel caso ma segue un algoritmo. I social network e le app di dating offrono percorsi tracciati e segnali digitali per orientarsi tra desideri e relazioni.
Il flirt diventa un processo, il messaggio un segnale, la presenza una questione di tempismo. Indaghiamo allora su come il digitale sta trasformando l’intimità in una sequenza regolata, dove l’errore non sparisce, ma si automatizza.
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La socialità digitale come spazio di contatto relazionale
Ogni giorno tramite i social networks, si viene in contatto con una moltitudine svariata di persone, molte più di quelle che potenzialmente incontreremmo fisicamente. Video, foto, commenti sono equivalenti di presentazioni, che nella piazza del social si prestano ad un primo contatto: la notifica.
Se tale dinamica è vera con gli estranei, risulta ancor più evidente con i cari: dal mantenimento di una relazione, al vero e proprio corteggiamento non sono più i fulmini a dar vita alle coppie, ma è la chimica delle batterie a regolare il gioco.
Le piattaforme come dispositivi culturali del desiderio
Il web è oggi il quarto canale più utilizzato per cercare un partner, dopo scuola/lavoro, amici e locali. A differenza degli spazi fisici, però, le piattaforme digitali permettono un accesso continuo, disintermediato e potenzialmente illimitato all’interazione con nuovi individui. I profili funzionano come “vetrine” narrative, curate in base a criteri estetici e valoriali, con un grado elevato di controllo sulla presentazione del sé[1].
In questo senso, i social network e le app di dating non sono meri strumenti tecnici, ma dispositivi culturali che influenzano profondamente la forma e il contenuto del desiderio, riscrivendo la grammatica stessa dell’incontro.
La messaggistica testuale come linguaggio affettivo universale
Benché apparentemente asciutto, il messaggio scritto è il tramite preferito degli utenti perché vissuto come uno strumento ad alta intensità relazionale. L’efficacia del mezzo risiede nella sua natura duplice: da un lato, consente una comunicazione quasi continua, permettendo di restare in contatto senza invadere lo spazio dell’altro; dall’altro, salvaguarda l’autonomia individuale, rendendo possibile una gestione più flessibile dei tempi di interazione.
Il valore di questa modalità emerge soprattutto nei strong-tie dyads — legami forti come quelli tra partner, amici intimi o familiari — dove il testo assume la funzione di marcatore affettivo, anche quando il contenuto è apparentemente banale. Frasi minime o codici condivisi diventano indicatori di vicinanza, presenza e riconoscimento reciproco[2].
Nell’interpretazione di questo stile comunicativo non c’è differenza generazionale: gli utenti hanno le stesse “regole” nella condivisione dei sentimenti, lasciando vivere l’affetto come un linguaggio senza confini. Tale omogeneità non è vera solo tra chi ha già l’amore, ma anche per chi lo cerca.
Chi utilizza le app di dating online e perché
Nello specifico, la fascia d’età 30–50 anni, la maggioranza della popolazione, risulta essere la più rappresentata tra gli utenti attivi, superando quella dei più giovani (Gen Alfa). Questo dato va interpretato tenendo conto del fatto che tale gruppo combina maggiore autonomia economica e consapevolezza delle proprie esigenze più che alla scoperta casuale. Laddove la Generazione Z sfrutta la velocità e la gamification delle piattaforme per praticare forme ibride di socialità e sperimentazione del sé, gli adulti maturi vedono nelle app uno strumento di accesso a possibilità difficilmente rintracciabili nei circuiti tradizionali.
Il dato si lega infine alla crescente normalizzazione sociale del dating online, che ha progressivamente smesso di essere percepito come un’eccezione marginale o una scelta alternativa, diventando uno dei canali principali — e culturalmente accettati — per la costruzione di relazioni affettive. Chi frequenta i siti d’incontri smentisce una delle ipotesi più radicate nella narrativa delle origini del dating online: quella secondo cui esso costituirebbe una forma di compensazione sociale per soggetti inibiti o timorosi del confronto diretto. Al contrario, i dati raccolti indicano che a utilizzare in modo più attivo questi strumenti sono individui con bassa ansia da appuntamento e buona competenza sociale — sostenendo l’ipotesi del rich-get-richer[3].
Segnali non verbali nel dating online e comunicazione digitale
Nel corteggiamento online, l’assenza di linguaggio corporeo non elimina la comunicazione non verbale. Elementi come la rapidità nella risposta, la scelta e la posizione delle emoji, le pause tra un messaggio e l’altro — noti come segnali cronemici— assumono una funzione analoga al tono di voce o allo sguardo in presenza.[4] Le dinamiche di computer-mediated communication attivano processi di compensazione non verbale attraverso indicatori temporali e simbolici, che vengono codificati come segnali di coinvolgimento o distacco relazionale. Una risposta empatica, espressa con emoji appropriate e senza ritardi, aumenta la social presence, ovvero la sensazione che l’altro sia realmente “presente” nello scambio comunicativo, rafforzando la fiducia e la possibilità di una connessione affettiva. Anche il volume dell’attività messaggistica è un indice che cresce linearmente in base alla vicinanza tra le due parti, se questo non è appropriato al livello di intimità degli interlocutori può facilmente far degenerare il rapporto.[5]
Questa elaborazione dello scambio si è consolidata in codici condivisi: una risposta immediata può essere letta come disponibilità o desiderio di vicinanza, un silenzio prolungato come disinteresse o ambiguità emotiva. Ciò significa che nell’interpretazione dell’interazione, queste regole di comportamento comuni possono essere sfruttate per alterare la percezione dell’interesse, creando dinamiche poco chiare e oneste, che rendono l’ambiente di comunicazione e il tipo di rapporto malsano.
Ciò che risulta da una panoramica generale, è una riflessione sulla perdita di spontaneità nella comunicazione: l’attenzione verso la quantità e le tempistiche dei messaggi inficia e peggiora la qualità dello scambio. Tuttavia, anche l’interazione fisica — pur vincolata a codici più strutturati — non si discosta troppo da queste dinamiche, risultando semplicemente più diretta.
Ghosting, breadcrumbing e orbiting: nuove modalità di disimpegno
L’ecosistema digitale ha introdotto nuove modalità di interazione che hanno moltiplicato le possibilità di disimpegno relazionale senza confronto. Fenomeni come ghosting, breadcrumbing e orbiting rappresentano forme di gestione dissimulata dell’interruzione o sospensione di un legame , operando attraverso la rimozione progressiva o selettiva della presenza comunicativa.
Il ghosting consiste nella cessazione unilaterale e improvvisa di ogni contatto, spesso attraverso la scomparsa simultanea su più canali digitali. È una strategia di dissoluzione relazionale che non offre possibilità di chiarimento. Diversamente, il breadcrumbing si configura come un comportamento intermittente e ambiguo: l’invio sporadico di messaggi o interazioni digitali che mantengono vivo un interesse apparente, ma senza intenzione di costruire un legame autentico. Chi agisce il breadcrumbing lascia intenzionalmente l’altro “in attesa”, alimentando aspettative e dilatando nel tempo la possibilità di disillusione. A livello psicologico, a questi comportamenti è associato a livelli più elevati di solitudine, senso di impotenza e insoddisfazione per la propria vita. Le persone che ne sono vittime riportano punteggi significativamente più alti in dimensioni riconducibili al disagio psicosociale.
Tali pratiche si fondano su un paradosso: sono rese possibili dalla pervasività della connessione, ma generano isolamento relazionale. L’orbiting — la persistente visibilità passiva di un ex-partner che continua a osservare senza interagire — ne è un ulteriore esempio. È una presenza senza dialogo, che mantiene viva l’illusione di un legame e rende più difficile la rielaborazione della separazione.[6]
Architetture digitali e nuove competenze relazionali
Nel contesto odierno allora, le app di dating e i social network non si limitano a facilitare il contatto, ma ne determinano profondamente la struttura: selezionano chi è visibile e quando, suggeriscono chi merita attenzione o no e influenzano le modalità di espressione del desiderio.
Questi strumenti agiscono come architetture relazionali che modellano tempi e traiettorie dell’incontro. In questo scenario, non esiste una modalità preferenziale per costruire o interrompere un legame. Le dinamiche relazionali si articolano tra immediatezza e reticenza, accessibilità e saturazione.
Scegliere di relazionarsi nel digitale comporta accettare anche l’incertezza delle sue regole. Ciò che è necessario non è solo un atto selettivo, ma una competenza simbolica: riconoscere ciò che si cerca e ciò che si è disposti a lasciare andare è la capacità di distinguere il verso giusto dello swipe.
Bibliografia
[1] Gunter J. Hitsch, Ali Hortaçsu, and Dan Ariely, “Matching and Sorting in Online Dating,” Am. Econ. Rev., vol. 100, no. 1, pp. 130–163, Mar. 2010, doi: 10.1257/aer.100.1.130.
[2] Jonathan Pettigrew, “Text Messaging and Connectedness Within Close Interpersonal Relationships,” Marriage Fam. Rev., vol. 45, no. 7, pp. 697–716, Aug. 2009, doi: 10.1080/01494920903224269.
[3] Paulo Rita, Ricardo Filipe Ramos, Sergio Moro, and Marta Mealha and Lucian Radu, “Online dating apps as a marketing channel: a generational approach,” Eur. J. Manag. Bus. Econ., vol. 30, no. 1, pp. 1–17, Feb. 2021, doi: 10.1108/EJMBE-10-2019-0192.
[4] Joseph B. Walther and Lisa C. Tidwell, “Nonverbal cues in computer‐mediated communication, and the effect of chronemics on relational communication,” J. Organ. Comput. Electron. Commer., vol. 5, no. 4, pp. 355–378, Jan. 1995, doi: 10.1080/10919399509540258.
[5] Serena Petrocchi, Laura Marciano, Anna Maria Annoni, and Anne-Linda Camerini, “‘What you say and how you say it’ matters: An experimental evidence of the role of synchronicity, modality, and message valence during smartphone-mediated communication,” Plos One, vol. 15, no. 9, Sep. 2020, doi: https://doi.org/10.1371/journal.pone.0237846.
[6] Raúl Navarro, Elisa Larrañaga, and Santiago Yubero and Beatriz Víllora, “Psychological Correlates of Ghosting and Breadcrumbing Experiences: A Preliminary Study among Adults,” Env. Res Public Health, vol. 17, 2020.