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Data center sostenibili: la sfida energetica dell’IA in Italia



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L’espansione dell’intelligenza artificiale solleva interrogativi sulla compatibilità con gli obiettivi climatici. L’Italia ospita 210 data center con consumi in crescita. La sfida è sviluppare modelli sostenibili, ottimizzare l’efficienza energetica e integrare fonti rinnovabili nell’infrastruttura digitale nazionale

Pubblicato il 18 nov 2025

Cristina Orlando

Research Fellow Istituto per la Competitività, I-Com



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L’esplosione dei dati e l’avvento dell’intelligenza artificiale impongono una riflessione urgente sulla sostenibilità dei data center. Queste infrastrutture, essenziali per addestrare e operare modelli di IA, devono affrontare la sfida della decarbonizzazione senza compromettere l’innovazione digitale che sta trasformando economia e società.

L’esplosione dei dati nell’era digitale

Partiamo con la nostra analisi dalla constatazione che l’utilizzo e la generazione di dati stanno registrando tassi di crescita notevolissimi, trainati da fattori come l’espansione dell’accesso a Internet, l’aumento del traffico mobile, i dispositivi IoT (Internet of Things), lo streaming di contenuti multimediali e le piattaforme social. La quantità di dati generati e consumati nel mondo ha raggiunto livelli impressionanti, con unità di misura atte a misurare enormi grandezze: zettabyte, exabyte, quintilioni. Un’esplosione dovuta in gran parte all’aumento del numero degli utilizzatori di internet, che nel 2025 ha superato i 5,64 miliardi, rappresentando circa il 68% della popolazione globale e segnando un incremento del 3,67% rispetto al 2024. Nel nostro Paese l’utilizzo dei dati segue una tendenza simile, con un’accelerazione nell’accesso e nel consumo digitale. Nel 2024, la percentuale di individui che utilizzano Internet ha superato l’89% della popolazione, mentre i dati sul consumo mobile crescono costantemente da un mese all’altro.

Intelligenza artificiale tra innovazione e sostenibilità

A questa dinamica consolidata si aggiunge l’avvento dell’intelligenza artificiale (IA), che sta attraversando una fase di crescita senza precedenti, trasformando radicalmente settori economici, servizi pubblici e dinamiche sociali a livello globale. Questa rivoluzione tecnologica, tuttavia, pone sfide significative in termini di sostenibilità energetica e ambientale. I data center (DC) necessari per addestrare e operare modelli di IA avanzati richiedono quantità crescenti di energia elettrica, sollevando interrogativi cruciali sulla compatibilità tra innovazione digitale e obiettivi di decarbonizzazione. Anche a livello mondiale, le prospettive di sviluppo dell’IA si posano su un più ampio quadro che vede sovrapporsi questioni legate alle infrastrutture energetiche, digitali, a competenze tecniche e iter autorizzativi, oltre che al fisiologico sviluppo tecnologico che sta caratterizzando il settore negli ultimi anni.

Il bivio strategico dell’Italia

L’Italia si trova oggi a un bivio strategico. Da un lato, il Paese deve accelerare la propria transizione verso l’IA per non perdere competitività rispetto ad altre economie avanzate. Dall’altro, è chiamata a rispettare impegni ambiziosi in materia di transizione energetica e riduzione delle emissioni di gas serra. Questa apparente dicotomia può tuttavia trasformarsi in un’opportunità unica: quella di sviluppare modelli e applicazioni di IA possibilmente alimentata da fonti rinnovabili, posizionando l’Italia come pioniere di un’AI veramente sostenibile, con benefici evidenti sui consumi energetici e idrici.

Ripensare l’IA come risorsa energetica

Per “Dare Energ-IA all’Italia” – per riprendere il titolo del recente rapporto di ricerca realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) in partnership di AWS, Edison, GSE, ING e Terna nell’ambito del progetto “Energ-IA – Ricerca e policy sull’Intelligenza Artificiale e il settore energetico: il ruolo dei Data Center“. – occorre ripensare l’IA non solo come consumatrice di energia, ma come componente intelligente di un sistema energetico più flessibile, efficiente e resiliente.

I numeri del settore data center in Italia

L’Italia ospita circa 210 DC, fortemente concentrati nell’area milanese (35% del totale nazionale), con consumi energetici stimati a 3,91 TWh nel 2024 e potenza installata di 287 MW. Le proiezioni indicano una crescita notevolissima: 1 GW entro il 2028 e 2 GW nel 2031. A livello globale, i DC rappresentano l’1,5% dei consumi elettrici mondiali, con prospettive di raddoppio entro il 2030. Il mercato italiano dei DC vale 7 miliardi di euro (2024) con previsioni di crescita al 47% entro il 2030, mentre il mercato dell’IA potrebbe raggiungere 28 miliardi di euro nel 2031, con un tasso di crescita annuale del 35,2%.

Criticità infrastrutturali e normativa in evoluzione

Le richieste di connessione alla RTN hanno raggiunto 44 GW (maggio 2025), di cui il 60% solo in Lombardia, evidenziando criticità di concentrazione spaziale e saturazione delle reti. Il quadro normativo italiano è in evoluzione. La legge sull’IA (settembre 2025) e la Strategia MIMIT per l’attrazione di investimenti rappresentano passi significativi, mentre il Decreto Energia 2025 dovrebbe introdurre l’autorizzazione unica per i DC, con procedimenti accelerati di massimo 10 mesi. A livello europeo, il Regolamento 2019/424 e la Direttiva Efficienza Energetica 2023/1791 impongono standard di ecocompatibilità e rendicontazione.

Tecnologie per ridurre l’impatto ambientale

Sul fronte della sostenibilità, il Power Usage Effectiveness (PUE) medio italiano si attesta a 1,5, in linea con la media europea, con prospettive di miglioramento sotto 1,3 entro il 2030. Le strategie di riduzione dell’impatto includono: ottimizzazione algoritmica, hardware specializzato (TPU, FPGA), raffreddamento ibrido liquido-aria (riduzioni PUE del 27%), approvvigionamento da rinnovabili (gli operatori rappresentano oltre il 30% dei 120 GW di corporate PPA globali).

L’IA al servizio della transizione energetica

I benefici dell’IA per il sistema energetico sono significativi. Nelle reti elettriche, l’IA ottimizza la previsione di domanda/offerta e l’integrazione delle fonti rinnovabili. Nell’oil&gas, riduce errori di previsione del 25% e potrebbe evitare 2 Mt di emissioni di metano annue. Nei settori industria, trasporti e civile (94% dei consumi finali mondiali), l’IEA stima che l’adozione diffusa dell’IA potrebbe ridurre 1,4 Gt di CO₂ entro il 2035, compensando le emissioni dei data center stessi.

Applicazioni dell’IA per acqua ed economia circolare

Applicazioni collaterali dell’IA mostrano impatti rilevanti: nel settore idrico (mercato previsto a 50,9 miliardi di dollari entro 2034), l’accuratezza nel rilevamento perdite può raggiungere il 99,79%, particolarmente rilevante per l’Italia dove le perdite idriche sono al 41,8%. Nell’economia circolare, l’IA abilita lo smistamento dei rifiuti con precisione umana e benefici potenziali di 217 miliardi di dollari annui entro 2030.

Opinione pubblica e accettazione sociale

La percezione pubblica è generalmente positiva (25,9% favorevole vs 5,7% contrario), motivata dal riconoscimento dei data center come infrastrutture essenziali (65,1%), generatori di investimenti (51,8%) e occupazione (40%). Le preoccupazioni si concentrano su ubicazione inadeguata (47,1%) e consumo di risorse (41,2%).

Scenari futuri: convivenza tecnologica e efficienza

Guardando al futuro, lo scenario più probabile è quello di una convivenza articolata tra diverse generazioni e tipologie di tecnologie digitali. I DC continueranno a crescere, spinti dalla domanda di servizi cloud, dall’espansione dell’Internet of Things e dalla diffusione dell’IA, ma dovranno diventare progressivamente più efficienti dal punto di vista energetico. L’innovazione nell’efficienza dei chip, nelle architetture di calcolo, nei sistemi di raffreddamento e nell’integrazione con fonti rinnovabili sarà cruciale per rendere sostenibile questa espansione. Parallelamente, l’edge computing e soluzioni di calcolo distribuito potrebbero ridurre la necessità di centralizzare tutte le elaborazioni in grandi DC, portando parte dell’intelligenza computazionale più vicino ai punti di raccolta e utilizzo dei dati. La convergenza tra efficienza energetica dell’infrastruttura ed efficacia delle applicazioni di IA determinerà quali scenari di sviluppo saranno effettivamente sostenibili nel medio-lungo termine.

Le transizioni gemelle e l’opportunità italiana

Nel nostro Paese, l’abilitazione delle transizioni gemelle permetterebbe di valorizzare il patrimonio di competenze scientifiche e industriali italiane, di attrarre investimenti in infrastrutture digitali sostenibili e creare un ecosistema dove ricerca, industria e istituzioni collaborano per un obiettivo comune: un’Italia più competitiva, innovativa e verde. L’attenzione del regolatore europeo e italiano verso questi temi si è progressivamente innalzata, come testimoniato, tra le altre cose, dall’intenzione di ospitare una delle cinque gigafactory europee e dal già citato Decreto Energia 2025, di cui si auspica la celere approvazione.

Investimenti sostenibili e recupero di calore

Per essere effettivamente sostenibili, gli investimenti in nuovi data center dovrebbero prediligere i siti brownfield, così da limitare il consumo di nuovo suolo e allo stesso tempo riqualificare poli industriali dimessi. Tuttavia, per questo tipo di siti, i procedimenti autorizzativi risultano al momento più complessi, rendendo più remunerativa la scelta dei greenfield e penalizzando dunque l’opzione più sostenibile. Inoltre, si auspica che l’approntamento di nuove strutture di DC possa essere accompagnato, in misura sempre maggiore, da sistemi di recupero di calore a vantaggio delle comunità locali. Questi aspetti sono cruciali per un’accettazione maggiore delle strutture, massimizzando anche i benefici per i cittadini.

Data center come opportunità per il sistema energetico

Infatti, andrebbe altresì sottolineato che anche nel nostro Paese gli investimenti in DC si inseriscono in una messe di investimenti in infrastrutture elettriche di ogni tipo. La domanda aggiuntiva dei DC, come già ravvisato da alcuni esperti, più che una minaccia sarebbe un’utile opportunità in ragione di una domanda di energia stabile, prevedibile e nativa elettrica e di un carico rinnovabile che può rafforzare la produttività degli investimenti in energie rinnovabili, reti e accumuli. Non trascurabile è anche il ruolo delle nuove tecnologie nucleari, che, nel lungo periodo, potrebbero contribuire ad alimentare i DC, sia come parte integrante del mix energetico in prelievo dalla rete elettrica nel suo complesso, sia con progetti ad-hoc, creando una nuova tipologia di hub infrastrutturale che rifletta la commistione fra tecnologie digitali ed energetiche all’avanguardia.

Governance e concentrazione territoriale

In conclusione, la questione della (eccessiva) concentrazione sta già manifestando criticità nei territori ospitanti (con le prime contestazioni) e sulla rete elettrica che merita specifica attenzione anche in termini di policy per evitare che, come spesso è capitato nella storia italiana, potenziali opportunità non siano colte in assenza di una regia di governance competente e pro-attiva. Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante l’Italia potrà trasformare le sfide dell’IA in un motore di crescita sostenibile, garantendo un futuro digitale verde e competitivo.

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