L’uso che oggi si fa di Internet e dei mezzi di comunicazione ha reso l’Occidente nudo di fronte alla sua ipocrisia. E il rispetto della libertà d’espressione è stato l’ultimo velo a cadere. Prendendo come esempi gli Usa e l’Italia, i più recenti ed espliciti episodi sono la cancellazione dello show di Jimmy Kimmel dopo che il comico aveva fatto una battuta sulla strumentalizzazione da parte dei Maga dell’omicidio dell’influencer Charlie Kirk, o il licenziamento della giornalista del Washington Post Karen Attiah per aver criticato le idee dello stesso content creator, il silenzio del Governo italiano sulle sanzioni Usa imposte alla cittadina italiana e relatrice speciale Onu Francesca Albanese dopo il report sulle relazioni tra aziende e Israele, l’annuncio del comico Enzo Iacchetti che ha spiegato di star perdendo lavoro dopo il suo intervento televisivo sul genocidio in Palestina. Insomma, non si può far finta che il 2025 non sia “l’anno che qualcuno ricorderà come quello in cui son cadute molte maschere, in cui si è vista la nuda esibizione della forza. Chi è più forte vince, vale per Gaza e vale per la cacciata di persone senza motivo“, commenta Juan Carlos De Martin, professore di informatica al Politecnico di Torino, dove co-dirige anche il centro Nexa su Internet e società.
TECNOLOGIA E SOCIETà
Libertà d’espressione, perché è la grande malata. Anche online
Casi eclatanti di licenziamenti, allontanamenti e danni reputazionali per aver espresso le proprie opinioni online portano a chiedersi quali siano le condizioni di salute della libertà d’espressione in una società dove sembra stia prevalendo la legge del più forte rispetto a un approccio democratico. Vediamo la situazione considerando Usa e Italia
Giornalista professionista, redazione AgendaDigitale.eu

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