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Telecomunicazioni italiane in crisi: le riforme che decideranno il futuro



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Le telecomunicazioni italiane scontano il ritardo europeo in reti, cloud e chip, mentre la concorrenza delle Big Tech e una regolazione miope comprimono margini e investimenti. Servono riforme, mercato unico digitale e nuove architetture di rete per evitare un indebolimento irreversibile

Pubblicato il 15 dic 2025

Stefano Pileri

Chief digital transformation and innovation officer Maticmind



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Le telecomunicazioni italiane stanno attraversando una fase critica che riflette un più ampio ritardo dell’Europa nelle tecnologie di rete, cloud e semiconduttori.

Questa crisi emerge proprio mentre il settore dovrebbe compiere trasformazioni profonde per sostenere la convergenza tra computing distribuito, reti avanzate e nuovi paradigmi di sicurezza quantistica.

Le cause strutturali del ritardo europeo nelle reti digitali

Lo scenario internazionale delle tecnologie di punta, come le reti di telecomunicazioni, il computing (cloud) e i chip, mai come oggi vede infatti, il nostro continente in una posizione molto arretrata e critica rispetto a USA e Cina.

I motivi sono stati messi in evidenza più volte e stanno ormai conducendo a un indebolimento strutturale del settore dovuto alla concorrenza asimmetrica delle Big Tech (o anche Over The Top) sui servizi digitali, alla eccessiva frammentazione del mercato degli Operatori di Telecomunicazioni e a una politica regolatoria fondata sulle regole ex ante e sul wholesale.

Quest’ultima ha costantemente, negli ultimi 25 anni, polverizzato le barriere di ingresso per far nascere e fiorire una comunità molto numerosa di piccoli operatori alternativi, a esclusivo beneficio dei consumatori, con poca lungimiranza sugli impatti industriali.

Telecomunicazioni italiane e ritardo competitivo dell’Europa

Noi ci presentiamo nel mondo, quindi, con un’industria delle Reti di Telecomunicazioni digitali in crisi e ciò avviene proprio in un momento di grande trasformazione, ove sono necessari massa critica e notevole capacità di investimento per realizzare:

  • la convergenza tra reti e computing e la conseguente trasformazione delle Reti di Telecomunicazioni in Computer Networks con una nuova generazione di POP basati sulle tecnologie Edge Cloud (Next Generation Computer Networks: NGCN);
  • il completamento della trasformazione tecnologica dell’accesso verso le Very High Capacity Networks (VHCN) sostanzialmente basate su FTTH e 5G (in prospettiva 6G), con migrazione di tutte le linee tradizionali entro il 2030;
  • il notevole salto di qualità che devono fare i Backbone terrestri e sottomarini (e satellitari) in termini di capacità e, soprattutto, di resilienza;
  • il cambio di paradigma necessario per la sicurezza delle grandi reti, ove l’uso delle tecnologie quantistiche diventa mandatorio.

Da tutto ciò segue che dobbiamo prendere urgenti provvedimenti, identificare e avviare ulteriori azioni di sviluppo delle infrastrutture e altrettante azioni di correzione di rotta nelle normative vigenti.

In altri termini, dobbiamo stimolare e proteggere nuovi investimenti nelle reti nella nuova fase di convergenza tra networking e computing distribuito (Edge Computing), adottare finalmente un vero mercato unico del digitale a livello europeo, correggere decisamente l’impostazione regolatoria della Net Neutrality, divenuta da tempo un fattore di forte asimmetria di trattamento tra Telco e Big Tech, e infine incrementare la resilienza delle infrastrutture digitali su cui poggia anche l’evoluzione degli obiettivi della nostra difesa.

Trasformazioni tecnologiche e nuova architettura di rete

Per far accadere tutto questo, si lavora da tempo alla pubblicazione in Europa di un “pacchetto digitale” entro il 2025 o i primi mesi del 2026, composto da un disegno di legge sul Digital Network Act (DNA) e da una revisione delle raccomandazioni sui mercati rilevanti, con quattro grandi obiettivi sintetizzati di seguito.

  • Sviluppo di una nuova architettura Next Generation Computing Network, estremamente innovativa e trasformativa rispetto a oggi, in quanto non solo è basata sull’accesso in fibra FTTH e mobile 5G stand alone, ma si estende alla trasformazione del backbone con la creazione dei nuovi POP in logica di Edge Cloud, dove vengono allocate le funzioni di rete, oggi solo software, e le applicazioni dei clienti finali soprattutto in logica AI eseguita in ambito Edge. La trasformazione del backbone richiede aggiornamento, sviluppo e protezione di tutte le principali direttrici dei collegamenti fisici tra le reti, con priorità ai cavi sottomarini, e include il tema della sicurezza, dove è necessaria l’adozione del nuovo paradigma Quantum (PQC e QKD).
  • Una nuova strategia di assegnazione e gestione delle frequenze, costruita sulle ceneri dell’impostazione frammentata e opportunistica dei singoli Stati della EU, che rinunci a fare cassa sull’assegnazione dello spettro e che quindi si fondi piuttosto sui piani industriali di uso delle frequenze, con i necessari obblighi di copertura e attivazione dei nuovi servizi. Tutti i soggetti del settore chiedono e propongono piani pan-europei per le nuove frequenze, in primo luogo per il 6G, procedure di gara coordinate e focalizzate sullo sviluppo industriale delle reti successivo alle assegnazioni e durata delle licenze molto più lunga di quelle attuali, visti gli investimenti di acquisto e di sviluppo che sono in gioco.
  • Una nuova e decisa accelerazione della trasformazione dell’accesso nelle tecnologie VHCN (fibra, cavo, FWA) facilitata dallo switch off del rame per cogliere gli obiettivi stringenti della Gigabit Society entro il 2030, non raggiungibili con la sola dinamica del mercato. Occorre velocizzare tecnicamente e politicamente l’abbandono della connettività basata sulla rete primaria e secondaria in rame. Come è noto la Spagna ha già raggiunto questo obiettivo dal 2024. In Italia il 60% delle linee usa la rete in rame, pari a 12 milioni di linee. Nel 2024 le linee che hanno aderito a offerte con tecnologie VHCN sono state circa 1,4 milioni. Mantenendo questo ritmo e considerando il rallentamento dovuto alla progressiva prevalenza di linee in aree più remote del Paese, c’è il rischio di arrivare all’obiettivo europeo in non meno di 10 anni. Quindi deve essere programmato in 5 anni al massimo lo switch off del rame.
  • Una nuova impostazione regolatoria orientata al ripristino delle condizioni di redditività del settore, ossia il consolidamento già citato, l’adozione delle sole regole ex-post, vale a dire la cessazione delle verifiche ex-ante sulla replicabilità dei servizi innovativi rispetto ai tempi di introduzione sul mercato e rispetto ai loro prezzi, e la rimozione delle regole di Net Neutrality presenti oggi sul mercato digitale.

Nuovo quadro regolatorio per il settore delle telecomunicazioni

In particolare, dovranno essere consentite strategie di Traffic Management, tramite le quali gli Operatori possono adottare offerte commerciali atte a remunerare in modo generalizzato connettività a banda e disponibilità garantite, creando profili di rete con qualità garantita per ambiti industriali e residenziali.

Dovranno essere abilitate offerte commerciali di Network as a Service, dove la rete non è più un accesso a forfait, ma una risorsa programmabile e tariffata in base all’uso, la commercializzazione dello slicing dinamico della rete 5G, ossia porzioni virtuali di rete con caratteristiche differenti, senza toccare minimamente la connettività best effort. Infine, la creazione di offerte ove le Telco possono offrire pacchetti integrati che combinano calcolo vicino all’utente, connettività garantita e livello di servizio definito.

Un’applicazione di intelligenza artificiale che elabora video in tempo reale può essere eseguita su un mini data center dell’Operatore con garanzia di latenza end-to-end controllata, mostrando in modo evidente il valore di un modello di rete programmabile e orientato alla qualità.

Le proposte di Asstel per le telecomunicazioni italiane

In Italia, nel mese di novembre 2025, ASSTEL ha pubblicato il report “L’urgenza di agire” per indirizzare azioni urgenti a favore della salvaguardia e ripresa di tutto il settore delle Telecomunicazioni in Italia e, più in generale, in Europa. Le tre più importanti azioni indicate da Asstel ripercorrono e sottolineano quanto già riportato in questa introduzione e sono descritte di seguito.

Level Playing Field e riequilibrio tra Telco, Big Tech ed editori

Level Playing Field tra Telco e Big Tech (ma anche tra Editori e Big Tech) per garantire una competizione equa nel mercato digitale e permettere ai consumatori di beneficiare di servizi digitali sempre più innovativi, performanti e sicuri. In questo scenario le regole della neutralità della rete devono rinunciare per sempre al divieto di Traffic & Quality Management e devono essere stabilite regole comuni per tutti gli attori del mercato digitale.

È necessario cessare la validità delle regole della Net Neutrality del 2025, consentendo una progressiva adozione di strategie di Traffic & Quality Management, in aggiunta al mantenimento dell’accesso aperto best effort, e un paradigma Network As A Service che remunera la connettività con una nuova strategia Pay Per Use, in base al volume e alla qualità richiesti.

Semplificazioni regolamentari e riduzione degli oneri

Semplificazioni regolamentari e riduzione degli oneri. Le Telco italiane continueranno a investire in connettività avanzata e digitalizzazione delle Infrastrutture Critiche (reti elettriche, reti stradali e autostradali, reti ferroviarie, porti, aeroporti, distretti, stazioni) per favorire la trasformazione dei servizi e l’industria 5.0. Le telecomunicazioni sono fondamentali per la modernizzazione e la sovranità digitale del Paese.

Tuttavia, serve che questi investimenti abbiano un ritorno economico, quindi si auspicano interventi a loro supporto, come, ad esempio, interventi di semplificazione o di riduzione degli oneri, che rendano sostenibile il ciclo di investimento nelle reti di nuova generazione.

Assegnazione e rinnovo delle frequenze

Assegnazione e rinnovo delle frequenze. Dopo aver sostenuto il prezzo unitario più elevato in Europa per l’acquisto delle frequenze 3,4–3,8 GHz (in termini di EUR/MHz/Pop), le Telco italiane sollecitano una revisione immediata dei criteri di assegnazione dello spettro, in un’ottica non onerosa e sostenibile.

L’obiettivo è rendere i costi coerenti con la redditività reale dei servizi 5G, in linea con quanto già avviato da altri Paesi europei negli ultimi mesi, per garantire condizioni di mercato eque e sostenibili per chi investe in infrastrutture critiche. In particolare, per le frequenze in scadenza al 2029, ci si attende una allocazione dei diritti d’uso su base non onerosa per consentire agli operatori di effettuare gli investimenti necessari al potenziamento della rete.

Telecomunicazioni italiane, difesa europea e mercato unico

Il settore delle telecomunicazioni dovrebbe essere riconosciuto come una risorsa strategica, indispensabile per la sicurezza collettiva dell’Europa. In quest’ottica, l’attuale dibattito sulla difesa può e dovrebbe fungere da catalizzatore per la riforma essenziale del settore delle telecomunicazioni in generale. In parole povere, non può esserci una difesa europea credibile senza un mercato delle telecomunicazioni veramente europeo.

La frammentazione del mercato europeo delle telecomunicazioni limita gravemente la sua capacità di fornire reti resilienti, sicure e interoperabili, che rappresentano un presupposto essenziale per le moderne capacità di difesa. Il completamento del mercato unico delle telecomunicazioni è un presupposto strategico per la sicurezza collettiva.

In sintesi, è importante mettere mano urgentemente alla normativa delle Telecomunicazioni e ai relativi Piani di Investimento a livello nazionale ed europeo, facilitando, nel medio-lungo termine, il consolidamento dei soggetti che operano in tale mercato per reggere la competizione con i grandi blocchi continentali nel mondo.

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