E’ di questi giorni la notizia che una città, Toyoake, in Giappone, vorrebbe circoscrivere l’uso degli smartphone a sole due ore al giorno al fine di contenere la dipendenza creatasi negli individui ed i correlati problemi di salute fisica e mentale. L’idea nasce dalla proposta del sindaco ed è rivolta ai minori che sono in età scolastica. La notizia porta a chiedersi il perché.
Con questo contributo si vogliono sviluppare alcune considerazioni correlate alle note problematiche connesse alla crescita ed allo sviluppo delle nuove generazioni, in un’epoca in cui le modalità delle comunicazioni sono evidentemente mutate. Il tutto al fine di esaminare se, i cosiddetti “nativi digitali” siano effettivamente condizionati, ed in che misura, nel loro sviluppo e nella loro crescita come “individui” da una comunicazione multiforme, rapida, invasiva ed “impulsiva” tale da determinarne una distorsione, in termini di sviluppo del sistema cognitivo, relazionale, e conseguentemente in termini di maturità della persona.
Il problema quindi è la salvaguardia del diritto del minore a crescere in un ambiente sano, in virtù dell’attuazione e del rispetto – anche – dell’art. 4 della Costituzione che si occupa del progresso materiale e spirituale dell’individuo.
L’analisi non preclude il fatto che il condizionamento possa influenzare anche le generazioni meno giovani che hanno vissuto sulla propria pelle la nascita e lo sviluppo di queste tecnologie, pur nella consapevolezza che in questo caso, la formazione primaria dell’individuo è avvenuta in un ambiente esterno dal condizionamento dei sistemi comunicativi digitali così invadenti, come quelli odierni.
Non dimentichiamo che i giovani di oggi sono e saranno i dirigenti di domani, per cui è il sistema stesso nella sua struttura a correre rischi.
Indice degli argomenti
Gli effetti manipolativi e distorsivi della comunicazione tecnologica
Sappiamo tutti quanto gli effetti manipolativi del sistema radio-televisivo abbiano direttamente o indirettamente condizionato intere generazioni, e conosciamo anche le conseguenze distorsive del giornalismo manipolativo e di una informazione deviata, interna o esterna, governativa o paragovernativa. Sia la ragion di Stato, sia l’esigenza del privato, in ogni caso, l’uso distorto della comunicazione mediatica influisce e condiziona le masse, in maniera lenta e persuasiva oltre che pervasiva.
Con l’avvento dei nuovi social media ed in particolare dei nuovi social che facilitano la comunicazione, le modalità di interazione tra i giovani, nonché tra gli adulti, ha subito, in uno spazio di tempo relativamente ristretto, tante evoluzioni (involuzioni?) da non aver dato il tempo di accorgersi di quanto oggi, dei video brevi, delle comunicazioni rapide, dei messaggi interattivi, anche veicolati attraverso questi nuovi strumenti, siano condizionanti dell’opinione pubblica, se adeguatamente utilizzati e sapientemente strumentalizzati per finalità dirette o indirette, legate al mercato o alla formazione dell’onda di consenso dell’opinione pubblica, su questo o quell’avvenimento.
Attraverso la satira, presunti guru portatori di verità assolute, promozioni continue del libero mercato, seppur sviluppate nell’alveo della legalità ed in conformità alle regole esistenti, rivelano un universo condizionato e soprattutto “condizionante” per ognuno di noi. Universo che, sottoposto ad algoritmi di controllo (si voglia o non lo si voglia) e al tracciamento più o meno autorizzato, diventa un indiretto oggetto di controllo, analisi e speculazione predittiva.
I contesti di formazione del libero pensiero e del pensiero critico
Il nostro pensiero, su un qualunque fatto, episodio o avvenimento pubblico, è realmente libero nel suo processo formativo? E’ da ritenere che, così come una volta i centri di sviluppo e crescita e di indiretto condizionamento erano le agorà accademiche o i convegni (ambienti in cui la scientificità delle opinioni rendeva il confronto relativamente aperto e di indiscusso approfondimento e scambio culturale), oggi non è più così.
Le nuove generazioni riconoscono nei nuovi portatori del verbo (migliaia), le verità che un tempo erano frutto di ampia riflessione e confronto, ma soprattutto che erano conseguenza di una lenta maturazione interiore, sia nell’animo di chi le promanava che in quelle di chi le riceveva, avendo il tempo di elaborarle, meditarle e di formare nel proprio intimo, un’opinione personale, anche se leggermente diversa rispetto a quella della fonte.
Oggi la velocità del contesto comunicativo e la multiformità della fonte da cui promana ogni tipo di informazione sta comportando un’interazione eccessivamente veloce tra l’oggetto del contento della comunicazione, la formazione di un pensiero critico e la capacità di interagire con lo stesso. Le nostre scelte sono indirettamente e forse eccessivamente condizionate da mini “video-spot” di varia natura ed origine.
Ma, ed è questo il problema, accanto ad un’apparente ed ingenuo candore del messaggero, a volte il messaggio diretto o indiretto, sapientemente controllato ed indotto, può diventare un subdolo strumento di condizionamento e di crescita (o decrescita) del livello medio culturale delle masse e della loro strumentalizzazione. Un condizionamento subdolo perché inconsapevole, posto a sostengo o meno di una tesi, attraverso una logica comunicativa che non è fatta solo di opinioni, ma di suoni, colori, immagini, tecniche di distorsione e di indiretto sviluppo condizionato dei consensi, anche attraverso la logica dei numeri (reali o finti) di “like”.
La necessita di un intervento del legislatore
Alla luce di questo quadro è possibile ritenere che il legislatore intervenga regolamentando modi e tempi di utilizzo di alcuni strumenti comunicativi? Per quanto banale sia, si pensi a questo: la comunicazione audio (tramite registrazioni brevi) sta condizionando il modo di parlare delle nuove generazioni, inducendo non soltanto ad un abbassamento della qualità del lessico, ma anche della capacità di comprensione del messaggio altrui e di capacità anche in termini di ascolto (una nuova difficoltà si riscontra nella capacità di saper realmente ascoltare in profondità).
E’ possibile chiedere un intervento normativo per aiutare le nuove generazioni alla limitazione di un rischio che, se rapportato alla portata universale dei social e dello strumento, rischia di appiattire troppo verso il basso gli utenti, si da trasformarli, in meri fruitori e consumatori di una informazione pre-confezionata e di una opinione pre-costituita? Ovvero di rallentare la crescita e l’evoluzione spirituale dell’umanità si da rendere l’uomo sempre più vicino alla macchina?
Ad alcuni sembrerà uno scenario eccessivamente pessimistico, ma ad altri forse potrebbe, con la lungimiranza ed osservazione della scienza critica nei settori socio linguistici, comunicativi, filosofici et similis, una visione da correggere di un futuro non tanto distopico. Altrimenti non avremo che da evidenziare come la famosa immagine iconica dello sviluppo del modello “neanderthal” prosegua attraverso una decrescita nella scala evolutiva, si da cedere il campo, in tempi relativamente brevi, alla I.A. cui stiamo, inconsapevolmente ed ingenuamente, cedendo il passo, illuminati da un verbo consolatore che ha già raggiunto il suo fine ultimo: “se lo ha detto la I.A. è giusto di principio”.
Sia chiaro, non si vuole in questa breve analisi demonizzare lo strumento tecnologico o uno specifico strumento applicativo, al contrario, se ne riconosce l’utilità ma, come ogni cosa, l’utilizzo smoderato e privo di una pregressa analisi socio-culturale sul suo impatto generazionale, nonché su quello correlato alla salute, potrebbe avere distorsioni nel cammino di crescita del nostro genere.
Il rispetto del diritto alla salute costituzionalmente garantito ex art. 32 della Carta imporrebbe lo studio di interventi di natura preventiva, antecedenti il lancio di piattaforme così fortemente condizionanti, di forte impatto nella vita relazionale e correlate alla crescita ed allo sviluppo della personalità dell’individuo? La logica del mercato e del progresso può non piegarsi a nessun valore? Senza dubbio a quelli costituzionali deve aderire. Ecco allora che la breccia normativa di alto rango nella gerarchia delle fonti è trovata. Adesso l’opportunità al legislatore.
Disponga ex lege lo studio pregresso dell’impatto di ogni nuova tecnologia prima di consentirne la diffusione, stabilisca in accordo con il parere del Ministero della Sanità la durata ed i tempi di utilizzo della tecnologia, imponga dei limiti strutturali a queste nuove tecnologie, e così preservi una generazione in crescita, per evitare un eccessivo appiattimento delle masse tale da non consentire neanche alle nuove classi dirigenti di poter più risorgere. Il tutto in nome di una umanità da salvare da quell’allontanamento di quei valori fondanti l’uomo in quanto tale. Non si confonda, non un moralismo o una censura, ma un accompagnamento, affinchè la nuova compagine dirigenziale sia tutelata da strumenti sempre più numerosi e di cui non conosciamo gli effetti di lungo termine sulla nostra struttura cognitiva, intellettiva e relazionale.










