In Europa, la sovranità digitale è ormai divenuta un asse strategico delle politiche industriali e della sicurezza economica. La capacità di controllare i propri dati, sviluppare infrastrutture tecnologiche autonome e sostenere l’innovazione interna rappresenta una sfida che coinvolge istituzioni, imprese e ricerca.
In questo quadro, l’Italia sta delineando una strategia integrata che punta a coniugare regolamentazione, incentivi e infrastrutture per rafforzare la competitività del sistema produttivo nazionale e assicurare un uso sicuro e sostenibile delle tecnologie emergenti. A delinearne le direttrici è stata Valeria Vinci, Head of Unit Digital Economy and New Enabling Technologies del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), intervenuta al convegno “Il Cloud tra AI e sovranità” organizzato dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano.
Indice degli argomenti
Sovranità digitale, tra autonomia tecnologica e sicurezza economica
La sovranità digitale non è soltanto un tema tecnico o infrastrutturale, ma un elemento chiave della politica industriale e della sicurezza nazionale. Riguarda il controllo dei dati, la capacità di produrre tecnologia e la protezione del tessuto economico europeo da dipendenze esterne.
Come ha ricordato Vinci, il concetto di sovranità si estende su più livelli: «non solo alla sicurezza dei dati, ma anche alla sicurezza economica». È per questo che tecnologie come Quantum computing, Intelligenza Artificiale e semiconduttori vengono oggi considerate tecnologie critiche, su cui l’Unione europea ha avviato strategie dedicate e programmi di investimento comuni.
Il legame tra innovazione tecnologica e sicurezza economica è divenuto particolarmente evidente nel contesto geopolitico attuale. La capacità di sviluppare e mantenere infrastrutture digitali proprie — dai data center all’intelligenza artificiale — non riguarda solo l’efficienza tecnologica, ma la stessa autonomia strategica dell’Europa.
Oltre la regolamentazione: verso un approccio sistemico alle tecnologie
Uno dei punti centrali del dibattito europeo, e su cui si sta concentrando anche il MIMIT, riguarda il rapporto tra regolamentazione e innovazione. Spesso percepite come forze contrapposte, le regole e la crescita tecnologica vengono oggi rilette come componenti dello stesso ecosistema.
L’obiettivo, secondo Vinci, è costruire politiche industriali capaci di mettere a sistema le tecnologie abilitanti – dal Quantum ai data center, dal Cloud all’IA – evitando di affrontarle come compartimenti stagni. In questa direzione si collocano gli strumenti introdotti a livello europeo: il pacchetto di certificazione Omnibus Digitale, l’AI Act, l’AI Development Act e il Data Act, che regolano i processi di sviluppo, condivisione e protezione dei dati.
La visione che emerge è quella di una regolamentazione sinergica, pensata non per limitare l’innovazione, ma per garantirne l’affidabilità e favorire l’adozione di soluzioni sicure e interoperabili. «Ci stiamo chiedendo – ha spiegato Vinci – se la regolamentazione sia davvero a favore delle innovazioni. La risposta è accompagnarla con interventi che semplifichino e incentivino».
Regole e incentivi: la doppia leva della competitività
A questa logica si affianca la necessità di politiche economiche di sostegno. La competitività tecnologica richiede infatti non solo un quadro normativo stabile, ma anche strumenti finanziari in grado di sostenere ricerca, adozione e trasferimento tecnologico.
Nel nuovo Quadro Finanziario Pluriennale Europeo trova spazio il Fondo Europeo per la Competitività, un’iniziativa sostenuta anche dal Ministro Urso e ritenuta cruciale dal MIMIT per rafforzare la capacità delle imprese di investire in innovazione. Vinci ha sottolineato come l’obiettivo sia quello di «mettere in connessione le iniziative di ricerca con strumenti finanziari che sostengano la trasformazione digitale delle imprese».
Accanto a questo, l’Italia sta lavorando per ampliare il raggio d’azione degli incentivi nazionali, in particolare per le piccole e medie imprese, che rappresentano la base industriale del Paese. La priorità è creare politiche industriali ad ampio spettro, in cui la regolazione dialoghi con la finanza pubblica e la ricerca applicata.
Quantum e data center: infrastrutture per la sovranità
Uno dei terreni più concreti su cui si misura la sovranità digitale è quello delle infrastrutture. Il MIMIT ha recentemente avviato due strategie complementari: una dedicata al Quantum e una ai data center, entrambe approvate in Consiglio dei Ministri e sottoposte a consultazione pubblica.
Il principio è chiaro: garantire infrastrutture italiane ed europee per l’archiviazione, l’elaborazione e la sicurezza dei dati, evitando concentrazioni geografiche e dipendenze esterne. Vinci ha richiamato la necessità di una distribuzione più omogenea degli investimenti sul territorio, osservando che «la concentrazione dei data center in alcune aree d’Europa e d’Italia comporta anche questioni legate alla disponibilità energetica».
All’interno del più ampio quadro europeo, l’Italia partecipa inoltre ai programmi EuroHPC, dedicati al supercalcolo e alle infrastrutture di calcolo avanzate. Proprio in quest’ambito è nata la prima AI Factory italiana, una delle tredici previste in Europa, e il Paese è coinvolto anche nello sviluppo delle Edge Factory, pensate per portare capacità di elaborazione dati più vicine agli utenti e ridurre la dipendenza dai grandi hub internazionali.
Ricerca e industria, una collaborazione necessaria
L’altro pilastro della sovranità digitale è la capacità di creare sinergie tra ricerca e industria. È da questo dialogo che nasce la Strategia Quantum italiana, elaborata da una cabina di regia interministeriale che coinvolge MIMIT, Ministero dell’Università e della Ricerca e altre autorità competenti.
Il coordinamento tra amministrazioni e settore privato è anche alla base degli IPCEI (Progetti Importanti di Interesse Comune Europeo), strumenti che permettono ai Paesi membri di collaborare su tecnologie strategiche condivise, riducendo la frammentazione del mercato unico.
Come ha precisato Vinci, la sfida dell’innovazione tecnologica «non può essere affrontata solo con regolamentazioni o con risorse pubbliche». Da qui la scelta di avviare consultazioni con le imprese per individuare punti di forza e ambiti di intervento, con l’obiettivo di costruire un ecosistema nazionale competitivo e integrato.
Verso un modello europeo di autonomia digitale
La direzione intrapresa dal MIMIT riflette la volontà di inserire l’Italia nel nuovo equilibrio europeo tra innovazione, sicurezza e autonomia tecnologica. L’obiettivo è consolidare una filiera industriale capace di valorizzare la ricerca, attrarre investimenti e assicurare che lo sviluppo delle tecnologie abilitanti rimanga coerente con i valori e gli interessi europei.
La sovranità digitale diventa quindi un progetto collettivo: una politica industriale che unisce norme, infrastrutture e capitale umano per rafforzare la competitività dell’Europa e garantire un futuro tecnologico fondato sull’indipendenza e sulla fiducia.












