intelligenza artificiale

Università e IA: la sfida del capitale umano nell’era digitale



Indirizzo copiato

Le università italiane si trovano di fronte a una sfida decisiva: diventare protagoniste dell’innovazione in un contesto segnato da crisi demografiche, trasformazioni tecnologiche e nuove tensioni geopolitiche. Paolo Boccardelli, rettore della Luiss, sottolinea come il legame tra intelligenza artificiale e ricerca accademica sia cruciale

Pubblicato il 10 ott 2025



universitaia ricerca e innovazione in Italia

Le trasformazioni tecnologiche, le tensioni geopolitiche e i cambiamenti demografici stanno ridefinendo il modo in cui le università sono chiamate a operare e a contribuire allo sviluppo economico e sociale. Al Nokia Italy Innovation Day 2025, Paolo Boccardelli, rettore e dean della Luiss Guido Carli University, ha delineato i nodi centrali di questa evoluzione, soffermandosi sul rapporto tra intelligenza artificiale e ricerca accademica e sulla necessità di rafforzare il capitale umano come risorsa strategica per il futuro.

Le sfide geopolitiche e demografiche per le università

Durante il suo intervento, Boccardelli ha ricordato come l’università italiana ed europea debba confrontarsi con due sfide parallele: da un lato l’instabilità geopolitica, che mette in discussione la capacità di internazionalizzazione delle istituzioni accademiche, dall’altro la contrazione demografica che rischia di ridurre in modo significativo la disponibilità di capitale umano. Il rettore ha sottolineato che in Europa si prevede una diminuzione della forza lavoro di circa due milioni di persone, con un impatto diretto sulla disponibilità di competenze qualificate.

Queste trasformazioni si sommano alla rapida evoluzione tecnologica che sta ridefinendo i modelli organizzativi. L’introduzione massiccia dell’IA nelle attività quotidiane, secondo Boccardelli, è un fenomeno che «le persone utilizzeranno, forse non sempre in modo efficace o responsabile», con conseguenze potenzialmente rischiose per le organizzazioni che non adottano una strategia di gestione e integrazione di queste tecnologie.

Intelligenza artificiale e ricerca accademica: un binomio strategico

Il cuore della riflessione proposta da Boccardelli riguarda proprio il rapporto tra intelligenza artificiale e ricerca accademica. Le università sono chiamate a diventare veri e propri motori di innovazione, capaci di sostenere la società nella transizione digitale e tecnologica. Non si tratta soltanto di sviluppare nuove conoscenze, ma di inserirle in un processo di open innovation che coinvolga direttamente le imprese e gli altri attori sociali.

«È il secolo del capitale umano, è il secolo della ricerca e dell’innovazione», ha affermato Boccardelli, indicando come le università debbano attrarre, mantenere e sviluppare talenti, integrandosi sempre di più nei processi di trasformazione delle aziende.

Questa visione implica una ridefinizione del ruolo dell’università, che non può più limitarsi a essere un luogo di formazione, ma deve diventare un hub di competenze capace di alimentare il tessuto economico. La sfida, secondo Boccardelli, riguarda in particolare le discipline delle scienze sociali, dove il legame con l’impresa è storicamente meno consolidato rispetto agli ambiti tecnico-ingegneristici.

Open innovation e collaborazione con le imprese

Un altro punto cruciale emerso dall’intervento riguarda l’open innovation come paradigma destinato a guidare lo sviluppo futuro delle organizzazioni. Le imprese, ha spiegato Boccardelli, non saranno più semplici “fabbriche di processi”, ma «motori continui di innovazione», e per questo hanno bisogno di integrare nel proprio ecosistema la ricerca prodotta dalle università.

L’esperienza della Luiss, che fin dalle origini ha costruito un rapporto stretto con Confindustria, viene presentata come esempio di collaborazione sistemica tra accademia e industria. L’obiettivo dichiarato è la creazione di hub di conoscenza e innovazione che permettano di affrontare in modo più solido le trasformazioni in atto.

L’attrazione dei talenti internazionali

Accanto al tema della produzione di competenze, il rettore ha richiamato l’attenzione anche sull’attrazione di studenti e ricercatori dall’estero. La domanda di programmi formativi italiani è in crescita, ma rimangono forti limiti infrastrutturali e organizzativi.

Le residenze universitarie sono poche e insufficienti nelle grandi città come Roma e Milano, le borse di studio risultano ancora limitate e le opportunità di stage e inserimento lavorativo per studenti internazionali non sono all’altezza della qualità formativa offerta. Si vuole andare in un posto per studiare anche per le opportunità di lavorare e sviluppare la propria carriera professionale», ha osservato Boccardelli, sottolineando la necessità di un maggiore impegno da parte delle imprese italiane nel sostenere percorsi di carriera per i giovani stranieri.

Università come motore della trasformazione sociale

Il discorso di Boccardelli colloca le università al centro di un ecosistema che deve affrontare in contemporanea la sfida della digitalizzazione, quella della formazione di capitale umano e quella della competizione globale per attrarre talenti.

L’elemento distintivo di questa fase storica, secondo il rettore, è che la ricerca non può più rimanere confinata all’interno delle istituzioni accademiche, ma deve tradursi in innovazione applicata, in stretta connessione con il sistema produttivo. Le università, dunque, diventano il cardine per trasformare le potenzialità dell’intelligenza artificiale e della ricerca accademica in crescita economica e sviluppo sociale.

guest

0 Commenti
Più recenti
Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati