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I dolori dei giovani commercialisti: come rimediare allo skill gap in studio



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In Italia ci sono meno laureati rispetto agli altri Paesi UE, uno scenario in cui professioni come quelle contabili e fiscali soffrono la mancanza di compentenze: per creare e attrarre giovani commercialisti serve un approccio innovativo e formativo

Pubblicato il 6 mag 2025

Silvia Testi

Responsabile marketing e comunicazione Alavie



sicurezza delle API ETL giovani commercialisti

Molte sono le professioni che richiedono un’elevata specializzazione e un lungo percorso per il conseguimento dell’abilitazione, che sembrano aver perso oggi attrattività verso le nuove generazioni, con conseguenti problemi di skill mismatch e dunque difficoltà a reperire le competenze necessarie. Questo emerge per esempio nelle professioni contabili e fiscali, per cui è difficile trovare giovani commercialisti. Vediamo lo scenario e possibili soluzioni.

Il nodo della formazione dei laureati

Secondo i dati Eurostat, l’Italia nel 2009 aveva l’incidenza dei liberi professionisti più alta d’Europa, ma nel 2022 era già scesa al secondo posto della classifica europea. Secondo il “IX Rapporto sulle Libere Professioni in Italia”, presentato da ConfProfessioni a novembre 2024, nonostante la sostenuta crescita dei laureati intervenuta negli ultimi vent’anni, l’Italia permane uno dei Paesi europei con il tasso più basso di laureati (30,6% al 2023), seguita solo da Ungheria e Romania; il distacco con la media europea è di 12,5 punti percentuali. Rispetto al 2003, la quota di giovani in possesso di laurea è aumentata di 17,6 punti percentuali, con un ritmo di crescita molto simile alla media europea (+18,5 punti percentuali) e superiore al trend di Germania, Spagna e Francia (Tabella 2.1).

La motivazione di questa arretratezza italiana è determinata in larga parte da una struttura di offerta formativa terziaria fortemente sbilanciata su percorsi accademici di lunga durata. Non sorprende pertanto che la crisi del nostro Paese nella formazione di laureati, possa avere effetti anche sulla penuria di praticanti e abilitazione di giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.

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IX Rapporto Annuale sulle Libere Professioni (ConfProfessioni) Variazioni 2023-2003 dei livelli di istruzione della popolazione tra i 25 e i 34 anni nell’Unione europea e nei singoli paesi

Giovani commercialisti, perché puntare sull’innovazione

La recente indagine svolta dalla società di consulenza Alavie, dal titolo “What’s next – quali scenari futuri per la professione”, ha evidenziato come l’evoluzione tecnologica degli studi professionali rappresenti un fattore determinante nell’accrescere l’attrattività della professione: il 72% dei professionisti intervistati, su un campione di 500 partecipanti, considera indispensabile l’utilizzo della tecnologia nella gestione degli adempimenti normativi (per esempio legati alla gestione delle procedure antiriciclaggio) e il 71% guarda con interesse all’intelligenza artificiale.

L’impiego di piattaforme digitali all’avanguardia consente di ottimizzare i processi, ridurre i tempi dedicati alle attività ripetitive e affrontare con maggiore efficacia la complessità delle normative. Questo, a sua volta, permette di liberare risorse preziose da destinare alla consulenza, un’attività che assumerà un ruolo sempre più centrale. L’automazione e l’accesso a informazioni in tempo reale migliorano l’efficienza del lavoro quotidiano, mentre gli strumenti di analisi e previsione forniscono un supporto fondamentale per le decisioni aziendali dei clienti.

Tuttavia, l’adozione di queste tecnologie appare ostacolata – nella percezione dei partecipanti alla Survey – da diverse barriere, tra cui le dimensioni ridotte degli studi (44%), la mancanza di competenze tecniche (18%) e i costi elevati per poter dotare lo studio di strumenti tecnologici (14%). Superare queste sfide richiede un cambiamento culturale e investimenti nella formazione continua, al fine di trasformare la tecnologia in un vero e proprio abilitatore strategico per la crescita della professione.

Perché i giovani non sono attratti dal lavoro dei commercialisti

Secondo la survey “NƎXT, il futuro della professione visto dai giovani commercialisti”, condotta a fine 2024 dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti Ricerca, che ha visto la partecipazione di quasi 2000 Dottori Commercialisti under 40 (pari a circa il 10% del totale dei professionisti italiani), negli ultimi dieci anni, contrariamente al trend dei laureati, i praticanti negli studi dei commercialisti ha subito un calo (-15%) ed è sceso anche il numero dei giovani che arrivano all’abilitazione (-50,3%). Questo dato allarmante riflette la difficoltà crescente degli studi professionali nell’attrarre giovani talenti, sollevando interrogativi sul futuro della categoria.

Complessità normativa

Uno dei principali ostacoli percepiti dai giovani commercialisti è la complessità normativa. Secondo i dati emersi dalla survey sopra citata, il 45% dei professionisti under 40 ritiene che la complessità delle normative e delle procedure sia il problema più critico per il futuro della professione. Questo non solo scoraggia molti dall’intraprendere il percorso, ma complica anche l’ingresso e l’inserimento nel mondo del lavoro, evidenziando la necessità di offrire percorsi formativi in Studio per superare il gap tecnico che i giovani si trovano ad affrontare al termine della carriera accademica.

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Survey “NƎXT, Il Futuro della Professione visto dai Giovani Commercialisti” – Aspetto più critico/insidia verso il futuro della professione

Il bisogno di formazione

Il 40% degli intervistati sottolinea la necessità di rivedere i percorsi di studio universitari e post-universitari, potenziando soprattutto le hard skill ovvero le competenze tecniche necessarie per affrontare le sfide normative. Inoltre, il 18% suggerisce di ampliare l’apprendimento delle soft skill come gestione del tempo e relazione con il cliente.

Investire in una formazione continua può rappresentare un volano per attrarre nuovi talenti e rendere la professione più stimolante. Non si tratta solo di adempiere agli obblighi formativi, ma di adottare una visione più ampia che integri competenze trasversali e innovative, in linea con le attuali sfide del mercato. In questo percorso entrano in gioco gli enti pubblici o privati che vengono abilitati dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili per il rilascio di crediti formativi professionali, obbligatori per l’aggiornamento dei professionisti.

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Survey “NƎXT, Il Futuro della Professione visto dai Giovani Commercialisti” – Come valuti il percorso di studi rispetto alle tue esigenze professionali/attuali?

Sostenibilità, AI e consulenza per giovani commercialisti

Il futuro della professione del commercialista passa anche dall’orientamento verso ambiti emergenti che stanno ridefinendo il mercato. Sempre secondo la Survey condotta dalla Fondazione, secondo il 66,6% dei giovani commercialisti la sostenibilità è una delle specializzazioni a maggiore sviluppo futuro, seguita dalla consulenza strategica (60,5%), dalla consulenza aziendale (52,5%), dall’internazionalizzazione (48,3%) e dalla compliance normativa (40,8%).

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Survey “NƎXT, Il Futuro della Professione visto dai Giovani Commercialisti” – Quale sarà, secondo te, l’impatto della tecnologia (digitalizzazione e intelligenza artificiale), nel futuro della professione?

La crescente attenzione verso la sostenibilità è legata all’introduzione di nuove direttive europee, come la CSRD, ESRS e CSDDD, che spingono le imprese a integrare criteri ESG – ambientali, sociali e di governance nelle proprie strategie. L’interesse dei giovani per questi temi rappresenta un’opportunità per gli studi professionali, che possono differenziarsi sul mercato offrendo servizi di consulenza innovativi e in linea con le nuove richieste delle aziende.

Attrarre competenze: consigli per gli studi professionali

Per rendere la professione del commercialista più attrattiva per i giovani, è fondamentale quindi intervenire su più fronti. Innanzitutto, occorre fornire un supporto nell’affrontare la complessità normativa attraverso l’adozione di strumenti tecnologici avanzati, capaci di ridurre il carico operativo e aumentare il valore strategico della professione. In secondo luogo, bisogna puntare su progetti di apprendimento continuo,valorizzando sia le competenze tecniche sia quelle trasversali.

Infine, è importante ridefinire il ruolo del commercialista come consulente strategico, capace di accompagnare le imprese in un mercato sempre più dinamico e globale. Temi come la sostenibilità, l’intelligenza artificiale e la consulenza aziendale rappresentano ambiti chiave che possono attrarre giovani professionisti, motivati a fare la differenza in un contesto professionale in evoluzione.

Con un approccio strategico e un’attenzione particolare alle esigenze delle nuove generazioni, gli studi professionali possono trasformare la crisi generazionale in un’opportunità per rinnovarsi e crescere. Formazione adeguata, tecnologie innovative e orientamento ai nuovi ambiti emergenti come intelligenza artificiale e sostenibilità sono tre leve strategiche che possono rendere il lavoro del commercialista più attrattivo per i giovani e favorire il ricambio generazionale.

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