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Scrittura generativa: educare al pensiero critico nell’era digitale



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La scrittura generativa restituisce valore umano e cognitivo alla scrittura nell’era digitale. Il progetto “Lettere ad un maestro” coinvolge studenti fiorentini in percorsi cooperativi che promuovono pensiero critico e cittadinanza attiva attraverso tecnologie educative innovative e riflessione condivisa

Pubblicato il 1 dic 2025

Viola Davini

Centro Ricerche “scientia Atque Usus” per la Comunicazione Generativa ETS

Marta Guarducci

Centro Ricerche “scientia Atque Usus” per la Comunicazione Generativa ETS

Marco Sbardella

Centro Ricerche “scientia Atque Usus” per la Comunicazione Generativa ETS

Luca Toschi

Centro Ricerche “scientia Atque Usus” per la Comunicazione Generativa ETS



archiviazione digitale, documenti, scrittura, dati Modello Oais; font; digitalizzazione contratti; obblighi fiscali professionisti; eidas atti esecuzione terzo lotto; valore probatorio pec; Genesis; low code

In un’epoca segnata dall’automazione del linguaggio, la scrittura generativa ribalta la prospettiva: non è la macchina a produrre testi per noi, ma sono le persone che, scrivendo insieme, generano pensiero condiviso. È da questa domanda – come scrivere per pensare insieme – che nasce il progetto “Lettere ad un maestro” e le esperienze a esso collegate.

Quando la tecnologia incontra la pedagogia di don Milani

Come può la tecnologia sostenere pratiche educative che mettano al centro la scrittura come strumento di pensiero e di cittadinanza attiva? A questa domanda ha cercato di rispondere il progetto “Lettere ad un maestro. Gli studenti e le studentesse scrivono a don Lorenzo Milani, promosso dal Centro Ricerche sAu e realizzato con il contributo della Fondazione CR Firenze.

L’iniziativa ha invitato giovani di diverse scuole fiorentine secondarie di secondo grado a scrivere lettere riguardanti grandi temi della contemporaneità — dall’inclusione alla sostenibilità, dalla giustizia sociale alla cittadinanza digitale — sperimentando la scrittura generativa come metodo di riflessione condivisa.

In un percorso pensato come laboratorio, gli studenti non sono spettatori ma protagonisti: la scrittura diventa un gesto che si inserisce in un contesto reale, condiviso, dove la parola è al tempo stesso riflessione e azione.

È attraverso l’elaborazione di lettera, testo e progetto che si costruisce una comunità di pensiero capace di farsi scuola e società insieme. Nello stesso tempo, scrivere insieme diventa anche un modo per imparare a leggere criticamente il mondo. In un contesto mediale in cui l’accesso all’informazione rischia di essere inquinato dalle fake news e dall’incapacità di riconoscere l’autenticità e l’autorevolezza delle informazioni reperite online, la scrittura generativa educa a interrogare le fonti, a chiedersi da dove provengano le informazioni e quale sia la prospettiva da cui si scrive. Scrivere significa elaborare un pensiero consapevole e argomentato, capace di riconoscere la complessità e di costruire un punto di vista fondato; è, dunque, un esercizio di cittadinanza, un atto di responsabilità intellettuale e collettiva.

Dalle origini della scrittura al paradigma generativo contemporaneo

La scrittura generativa – il cui nome rimanda volontariamente sia alla Comunicazione Generativa sia alle Intelligenze Artificiali Generative – affonda le sue radici in una lunga storia di gesti, strumenti e relazioni, ma trova la sua vera origine quando l’essere umano comprende che scrivere significa fissare parole e generare pensiero, dando forma al pensiero stesso. Come mostrano autori del calibro di Walter Ong e Jack Goody, la scrittura può essere considerata una tecnologia della mente: una pratica che non si limita a registrare la realtà, ma che trasforma profondamente le modalità del pensare, del ricordare e del conoscere. Ong parla di una “tecnologizzazione della parola“, indicando nella scrittura una soglia che ristruttura la coscienza umana; Goody, dal canto suo, ne sottolinea la capacità di plasmare le operazioni cognitive e di rendere visibili i processi del pensiero.

In questa prospettiva, la scrittura generativa rinnova la lezione di Roland Barthes, per il quale la scrittura è un “atto umano totalizzante” che coinvolge corpo, mente e storia. Essa non è solo una tecnica, ma una forma di esperienza, un luogo in cui la mente incontra la mano e la riflessione prende forma concreta. L’originalità della scrittura Generativa, come la delineano Alessandra Anichini e Marta Guarducci in un volume attualmente in corso di stampa nella collana sAu Community di Pacini Editore (La mente e la mano all’epoca delle macchine intelligenti. La scrittura Generativa), consiste nel recuperare questa consapevolezza e portarla dentro l’ecosistema digitale contemporaneo, senza contrapporre l’umano alla macchina, ma riscoprendo la responsabilità dell’atto scrittorio come gesto intenzionale e relazionale.

In questa visione, la scrittura generativa trova una sua radice ideale anche nell’esperienza di don Lorenzo Milani e della Scuola di Barbiana, dove la scrittura era al tempo stesso strumento di emancipazione e di giustizia sociale. In Lettera a una professoressa, la parola scritta diventava un atto collettivo, un modo per fare scuola scrivendo insieme, per dare voce a chi non ne aveva. È la stessa logica che anima il progetto Lettere ad un maestro, in cui studenti e studentesse di oggi riscoprono la scrittura come spazio di dialogo e di partecipazione, sperimentando che ogni testo può essere un gesto di cittadinanza attiva. Da Barbiana alla scrittura Generativa, il filo conduttore è chiaro: la scrittura non è mai neutra, ma atto politico e formativo, occasione per pensare insieme e per costruire comunità di senso.

All’interno di questo quadro, è opportuno sottolineare la continuità ma anche le differenze esistenti tra scrittura collettiva, scrittura collaborativa e scrittura Generativa. Se la scrittura collettiva è la semplice somma di contributi diversi e la scrittura collaborativa implica il coordinamento e la co-progettazione di più autori in un testo comune, La scrittura generativa nasce da un processo in cui il pensiero si costruisce insieme, in modo dialogico e trasformativo. L’obiettivo è creare un pensiero plurale, frutto dell’interazione tra voci diverse, in cui ogni parola è al tempo stesso il frutto di un’elaborazione personale, di un confronto e di una responsabilità condivisa.

La scrittura generativa si fonda su tre principi che ne definiscono l’identità: l’intenzionalità, la cooperazione e la progettualità. L’intenzionalità richiama la consapevolezza di chi scrive, la responsabilità verso le parole scelte e il loro impatto nel contesto relazionale. La collaborazione rimanda al valore del dialogo e alla capacità di costruire insieme, attraverso il confronto, un pensiero comune. La progettualità, infine, esprime la dimensione trasformativa della scrittura: ogni testo nasce per generare cambiamento, per incidere nella realtà, per trasformare chi scrive e chi legge.

L’origine della scrittura generativa è dunque antica quanto il desiderio di scrivere; la sua originalità, invece, è estremamente contemporanea e innovativa: sta nella capacità di far convivere intenzione e interazione, mente e mano, individuo e comunità. Scrivere significa abitare questo spazio di relazione, in cui la parola torna a essere costruzione condivisa di senso, proprio come suggeriva don Milani quando ricordava che “il sapere serve solo per darlo”.

Intenzionalità, cooperazione e progettualità: i tre pilastri della scrittura generativa

La scrittura, nella prospettiva della scrittura Generativa, non è un semplice strumento di espressione, ma un atto intenzionale e consapevole, una tecnologia della mente e del corpo che trasforma l’esperienza in conoscenza. Ogni testo nasce da una tensione tra l’individuale e il collettivo: è frutto di una ricerca che coinvolge la memoria, il dialogo e la progettualità. Come sostengono Alessandra Anichini e Marta Guarducci in un libro di prossima pubblicazione, scrivere significa costruire connessioni, far emergere relazioni, dare forma a un pensiero che non esiste prima dell’atto stesso dello scrivere.

Parte integrante del processo è il riconoscimento delle fonti, la gestione consapevole delle informazioni e la costruzione di argomentazioni autentiche. Le classi coinvolte hanno operato confronti, revisioni, collaborando su piattaforme digitali e in presenza, mettendo in dialogo differenti voci. Così, la scrittura non solo esprime un pensiero, ma lo modella, lo rende visibile, lo trasforma in un compito significativo.

Scrivere, in questa prospettiva, non è mai un atto solitario. È il risultato di un intreccio di mani e di menti, di voci che pensano insieme. La scrittura generativa valorizza il piacere della lentezza, la cura e la relazione: invita a sostare sulle parole, a considerarle come strumenti di pensiero e di dialogo. Ogni testo è il frutto di un percorso condiviso in cui l’atto di scrivere diventa al tempo stesso gesto creativo e momento di apprendimento collettivo.

Questa visione supera l’idea tradizionale di scrittura come prodotto finito e la riconfigura come processo aperto, in continua evoluzione.

L’esperienza di Lettere ad un maestro: dalla scaletta individuale al testo collettivo

Il progetto Lettere ad un maestro rappresenta un laboratorio esemplare di scrittura Generativa, in cui la dimensione personale e quella comunitaria della scrittura si sono continuamente intrecciate. Ispirandosi a Lettera a una professoressa, il capolavoro pubblicato nel 1967 da don Lorenzo Milani e dai ragazzi di Barbiana, studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado della Città Metropolitana di Firenze hanno riflettuto sul significato della scuola come luogo di crescita civile e intellettuale, sperimentando la scrittura come spazio di ricerca e di relazione.

Il percorso si è articolato in più fasi, ciascuna caratterizzata da un diverso equilibrio tra lavoro individuale e collettivo. In un primo momento, ogni studente ha scritto individualmente la scaletta di una lettera che avrebbe indirizzato a don Milani, partendo da una riflessione intima e soggettiva sul tema concordato e anticipatamente discusso in classe: il diritto allo studio, la giustizia sociale, la diversità, l’inclusione, la sostenibilità ambientale, ecc. Queste prime scalette costituivano una forma di scrittura di sé, un esercizio di consapevolezza che permetteva a ciascuno di prendere posizione rispetto alle questioni affrontate.

Successivamente, si è arrivati alla realizzazione di una scaletta unica per il gruppo classe, che si è diviso in piccoli gruppi che hanno sviluppato ciascuno un punto della scaletta: la lettura reciproca e la discussione hanno permesso di individuare risonanze, differenze e nuclei tematici comuni. È in questa fase che la dimensione collaborativa ha assunto un ruolo centrale: ogni gruppo ha lavorato a una sintesi, riscrivendo i testi in forma condivisa e mettendo in discussione le proprie parole per costruirne di nuove. Questa fase di confronto è la vera soglia generativa del processo: la scrittura diventa luogo di ascolto, di revisione e di trasformazione reciproca.

L’ultima parte del percorso si è svolta a livello collettivo, coinvolgendo l’intera classe. I gruppi hanno messo in comune le loro lettere, confrontandosi sulla struttura, sul tono e sulla scelta delle singole parole. Ne è nata una lettera unica, scritta a più mani ma con una sola voce, frutto di un processo di co-autorialità e di pensiero condiviso. La versione finale rappresenta il risultato di una generazione di senso comune, sviluppata a partire dai contributi individuali, in cui ogni parola portava traccia del percorso collettivo compiuto.

Il lavoro è stato sostenuto dalla guida dei docenti, dal tutoraggio dei ricercatori e delle ricercatrici del Centro Ricerche sAu e dall’utilizzo dell’Ambiente Integrato Atque, che ha reso visibile e condiviso l’intero processo di scrittura: dalle prime bozze alle revisioni, dai commenti dei compagni alle riformulazioni condivise. La tecnologia ha accompagnato e sostenuto l’esperienza umana senza sostituirla, documentando la costruzione progressiva del testo come itinerario di pensiero e di relazione.

Lettere ad un maestro ha mostrato come la scrittura possa diventare una vera esperienza educativa generativa, capace di unire la voce individuale e quella corale, di coniugare autonomia e cooperazione, di restituire alla parola scritta la sua funzione più profonda: quella di creare comunità. Perché scrivere per pensare insieme significa anche educare alla cittadinanza critica.

Dalla teoria alla pratica: integrare la scrittura generativa nella didattica quotidiana

Nel progetto, ogni classe ha lavorato su un tema proprio, collegato a un percorso in corso (sostenibilità, inclusione, disturbi alimentari ecc.). I docenti sono stati formati all’inizio, durante e dopo il lavoro in classe per evitare che l’attività restasse un “progetto in più” slegato dal percorso didattico. L’integrazione con la vita reale della scuola e la progettualità concreta hanno fatto della scrittura un atto collettivo che guarda al domani più che al semplice svolgimento dell’attività in sé.

Nel percorso di Lettere ad un maestro, gli studenti hanno potuto sperimentare come la scrittura possa essere strumento di analisi e di azione. Scrivendo, hanno imparato a documentarsi, a confrontarsi con le fonti, a distinguere le opinioni dai fatti. Il lavoro collettivo ha reso visibile la pluralità dei punti di vista e la ricchezza della diversità, trasformando la scrittura in un esercizio di dialogo e di democrazia. L’atto di scrivere è così diventato un modo per prendere posizione, per dare forma alle proprie idee e per sentirsi parte di una comunità che pensa e costruisce insieme.

La scrittura Generativa, quindi, applicata nei contesti scolastici, sviluppa competenze cognitive, relazionali e civiche. Scrivere diventa un esercizio di autonomia intellettuale, un atto di partecipazione democratica. In una società in cui la comunicazione tende alla semplificazione e alla frammentazione, la scrittura può ancora insegnare la cura, l’attenzione, la complessità e la responsabilità delle parole.

Atque: l’ambiente digitale che accompagna il pensiero collettivo

Elemento centrale di questa esperienza è stato l’uso dell’Ambiente Integrato Atque, un ecosistema digitale sviluppato dal Centro Ricerche sAu per accompagnare i processi di scrittura Generativa. Atque consente di progettare, scrivere e revisionare testi in modo collaborativo, documentando le fasi del pensiero e del confronto. La piattaforma non semplifica la complessità, ma la rende visibile e gestibile. Ogni annotazione, commento o revisione diventa parte integrante di un percorso di conoscenza. In questo modo la tecnologia sostiene la mente umana: favorisce l’attenzione, la cura, quando serve anche la lentezza. Atque accompagna la scrittura nel suo divenire, trasformando lo spazio digitale in un laboratorio cognitivo e relazionale e non in un’automazione che sostituisce la persona e la priva della possibilità di offrire il proprio contributo nel contesto di un progetto comune.

Atque non è uno strumento preconfigurato, ma un sistema che viene progettato e adattato ogni volta al contesto reale in cui viene utilizzato. Ogni progetto richiede una configurazione specifica, costruita a partire dall’ascolto dei bisogni di chi ne farà uso: studenti, docenti, ricercatori o professionisti. Prima di essere attivato, Atque viene quindi calibrato sulla base delle finalità educative, delle abitudini di lavoro e delle aspettative dei partecipanti, così che la tecnologia risulti davvero coerente con le pratiche di scrittura e con le relazioni che le sostengono.

Nel progetto Lettere ad un maestro, ad esempio, Atque è stato articolato in diversi ambienti di lavoro: uno dedicato agli studenti e uno ai docenti. Gli studenti hanno iniziato scrivendo individualmente la scaletta della propria lettera, utilizzando la Library per raccogliere fonti, testi, immagini, articoli e materiali di approfondimento. Gli spazi personali sono stati aperti alla condivisione: le biblioteche individuali si sono trasformate in una risorsa comune e le scalette sono confluite in una struttura collettiva. In questo modo la scrittura è passata dalla dimensione individuale a quella comunitaria, mantenendo però traccia di ogni passaggio, di ogni scelta, di ogni revisione.

Il processo di scrittura si è articolato in fasi di apertura e chiusura, alternate tra momenti di riflessione personale e momenti di elaborazione condivisa. Atque ha reso visibili queste transizioni, permettendo di osservare l’evoluzione del pensiero, la nascita delle idee e la costruzione progressiva del testo. La revisione collettiva, svolta all’interno dell’ambiente, ha permesso di integrare i contributi di tutti, generando un testo unitario ma plurale, frutto di un dialogo autentico tra soggettività e comunità.

Il valore aggiunto di Atque risiede proprio nella sua capacità di evolvere insieme al progetto e ai suoi protagonisti. È un vero ambiente di apprendimento, che va oltre la semplice dimensione tecnica, sostenendo la scrittura come pratica intenzionale, riflessiva e generativa. In questo senso, Atque rappresenta una delle più efficaci strumentazioni operative a sostegno della scrittura Generativa: un luogo digitale dove la tecnologia diventa alleata della relazione e la scrittura torna a essere un processo vivo, collettivo e trasformativo.

Oltre Lettere ad un maestro: Leopardi, migrazioni e nuove progettualità

Dall’esperienza di Lettere ad un maestro sono nate nuove progettualità che ne hanno raccolto l’eredità, sviluppandone i presupposti metodologici in contesti diversi, ma accomunati dal medesimo orizzonte: fare della scrittura generativa un dispositivo di conoscenza, relazione e trasformazione sociale. Tra queste progettualità si collocano Lettere a Giacomo Leopardi: paesaggi tra parole e meraviglia e Come ci vedete?, due progetti che, pur diversi per destinatari e finalità, condividono l’intento di proseguire la ricerca avviata dal Centro Ricerche sAu nel dialogo tra scrittura, educazione e cittadinanza.

Lettere a Giacomo Leopardi, ideato insieme a Gloria Gradassi, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo S.Agostino di Civitanova Marche, propone un percorso di riscoperta del paesaggio attraverso lo sguardo del poeta e quello delle giovani generazioni, invitando studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo grado delle Marche a scrivere lettere collettive al poeta di Recanati. L’iniziativa, sviluppata anche in collaborazione con il Centro Nazionale Studi Leopardiani, intreccia dimensioni letterarie, civiche e ambientali, promuovendo la consapevolezza del paesaggio come bene comune e come specchio dell’interiorità individuale e collettiva. La scrittura diventa così strumento di educazione civica, di esplorazione del territorio e di connessione tra passato e presente.

Il laboratorio di scrittura generativa Come ci vedete?, rivolto invece a giovani italiani e migranti tra i sedici e i trent’anni, nasce dalla convinzione che la cittadinanza si costruisca attraverso la parola condivisa. L’iniziativa promuove un percorso di narrazione e riflessione interculturale sul significato dell’appartenenza, dei diritti e dei doveri, favorendo il riconoscimento reciproco e la partecipazione attiva. Attraverso la scrittura e il dialogo, i partecipanti saranno guidati a raccontare la società italiana dal proprio punto di vista, esplorando i temi della giustizia, dell’inclusione e della coesione sociale. Anche in questo caso l’Ambiente Integrato Atque sostiene l’intero processo, documentando le fasi di ascolto, elaborazione e restituzione pubblica delle storie, che diventano patrimonio condiviso e strumento di attivazione civica.

Entrambi i progetti estendono la portata formativa e sociale di Lettere ad un maestro, confermando come la scrittura generativa possa farsi motore di comunità e laboratorio di cittadinanza, capace di intrecciare parola, territorio e futuro in un’unica trama generativa.

Scrittura, intelligenza artificiale e prospettive educative future

Nel contesto attuale, dominato dalle Intelligenze Artificiali generative, la riflessione sulla scrittura assume un’urgenza particolare. Le tecnologie di generazione automatica del testo promettono di semplificare e accelerare la produzione, ma rischiano di ridurre la scrittura a una funzione algoritmica, svuotandola del suo valore umano.

La scrittura generativa offre una prospettiva diversa: non rifiuta l’innovazione, ma ne propone un uso consapevole. L’obiettivo è recuperare la profondità del gesto e la progettualità del pensiero umano nell’uso delle tecnologie, non competere con le macchine.

Come scrive Walter Ong, ogni nuova tecnologia della parola ridefinisce il modo in cui pensiamo e ricordiamo; ciò che conta è non perdere la consapevolezza del passaggio, non rinunciare al dialogo tra mente e mezzo.

In questo senso, la scrittura generativa può essere intesa come un metodo di resistenza culturale, capace di difendere il valore umano della scrittura senza chiudersi all’innovazione.

La scrittura generativa propone di abitare gli strumenti digitali senza esserne dominati, riconoscendo nella parola scritta non solo un mezzo, ma un luogo di pensiero e nel ricorso al digitale un supporto alla creatività umana.

L’aspetto centrale riguarda la qualità dell’intenzione e della riflessione, più che la velocità della produzione: scrivere rimane un atto umano, deliberato, orientato alla costruzione di significato condiviso.

In questo contesto, la scrittura generativa assume anche un ruolo di antidoto all’omologazione prodotta da strumenti automatici di scrittura basati sull’Intelligenza Artificiale: ridefinendo la scrittura come spazio di responsabilità, consapevolezza e partecipazione.

La potenza della scrittura risiede nella capacità di mettere al centro la persona, il gruppo, la comunità e non solo l’output rapido, l’algoritmo efficiente, l’automatismo della produzione.

Verso la Scuola di scrittura Generativa

Da queste esperienze nasce oggi la Scuola di scrittura generativa “Le Mani e le Intelligenze Artificiali”, un progetto che rappresenta la naturale evoluzione del percorso di ricerca che ha dato vita a Lettere ad un maestro.

L’obiettivo è offrire un luogo stabile di formazione, ricerca e sperimentazione dedicato alla scrittura come pratica cognitiva e progettuale.

La Scuola proporrà corsi rivolti a studenti, docenti, professionisti, artigiani e dirigenti, con l’intento di diffondere una cultura della scrittura che integri mente, mano e tecnologia.

Ogni modulo sarà pensato per esplorare le molteplici dimensioni della scrittura contemporanea: dalla scrittura a mano alla scrittura digitale, dal testo progettuale alla comunicazione creativa, dal racconto individuale alla narrazione collettiva, sempre in riferimento alle Intelligenze Artificiali.

I partecipanti lavoreranno all’interno dell’Ambiente Integrato Atque, sperimentando la scrittura come processo di progettazione condivisa.

Il filo rosso che accomuna le varie anime della scuola è la centralità della progettualità nel contesto della scrittura e la declinazione di sperimentazioni specifiche per i vari corsi che valorizzino la dimensione maieutica della scrittura come strumento per trasformare le idee in progetti concreti e prodotti da realizzare.

Parallelamente alla nascita della Scuola, è in uscita il già citato volume La mente e la mano all’epoca delle macchine intelligenti. La scrittura generativa (https://www.sau-community.org/scrittura-generativa/).

Il libro riflette sul valore della scrittura oggi, proponendo la scrittura generativa come alleanza tra pensiero, manualità e tecnologia.

Mentre il volume fornisce la base teorica e metodologica, la Scuola rappresenta il suo campo di applicazione: teoria e prassi diventano complementari, legate da un medesimo intento formativo e trasformativo.

Conclusioni.
Il progetto Lettere ad un maestro dimostra come la tecnologia possa essere utilizzata in ambito scolastico per sostenere la complessità dei processi, favorendo la crescita personale e collettiva.

La scrittura Generativa, sostenuta dall’Ambiente Integrato Atque, restituisce alla scrittura la sua funzione di pratica lenta, riflessiva e cooperativa.

In un tempo in cui la produzione automatica dei testi appare sempre più diffusa, questa esperienza riafferma il valore della scrittura come spazio di elaborazione critica e come strumento per costruire comunità di apprendimento.

La sfida educativa odierna non riguarda soltanto la correttezza formale, ma l’educazione alla scrittura come pratica di pensiero, discussione e trasformazione.

È in questa direzione che la tecnologia può diventare alleata della scuola, promuovendo una cultura della complessità e della responsabilità condivisa.

La sfida educativa consiste nel far scrivere bene, con un senso che vada oltre il semplice esercizio: far scrivere per costruire, per partecipare, per abitare il mondo.

La scrittura generativa aspira a trasformare la scuola in un laboratorio di cittadinanza e progettualità, dove il “fare” e il “rapportarsi” diventano parti inscindibili del comprendere.

Bibliografia

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Barthes, R. (1982). Il grado zero della scrittura. Einaudi.

Barthes, R. (1999). Variazioni sul tema della scrittura. Einaudi.

Biesta, G. (2023). Il mondo al centro dell’educazione. TAB

Bolter, J. D. (1993). Lo spazio dello scrivere. Vita e Pensiero.

Brandimarte, L. (2024). Il futuro della scrittura: perché l’IA non sostituirà l’uomo e conviene imparare a usarla. «Agenda Digitale».

Cardona, G. R. (2009). Antropologia della scrittura. UTET Università.

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Goody, J. (2002). Il potere della tradizione scritta. Bollati Boringhieri.

Ong, W. (1986). Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola. Il Mulino

Scuola di Barbiana (1967). Lettera a una professoressa. LEF

Toschi, L. (2011). La comunicazione generativa. Apogeo

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