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Transizione energetica negli edifici industriali, come farla: vademecum



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Un framework in cinque passi per attuare la transizione energetica degli edifici industriali, in modo da efficientarli e favorire il risparmio energetico: ecco di cosa si tratta

Pubblicato il 7 nov 2025

Francesco Genchi

Managing Director Johnson Controls Italy



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Chi lavora nel settore industriale lo sa bene: oggi più che mai, la transizione energetica in edilizia, nella sua complessità, è una sfida ma anche uno stimolo. Ciò è ancora più vero per chi ha a che fare, per gestione o produzione, con edifici che richiedono una grande quantità di energia per funzionare.

Lo scenario attuale, con costi sempre più elevati per l’energia, regole e normative sempre più stringenti e un’attenzione crescente alle tematiche della sostenibilità spingono le aziende a ripensare la loro gestione degli edifici. Per restare competitivi, assicurare continuità operativa e tenere sotto controllo i costi operativi (TCO), ora occorrono nuove strategie di gestione e sviluppo dei propri immobili.

Una trasformazione di questa portata richiede un approccio ben strutturato e definito affinché risulti efficace.

Definire gli obiettivi e identificare gli stakeholder

Il punto di partenza necessario, come suggerito dal framework di Johnson Controls, è quello di stabilire gli obiettivi che si vogliono raggiungere e le figure da coinvolgere, non solo all’interno dell’azienda ma anche al di fuori. In questa fase, è importante includere responsabili di produzione, direzione tecnica, energy manager e, dove necessario, partner esterni specializzati come le ESCO (Energy Service Company).

In base alle caratteristiche e alle necessità del progetto, player come Johnson Controls possono affiancare le aziende sia dal punto di vista tecnologico che consulenziale, collaborando con altri attori o gestendo direttamente le diverse fasi operative. Questo approccio permette di adattarsi alle specificità di ogni contesto, favorendo una gestione coordinata e integrata del processo.

Sarà così possibile gettare le basi per un percorso di efficientamento di successo e che tenga conto delle esigenze del business, delle opportunità legate alla digitalizzazione e delle potenzialità della decarbonizzazione. In questa fase, è fondamentale porsi domande strategiche, come ad esempio: quali sono i driver principali (riduzione dei consumi, resilienza operativa, accesso a incentivi, reputazione ESG)? Quali sono le priorità di intervento e i vincoli di budget? Solo una chiara definizione delle aspettative può garantire una definizione di una roadmap efficace e realistica.

Analisi del contesto e definizione delle priorità

Il secondo passo del percorso prevede l’audit energetico: compiere un’analisi approfondita e dettagliata del contesto in cui si muove l’azienda e identificare aree di intervento e priorità è essenziale e determinante per raggiungere il risultato. Si tratta di uno step essenziale non soltanto perché scatta una fotografia dei consumi, ma soprattutto perché analizza con precisione le inefficienze del sistema e i flussi energetici. L’audit è una vera e propria bussola che permette di orientarsi e non perdere di vista la rotta.

Contribuisce a individuare le priorità e prendere le decisioni sulle opportunità di miglioramento degli impianti, dell’involucro edilizio, dei sistemi di automazione, dei processi produttivi, ecc. L’audit, naturalmente, deve essere integrato con un’analisi costi/benefici sia per capire sia la potenzialità dei risparmi energetici che si possono conseguire, sia l’impatto che le misure adottare avranno su produttività, comfort e sicurezza. Sarà così possibile massimizzare il ritorno sull’investimento e, soprattutto, pianificare le attività in modo sostenibile nel tempo, un fattore chiave per la transizione energetica.

Sviluppo del progetto e ingegnerizzazione

L’analisi dà il la alla progettazione vera e propria, quindi alla fase della messa a terra di quanto stabilito durante gli step preliminari. Bisogna selezionare le tecnologie disponibili più adatte a raggiungere gli obiettivi prefissi, integrando sistemi che contribuiscano ad automatizzare gli impianti, digitalizzare i processi e a compiere un monitoraggio avanzato. In questo modo, si potrà ottenere un’infrastruttura smart, in grado di adattarsi dinamicamente alle esigenze operative e, allo stesso tempo, di ottimizzare in tempo reale i consumi di energia.

Qui, debbono essere criteri di efficacia, scalabilità e interoperabilità a guidare lo sviluppo del progetto, sapendo quindi che piattaforme aperte e facilmente integrabili nei sistemi già adottati dall’azienda sono preferibili grazie alla loro flessibilità e predisposizione a futuri aggiornamenti, contro il rischio di obsolescenza. La digitalizzazione, a questo punto, si rivela determinante perché, grazie a strumenti quali Building Management System (BMS), sensoristica IoT, piattaforme di data analytics e AI, è possibile raccogliere, analizzare e utilizzare dati in tempo reale per migliorare le performance e anticipare eventuali criticità.

Esecuzione e messa in servizio

Si arriva a questo punto allo step in cui la strategia prende forma e diventa realtà. È il momento di installazione e messa in servizio dei nuovi sistemi, una fase che richiede una gestione accurata dei tempi, dei costi e dei rischi, oltre a una stretta collaborazione tra tutti gli attori coinvolti. L’approccio deve essere integrato, sì, ma soprattutto perfettamente coordinato: progettisti, installatori, fornitori e responsabili della manutenzione devono condividere piani e obiettivi per poter garantire la piena funzionalità degli impianti e il rispetto degli standard di qualità.

Inoltre, un elemento chiave è rappresentato dalla definizione dei Key Performance Indicators (KPI), che permettano di monitorare e garantire che le performance attese lungo tutto il ciclo di vita dell’intervento, per raggiungere i risultati attesi. Perché la messa in servizio abbia successo, è anche necessario prevedere da subito, e applicare in questa fase, delle attività di formazione e di comunicazione interna per il personale, per aumentare la consapevolezza di tutti sull’importanza dell’adozione delle nuove tecnologie e, allo stesso tempo, massimizzare i benefici operativi.

Gestione, manutenzione e ottimizzazione continua

Sarebbe un grande errore pensare che, a questo punto, il percorso verso l’efficientamento energetico possa ritenersi concluso. Infatti, la transizione non si esaurisce con la realizzazione del progetto, ma richiede gestione costante e manutenzione, entrambi fattori da predisporre già in fase progettuale. In particolare, devono essere applicati modelli di manutenzione predittiva, supportati da piattaforme digitali e sistemi di monitoraggio remoto, per anticipare i guasti, ridurre i periodi di fermo macchine e ottimizzare i costi operativi.

L’analisi costante dei parametri attraverso controlli e report periodici assicura che, eventuali anomalie o rischi, vengano identificati prima che si verifichino e possano quindi essere corretti e risolti tempestivamente, senza impattare sulle performance. È per questo che la gestione degli edifici va considerata come un processo dinamico, orientato al miglioramento continuo e alla massimizzazione del valore generato per l’azienda e per l’ambiente.

Linee guida per l’efficientamento degli edifici industriali

Oltre agli step operativi, esistono alcune best practice trasversali che possono fare la differenza. L’adozione di modelli “as a service” e di soluzioni di finanziamento innovative consentono di superare le barriere legate agli alti costi di investimento iniziale, trasformando la spesa in un costo operativo prevedibile e garantendo la sostenibilità economica dei progetti.

La digitalizzazione rappresenta un acceleratore fondamentale. Infatti, piattaforme integrate di gestione energetica, sistemi di controllo avanzati e strumenti di analisi predittiva permettono di ottenere una visibilità completa sugli asset e di prendere decisioni informate in tempo reale. La decarbonizzazione e la resilienza energetica, infine, devono essere considerate come obiettivi strategici da perseguire attraverso l’integrazione di energia da fonti rinnovabili, l’efficientamento dei processi e la riduzione delle emissioni di CO2 lungo tutta la filiera.

La transizione energetica degli edifici industriali è quindi una sfida che va abbracciata e affrontata con metodo: non si può prescindere da un approccio di lungo termine integrato e orientato al risultato. Definire obiettivi chiari, analizzare la situazione iniziale in modo approfondito, collaborare con stakeholder interni ed esterni all’azienda, progettare una soluzione innovativa e predisposta per interventi manutentivi futuri sono gli step che consentono di cogliere le opportunità offerte da un percorso assolutamente necessario, quello per contribuire attivamente alla decarbonizzazione del settore.

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