Memory Squad - 122° PUNTATA

Days

Cronache dal futuro (anno 2333), a cura del docente visionario Edoardo Fleischner per Agendadigitale.eu

Pubblicato il 27 Mag 2016

Days

Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia totale, dalla Sindrome della Noia Assoluta”, perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, con la base di copertura su un ricostruito antico bus rosso a due piani, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”

Le lunghe code snodate.

Piaceva sempre molto. Soprattutto ai ragazzi. Si ricomponevano le aule nelle scuole. I pesciolini di carta colorata. Pendevano dai soffitti. Le foglie seccate e incorniciate. Gli appendiabiti in corridoio. Le finestre svetrate. Di disegni colorati. La lavagna elettronica. Senza collegamenti da oltre due secoli. Decorata di festoni. Omaggio al Vecchio Web.
I banchi allineati. Spostati. Composti ad u. Si spolveravano i panciuti pc. Inusabili. Ora che non c’è più l’obsoleta elettricità. Ma eleganti. Nella loro ingombranza.

Si allineavano i paraventi. Si aggiustavano le urne. Si riciclavano le schede. La caccia alle matite. I temperini da prestare. Le lame da affilare contro la ruggine. La parte più divertente, comporre le liste. I nomi più fantasiosi. I manifesti usati per la centesima volta. Scritti. Cancellati. Riscritti. I seggi. Le lunghe code snodate.

“Tre giorni di ferie forzate… che noia, comandante!” posteggiava Afro Allaa, l’agente navigatore esperto di mappe e di sopravvivenza della squadra. Il bus rosso sedava gli spiriti. La comandante quitava le armi.
“È la festa più lunga dell’anno… è estesa a tutta la galassia… tutte le memory squad sono a riposo…” svogliava la comandante. “I cittadini adorano queste tre giornate di rievocazione storica!” fremeva Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica della squadra.

La mattina gialla. Si sole sorto. Fresca. Di raffiche. Brevi. Inquiete. Le lunghe code snodate.

Il documento d’identità. Sfatto. Con foto. Ingiallita. La lunga lista dei bravi cittadini. I cori fuori degli astensionisti. Tutto filava liscio. Eccitante. Caotico. Dopo settimane di prove.
La solitudine della cabina. Della tenda. Del parasole. Del separé. La sconnessione dal mondo. Tanto attesa. Ogni anno. In aprile. La carta screpolata. L’attimo della scelta. La x sul simbolo del partito.

Il foglio piegato in tre.
In verticale.
E tre pieghe orizzontali.
Le dita verso il basso.
Riunite sulla scheda riunita.
Il braccio leggero.
La caduta leggera.
Nell’urna di legno.
Di cartone.
Di plastica originale.
Trasparente.
L’applauso degli astanti.
Lo spoglio.
Le contestazioni.
I litigi.
I verbali.
I brogli. I divini brogli.

Quartier generali illuminati con i vetusti fari del secolo XXI. Le dichiarazioni di vittoria. Nessuno perda mai. Come da tradizione. Ammettere la sconfitta è vietato per regolamento. Dopo la brezza l’afa. Di sudore alcolico. Di respiri mozzi. Di stelle abbuiate. Di tanfo metropolitano.

Sono gli splendidi antichi “Election Days”.

(122 – continua la serie. Episodio “chiuso”)

edoflei06@gmail.com

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Attilio A. Romita
Attilio A. Romita
9 anni fa

Nel secolo scorso al campetto della parrocchia prima della partita si costruivano le squadre …un reale election Time. I primi ad ad essere scelti menavano vanto e gli ultimi …finivano in porta per essere poi colpevoli unici della sconfitta.
E i grandi invece facevano le elezioni per mettere in atto la democrazia, ma in realtà per accusare gli eletti di essere incapaci di governare.
Allora qualcuno si alzò e disse “facciamo il referendum” come massima espressione di democrazia e do consociativismo delle decisioni …e qualcuno insorse e disse che la democrazia è anche delega e non decisione di tutti su tutto.
Il girotondo continua “ti delego perchè mi sembra tu condivida le mie idee”, non voglio delegare “perchè gli è tutto da rifare!”, “tu sei il solito che vuoi farti gli affari tuoi” ma io ho scelto di non sciegiere chi delegare ….e poi “non vado a votare è tutto un imbroglio”, ma poi protesto perchè non condivido le scelte che non ho fatto.
Chissà se un giorno cresceremo e l’election day sarà il vero giorno delle scelte condivise secondo le regole dalla banale democrazia maggioritaria (50+1%).

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