Il 5G standalone rappresenta una delle evoluzioni più significative delle reti mobili industriali, soprattutto in contesti operativi complessi e ad alta criticità. Nel suo intervento al convegno annuale di presentazione ricerca dell’Osservatorio 5G & Digital Connected Industry del Politecnico di Milano, Fernando Tamani, ICT Program Manager di Saipem, ha illustrato come questa tecnologia sia stata adottata non per inseguire trend, ma per rispondere a esigenze reali di sicurezza, continuità del servizio e controllo operativo. La testimonianza offre uno sguardo diretto su come una grande realtà internazionale stia ripensando la propria infrastruttura di connettività per sostenere operazioni distribuite e delicate .
Indice degli argomenti
Sicurezza come punto di partenza
La scelta di Saipem non nasce da un interesse teorico verso il 5G, ma da un’esigenza concreta di tutela dei lavoratori. Tamani descrive il contesto operativo come «internazionale ed estremo», chiarendo che il «casus belli è stato il tema della sicurezza sul lavoro».
Le condizioni ambientali, l’isolamento di molti siti e la complessità delle attività rendevano insufficiente l’architettura di connettività precedente. La trasformazione tecnologica è stata quindi guidata dalla necessità di ottenere maggiore affidabilità, capacità di supervisione e controllo in tempo reale, elementi essenziali per proteggere persone e infrastrutture.
Dallo scouting alla scelta del 5G SA: perché è diventato la tecnologia principale
Per rispondere a queste esigenze, Saipem ha avviato un percorso strutturato di scouting. La valutazione ha portato a individuare il 5G privato standalone come la soluzione più idonea. La decisione è stata determinata dalla capacità della tecnologia di assicurare:
- latenza minima, indispensabile per attività in tempo reale;
- affidabilità elevata, perché un’interruzione di servizio può avere conseguenze operative e di sicurezza;
- isolamento e controllo locali della rete, necessari in aree dove la connettività pubblica non rappresenta una garanzia.
Il 5G standalone non dipende dal core 4G, non estende reti esistenti e permette di definire parametri stringenti, adattabili alle esigenze dei processi industriali. Tamani chiarisce che non si è trattato di adottare «soluzioni avveniristiche», ma di individuare l’unica tecnologia compatibile con i requisiti dei siti operativi.
“Uscire dai PowerPoint”: il valore del test reale
Uno dei passaggi più emblematici riguarda la volontà di superare la fase teorica. «Abbiamo deciso che bisognava uscire dai PowerPoint e realizzare concretamente qualcosa», afferma il manager.
Questo approccio ha portato Saipem nel Development Playground, una fase in cui la sperimentazione diventa pratica sistemica. I test non servono a validare concetti astratti, ma a verificare se il sistema è effettivamente in grado di sostenere processi critici in condizioni operative reali.
Una rete 5G SA testata in un sito del Sud-est asiatico
La sperimentazione è culminata nella realizzazione di una rete privata 5G standalone in un sito produttivo del Sud-est asiatico. «Lo abbiamo fatto realizzando una rete privata 5G standalone, testando situazioni live», spiega Tamani.
La scelta del sito non è casuale: molti contesti di Saipem operano in ambienti isolati o difficili, con condizioni climatiche e infrastrutturali variabili. Il test permette di valutare come il 5G SA si comporti in casi di automazione, telemetria e coordinamento operativo che richiedono stabilità e continuità.
Un percorso culturale oltre la tecnologia
Tamani sottolinea che la maturità digitale di un’organizzazione non dipende solo dalle soluzioni adottate, ma dalla capacità interna di comprenderle e integrarle. Il percorso, spiega, passa attraverso tre fasi: «comprendere, far comprendere e farsi comprendere».
È una dinamica che riguarda tanto le strutture IT quanto le funzioni operative, e che definisce il salto dal Development Playground al Business Transformer, ovvero la fase in cui la connettività diventa parte integrante della strategia aziendale.
Cosa insegna il caso Saipem
L’esperienza riportata da Saipem mostra che il 5G SA non è un esercizio accademico né un progetto sperimentale isolato. È una tecnologia valutata e implementata per sostenere operazioni reali, con implicazioni dirette su sicurezza, continuità e qualità dei processi.
Dalle parole di Tamani emergono alcuni principi utili per le imprese industriali:
- le scelte devono nascere da esigenze operative reali, non da logiche di adozione anticipata;
- la sperimentazione sul campo è indispensabile per valutare la stabilità delle tecnologie;
- il controllo locale e l’affidabilità del 5G SA lo rendono adatto a contesti difficili o distribuiti;
- la trasformazione è anche culturale, perché richiede comprensione e allineamento degli stakeholder.
Il 5G standalone come infrastruttura per l’innovazione operativa
Il racconto di Tamani evidenzia che il 5G standalone industriale può diventare una componente strutturale nei percorsi di trasformazione. La rete privata testata in Saipem non è presentata come punto di arrivo, ma come base per applicazioni future, ad esempio automazione avanzata, robotica e telecontrollo in ambienti remoti.
Un’infrastruttura, dunque, progettata per sostenere operazioni ad alta criticità e capace di accompagnare l’evoluzione delle attività industriali globali dell’azienda.











