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Innovazione nelle scienze della vita: i gap dell’Italia e come colmarli



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Il nuovo indice TEHA Life Sciences Innosystem fotografa la posizione italiana nell’innovazione delle Scienze della Vita, tra risultati promettenti e debolezze strutturali su capitale umano e investimenti

Pubblicato il 23 ott 2025

Corrado Panzeri

Partner e Head of Innotech Hub The European House – Ambrosetti

Davide Skenderi

Responsabile Community Life Sciences, TEHA Group



L’innovazione digitale nel Life Science: le priorità di investimento; metadominio Scienze della vita in Italia intelligenza artificiale e lavoro; Ecosistema salute, quando l’innovazione incontra l’investimento
transumanesimo

L’ecosistema dell’innovazione nelle Scienze della Vita sta assumendo un ruolo sempre più strategico in un contesto globale caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici, nuove sfide sanitarie e forti dinamiche competitive. Per rafforzare la propria posizione in Europa e nel mondo, l’Italia deve adottare strategie ambiziose capaci di renderla un punto di riferimento per investimenti, talenti e innovazione.

Scienze della vita: costruire un ecosistema competitivo e orientato al futuro

Per competere con le realtà più avanzate, è necessario costruire un sistema che non solo sostenga la ricerca con investimenti mirati e un solido supporto istituzionale, ma che favorisca anche la trasformazione dei risultati scientifici in applicazioni concrete, accelerando il passaggio dal laboratorio al mercato. Allo stesso tempo, occorre promuovere una cultura dell’innovazione proattiva, che non si limiti a inseguire i trend globali, ma sappia anticiparli e guidarli, sviluppando una visione di lungo periodo.

La ricerca come motore di crescita e benessere sociale

Ricerca e innovazione sono anche fattori indiretti del benessere di una società, contribuendo in maniera determinante al suo progresso e allo sviluppo sostenibile di lunga durata. Esiste infatti una correlazione positiva tra gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) e la crescita economica: i Paesi che investono maggiormente in R&S sono anche quelli che registrano i maggiori tassi di crescita.

Per aiutare gli attori del settore ad individuare le aree strategiche su cui puntare per sostenere la competitività dell’ecosistema italiano della ricerca e dell’innovazione nelle Scienze della Vita, la Community Life Sciences di TEHA Group ha redatto un documento di alto livello per l’elaborazione di riflessioni strategiche e azioni imprenditoriali, industriali e di investimento nel settore, attraverso l’approfondimento dei temi prioritari legati alla ricerca, all’innovazione e alla tecnologia. Il Rapporto strategico 2025 della Community Life Sciences, riporta: le performance degli ecosistemi europei di ricerca e innovazione nelle Scienze della Vita; i risultati della ricerca scientifica italiana nel quadro europeo dei grant di eccellenza; i cantieri di lavoro della Community Life Sciences 2025; le linee di azione prioritarie per rafforzare l’ecosistema italiano delle Scienze della Vita.

La fotografia europea dell’innovazione nelle Scienze della Vita

Per restituire una fotografia aggiornata del livello di competitività degli ecosistemi di ricerca ed innovazione nelle Scienze della Vita di ciascun ecosistema nazionale, la Community Life Sciences di TEHA Group ha elaborato il TEHA Life Sciences Innosystem Index, un indice proprietario composto da 4 dimensioni – capitale umano, performance occupazionali, risorse finanziare a supporto dell’innovazione, efficacia dell’ecosistema di innovazione – e 14 KPI (Key Performance Indicator) analizzati lungo 8 anni, per un totale di 2.688 osservazioni, che restituisce una classifica di 24 Paesi dell’UE[1] e rappresenta uno straordinario strumento di informazione e orientamento per tutti gli operatori del settore.

Da questo confronto emerge uno stato dell’arte caratterizzato da luci e ombre per il settore. L’Italia si posiziona al 10° posto della classifica generale su 24 Paesi dell’UE, con un punteggio di 3,57, collocandosi nella fascia dei Paesi ad innovazione medio-alta, ma restando distante dai Paesi top performer. Le prime tre posizioni sono infatti occupate da Danimarca (6,29), Germania (6,11) e Belgio (5,75).

Figura 1: La classifica completa del TEHA Life Sciences Innosystem Index (score in valori assoluti), 2025 vs. 2022. Fonte: elaborazione TEHA Group, 2025

I punti di debolezza di forza dell’Italia

Tra i punti di debolezza, troviamo sicuramente la disponibilità di capitale umano. Nello specifico, l’Italia si posiziona al 14° posto in UE sia per laureati nelle materie Life Sciences (16,3% del totale), indietro rispetto a Spagna (21,3%) e Francia (17,5%), che nelle materie STEM (23,4% del totale), con dei risultati decisamente inferiori rispetto a quelli di Germania (35,5%) e Francia (24,5%). Anche la percentuale di dottorandi nelle Scienze della Vita in Italia, pari a 20,7% è al di sotto di Germania (34,2%) e Spagna (27,8%). Per migliorare il proprio posizionamento nel settore delle Scienze della Vita, una delle sfide che deve affrontare l’Italia è rafforzare l’educazione nelle materie Life Sciences e STEM e migliorare la qualità dell’istruzione scientifica a partire dai primi anni di scuola.

Per quanto riguarda la capacità occupazione delle imprese nel settore Life Sciences, la quota di occupati in Italia, pari all’1,7% del totale degli occupati nel manifatturiero, risulta più bassa rispetto ai peers europei, e ci posiziona al 16° posto della classifica. Anche il tasso di crescita delle imprese di settore, calcolato come media degli ultimi 3 anni in termini di CAGR, è stato piuttosto basso per l’Italia (3,7% di media), ed è inferiore rispetto a quello di Francia (13,8%), Germania (7,2%) e Spagna (5,1%). Meglio, invece, il posizionamento in termini di produttività del lavoro delle imprese nelle Scienze della Vita: l’Italia è al 8° posto con una produttività media di 155,3 Euro per addetto, poco distante dalla Germania (158,1 Euro per addetto) ma sopra la Spagna (118,4 Euro per addetto).

Dal punto di vista degli investimenti, le imprese italiane non spendono abbastanza in ricerca e sviluppo: in termini di Euro per abitante, l’Italia investe 13,8 Euro, meno di Francia (34,3 Euro per abitante), Spagna (17,7 Euro per abitante) e soprattutto quasi 5 volte in meno della Germania (66,5 Euro per abitante). Meno marcata è invece la distanza in termini di investimenti pubblici in R&S nelle Scienze della Vita: l’Italia investe 14,1 Euro per abitante, posizionandosi all’8° posto della classifica europea, ma anche in questo caso si posiziona dietro a Germania (24,0 Euro per abitante) e Spagna (23,6 Euro per abitante).

Molto buoni, infine, i risultati riguardanti l’efficacia dell’ecosistema di innovazione italiano. Con più di 80mila pubblicazioni, il nostro Paese è al 2° posto per numero di pubblicazioni scientifiche nelle Scienze della Vita, superata solamente dalla Germania, al 1° posto con 95mila pubblicazioni. Anche nel numero di brevetti depositati presso EPO l’Italia non si posiziona male: è al 4° posto in UE con 414 brevetti depositati presso EPO nelle Scienze della Vita. Tuttavia, in valori assoluti, sono pari solamente ad 1/3 di quelli depositati dalla Germania (1.291) ed inferiori anche a quelli della Francia (663). Infine, l’Italia è al 3° posto in UE per valore dell’export farmaceutico, registrando il record storico con 57,2 miliardi di Dollari di esportazioni e una crescita annua del 10,9% negli ultimi cinque anni.

La sfida dell’Italia nei finanziamenti e nella retention dei talenti

La capacità di formare talenti, di trattenerli e di attrarne altri da Paesi stranieri, è fondamentale per mantenere alta la competitività del nostro ecosistema nazionale. Una parte fondamentale della crescita di questi giovani ricercatori e scienziati consiste nelle opportunità di ottenere finanziamenti europei, che sono cruciali per supportare la ricerca scientifica degli ecosistemi dei singoli Paesi. I finanziamenti UE si distinguono non solo per la quantità di risorse ma anche per la qualità e la rigorosità dei criteri di selezione e affidamento di tali risorse.

Il programma Horizon Europe

Tra i programmi più importanti è necessario citare Horizon Europe, l’evoluzione del programma Horizon 2020 che ha stanziato fondi per il finanziamento della ricerca europea pari a 80 miliardi di Euro nel periodo 2014-2020. Il precedente programma è stato fondamentale per trascinare gli investimenti in R&S di tutta l’UE, passati dal 2,02% del PIL nel 2013 al 2,32% del PIL nel 2020 (+14,8%). Esso ha inoltre determinato scoperte scientifiche significative in diversi settori della scienza e della tecnologia, a partire dalle Scienze della Vita: grazie agli investimenti di Horizon 2020 è stato realizzato lo sviluppo di vaccini antitumorali personalizzati, sono stati sperimentati i primi utilizzi dell’intelligenza artificiale per la previsione delle strutture delle proteine nella scoperta di farmaci e inoltre il programma ha contribuito a sostenere lo sviluppo dei primi vaccini contro il COVID-19 all’apice dell’emergenza globale.

Horizon Europe è il programma attuale con cui l’Unione Europea finanzia la ricerca e l’innovazione. Il programma ha stanziato 93,5 miliardi di Euro nel periodo 2021-2027, di cui 48,6 miliardi di Euro sono già stati assegnati e, nello specifico, 7,3 miliardi di Euro sono stati destinati a progetti afferenti le Scienze della Vita.

Il ruolo dell’Unione europea

L’Unione Europea svolge un ruolo cruciale nell’orientare la ricerca e l’innovazione nelle Scienze della Vita, ma l’Italia fatica a mantenere una posizione competitiva nella capacità di attrarre le risorse disponibili. Come evidenziato nel secondo capitolo del Rapporto, l’analisi delle misure di Horizon Europe con impatto diretto sul settore mostra un quadro poco rassicurante. Tra il 2021 e il 2024, infatti, l’Italia ha raccolto complessivamente 630,3 milioni di Euro, una cifra nettamente inferiore rispetto ai principali competitor europei. La Germania, con 1.475,2 milioni di Euro, si conferma al primo posto in Europa, mentre il nostro Paese non riesce mai a salire sul podio dei leader nell’attrazione di fondi e progetti.

Figura 2: Risorse ottenute dai top-3 Paesi più l’Italia nelle misure di Horizon Europe con impatto diretto sulle Scienze della Vita nel periodo 2021-2024 (in milioni di Euro). Fonte: elaborazione TEHA Group su dati Commissione UE, 2025

La fuga dei talenti italiani all’estero

Tra le misure analizzate, risulta particolarmente significativo analizzare i finanziamenti dello European Research Council, l’istituzione dell’Unione Europea dedicata a sostenere l’eccellenza nella ricerca scientifica e tecnologica di base, e nello, specifico, le performance degli ERC Starting Grants, i fondi rivolti ai giovani scienziati ricercatori con 2-7 anni di esperienza post dottorato, poiché dalle analisi emerge un importante problema di retention per l’Italia. Sebbene i ricercatori italiani siano i secondi più premiati d’Europa (55 grant ottenuti), l’Italia, come Paese, si colloca solo al quinto posto con 30 grant ricevuti, registrando un saldo negativo di 25 grant. Questo significa che 25 dei migliori ricercatori italiani hanno ottenuto i fondi mentre lavoravano all’estero.

Il confronto con i Paesi benchmark rende il problema di retention ancora più evidente: la Germania, al primo posto sia per grant ricevuti come Paese (99) sia per numero di ricercatori premiati (87), registra un saldo positivo di 12 grant. Situazione simile per Paesi Bassi (+19) e Francia (+8). Questo squilibrio mostra chiaramente quanto sia urgente per l’Italia creare condizioni più attrattive per mantenere i propri talenti e competere sullo scenario internazionale della ricerca scientifica.

Strategie per potenziare formazione e talenti

I risultati delle analisi mettono in luce la necessità di un’azione strategica su più fronti per potenziare la competitività dell’ecosistema italiano dell’innovazione nelle Scienze della Vita.

In primo luogo, formazione e sviluppo di talenti devono diventare la priorità. L’Italia deve dotarsi di una Strategia Nazionale STEMM (STEM & Medicine) che si ponga l’obiettivo di raggiungere i top-performer europei aumentando il numero di laureati in questi settori. Per raggiungere Germania (35,5% di laureati STEM) e Belgio (27,6% laureati Life Sciences), l’Italia necessita di 120mila laureati STEMM aggiuntivi. Il modello proprietario TEHA stima che un tale aumento potrebbe generare un incremento del valore aggiunto fino a 2 miliardi di Euro.

Accesso ai fondi europei e impatto economico

In secondo luogo, Università e Centri di Ricerca devono offrire programmi mirati di training e mentoring per potenziare la preparazione dei ricercatori nell’accesso ai bandi europei. Secondo le stime della Commissione Europea, ogni euro investito in Horizon Europe può generare fino a 11 Euro di benefici economici nei prossimi 20 anni. A partire da questo dato, TEHA ha costruito una what-if-analysis che stima il valore che l’Italia potrebbe generare se riuscisse a colmare il differenziale con la Germania: tali risorse aggiuntive potrebbero generare fino a 17,9 miliardi di Euro di impatto sul PIL cumulato al 2045, una cifra considerevole che rischia di non essere attivata in mancanza di adeguati interventi che stimolino la capacità del nostro ecosistema di partecipare con successo ai bandi europei d’eccellenza.

Le priorità per il trasferimento tecnologico e la governance

In terzo luogo, persiste il cronico collo di bottiglia in materia di trasferimento tecnologico, derivante principalmente da una insufficiente dotazione di risorse economiche e di capitale umano. L’Italia conta in media solo 5,7 addetti negli uffici di tech transfer nelle Scienze della Vita, contro i 16,3 dei principali centri di ricerca europei: all’attuale ritmo di crescita, il divario verrebbe colmato solo nel 2045 – ammesso che gli altri Centri europei non crescano più velocemente. Per accelerare, è necessario investire in laboratori avanzati e piattaforme tecnologiche condivise, aumentando risorse e personale dedicato ai processi di trasferimento tecnologico.

Infine, oltre agli interventi puntuali su capitale umano, risorse e infrastrutture, l’Italia necessita di un una governance nazionale condivisa e di un quadro normativo e regolatorio più semplice e stabile. Semplificazione burocratica, certezza delle regole e incentivi competitivi sono leve decisive per attrarre ricercatori, startup, investitori, e per rendere l’Italia un place-to-be nelle Scienze della Vita.

Note


[1] Sono infatti esclusi 3 Paesi (Irlanda, Lituania e Lussemburgo) che non dispongono di una sufficiente base dati che consenta la copertura di almeno il 65% in ciascuna delle quattro dimensioni di cui si compone l’indice

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