Se nell’immaginario collettivo, il progresso tecnologico è fatto di algoritmi, software e reti neurali, ogni salto avanti nel digitale ha in realtà una componente fisica altrettanto determinante ovvero l’energia necessaria per farlo funzionare.
E proprio qui si apre un dilemma destinato a segnare i prossimi decenni, quello della sostenibilità dei data center nell’era della sfida climatica. Infatti dobbiamo chiederci come si può sostenere la crescita esponenziale di intelligenza artificiale e GenAI senza rinunciare agli obiettivi climatici globali.
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Sostenibilità data center e sfida climatica: la trasformazione è già in atto
A prima vista sembrano due missioni inconciliabili. Da un lato, un’intelligenza artificiale sempre più avanzata che necessita di modelli di calcolo affamati di dati e risorse; dall’altro, l’urgenza di decarbonizzare l’economia globale. Eppure, come suggerisce il recente report di Boston Consulting Group (BCG), dal titolo “Power Moves: How CEOs Can Achieve Both AI and Climate Goals”, queste due traiettorie non sono necessariamente in rotta di collisione e possono procedere insieme. Ma serve una visione nuova.
Secondo BCG, i consumi energetici dei data center negli Stati Uniti, rimasti stabili per decenni, stanno crescendo a un ritmo tra il 15% e il 20% annuo. Entro tre anni, si stima che i data center negli Stati Uniti potrebbero consumare 580 terawattora di energia elettrica, circa il 10-12% del consumo totale di elettricità del Paese. Questo trend si riflette anche in Europa.
Il panorama italiano
L’Italia, in particolare, si distingue come uno dei mercati più vivaci, con una crescita annua dell’8% e una quota del 13% del totale dei data center distribuiti nel continente.
È un risultato notevole, superiore a quello di Paesi con maggiore trazione digitale come Germania e Olanda.
Solo nel 2023, gli investimenti in co-location in Italia – ovvero la vendita di spazi a terze parti all’interno dei data center – hanno superato i 654 milioni di euro, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente.
Inoltre, il valore del mercato cloud ha raggiunto i 4,8 miliardi di euro, coinvolgendo quasi 70 operatori attivi.
La fragilità italiana in ambito energetico
A rendere particolarmente critico questo scenario non è solo la rapidità dello sviluppo,ì ma la fragilità del contesto energetico in cui avviene.
I data center non possono infatti permettersi interruzioni: hanno bisogno di energia stabile, cioè sempre disponibile, indipendentemente da agenti climatici o carichi di rete.
È qui che il nodo della sostenibilità incontra i suoi limiti più spinosi. Il peso dei data center, infatti, è passato da essere “invisibile” a diventare un fattore strutturale della domanda elettrica.
Lo scorso anno, in Italia, l’assorbimento energetico ha raggiunto oltre i 500 megawatt – pari al 3% del fabbisogno nazionale – e questa quota è destinata ad aumentare.
Come rendere sostenibili i data center
Per garantire che un simile carico di energia possa essere sostenibile, c’è bisogno di basi solide. Storicamente, i Paesi del Nord Europa erano i preferiti per l’installazione di data center grazie alle condizioni climatiche favorevoli per il raffreddamento naturale dei server – fenomeno noto come natural cooling.
Ma oggi anche Paesi come Germania e Olanda stanno ponendo limiti alla costruzione di nuovi impianti, a causa delle emissioni, dell’eccessivo consumo d’acqua e dell’instabilità delle reti elettriche.
Al contrario, l’Italia e la Spagna stanno diventando hub alternativi per colossi come Amazon e Microsoft, attratti non solo dalla domanda crescente, ma anche da normative meno stringenti e dall’esigenza geopolitica di mantenere i dati all’interno dei confini nazionali.
L’energia che muove l’AI è generata dall’innovazione
Per risolvere l’apparente conflitto tra AI e sostenibilità, serve più innovazione.
Considerando l’elevato potenziale di espansione futura del settore, diventa fondamentale individuare soluzioni energetiche che siano al tempo stesso affidabili e sostenibili.
In questo senso, diverse tecnologie emergenti stanno cambiando il paradigma della produzione energetica, proponendo soluzioni promettenti.
Una di queste riguarda i piccoli reattori modulari (SMR), una nuova generazione di impianti nucleari che garantiscono energia continua, progettati per essere più sicuri, rapidi da costruire e a basse emissioni di carbonio.
A livello globale, colossi come Google e Amazon hanno già avviato partnership per promuovere lo sviluppo di queste tecnologie, mentre Microsoft è intervenuta direttamente riattivando un vecchio reattore nucleare a Three Mile Island, negli Stati Uniti.
Anche in Italia, l’adozione dei piccoli reattori modulari (SMR) sta suscitando un interesse crescente.
Oltre al nucleare, si stanno esplorando anche alternative più sperimentali, come l’uso di celle a combustibile a idrogeno e sistemi di raffreddamento ad acqua ad alta densità, capaci di ridurre l’impatto termico degli impianti.
La tecnologia da sola non basta, urge una strategia sistemica
In Italia, a partire dal 1° gennaio 2025, i data center sono stati dotati di un codice ATECO specifico, riconoscendoli formalmente come infrastrutture strategiche.
Tuttavia, la regolamentazione del settore è ancora in via di definizione, con alcune attività collegate non ancora completamente integrate nella normativa attuale.
Serve una normativa ad hoc che accompagni lo sviluppo del comparto e ne regoli l’impatto ambientale ed energetico. Allo stesso tempo, è necessario un coordinamento tra attori pubblici e privati per pianificare in modo integrato la domanda e l’offerta di energia.
L’ottimizzazione delle infrastrutture esistenti è un altro pilastro. Le aziende energetiche possono usare l’AI per migliorare l’efficienza delle reti, mentre i colossi tech possono ridurre i consumi scegliendo hardware meno intensivi per l’inferenza e localizzando con attenzione i propri data center.
Perfino gli utenti finali hanno un ruolo nel promuovere il risparmio energetico, adottando pratiche di consumo consapevoli e monitorando le loro emissioni indirette.
Futuro dell’AI, fra data center sostenibili e sfida climatica
L’infrastruttura digitale non è solo una questione di cavi e server, ma è sempre più una questione di energia.
Infatti, la sfida dei prossimi anni sarà garantire che il futuro dell’AI non si costruisca sulle fondamenta di una rete elettrica impreparata.
Il paradosso può diventare un’opportunità: l’urgenza di rispondere alla domanda energetica dell’AI potrebbe trasformarsi in un buon motivo per accelerare la transizione verso fonti a basse emissioni dove le aziende tech, oggi tra quelle che richiedono più energia, possono diventare protagoniste della nuova rivoluzione verde, guidando investimenti, innovazione e consapevolezza.