L’Agenzia per l’Italia Digitale ha un compito arduo e spinoso: attuare le indicazioni politiche in tema di Agenda Digitale.
Arduo perché, in questo periodo di scarsa credibilità della politica e distacco tra il cittadino e il Palazzo, l’attenzione all’imparzialità è alta. L’Agenda Digitale tratta di Open Data e quindi di trasparenza. Il compito può diventare meno arduo se il concetto di trasparenza venisse applicato in ogni scelta strategica e tattica.
Spinoso perché l’Agenzia per l’Italia Digitale lavorerà in uno scenario nel quale sono sedimentati rapporti storici pubblico/privato che, negli ultimi anni, hanno portato l’Italia digitale a non eccellere per efficienza e innovazione.
Arduo e spinoso ma non impossibile.
L’Agenzia dovrà lavorare destreggiandosi tra consociativismo e conflitti d’interesse (anche marchiani!).
Ci riuscirà se attuerà un processo trasparente per includere tutti i player del mercato per trasformare le idee (innovative) in progetti virtuosi e sostenibili.















Giusto quello che dice Curti, ma se si continua ad usare le impostazioni “borboniche” del passato, l’Italia sarà sempre l’ultima della lista!
Quì bisogna rottamare i vecchi concetti, unire le forze e partire da zero con sistemi e strutture che sono “open”, interconnessi, sicuri e di facile utilizzo da parte dei cittadini.
Per quelli non connessi ad Internet, una minoranza, si potrebbero trovare anche delle soluzioni economiche ed efficaci, e non usare questo concetto come scusa per frenare lo sviluppo tecnologico tanto necessario nella nostra PA.
Moviamoci, prima di affondare ancora di più, visto che siamo in notevole ritardo.
F Di Marco