Dagli Stati Uniti all’Europa, la disintermediazione prende sempre più piede anche a livello affettivo: secondo un sondaggio del sito matrimonio.com , il 12,6% delle coppie italiane si incontra online, sui social network o app di dating online. Altri sondaggi riferiscono percentuali ancor più elevate.
Secondo ricercatori della Stanford University come Michael J. Rosenfeld e dell’Università del New Mexico come Reuben J. Thomas, sulla base di dati relativi al 2017, il 39% delle nuove coppie eterosessuali si formerebbe a partire da primi contatti avvenuti online. Per quanto concerne le coppie gay, nel Nord America, sarebbe addirittura il 69% a conoscersi sul web.
L’innamoramento sulle app di dating dimostra pertanto di avere pari dignità di quello scoccato nei più tradizionali luoghi di incontro. Anziché trattarsi di qualcosa di migliore o di peggiore, vi sono soltanto in gioco una netiquette e delle modalità diverse.
Esaminiamo, dunque, il fenomeno senza preconcetti.
La nuova vita del dating online: c’è un’app per ogni “passione”
Le coppie nate sui social network
I sondaggi confermano, senz’ombra di dubbio, il trend in base al quale il fenomeno dell’amore che sboccia online è divenuto comune. Dimostrano quanto, anche come conseguenza delle restrizioni dovute a ragioni sanitarie di luoghi di incontro quali le Università, i posti di lavoro, le discoteche o i concerti, il fenomeno risulti in ulteriore crescita.
Accenno rapidamente ai meccanismi tecnici implicati. Si entra nel sito, si sceglie se usare Google, Facebook oppure il proprio numero di telefono cellulare come riferimento. Una volta ricevuto il codice di accesso, si inizia a costruire il proprio profilo.
Il darsi un’identità online oppure – se seguiamo le indicazioni dello studioso Luciano Floridi – un’identità onlife, che supera la distinzione netta fra mondo virtuale e mondo reale, fra online e offline.
Se Facebook diviene contesto d’incontro fra persone di mezza età e Instagram fra i ventenni, un giudizio moralistico si abbatte sulle app esplicitamente volte al dating.
Non solo social network: le app di dating
Proliferano applicazioni in cui far combaciare gli appetiti di un uomo e di una donna, di una donna e di un’altra donna, di un uomo e di un altro uomo, senza addentrarci in altre forme di incontro meno convenzionali.
Meetic, di origine francese, opera online da vent’anni con una diffusione su larga scala nell’Unione Europea; nel 2009 ha anche acquisito l’analoga Match.com. La più recente Tinder, di origine statunitense, appare molto nota con i suoi 50 milioni di utenti al mondo e i 10 milioni di utenti attivi su base giornaliera, secondo quanto riportato da uno studio del sito di informazioni statunitense Pew Research Center.
Tinder si basa sullo swipe vale a dire sullo scorrimento con il touch screen sul proprio smartphone volto a selezionare i profili proposti fra quelli che risultano interessanti e quelli scartati.
Badoo e Tinder più sul versante eterosessuale, Grindr o Gaydar o ancora Planet Romeo sul versante omosessuale, Tantan in Cina, Lovoo dapprima in Germania e poi in altre zone europee, vengono spesso considerati dei luoghi amorali, finalizzati alla mera attività sessuale occasionale. I dati sembrano smentirli.
La ricerca attraverso un’app che gestisce gli incontri sulla base di gusti, interessi, età, aree geografiche si dimostra efficace non soltanto a livello di effimeri appuntamenti sessuali, ma anche per l’instaurarsi di relazioni stabili.
Dall’app di dating al matrimonio
Alcuni fra questi legami giungono infatti al matrimonio e perfino alla scelta di divenire genitori. Interessante quanto riportato dalla società americana di Internet dating, eHarmony, che ha commissionato un approfondimento i cui risultati sono stati pubblicati negli atti della National Academy of Sciences.
Sono stati intervistati 20.000 coniugi sposatisi fra il 2005 e il 2012, di cui il 35% si era in prima battuta incontrato online: il tasso di divorzi era l’8% fra chi si era conosciuto fuori dalla rete, soltanto il 6% nelle coppie formate online.
I legami di coppia nell’era di social network e app
Del resto, si riscontra tutto ciò anche a livello clinico. La domanda di una consulenza si focalizzava sovente, nei decenni scorsi, sul fallimento di un progetto relazionale e sul ripartire verso nuovi lidi di coppia, ricominciando con il partner o trovandone uno nuovo.
Molti percorsi analitici si interrompevano con l’approdo alle nozze o alla maternità. Preponderante era l’intenzione di formare una coppia e un legame familiare. Una volta raggiunto questo traguardo, giungeva una certa pacificazione, una sorta di calma piatta e i quesiti soggettivi si spegnevano.
Il venir meno di un interrogativo a proposito della propria vita interiore lasciava insolute tante problematiche e queste si ripresentavano, anche parecchi anni dopo, nella forma di preoccupazioni per lo sviluppo dei propri figli.
Negli ultimi decenni, questo modo di vedere il futuro risulta raro pure nella pratica clinica. I legami di coppia – anche nelle consuete versioni dell’incontro offline – si dimostrano volubili, soffiati via come rametti dal vento, disciolti come neve al sole.
Gina Potarca, dell’Università di Ginevra, ha recentemente pubblicato i risultati di interviste relative a persone svizzere frequentatrici dei siti di dating: una vasta percentuale del campione riferiva di cercarvi legami duraturi, perfino volti al matrimonio.
Questo pregiudizio, secondo cui la ricerca di incontri online sia necessariamente meno seria di quella offline, sembra dunque messa in discussione.
L’obiettivo della frequentazione del mondo del dating sta dunque nel giungere al match ovvero all’incrocio fra il proprio profilo e quello di altri sulla scorta di interessi in comune e dell’ormai consolidato meccanismo dei Like, dei “mi piace”.
Una ricerca condotta da Meetic, su un campione di 1.400 coppie distribuite fra sette nazioni europee, ha trovato che la media di incontri che precedono lo sbocciare dell’amore è di 5: in media, allora, la quinta persona conosciuta tramite queste App sarà quella con la quale inizierà un legame stabile.
La ricerca del “divino dettaglio” anche sui social network
La scelta dei partner conosciuti sulle applicazioni finalizzate agli incontri non risulta affatto priva di criterio, non si prende appuntamento con chiunque, indiscriminatamente; si preferisce uno scenario immaginario ben preciso che il soggetto tende a ripetere in quanto suscita desiderio. Si crede di essere liberi di scegliere chi si vuole nei siti di incontro, senza venire ingabbiati in relazioni opprimenti, senza finire imbrigliati in vincoli deprimenti.
Tuttavia questi spazi di autonomia si rivelano meno ampi di quanto sembri a una prima occhiata.
In tale manifestazione del desiderio si dimostra come sia più importante il dettaglio del corpo o della fotografia che accende la dimensione del desiderare e meno la specifica persona che si vede nello schermo.
Lo stesso discorso vale per la pornografia, su un versante maggiormente attiguo al godimento anziché al desiderio: nessuno guarda davvero un po’ di tutto. Ci si orienta sempre verso il mondo della pornografia gay oppure verso il porno etero, verso il sesso di gruppo o verso siti di dominazione alla ricerca di quel dettaglio che suscita eccitazione e godimento.
Analogamente, sui social network di cittadinanza, vi è chi cerca un uomo più adulto e situato in posizione di potere e di prestigio sociale da sedurre salvo poi soffrirne. Altri cercano una giovane ragazza agghindata in modo sensuale, procace e lasciva nelle fotografie con le quali presenta il proprio profilo. Oppure ancora si tratta di ripetere la ricerca dell’intrigante donna matura, che si presume sia sessualmente esperta e maliziosa.
La scelta nelle relazioni erotiche non è una scelta dei cui motivi si è pienamente consapevoli: è una scelta inconscia, in buona parte dettata dalle determinazioni inconsce sulle quali appare imperniato il desiderio e che lasciano ben poco spazio ai margini di manovra dell’io conscio.
Anche e soprattutto quando si innescano nel mondo dell’immagine virtuale, queste relazioni riguardano l’organizzazione del proprio inconscio che mette in contatto il soggetto con oggetti libidici in grado di stuzzicare e accendere la fantasia erotica.
Per un uomo, sarà un certo modo di esibire le scarpe con il tacco oppure un determinato taglio degli occhi o un seno formoso che viene lasciato intravedere oppure ancora un sensuale accavallare le gambe. Per una donna, sarà la muscolatura possente o il portamento fascinoso di abiti eleganti e della divisa istituzionale o un tono di voce perentorio oppure l’arte oratoria con la quale padroneggia ruoli di autorità ovvero la maestria in una certa disciplina sportiva.
Si tratta del divino dettaglio del quale Jacques-Alain Miller ha parlato in un suo corso, appena tradotto in italiano da Antonio Di Ciaccia per i tipi di Astrolabio, recuperando un’efficace espressione di Vladimir Nabokov, il celebre autore di Lolita.
La citazione di Nabokov
L’espressione di Nabokov non compare tuttavia in Lolita ma in un suo commento all’attenzione posta da Gustave Flaubert nel descrivere lo chignon di Madame Bovary. Ecco quel divino dettaglio che accende il desiderio e l’amore.
Body shaming
Oltre al noto problema del sexting, in base al quale i giovani e in special modo le adolescenti inviano proprie immagini intime a persone con le quali hanno avuto scambi sui siti di dating, vi sono altri rischi insiti negli innamoramenti innescatisi sul web.
Uno fra questi concerne l’eventualità di un aumento del body shaming. La diffusione delle app volte a facilitare gli incontri, a produrre il match, si affianca infatti a una crescente tendenza a presentare la propria immagine nelle foto o in brevi video nella versione il più seducente possibile.
Diviene comune rendersi maggiormente attraenti attraverso le pose, grazie ai filtri, nascondendo adiposità e imperfezioni, celando quelle caratteristiche soggettive che stridono rispetto ai canoni estetici maggiormente in voga.
Questo fenomeno espone al rischio – del quale ci parlano molte persone – di subire una delusione nell’incontro effettivo, quando dal chattare o dal telefonarsi si passa all’appuntamento in presenza, in carne e ossa. Delusione per chi si aspettava di incontrare nel partner una bellezza statuaria, senza imperfezioni; delusione per chi ha presentato un’immagine di sé fasulla e il cui gioco viene scoperto.
Uno dei problemi degli incontri in rete è dunque l’incremento di questo fenomeno che si verifica anche nella vita offline, denominato appunto body shaming. Consiste, traducendolo alla lettera, nel far vergognare qualcuno per il proprio corpo.
Percepirsi come derisi per il proprio aspetto estetico conduce spesso, soprattutto nelle ragazze in fascia d’età adolescenziale in cui l’immagine corporea risulta cruciale, a un incremento di disturbi come quello depressivo nel quale il soggetto tende a identificarsi con un essere di scarto oppure quelli del comportamento alimentare.
Sentirsi presi in giro per la propria struttura fisica non esattamente snella, porta talvolta a intraprendere diete ferree per mettersi a stecchetto e all’alternarsi di fasi di restrizione alimentare e di fasi di abbuffate, con o senza modalità di eliminazione delle calorie superflue.
Per la precisione, l’abbuffata con eliminazione delle calorie in eccesso pertiene alla bulimia; l’abbuffata senza tecniche di smaltimento calorico al Binge Eating Disorder.
La posizione di lamento per quanto avviene in rete si dimostra tuttavia insufficiente. Recitare il ruolo della vittima permette di compiere pochi passi avanti in un percorso di soggettivazione.
Diventa ben più interessante accorgersi di quale implicazione vi sia da parte di una persona nel suscitare queste reazioni. Per esempio, talora è proprio il fingersi maggiormente seducenti che conduce a cattivi incontri di questo tipo. Ce ne parlano le donne che rimangono deluse da incontri fugaci con uomini ai quali si erano presentate con profili ritoccati dai filtri, salvo venire da loro ben presto scaricate nell’incontro in presenza.
Queste esperienze lasciano loro tristezza, un vuoto interiore e appunto un sentimento di vergogna. Lacan diceva che ci troviamo in un’epoca nella quale non si riscontrano più molto né l’onta né la vergogna, in un mondo nel quale prevale una posizione spudorata e priva di vergogna. L’esperienza della psicoanalisi, anziché puntare a eliminare ogni forma di vergogna e di sensazione di onta o di senso di colpa, dovrebbe lasciare la vergogna o persino incrementarla: anziché una vergogna esagerata, una vergogna giusta quanto basta.
Conclusioni
Rispetto alle forme di innamoramento online, la psicoanalisi sospende qualsiasi giudizio.
Lo psicoanalista si dedica ad ascoltare chi lo contatta per parlargli di tali esperienze d’amore iniziate sul web.