Postumanisti e transumanisti chi e cosa sono – umanisti all’ennesima potenza oppure orwelliani e hobbesiani e soprattutto nichilisti dell’umano e della biosfera, sempre all’ennesima potenza? Utopisti? Distopici?
Filosofie che negano il pensiero o fanta-scienza e fanta-filosofia o soprattutto fanta-follia/fanta-psicopatia?
Verso dove stiamo andando – o meglio verso dove ci stanno portando tecnologia & capitalismo e i cosiddetti visionari, la Silicon Valley (con Jeff Bezos che di fatto si compra Venezia per il suo matrimonio – e non è solo narcisismo ma becera volontà di onnipotenza di uno degli oligarchi che trasforma e governa il mondo a suo piacimento), Elon Musk che nei pochi giorni di guida del Doge si accaparra miliardi di dati su milioni di cittadini americani, Sam Altam che cerca in tutti i modi di trasformare l’i.a. in un dato di fatto, al di fuori e anzi contro ogni regola/principio di democrazia, insieme espropriandoci del diritto alla libertà cognitiva e del kantiano sapere aude? Già, dove ci stanno portando, quasi a nostra insaputa se non con il nostro consenso passivo?
E appunto, cos’è il transumanesimo – e cosa c’entra con il transumanar di Dante nel Paradiso quando descrive l’oltrepassamento della condizione umana, così realizzando “l’eterno desiderio (o il desiderio dell’Eterno?) di essere tutt’uno con l’Essere”[i], aggiornandosi oggi nel desiderio di voler essere tutt’uno con le macchine e con la tecnica, la nuova forma dell’Eterno e dell’Essere?
Indice degli argomenti
Le filosofie del transumanesimo: TESCREAL e oltre
Cominciamo da TESCREAL. Il termine “è un acronimo formato dai nomi delle correnti di pensiero che animano questa nuova ondata di intelligenza artificiale, e i cui fautori ne stanno finanziando lo sviluppo: Transumanesimo, Estropianesimo, Singolaritanismo, Cosmismo, Razionalismo, Altruismo efficace e Lungotermismo. […] nonostante presentino alcune caratteristiche distintive, possono essere considerate come un insieme unico in virtù di una radice comune: quella della tradizione eugenetica anglo-americana del secolo scorso. La loro visione del mondo sarebbe inoltre viziata da tendenze razziste, xenofobe, classiste, abiliste e sessiste”[ii]. Timnit Gebru – “ricercatrice salita agli onori della cronaca quattro anni fa, quando venne licenziata da Google per aver osato mettere in discussione […] il modo in cui l’azienda sta sviluppando la sua intelligenza artificiale […] – si è dedicata intensamente allo studio dell’attuale euforia per l’i.a. nel mondo tecnologico e […] insieme a Émile Torres, ha puntato infine il dito contro quello che, secondo lei, è il peccato originale di quest’industria: TESCREAL”[iii] appunto.
L’idea comune “è che un’intelligenza artificiale dalle capacità cognitive superiori alle nostre sia capace di auto-migliorarsi all’infinito, diventando un essere perfetto e onnisciente: è la superintelligenza secondo Sam Altman. Questa, se correttamente allineata agli interessi della nostra specie [o piuttosto del capitalismo e del sistema tecnico ormai autotelici? – N.d.A.], potrà permetterci di fare un balzo evolutivo tanto grande da segnare un punto di rottura nella storia umana (Singolaritanismo).
A questo punto potremo fonderci con questa tecnologia, digitalizzare la nostra mente, raggiungere QI elevatissimi, sfuggire alla mortalità e diventare così una sorta di super-umanità (Cosmismo, Transumanesimo ed Estropianesimo). Essa potrà poi diffondersi per l’universo e in mondi virtuali (Cosmismo) e creerà una quantità impensabile di valore, termine che designa il benessere economico ma anche il contributo intellettuale al progresso (Altruismo efficace e Lungotermismo). […] Tradotto in termini pratici: risolvere il problema della fame e della povertà nel mondo sarà anche un obiettivo nobile e urgente, ma non importante quanto lavorare alla possibilità di un futuro lontano centinaia di migliaia di anni nel quale esistano bilioni di individui (umani e digitali) dalle vite perfette [è l’obiettivo di ogni totalitarismo – N.d.A.]: è lo scenario caldeggiato e previsto, tra gli altri, da Nick Bostrom e Ray Kurzweil”[iv].
E poi “l’Accelerazionismo efficace, che sta cominciando a muoversi quasi parallelamente al movimento TESCREAL. Esso afferma che non esiste uno scenario in cui l’intelligenza artificiale generativa possa essere nociva, e che un rischio per l’umanità possa derivare invece da uno sviluppo tecnologico troppo lento. […] Si tratta di un pensiero a tratti distinto da quello TESCREAL, ma che convive insieme ad esso nella corsa all’AGI”[v].
Utopia o distopia, di nuovo? E soprattutto: innovazione tecnologia per e in nome dell’umanità o piuttosto ennesima tappa di trasformazione del tecno-capitalismo in nome delle massimizzazione del profitto?
Se negli anni ’90 le retoriche propagandistiche/capitalistiche della nascente rete di Internet erano: la rete è libera e democratica in sé e per sé e quindi migliorerà/aumenterà la democrazia (diretta) e ci permetterà di aumentare la nostra libertà; e poi ancora: grazie alla rete lavoreremo meno, faremo meno fatica e avremo più tempo libero per le cose belle della vita (quasi il sogno di Marx nella società socialista), non si replicano forse oggi con e per l’intelligenza artificiale? E come allora, la promessa della i.a. non si volgerà allora nella sua negazione (meno libertà, meno democrazia, lavoro h24)?
E Altman non ha forse ricordato che obiettivo dell’i.a. è quello di aumentare la produttività di uomini e macchine, quindi del pluslavoro per il plusvalore, quindi del profitto per il profitto e soprattutto per una società totalmente amministrata e automatizzata già temuta dalla prima Scuola di Francoforte, dove l’uomo sia di fatto un optional?
A ragionare in modo complesso e intrigante di transumanesimo ci aiuta Raffaele K. Salinari – medico, docente di storia dello sviluppo, ma anche studioso di ermetismo e di alchimia – in questo suo nuovo libro già richiamato sopra, Transumanesimi. L’oltre da sé, dal mito al cyberpunk, edito da Mimesis nella Collana Eterotopie. Dal transumanar dantesco arrivando appunto al transumanesimo tecnologico di oggi, riproposizioni del vecchio/nuovo sogno dell’umanità – che oggi può o si è già tramutato in un incubo appunto tecnologico/distopico – di andare oltre da sé, di superarsi o di aumentarsi, superando magari perfino il limite della morte.
La visione di Teilhard de Chardin e l’umanesimo tecnologico
Salinari ci ricorda che “il termine trans-umano fu introdotto nel discorso scientifico-filosofico da una figura singolare di padre gesuita, filosofo teologo e paleontologo evoluzionista: Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955)”. Secondo lui (lo scriveva nel 1950, in The Future of Man) “la tecnologia non de-umanizza ma super-umanizza e che, al di là di noi, ci attende l’ultra-umano, uno stato di consapevolezza più elevato, diffuso tra strati umani ultra tecnologizzati, ultra socializzati, ultra encefalizzati”. E prevedeva ancora che “l’evoluzione non avrà termine con l’ultra umano ma proseguirà con qualche tipo di trasformazione e de-materializzazione accedendo così a una sorta di trans-umano”, de Chardin cercando “di conciliare la visione scientifico-evoluzionistica del paleontologo alla visione dell’uomo di fede. Per lui lo sviluppo della Noosfera è una necessità dell’Evoluzione, dopo l’affermarsi della vita e della coscienza”[vi].
Dal potenziamento alla diminuzione: il paradosso del transumanesimo tecnologico
Una visione che (ci) mette i brividi, soprattutto perché proviene da un gesuita, a cui sempre tendiamo ad associare cultura e intelligenza e cura dell’uomo. Chiosa Salinari e noi con lui: “Chissà cosa avrebbe pensato, se avesse conosciuto il web e internet”. Ma dopo questa, più di recente “si è diffusa una visione che include la tendenza a superare i limiti del normale funzionamento della specie. Un ultra-umano capace di riprogrammare se stesso e di prendere il controllo dell’evoluzione”. E non solo: sempre più assistiamo a uno sviluppo impetuoso di tecnologie che possono essere utilizzate per il potenziamento dell’uomo”, dalle neurotecnologie alla neuroingegneria.
Potenziamento? In realtà, per noi, sarebbe meglio parlare e scrivere di annullamento dell’uomo, di accrescimento ulteriore della sua minorità (ancora un richiamo a Kant illuminista), di perdita ulteriore di libertà, di conoscenza e di libertà cognitiva al crescere della nostra delega alle macchine e all’ordo-macchinismo (l’ordine delle macchine che sempre più si sovra-ordina a società e stato a prescindere dall’uomo e dalla democrazia) – come già largamente avvenuto con la digitalizzazione delle masse individualizzate, l’algoritmizzazione della vita e ora con l’intelligenza artificiale.
L’uomo diminuito nell’era del transumanesimo tecnologico
Cioè dovremmo ragionare non di un potenziamento dell’uomo aumentato, ma di un potenziamento dell’uomo sempre più diminuito, al crescere della potenza della tecnica e dei capitalisti che la usano e la impongono a tutti noi non solo per un mondo post-umano/trans-umano/transumanista (che è sempre più una favola per bambini digitali) – ma per il proprio profitto (e non serve l’i.a. per capire che la tecnica e il capitale stanno uccidendo la democrazia e la libertà), posto che ad aumentare è sempre più l’oligarchia degli Altman, dei Bezos, dei Musk, non certo quella di un uomo sempre più ibridato/sussunto/etero-diretto nella e dalla tecnologia – e quindi diminuito come uomo, anche se gli viene fatto credere di poter essere sempre più potente, alimentando il suo sogno di onnipotenza e di poter essere come Dio e magari anche meglio di Dio.
Tradizioni spirituali vs transumanesimo tecnologico
Un sogno antico, antropologico, esistenziale dell’uomo, quello appunto di “oltrepassare senza timore la soglia di se stessi”[vii] e di vincere magari anche la morte, sogni diversi “ma con il medesimo intento, il transumanar appunto”- un sogno quindi facile da riattivare/usare ogni volta che serve anche al potere per legittimarsi e potenziarsi ancora di più. Ma continuiamo con Salinari che nel suo libro riporta una ricca e affascinante serie di esempi “tratti dalla letteratura, dalla teologia, dalla filosofia, dalle pratiche esoteriche, dalle scienze”, ma tutti con il medesimo intento, “quello di rispondere, a modo loro, o meglio, in qualche modo, alla domanda escatologica fondamentale: in cosa consiste il fine dell’umanità?”
Salinari parte dal mondo antico arrivando appunto a oggi, passando per i poemi omerici, Dante, Leopardi, Florenskij, Cenerentola o la Bella addormentata nel bosco (o meglio: la Bella nel bosco addormentato), il transumanesimo matematico, l’altalena ed l’Homo ludens di Huizinga, il ruolo della maschera, il Luna Park di Rilke, la ricerca dell’estasi (dai sufi alle droghe) e molto altro ancora. Tutte strade differentemente escatologiche ma tutte volte alla ricerca di un “passaggio a un livello superiore di esistenza o nella certezza dell’immortalità dell’anima, […] attraverso un cammino spirituale che tende, nel cristianesimo all’imitazione del Cristo e dunque alla realizzazione della promessa di Salvezza nella Vita Eterna di un corpo transumanato dal Giorno del Giudizio; mentre nell’induismo come nel buddismo, alla Liberazione dai vincoli del divenire (samsara) transumanando attraverso il Risveglio (satori) nella luce dell’assoluta impermanenza dello spirito. Anche l’idea neoplatonica, come quella misterica rimandano, analogamente a quella induista, a un oltrepassamento di sé nel senso del ricongiungente con l’Uno”[viii].
La tecnica come nuovo assoluto nel transumanesimo tecnologico
E tuttavia – e qui nascono appunto i problemi oggi legati (in realtà dalla rivoluzione scientifica e poi industriale) alla tecnologia (il nuovo Uno) – “la parola transumanare ne richiama un’altra, nata in epoca contemporanea con l’utilizzo di mezzi tecnologici, che rischiano di porla agli antipodi di quella spirituale: il transumanesimo”.
E così siamo arrivati – ad esempio con Sloterdijk – alla condizione per cui “l’humanitas dipende dallo stato della tecnica”, e quindi (“e questa sembra con tutta evidenza la cifra della modernità”), l’oltrepassamento di se stessi “si realizza attraverso la rivoluzione dell’operabilità”[ix] – cioè l’Essere diventa il fare e il solo fare e l’innovazione tecnica si risolve solo nell’innovazione tecnica sempre di più, che diventa il fine dell’uomo nel rovesciamento totale e totalitario tra fini e mezzi – ma così passando dal riferimento all’Essere a quello del nulla e l’uomo può trascendere se stesso – il transumanesimo, appunto – solo attraverso la tecnica, qualcosa (aggiungiamo) di chiaramente impossibile per la contraddizione che non lo consente, cioè per il fatto che la tecnica si basa sull’integrazione dell’uomo in sé come sistema, che è diventato anche la nuova forma della trascendenza; ma in realtà trascendendo l’uomo attraverso la sua alienazione da sé appunto attraverso la sua sussunzione nella tecnica, diventata la metafisica della modernità.
L’uomo post-umano e le sfide della libertà e dell’identità
Oltrepassando il mito di Prometeo, posto che il mitico titano “diventa così il pallido riflesso dell’uomo potenziato”[x] immaginato dal transumanesimo (ma il cyborg, scrive Salinari, “si intravede già attraverso la filigrana delle anatomie artificiali del diciottesimo secolo”[xi], passando per il Turco e per Babbage a arrivando agli avatar). Dove appunto l’uomo non si trascende nella tecnica e non si potenzia con la tecnica, ma si auto-cancella/auto-aliena grazie alla tecnica.
Come scriveva Pepperell nel suo Manifesto del postumano (e tra postumano e transumano ci sono differenze, ma sono fluttuanti[xii]; e il transumano sarebbe solo una fase preparatoria del postumano), “è evidente che gli uomini non sono più la cosa di maggiore importanza nell’universo; nell’era post-umana le macchine non saranno più macchine, quindi sali sull’onda o muori, non puoi tenerla sotto controllo, ma puoi cavalcarla; ovvero le macchine complesse sono una emergente forma di vita; e come si sviluppano i computer per essere più simili agli umani, così si sviluppano gli umani per piacere di più ai computer“[xiii].
Senza dimenticare “la centralità che per alcuni post/trans-umanisti-immortalisti assume il momento della singolarità, quando cioè l’i.a. “avrà coscienza di sé e della sua superiorità e l’interazione uomo-macchina sarà permanente e irreversibile, sancendo così il vero passaggio dall’umano al postumano […]”[xiv].
Bibliografia
[i] R. K. Salinari, “Transumanesimi. L’oltre da sé dal mito al cyberpunk”, Mimesis, Milano, 2025, pag. 15
[ii] F. Gabaglio – https://www.rsi.ch/cultura/La-pericolosa-filosofia-dei-giganti-dell%E2%80%99IA–2423004.html
[iii] Ivi
[iv] Ivi
[v] Ivi
[vi] R. K. Salinari, “Transumanesimi. L’oltre da sé dal mito al cyberpunk”, Mimesis, Milano, 2025, pag. 9
[vii] Ivi, pag. 16
[viii] Ivi, pag. 165-166
[ix] Ivi, pag. 168
[x] Ivi, pag. 203
[xi] Ibid
[xii] Ivi, pag. 218-219
[xiii] Cit. in Ivi, pag. 216
[xiv] Ivi, pag. 233










