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Il 6G, come sarà: i servizi e le regole



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Il 6G promette velocità incredibili, spettro esteso e applicazioni rivoluzionarie. Tuttavia, il suo successo dipenderà dalla collaborazione degli ecosistemi tecnologici e da una regolamentazione flessibile e moderna per superare le sfide attuali e future

Pubblicato il 21 nov 2024

Stefano Pileri

Chief digital transformation and innovation officer Maticmind



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Il 6G sarà la nuova generazione delle reti radiomobili e si riferisce alla comunicazione e ai servizi che emergeranno intorno al 2030, in coincidenza con la l’evoluzione di nuovi terminali e dispositivi intelligenti, in grado di abilitare servizi decisamente innovativi e con l’evoluzione delle tecnologie di comunicazione mobile.

Indice degli argomenti

I fattori che determineranno il successo 6G

Il successo dell’implementazione del 6G richiede da un lato significativi sforzi collaborativi da parte di tutti gli ecosistemi relativi ai nuovi servizi e nuove tecnologie e dall’altro un nuovo approccio alla regolamentazione del settore delle telecomunicazioni verso un deciso allentamento delle regole che venticinque anni fa sono state pensate e adottate per contrastare i monopoli allora esistenti.

Tali evoluzioni includono i nuovi scenari di servizio abilitati da alta velocità e bassa latenza, la selezione di un appropriato spettro di frequenze e la promozione di interfacce aperte nelle reti di telecomunicazione di nuova generazione. Le applicazioni promettenti per il 6G, oggi in fase di avanzato sviluppo, sono l’intelligenza artificiale (AI), il rilevamento o sensing, i veicoli autonomi (AV), la mobilità aerea urbana (UAM), la realtà estesa (XR), gli ologrammi e i gemelli digitali. La veloce identificazione di servizi unici per il 6G e lo sviluppo di dispositivi con prestazioni e fattori di forma innovativi sono ritenuti cruciali per offrire ai clienti esperienze senza precedenti.

L’evoluzione delle generazioni del Radiomobile dall’1G al 6G

Uno sguardo alla storia del settore ci ricorda che i sistemi di comunicazione mobile hanno svolto un ruolo fondamentale nell’accelerare lo sviluppo delle persone e dell’industria. Questa accelerazione è stata particolarmente evidente quando la domanda di nuovi servizi ha coinciso con lo sviluppo di terminali innovativi. Come illustrato nella Fig. 1, la continua evoluzione delle comunicazioni mobili, che avanza in una nuova generazione ogni decennio, esemplifica questo ciclo simbiotico.

L’introduzione dell’accesso multiplo a divisione di codice (CDMA) e del GSM (2G), che è stato lo standard fondamentale di gran parte delle reti mondiali, hanno segnato un momento cruciale nel soddisfare le esigenze dei clienti, rendere popolari le comunicazioni mobili e innescare una crescita esplosiva. Successivamente, l’espansione di Internet ha dato un ulteriore impulso significativo, alimentando il desiderio universale di servizi WEB accessibili anche in mobilità a livello globale. Con il progredire naturale di questa tendenza, le comunicazioni mobili si sono evolute nell’era del 3G che per la prima volta rendeva fluida e performante la navigazione del WEB e lasciava intravedere le prime videochiamate.

Il progressivo sviluppo degli smartphone, che hanno implementato e costantemente migliorato funzionalità come fotocamere e processori per applicazioni, insieme alla rapida espansione del mercato multimediale in risposta alle tendenze dei prosumer, ha stimolato la proliferazione di servizi over-the-top (OTT). Questa proliferazione ha costituito la base per la maturazione della comunicazione mobile attraverso l’evoluzione a lungo termine del 4G (LTE), che inevitabilmente richiede servizi mobili a banda larga.

FIGURA 1: L’evoluzione delle generazioni del Radiomobile dal 1G al 6G

Attualmente, dopo la prima commercializzazione al mondo di servizi 5G nel 2019, è in corso uno sforzo globale per standardizzare la tecnologia 5G Advanced, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente le capacità dei servizi 5G. Rispetto al suo predecessore, il 4G, si prevedeva che l’introduzione del 5G avrebbe facilitato l’adozione di nuovi servizi, sfruttando una larghezza di banda più ampia e riducendo la latenza. Ciononostante, lo sviluppo di tali servizi innovativi non ha registrato lo stesso livello di avanzamento osservato durante l’evoluzione della precedente generazione di comunicazioni mobili, anzi le reti 5G caratterizzate da performances da uno a due ordini di grandezza superiori a quelle del 4G si sono confrontate, al momento, con un portafoglio di servizi e applicazioni identico a quello già abilitato dal 4G.

Questo fenomeno suggerisce la possibilità che l’industria delle comunicazioni mobili, come altre industrie mature, debba affrontare un rallentamento del tasso di crescita. In alternativa, questa tendenza potrebbe essere attribuita a fattori quali la mancanza di sviluppo del settore specificamente orientato al supporto di nuovi servizi che hanno svolto un ruolo fondamentale nel promuovere la prosperità dell’LTE. Nei prossimi anni, nei quali le specifiche della nuova generazione 6G saranno completate, dovrà essere attentamente considerata l’esigenza di un progresso “pari passo” delle tecnologie e performance di rete con quelle dei terminali e devices che ne saranno i più promettenti ed esigenti utilizzatori e che contribuiranno a far percepire ai clienti, persone e imprese, il valore della nuova generazione tecnologica.

L’esperienza del 5G fino a oggi

Guardando indietro all’introduzione del 5G, sono mancati servizi e terminali distintivi in grado di sfruttare in pieno le nuove prestazioni di rete nonostante vi fossero state grandi aspettative per applicazioni visionarie e avveniristiche.

La raccomandazione 5G Vision 2015

La raccomandazione 5G Vision 2015 ha annunciato oggetti intelligenti e servizi come i veicoli autonomi (AV), la mobilità aerea urbana (UAM), la realtà estesa (XR), la tecnologia degli ologrammi e le applicazioni dei gemelli digitali (digital twin). Tuttavia, la maggior parte di questi servizi non si è concretizzata come previsto, accentuando un significativo divario tra le aspettative e la realtà. Per evitare che tale situazione si ripeta nel 6G, in tutti gli ambiti di standardizzazione e definizione delle architetture si sta ponendo molta attenzione a definire e considerare di scenari plausibili, obiettivi realistici e a sviluppare una comunicazione, per allineare le aspettative del pubblico con le capacità della tecnologia 6G.

Il 5G Vision 2015 ha fissato l’obiettivo di una velocità di trasmissione massima di 20 Gb/s, raggiungibile solo alle frequenze molto elevate, con bande di frequenza molto ampie e con architetture di tipo Stand Alone (SA), tuttavia per utilizzare in modo massivo le onde millimetriche intorno ai 26 GHz è necessaria una decisa densificazione delle torri radio, con la combinazione di siti macro e small cells, e dunque con la necessità di ulteriori notevoli investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già ingenti spesi per l’acquisto delle frequenze, cosa che non è avvenuta e che ha generato, da subito, dubbi sulla raggiungibilità della 5G Vision a breve termine.

Nello sviluppo delle reti 5G è stata inizialmente sfruttata la LOW BAND, da 700 MHz a 2100 MHz, per garantire una copertura nazionale proprio per le sue vantaggiose caratteristiche di propagazione. Tuttavia, il 5G richiedeva un numero maggiore di stazioni base rispetto al 4G per realizzare una rete nazionale con performances proprie della nuova generazione e, come già detto, l’aumento della domanda di stazioni base ha richiesto risorse aggiuntive in termini di costi e tempo. Quindi gli operatori di rete mobile (MNO) hanno compiuto sforzi sostanziali per accelerare l’implementazione in tempi molto brevi replicando, sostanzialmente, ciò che avevano già realizzato con il 4G.

I motivi del mancato sviluppo di servizi innovativi specificamente pensati per il 5G

Nonostante il 5G sia stato lanciato ufficialmente intorno al 2018, lo sviluppo di servizi innovativi specificamente pensati per il 5G e la copertura del 5G con l’uso delle alte frequenze (onde millimetriche), non hanno ancora raggiunto il pieno potenziale che ci si aspettava.

È utile approfondire con maggiore dettaglio le principali motivazioni, che sono molte e complesse, di questo mancato sviluppo proprio per evitare che nella prossima generazione di proceda allo stesso modo.

Innanzitutto, la copertura globale del 5G è ancora in fase di sviluppo e in molti Paesi risulta frammentata, soprattutto in termini di utilizzo delle bande di frequenza. Molti operatori hanno adottato inizialmente soluzioni non-standalone (NSA), che combinano le infrastrutture 4G esistenti con nuove componenti 5G, per accelerare il deployment. Tuttavia, queste configurazioni non possono garantire le massime prestazioni che si raggiungerebbero con reti standalone (SA), dove il core di rete è completamente basato su 5G. La mancanza di un’infrastruttura standalone riduce le capacità promesse, come la latenza ultra-bassa e la possibilità di implementare sottoreti specializzate e ottimizzate per determinate classi di servizi (slicing).

Non tutte le regioni del mondo hanno accesso allo spettro completo previsto per il 5G. In molti casi, l’implementazione è stata limitata alle bande Sub-6 GHz, che offrono una copertura più ampia ma velocità solo marginalmente superiori al 4G. Le bande mmWave (onde millimetriche), che promettono velocità di trasferimento elevatissime (fino a 10 Gbps), hanno una penetrazione limitata e sono soggette a problemi di copertura su lunghe distanze o in presenza di ostacoli.

Molti dei casi d’uso avanzati per il 5G, come la guida autonoma, l’industria 4.0, le smart cities e la telemedicina, richiedono una combinazione di infrastruttura avanzata, dispositivi e terminali compatibili e regole di sicurezza che non sono ancora maturati. Senza applicazioni pensate per il 5G, che sfruttino la bassa latenza e l’alta affidabilità del 5G, gli utenti finali non percepiscono un beneficio significativo rispetto al 4G, limitando la domanda e rallentando ulteriormente gli investimenti. Gli Operatori, proprio per l’assenza di servizi distintivi e di effettivi vantaggi per i clienti, sono stati forzati a limitare il premium price del 5G rendendo non sostenibili i business plan di pieno sviluppo delle infrastrutture e tecnologie 5G.

Gli Operatori, inoltre, hanno investito moltissimi miliardi di dollari per acquisire spettro 5G e aggiornare le reti, ma il ritorno sugli investimenti (ROI) è ancora incerto. Molti servizi, come lo streaming video, funzionano già bene con il 4G e non ci sono state forti spinte commerciali per sviluppare nuovi modelli di business basati esclusivamente sul 5G.

Gli operatori stanno cercando di monetizzare il 5G con offerte enterprise (B2B), ma ciò richiede tempo e collaborazioni strategiche. Gli investimenti per l’acquisizione delle frequenze 5G in Europa sono stati notevoli. Complessivamente, gli operatori mobili europei hanno speso circa 20 miliardi di euro per le licenze spettro 5G nei principali Paesi membri.

Le aste 5G in Europa

Le aste hanno riguardato diverse bande di frequenza, tra cui la 700 MHz, la 3.6 GHz e la 26 GHz, con la Germania, il Regno Unito, l’Italia e la Francia tra i maggiori contributori. In particolare:

  • Germania: ha raccolto circa 6,5 miliardi di euro con l’asta del 2019 per lo spettro 5G.
  • Italia: ha totalizzato oltre 6,5 miliardi di euro nel 2018.
  • Regno Unito: l’asta per le bande 700 MHz e 3.6-3.8 GHz del 2021 ha portato a un investimento di circa 1,4 miliardi di sterline.
  • Spagna: l’asta delle frequenze 5G per le bande 700 MHz e 3.6 GHz nel 2021 ha raggiunto circa 1,1 miliardi di euro. Successivamente, nel 2022, la banda a 26 GHz è stata assegnata per circa 36 milioni di euro.​
  • Francia: il costo delle frequenze 5G è stato di circa 2,8 miliardi di euro nel 2020 per la banda 3.4 – 3.8 GHz, rendendolo uno degli investimenti più alti in Europa, ma comunque inferiore rispetto a Germania e Italia​.
  • Paesi Bassi: l’asta per le frequenze 5G (700 MHz, 1400 MHz e 2100 MHz) nel 2020 ha totalizzato circa 1,2 miliardi di euro.
  • Austria: l’asta del 2019 ha raccolto circa 188 milioni di euro per la banda 3.4-3.8 GHz.
  • Svezia: nel 2021, l’asta delle bande 3.5 GHz e 2.3 GHz ha raggiunto un totale di 2,3 miliardi di corone svedesi (circa 220 milioni di euro).

Negli Stati Uniti la spesa è arrivata alla cifra record di 90 miliardi di dollari. Con molta probabilità l’esperienza fatta nel 5G, anche dal punto di vista del costo delle frequenze, non è stata positiva in quanto non sono state incoraggiate e finanziate le coperture capillari attese. Sta emergendo la consapevolezza che l’assegnazione delle frequenze è a fronte di una combinazione tra prezz delle stesse, obbligo di copertura in tempi ravvicinati e creazione di nuovi servizi specifici sul 6G.

Le tecnologie 5G sono complesse e richiedono standard ben definiti per garantire l’interoperabilità tra dispositivi e reti di diversi produttori e operatori. Il rilascio delle diverse fasi dello standard 3GPP (ad esempio, Release 15 e Release 16) ha subito ritardi, rallentando l’implementazione di alcune delle caratteristiche chiave del 5G, come la Ultra-Reliable Low-Latency Communication (URLLC) e il Massive Machine Type Communication (mMTC).

Per poter sfruttare appieno il potenziale del 5G, sono necessari oggetti intelligenti, dispositivi e terminali compatibili e ottimizzati per queste reti. Mentre gli smartphone sono stati i primi a integrarsi con il 5G, altri dispositivi come sensori IoT, robot industriali e dispositivi per l’automazione sono ancora in fase di sviluppo o implementazione, il che limita l’adozione di applicazioni su vasta scala.

Dal punto di vista del consumatore medio, le reti 4G LTE soddisfano oggi già la maggior parte delle necessità quotidiane, come la navigazione web, lo streaming video e la comunicazione. La mancanza di servizi consumer di forte impatto esclusivamente basati su 5G (come visori AR/VR o cloud gaming avanzato) non ha creato una domanda sufficiente a giustificare un’adozione di massa.

Le promesse delle tecnologie, degli oggetti intelligenti e dei servizi 6G

Il 6G utilizzerà uno spettro molto più ampio che include la “mid band” superiore e, per la prima volta, si avvicina ai Terahertz. Nel prepararsi a ciò, le tecnologie radio devono affrontare le sfide legate alla propagazione non ottimale delle onde a tali frequenze. Una serie di innovazioni, dai chipset alle unità di sistema, è essenziale per mitigare il consumo di energia e la generazione di calore nei sistemi di rete e nelle apparecchiature terminali, man mano che l’utilizzo della larghezza di banda si espande. Questo approccio completo è fondamentale per massimizzare l’efficienza e le prestazioni delle reti e dei dispositivi 6G.

Abbiamo visto che la trasformazione delle reti di telecomunicazioni mobili si basa sul software, sulla virtualizzazione, sulle Application Programming Interface (API) e sui Framework OPEN basati su molte interfacce standard. Il cambiamento sostanziale verso una virtualizzazione basata su cloud e un framework aperto si è già concretizzato, in particolare nella rete centrale (CORE). Tuttavia, la rete di accesso radio (RAN), che rappresenta una parte significativa delle spese in conto capitale e operative nelle reti di comunicazione mobile, deve ancora abbracciare pienamente questo cambiamento tecnologico.

Open RAN, guidata dalla virtualizzazione e dall’apertura, è un’iniziativa fondamentale che facilita lo sviluppo agile di nuove tecnologie radio. Partendo dagli ecosistemi chiusi, incoraggia il coinvolgimento di aziende di chipset, produttori di server, fornitori di software indipendenti e produttori di unità radio di piccole e medie dimensioni. Un ecosistema inclusivo si basa sulla definizione di interfacce aperte all’interno degli standard 6G, promuovendo l’innovazione collaborativa tra diversi attori del settore. Uno schema di massima delle architetture di reti di nuova generazione è illustrato nella figura 2.

Nel suo ruolo di organizzazione di sviluppo standard de facto per le specifiche tecniche di comunicazione mobile, il progetto di partenariato di terza generazione (3GPP), mira a soddisfare le diverse esigenze tra gli MNO. Guardando avanti all’adozione di uno spettro più ampio prevista per il 6G, concentrare gli sforzi sulle opzioni chiave è essenziale assicurare l’integrazione dell’architettura e garantire un processo di sviluppo semplificato che soddisfi le diverse esigenze degli MNO nell’ambiente in evoluzione degli standard 6G, pp. ha delineato sette opzioni di architettura di rete nella Release 15 per lo standard 5G iniziale.

Nella prossima era del 6G, prevediamo una continua evoluzione delle funzionalità tecnologiche già in parte oggi presenti nel 5G. Questa evoluzione comporta l’integrazione dell’intelligenza artificiale / apprendimento automatico (AI/ML) e delle tecnologie di convergenza dei sensori nei sistemi di comunicazione. Il miglioramento delle prestazioni dei dispositivi, i fattori di forma innovativi e i progressi nelle tecnologie di servizio supereranno le sfide affrontate nell’implementazione di determinati servizi entro i limiti della tecnologia 5G. Di conseguenza, si prevede che emergeranno servizi 6G più diversificati.

In effetti già con il 5G Advanced, evoluzione naturale del 5G, verranno introdotte funzionalità più avanzate e nuove capacità come l’Enhanced Mobile Broadband (eMBB), con velocità di picco superiori e latenze più basse rispetto al 5G attuale, le funzioni per la Ultra-Reliable Low-Latency Communication (URLLC) ulteriormente migliorata, con obiettivi di latenza inferiori a 1 ms per casi d’uso critici come l’automazione industriale e la chirurgia remota, l’avvio dell’Integrazione di AI/ML a livello di rete per migliorare l’efficienza e l’automazione, ottimizzando la gestione delle risorse e il consumo energetico, l’estensione delle reti con integrazione con Reti non terrestri (NTN), raggiungendo una connettività globale grazie all’integrazione dei satelliti nelle reti 5G e infine le Comunicazioni avanzate V2X per veicoli autonomi e smart cities, con una maggiore densità di connessioni e affidabilità.

Il 6G, previsto per essere introdotto intorno al 2030, progetta oggi un cambiamento ancora più radicale basandosi su alcuni elementi distintivi quali la velocità di un Terabit per secondo (Tbps), ossia velocità estremamente elevate che permetteranno nuove applicazioni come ologrammi in tempo reale e realtà estesa (XR), le “frequenze T” del TeraHz Spectrum (spettro sub-terahertz e terahertz), che permetterà la trasmissione di dati a velocità altissime su brevi distanze, l’Intelligenza nativa dove l’AI sarà profondamente integrata nella gestione delle reti, sia per l’ottimizzazione delle risorse che per l’implementazione di servizi predittivi, l’evoluzione della IOT alla Internet of Senses, dove non si tratta solo di collegare persone e dispositivi, ma di integrare sensori per catturare sensazioni umane (tatto, olfatto) e trasmetterle in tempo reale, l’ulteriore evoluzione delle tecnologie Massive MIMO evoluto con un numero ancora maggiore di antenne per gestire un traffico dati molto superiore e migliorare la copertura e infine la maturità delle Reti cognitive e auto-organizzanti, che saranno in grado di adattarsi dinamicamente alle esigenze in base al contesto.

L’importanza di terminali e i servizi innovativi specifici per il 6G

Altrettanta se non maggiore importanza avranno i terminali e i servizi Innovativi specifici per il 6G proprio atti a accelerare l’adozione del 5G Advanced e del 6G, alcuni terminali e servizi saranno cruciali e tra di essi:

  • gli smartphone di nuova generazione: con moduli RF più avanzati, supporto alle frequenze millimetriche (mmWave) e future bande THz, capacità di computazione edge per elaborazione locale e AI on-device,
  • i veicoli autonomi e connected cars ultra-connessi sfrutteranno la latenza ultra-bassa per la guida autonoma, la sicurezza stradale e la comunicazione in tempo reale tra veicoli (V2V),
  • i dispositivi AR/VR e XR per l’espansione della realtà aumentata, virtuale ed estesa finalmente realistici grazie alla larghezza di banda e alla bassa latenza, consentendo esperienze immersive e interattive,
  • i droni e la robotica avanzata per logistica, sicurezza e ispezione, in particolare con il supporto delle reti non terrestri per operazioni in aree remote,
  • l’IoT avanzato e Industrial IoT (IIoT) con connettività massiva con miliardi di dispositivi connessi, con casi d’uso che vanno dall’industria 4.0 all’agricoltura di precisione,
  • i Sistemi di comunicazione satellitare integrata: terminali che possono passare senza soluzione di continuità tra reti terrestri e satellitari per garantire una copertura globale, fondamentale per applicazioni marittime, aree rurali e smart cities distribuite.

Come illustrato nella Fig. 3, servizi come AV, UAM, AI/ML, robotica, metaverso, ologramma, XR e digital twin sono considerati soluzioni rappresentative per alleviare i vincoli spaziali e temporali e promuovere l’innovazione dello stile di vita. Il successo di questi servizi dipende dallo sviluppo simultaneo dell’intelligenza artificiale/ML, delle tecnologie di rilevamento e dei progressi nella tecnologia 6G.

I veicoli autonomi

L’AV (Veicoli Autonomi) si basa su algoritmi basati sull’intelligenza artificiale per l’elaborazione e l’analisi dei dati dei sensori su larga scala raccolti durante il movimento e l’ottimizzazione dei percorsi per gli AV. Inoltre, il raggiungimento della piena autonomia, indicata come Livello 5, richiede il supporto della comunicazione 6G, che fornisce un’elevata velocità di trasmissione e una bassa latenza. La guida autonoma di livello 5 mira a garantire agli occupanti la libertà di tempo e spazio, garantendo esperienze di guida sicure e consentendo attività come il lavoro, il riposo e l’infotainment mentre si è in viaggio.

Ad oggi, il livello di sviluppo degli AV è ancora in una fase sperimentale o pre-commerciale, con alcune aziende che operano veicoli autonomi in contesti limitati e controllati. Gli AV sono classificati in 5 livelli di automazione (da 0 a 5). Al momento, siamo al livello 3, che rappresenta un’automazione parziale, dove il veicolo può operare in modo autonomo in alcune condizioni, ma il conducente deve essere pronto a intervenire. Solo poche applicazioni sperimentali stanno esplorando il livello 4 (autonomia elevata senza bisogno di supervisione umana in aree geografiche limitate) e il livello 5 (autonomia completa) è ancora lontano dalla commercializzazione.

Molte aziende come Tesla, Waymo (Google), Cruise (GM), e aziende cinesi come Baidu e AutoX, stanno già testando veicoli autonomi in città o su percorsi specifici. Tuttavia, il loro uso è generalmente limitato a regioni con infrastrutture avanzate e un controllo rigoroso. Gli AV devono affrontare ancora numerose sfide, tra cui la capacità di navigare in ambienti complessi e imprevedibili, gestire condizioni atmosferiche avverse, e affrontare problemi legati alla sicurezza e alla cyber-sicurezza. Inoltre, la scalabilità e l’affidabilità della rete di comunicazione tra veicoli (V2X, Vehicle-to-Everything) sarà fondamentale per un’adozione su larga scala, sarà anche importante il supporto che le Smart Road potranno dare ai veicoli autonomi cone le tecnologie e infrastrutture Veichle To Infrastructure (V2I). Mentre il 5G sta già abilitando alcune applicazioni autonome, come i robotaxi in aree molto limitate, il 6G porterà le capacità necessarie per implementazioni completamente autonome e su larga scala. Con tecnologie avanzate come la localizzazione ultra precisa, la comunicazione a banda millimetrica e terahertz, e l’introduzione di reti intelligenti basate su AI, il 6G sarà in grado di migliorare drasticamente la capacità dei veicoli autonomi di interpretare e rispondere all’ambiente circostante in tempo reale.

L’UAM (Mobilità Aerea Urbana)

L’UAM (Mobilità Aerea Urbana) sta guadagnando importanza come metodo di trasporto di nuova generazione nelle aree urbane. Abilitati dalle funzionalità di AI/ML, rilevamento e velocità di trasmissione ultraelevata e bassa latenza 6G, i servizi UAM richiedono un’integrazione completa di tecnologie all’avanguardia, comprese le reti aeree e le reti non terrestri (NTN). Queste tecnologie sono essenziali per il controllo dei veicoli aerei, la comunicazione tra veicoli e il platooning nei centri urbani. Si prevede che l’adozione diffusa dei servizi UAM allevierà significativamente i vincoli di tempo e spazio per i passeggeri. La UAM sta progredendo rapidamente e diverse aziende e istituzioni stanno lavorando su progetti pilota e prototipi operativi. Tuttavia, il settore è ancora in fase di sviluppo e deve affrontare sfide tecniche e normative significative.

Alcune aziende sono già avanzate nella realizzazione di aerotaxi elettrici a decollo e atterraggio verticale (eVTOL). Ad esempio, Volocopter, una startup tedesca, sta testando i suoi droni passeggeri a Singapore e Dubai. Joby Aviation, negli Stati Uniti, ha sviluppato un prototipo di aerotaxi elettrico e ha collaborato con Uber Elevate per servizi di mobilità aerea. Lilium, un’altra azienda europea, sta lavorando su velivoli a decollo verticale con un’autonomia di oltre 200 km.

Alcune città hanno già avviato progetti pilota per testare la fattibilità della mobilità aerea urbana. Ad esempio, Dubai mira a essere una delle prime città ad adottare aerotaxi autonomi, e Seoul, in Corea del Sud, ha condotto test pubblici con droni per il trasporto merci e passeggeri. Una delle principali barriere alla diffusione della UAM è la regolamentazione dello spazio aereo urbano, che deve essere adattata per consentire la presenza di veicoli volanti autonomi. La gestione del traffico aereo urbano (UTM, Urban Traffic Management) richiede un’infrastruttura complessa per garantire che i veicoli aerei non interferiscano con l’aviazione tradizionale e operino in modo sicuro vicino a edifici e persone. Sebbene i veicoli autonomi stiano facendo progressi, la navigazione sicura in spazi aerei complessi rappresenta ancora una sfida tecnologica. Tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale (AI) e il machine learning (ML) stanno aiutando a migliorare la capacità dei veicoli di percepire e reagire in tempo reale, ma è necessario un sistema di comunicazione affidabile per garantire il coordinamento tra i veicoli aerei e i sistemi di controllo.

Il 6G sarà un abilitatore chiave per la UAM, fornendo le capacità di rete necessarie per far funzionare un ecosistema di veicoli volanti in sicurezza e in modo efficiente. Alcuni dei principali contributi includono la Localizzazione ultra-precisa, fondamentale per la gestione del traffico aereo in ambienti urbani densi, la sicurezza avanzata anche tramite blockchain e crittografia quantum-proof, elementi essenziali per proteggere i droni e i veicoli aerei da attacchi cibernetici, l’AI ed edge computing ove il 6G supporterà l’elaborazione dei dati direttamente nei veicoli o nelle vicinanze, riducendo la dipendenza dal cloud centrale e aumentando la velocità di reazione dei veicoli volanti.

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FIGURA 3: Oggetti Intelligenti e nuovi servizi abilitati dal 6G

Gli ologrammi

Gli ologrammi trasmettono ed elaborano immagini 3D ad alta definizione e ad alta risoluzione in tempo reale basati sulla tecnologia 6G. La capacità di creare una rappresentazione tridimensionale di una persona che appare in tempo reale in un luogo remoto. Questo potrebbe rivoluzionare le riunioni aziendali, eventi, spettacoli, e anche le interazioni quotidiane, permettendo un senso di presenza immersivo senza la necessità di spostarsi fisicamente. Gli ologrammi 3D saranno applicati all’insegnamento a distanza, creando modelli 3D di persone, oggetti o concetti complessi, come rappresentazioni anatomiche per corsi di medicina o simulazioni tecniche per l’ingegneria. Gli ologrammi interattivi porteranno il gaming e l’intrattenimento a un nuovo livello, con esperienze immersive che coinvolgono personaggi o ambientazioni olografiche tridimensionali che si fondono con il mondo reale o con l’ambiente virtuale del giocatore. I medici utilizzeranno ologrammi per consultazioni a distanza, diagnosi e persino interventi chirurgici, visualizzando modelli olografici del paziente in tempo reale e interagendo con altre tecnologie mediche e infine la prototipazione virtuale e il design collaborativo saranno basati sugli ologrammi 3D, permettendo a team globali di lavorare simultaneamente su modelli 3D olografici senza essere presenti nello stesso luogo fisico.

Oggi, gli ologrammi sono in fase di sviluppo avanzato, ma non sono ancora pienamente maturi per un’adozione di massa, principalmente a causa delle limitazioni tecnologiche esistenti, tra cui la larghezza di banda e la potenza di elaborazione. Sono stati fatti grandi passi avanti nei display olografici, con aziende come Looking Glass Factory che offrono già monitor olografici in grado di mostrare contenuti 3D senza la necessità di visori. Tuttavia, queste soluzioni sono ancora limitate in termini di risoluzione e interattività rispetto a quello che il 6G potrebbe abilitare. Alcuni esperimenti sono stati condotti nel campo della telepresenza olografica, con aziende come Microsoft (con la sua piattaforma HoloLens) che offrono tecnologie di realtà mista per interazioni 3D. Ad esempio, durante eventi come concerti o conferenze, sono stati proiettati ologrammi di celebrità o relatori per interagire con il pubblico, ma questo avviene ancora in contesti controllati e su scala limitata. Alcuni giochi e spettacoli sperimentano già con tecnologie olografiche, come gli spettacoli olografici di artisti musicali deceduti o la creazione di personaggi virtuali interattivi (es. Hatsune Miku). Tuttavia, queste esperienze non sono ancora pienamente immersive e non sono in tempo reale come si prevede con l’avvento del 6G.

I requisiti stringenti per gli ologrammi 3D

Gli ologrammi 3D rappresentano la frontiera più avanzata delle esperienze immersive, e per la loro implementazione si stima siano necessari requisiti ancora più stringenti:

  • Banda per ologrammi complessi: la trasmissione di ologrammi 3D con una risoluzione elevata e un realismo dettagliato può richiedere velocità dell’ordine di 5-10 Gbps o superiori, a seconda della qualità della texture, del numero di punti di visualizzazione e della necessità di renderizzare e sincronizzare scene complesse in tempo reale.
  • Latenza ultra-bassa: per garantire un’esperienza fluida e interattiva, la latenza deve essere inferiore a 1 ms. Il 6G sarà progettato per supportare latenze nell’ordine dei microsecondi (μs), abilitando così esperienze di realtà olografica più realistiche.

L’abilitazione di queste applicazioni dipende dall’evoluzione dei terminali e dall’infrastruttura di rete. Il 6G, con velocità di picco teoriche fino a 1 Terabit per secondo (Tbps) e latenze inferiori a 1 millisecondo, potrebbe rivoluzionare queste esperienze, rendendole mainstream e largamente adottabili. Tuttavia, rimangono ancora molte sfide tecniche da superare, soprattutto in termini di distribuzione della rete e ottimizzazione delle risorse.

Le sfide tecnologiche per la maturità delle tecnologie olografiche

Le sfide tecnologiche per la maturità delle tecnologie olografiche sono molte: la creazione e il rendering di ologrammi richiedono un’enorme capacità di elaborazione, e le infrastrutture attuali spesso non sono sufficienti per gestire questo tipo di operazioni su larga scala, la trasmissione di ologrammi dettagliati in tempo reale richiede larghezze di banda estremamente elevate che le reti attuali, incluse quelle 5G, non sono in grado di gestire pienamente e molti sistemi olografici sono ancora limitati in termini di interattività e fluidità delle esperienze.

I Digital Twin

I Digital Twin stanno rivoluzionando una vasta gamma di settori, e il 6G fornirà la piattaforma tecnologica per la loro evoluzione soprattutto in ambienti molto estesi e distribuiti. Nella produzione industriale e l’aviazione, i Digital Twin possono monitorare macchinari o componenti in tempo reale, prevedendo guasti e ottimizzando la manutenzione. Il 6G migliorerà la precisione e la tempestività di queste previsioni. Le città intelligenti potranno utilizzare Digital Twin per monitorare e gestire infrastrutture urbane come il traffico, l’energia, l’acqua e i sistemi di emergenza. I Digital Twin dei sistemi urbani, connessi al 6G, permetteranno un controllo integrato e ottimizzato delle risorse urbane, migliorando la qualità della vita dei cittadini. Nella medicina, i Digital Twin di pazienti potrebbero essere utilizzati per monitorare in tempo reale i dati sanitari e prevedere l’evoluzione di malattie o condizioni critiche. Le aziende potranno utilizzare i Digital Twin per creare simulazioni dettagliate di nuovi prodotti o processi di produzione, ottimizzandoli prima ancora di costruirli fisicamente. Questo ridurrà i tempi di progettazione e consentirà una maggiore flessibilità nella produzione. I Digital Twin delle catene di approvvigionamento permetteranno di ottimizzare il flusso di merci e risorse. Il 6G abiliterà il monitoraggio continuo e in tempo reale di veicoli, magazzini e reti di distribuzione, migliorando l’efficienza operativa.

I Digital Twin sono già utilizzati per monitorare le prestazioni di macchinari, ridurre i tempi di inattività e migliorare l’efficienza. Le piattaforme Industrial IoT (IIoT) stanno integrando Digital Twin per offrire soluzioni di manutenzione predittiva e ottimizzazione dei processi. Settori come l’aviazione utilizzano già Digital Twin per monitorare e simulare il ciclo di vita degli aerei, ottimizzando la manutenzione e riducendo i costi operativi. Ad esempio, aziende come GE Aviation e Rolls-Royce usano Digital Twin per monitorare le prestazioni dei motori aerei in tempo reale. Alcune città stanno già adottando approcci pionieristici per utilizzare Digital Twin per la gestione del traffico e la pianificazione urbana. Singapore ha sviluppato un Digital Twin della città per monitorare in tempo reale l’uso del suolo, il flusso del traffico e l’efficienza energetica. Mentre il concetto di Digital Twin in medicina è ancora agli inizi, ci sono stati progressi nella creazione di modelli personalizzati di organi e sistemi corporei, utilizzati per prevedere come un paziente potrebbe reagire a specifici trattamenti. La piattaforma di IBM Watson sta già esplorando l’uso di modelli digitali per la salute personalizzata.

NTN (Non Terrestrial Networks)

NTN (Non Terrestrial Networks), sono reti ubique realizzate attraverso satelliti e vari velivoli, è organicamente collegata con il terrestre, che consente di garantire una copertura di rete più densa, fornendo così servizi 6G in modo stabile sempre e ovunque. ll 6G prevede, infatti, di estendere la copertura della rete non solo a terra, ma anche su mare e in aria, garantendo connessioni ubique e affidabili ovunque. Le NTN possono fornire copertura in aree remote, regioni marittime e in volo, dove le reti terrestri non arrivano o sono troppo costose da implementare, esse possono inoltre fungere da backup per le reti terrestri, garantendo la continuità del servizio in caso di disastri naturali o interruzioni nelle infrastrutture a terra. Le NTN, in combinazione con le reti terrestri, permettono una copertura continua e senza interruzioni tra cielo e terra, assicurando che dispositivi come i droni, i veicoli autonomi e i dispositivi IoT possano restare connessi in ogni circostanza.

Oggi, le NTN sono in fase di sviluppo e sperimentazione, con vari progetti e tecnologie che stanno facendo rapidi progressi, soprattutto grazie ai recenti avanzamenti nel settore dei satelliti e delle reti mobili 5G, che stanno ponendo le basi per le applicazioni future del 6G. Quello dei Satelliti LEO è uno dei settori più attivi nel campo delle NTN. Aziende come SpaceX (Starlink), OneWeb, e Amazon (Project Kuiper) stanno lanciando costellazioni di satelliti LEO per fornire connettività internet globale. I satelliti LEO offrono latenza più bassa rispetto ai satelliti geostazionari (GEO), essendo posizionati a quote più basse (tra 500 e 2000 km dalla Terra), e possono quindi supportare servizi in tempo reale, anche per applicazioni critiche. Starlink ha già lanciato migliaia di satelliti, e i suoi servizi di internet satellitare sono attivi in diverse parti del mondo. OneWeb ha completato circa il 70% della sua costellazione e mira a fornire copertura globale entro il 2024. L’interfacciamento tra reti terrestri e satelliti LEO è ancora in evoluzione, ma già ci sono protocolli che integrano connettività 5G con reti satellitari.

I sistemi HAPS

I sistemi HAPS sono veicoli senza pilota o palloni aerostatici che operano nella stratosfera (a circa 20 km di altitudine) per fornire connettività a regioni specifiche. Alcune aziende come Alphabet (Loon) e Airbus (Zephyr) hanno sperimentato HAPS per fornire internet a luoghi remoti. Sebbene il progetto Loon sia stato interrotto, altre iniziative stanno continuando a esplorare le potenzialità degli HAPS per l’estensione della copertura in aree isolate o difficili da raggiungere. 3GPP Release 17, il più recente standard per le telecomunicazioni mobili, include specifiche per l’integrazione delle reti NTN con le reti 5G terrestri. Questo standard definisce come i satelliti e altre infrastrutture NTN possano essere utilizzati come componenti delle reti mobili tradizionali. Ciò significa che i dispositivi mobili, come smartphone o sensori IoT, potranno passare automaticamente tra reti terrestri e non terrestri, mantenendo la connessione senza interruzioni. Diverse collaborazioni tra operatori di telecomunicazioni, produttori di apparecchiature, e aziende satellitari stanno esplorando il potenziale delle NTN nel 6G. Ad esempio, Nokia e Thales stanno lavorando su soluzioni integrate per collegare infrastrutture terrestri e satellitari. Inoltre, aziende come Ericsson e Huawei stanno già esplorando modelli di rete ibrida che combinano satelliti LEO e reti 5G.

Nel parlare dell’importanza delle NTN e della loro interconnessione con le reti 5G e 6G deve essere ben chiaro il perimetro di utilizzo. Si tratta di copertura dove NON ci sono reti radiomobili, si tratta di funzioni di BACK UP anche se con prestazioni molto degradate rispetto alle reti 5G e 6G di nuova generazione e si tratta di utilizzo in caso di calamità. Infatti, le prestazioni dei sistemi satellitari LEO sono oggi tipicamente velocità di download comprese tra 50 Mbps e 250 Mbps, le velocità di upload variano tipicamente tra 10 Mbps e 50 Mbps e la latenza è compresa tra 20 ms e 50 ms, nettamente inferiore rispetto ai satelliti geostazionari (dove la latenza può superare i 600 ms) ma nettamente superiore a 1 millisecondo o decimi di millisecondo delle reti 5G e 6G. Se oggi ci venisse proposta la narrazione che i satelliti LEO, Starlink in testa, possono sostituire le reti terrestri in zone metropolitane o anche rurali, dovremmo, cortesemente, rimandare al mittente tale scenario.

XR (augmented reality, mixed reality, virtual reality)

XR (Augmented Reality, Mixed Reality, Virtual Reality) è un concetto che include la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR) e la realtà mista (MR). Nell’era del 6G, i dispositivi XR miglioreranno la vestibilità e la facilità d’uso. La trasmissione di immagini video ad alta definizione, ad alta risoluzione a 360 gradi e 3D sarà possibile grazie all’altissima velocità di trasmissione e alla bassa latenza del 6G. Ciò consentirà di fornire un ambiente di lavoro realistico senza visite in loco o contatto diretto con la realtà. Particolare attenzione e aspettativa è riposta nel successo delle applicazioni avanzate come la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR), la realtà mista (MR) e gli ologrammi 3D in tempo reale che dipenderà fortemente dall’evoluzione dei terminali utilizzati per fruirne. Attualmente, questi terminali includono dispositivi come visori, occhiali intelligenti, sensori di movimento, e schermi 3D. Il loro sviluppo tecnologico e il miglioramento delle prestazioni saranno cruciali per garantire un’esperienza utente ottimale e sfruttare appieno le capacità della rete 6G.

Alcuni anni fa il Metaverso, che utilizza le tecnologie citate, aveva raggiunto un picco di aspettative e di investimenti molto rilevanti, soprattutto per le iniziative di Mark Zuckemberg che lo avevano portato ad assegnare al Gruppo Facebook il nome di Meta, poi fortemente attenuati per le difficoltà ancora rilevanti dello sviluppo del software e dei terminali ad esso dedicati.

Come più volte sottolineato in questa relazione, è proprio la disponibilità, accessibilità e facilità d’uso di questi terminali innovativi che trainerà lo sviluppo delle reti e tecnologie 6G. In particolare, oggi gli sviluppi sono focalizzati sui visori attuali come l’Oculus Quest, HTC Vive e HoloLens offrono già esperienze immersive, ma presentano limitazioni in termini di latenza, risoluzione e autonomia della batteria. L’uso prolungato può causare affaticamento e i dispositivi tendono a essere ingombranti. Vi sono poi nuovi prodotti come i Google Glass e i Microsoft HoloLens che sono in grado di sovrapporre contenuti digitali al mondo reale, ma sono ancora relativamente costosi, limitati nel campo visivo e nella risoluzione grafica, e con problemi di connettività che li rendono inadatti per esperienze a bassa latenza e alta risoluzione, infine gli schermi autostereoscopici (3D senza occhiali), anch’essi promettenti, sono ancora in fase sperimentale, con applicazioni limitate e una qualità visiva spesso non sufficiente per esperienze olografiche realistiche.

Tuttavia, ci sono molte iniziative di evoluzione tecnologica che indirizzano i principali elementi che oggi presentano debolezze e criticità. I terminali VR/AR/MR stanno evolvendo verso risoluzioni 8K per occhio, con frequenze di aggiornamento superiori ai 120 Hz, per ridurre l’effetto di motion sickness e migliorare la fluidità delle interazioni. Per supportare queste capacità, sarà necessaria una connettività a banda larghissima, che il 6G potrà fornire. Uno degli obiettivi principali del 6G è ridurre la latenza a livelli sub-millisecondo. I terminali VR e AR attuali soffrono di latenze di 20-30 ms, che causano disorientamento e malessere. Nuove tecnologie di trasmissione wireless a onde millimetriche (mmWave) e TeraHertz supportano l’elaborazione distribuita e la riduzione della latenza, migliorando l’esperienza immersiva.

La crescente potenza di calcolo richiesta dai terminali VR/AR/MR implica che molte delle elaborazioni grafiche e computazionali vengano spostate su infrastrutture edge. L’integrazione delle reti 6G con l’edge computing consentirà di trasferire il carico computazionale dai dispositivi stessi alla rete, riducendo il peso e il consumo energetico dei terminali. Sensori di tracciamento degli occhi (eye-tracking) e delle mani (hand-tracking) stanno diventando più comuni nei visori di nuova generazione. Questi sensori consentono interazioni più naturali e realistiche, ma richiedono reti con ampia capacità per trasmettere i dati in tempo reale. L’olografia basata su “light field” è una tecnologia emergente che permette di proiettare immagini tridimensionali senza l’uso di occhiali. Attualmente è limitata da problemi di complessità computazionale e dalla necessità di un’enorme larghezza di banda, ma il 6G potrebbe abilitare il rendering e la trasmissione di queste immagini ad altissima velocità.

Dispositivi indossabili avanzati

Gli occhiali AR/VR/MR di nuova generazione potrebbero evolversi verso form factor più leggeri e discreti, quasi indistinguibili da occhiali normali, grazie all’integrazione di materiali avanzati e display miniaturizzati. Ciò migliorerà l’adozione da parte degli utenti per un utilizzo quotidiano. Si prevede che lenti a contatto dotate di micro display e capacità di connettività possano diventare una realtà con il 6G, offrendo esperienze AR direttamente sul campo visivo senza necessità di un visore esterno. Terminali per interazione olografica: Questi dispositivi, ancora in fase di ricerca, includono piattaforme che combinano tecnologie di imaging 3D con interfacce aptiche, per consentire l’interazione fisica con oggetti virtuali. Ciò richiederà connessioni ultra-stabili e a bassissima latenza, per garantire una sensazione di realtà tangibile.

L‘integrazione tra terminali avanzati e infrastruttura di rete per il successo delle applicazioni immersive

Il successo delle applicazioni immersive basate sul 6G dipenderà dall’integrazione tra terminali avanzati e l’infrastruttura di rete. I futuri terminali dovranno essere in grado di sfruttare appieno le capacità di rete in termini di velocità e latenza, trasformando il modo in cui interagiamo con il mondo digitale. La collaborazione tra produttori di dispositivi e operatori di rete sarà fondamentale per superare le barriere tecniche e commerciali e portare queste tecnologie a un livello mainstream.

Entrando ancora più negli aspetti tecnici si evidenzia che le applicazioni di realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR) e realtà mista (MR) richiedono velocità di trasmissione dati molto elevate e latenze ultra-basse per garantire esperienze fluide e realistiche. Vediamo i requisiti di larghezza di banda e latenza per le diverse tipologie di applicazioni.

Nella Realtà Virtuale (VR), le esperienze di alta qualità richiedono una risoluzione molto elevata per ogni occhio, soprattutto nei visori di nuova generazione. Ad esempio, per una risoluzione di 8K (7680 x 4320 pixel) a 90 o 120 fps (frame per secondo), sono necessarie velocità di trasmissione dati nell’ordine dei 1-2 Gbps per occhio. I visori VR di solito utilizzano codifiche video avanzate come H.265 o AV1 per ridurre la quantità di dati trasmessi. Tuttavia, anche con compressione, le esperienze di VR immersiva possono richiedere una banda compresa tra i 500 Mbps e 1 Gbps per occhio, a seconda della qualità visiva desiderata. Per un’esperienza VR di alta qualità, il fabbisogno totale può arrivare a 3-5 Gbps se si considerano due flussi video (uno per ogni occhio) e si integrano anche audio e dati di sensori per il tracciamento. La latenza percepita per le esperienze immersive deve essere inferiore ai 20 ms complessivi per evitare problemi di disorientamento e affaticamento. Questo include sia la latenza di trasmissione (round-trip latency) che quella legata all’elaborazione (processing delay). Il 6G si propone di ridurre la latenza a valori inferiori a 1 ms, consentendo esperienze in cui la risposta agli stimoli è quasi istantanea. La latenza per il tracciamento e le interazioni: Il tracciamento della posizione degli occhi, delle mani o del corpo deve avere latenze inferiori a 10 ms per garantire una sovrapposizione precisa e sincronizzata di elementi digitali sul mondo reale.

Nella Realtà Aumentata (AR) le applicazioni richiedono la trasmissione di dati video con overlay digitali che devono essere renderizzati in tempo reale. La qualità delle immagini e l’interazione con l’ambiente circostante dipendono dalla capacità di trasmettere e ricevere flussi video di elevata risoluzione. Le applicazioni AR avanzate con contenuti grafici ad alta definizione e interazioni complesse (come riconoscimento ambientale e tracciamento degli oggetti) possono richiedere velocità tra 100 Mbps e 1 Gbps. La latenza è fondamentale per garantire che gli oggetti digitali sovrapposti al mondo reale rimangano stabili. Anche se la quantità di dati di tracciamento è relativamente bassa (decine di kbps), la velocità di aggiornamento deve essere elevata e costante.

Nella Realtà Mista (MR), infine, si combinano VR e AR, il che implica che i requisiti di banda siano simili o superiori a quelli della VR. Per esperienze MR con rendering olografico, sono necessari flussi video e dati di alta qualità, specialmente per le interazioni fisiche tra oggetti reali e digitali. La banda richiesta per esperienze MR varia a seconda della complessità e della qualità dell’esperienza, ma in generale può superare i 3-5 Gbps in totale, con latenze inferiori a 1 millisecondo per garantire un feedback immediato e realistico, come indicato sinteticamente nella figura 4.

Immagine che contiene Auricolari, schermata, testo, Dispositivo elettronicoDescrizione generata automaticamente

FIGURA 4: Le prestazioni necessarie allo sviluppo dei servizi e dei sterminali specializzati XR

I contributi previsti da tutti i precedenti servizi discussi in profondità includono il miglioramento degli effetti ambientali, sociali e di governance (ESG), nonché la riduzione dei costi sociali complessivi. Ciò si ottiene promuovendo un circolo virtuoso di sviluppo e avanzamento all’interno del più ampio ecosistema industriale e guidando l’innovazione negli stili di vita degli individui e della società nel suo complesso. Le attività essenziali per definire i requisiti di rete per i casi d’uso del 6G sono state discusse dalla Telecommunications Operators Alliance. L’inizio dei lavori normativi del 3GPP è previsto per maggio 2024. I requisiti tecnici delle prestazioni per i servizi 6G sono in fase di discussione attraverso l’ITU-R WP5D e dovrebbero essere finalizzati entro il 2026. Si prevede che i requisiti includano metriche di prestazioni comunemente utilizzate nei sistemi di comunicazione convenzionali come larghezza di banda, latenza ed efficienza dello spettro, oltre a nuove funzionalità, come l’intelligenza artificiale e il rilevamento, che fanno parte dei requisiti 6G.

Le caratteristiche delle frequenze dello spettro 6G

Il gruppo di lavoro WP 5D, un gruppo di lavoro per la standardizzazione delle comunicazioni mobili nell’ambito dell’International Telecommunication Union Radio Communication Sector (ITU-R), ha il compito di definire la visione e i requisiti della comunicazione mobile di prossima generazione e di approvare le tecnologie candidate che soddisfano gli standard internazionali. WP 5D comunica la sua visione per la prossima generazione di comunicazione mobile pubblicando raccomandazioni, delineando gli scenari di utilizzo e specificando le caratteristiche degli obiettivi tecnologici.

La raccomandazione 6G Vision

Nel giugno 2023, durante la sua quarantaquattresima riunione, WP 5D ha approvato la raccomandazione 6G Vision. Nel 2024 si stanno specificando i requisiti tecnici di prestazione. In particolare, il titolo è stato aggiornato alla raccomandazione quadro 6G. Questo adeguamento mira a prevenire qualsiasi idea errata che gli obiettivi delineati nella visione del 6G saranno immediatamente realizzati con l’introduzione del 6G. Inoltre, nel quadro 6G, l’obiettivo di ciascun indicatore di prestazione dovrebbe essere espresso come intervallo piuttosto che come un singolo numero. Nel 6G, si prevede che verranno utilizzate varie bande per supportare nuovi servizi, quindi si prevede che gli scenari di utilizzo varieranno a seconda di queste bande.

L’evoluzione dello spettro radio per il Radiomobile

Ad esempio, come illustrato in figura 5, la banda bassa fornisce un’ampia copertura. La banda media inferiore, sebbene non sia ampia come la banda bassa, può garantire un raggio di cella più ampio rispetto all’onda millimetrica (mmWave) e al sub-terahertz (Sub-THz), rendendola adatta per i comuni e pubblici sistemi di telecomunicazioni mobili internazionali (IMT). La banda media superiore (7-24 GHz) è un promettente candidato per lo spettro 6G, che offre un’elevata capacità con una copertura ragionevole nelle aree urbane. D’altra parte, mmWave (24-92 GHz) e Sub-THz (92-300 GHz) sono adatti per comunicazioni a corto raggio (meno di 100 m) o applicazioni di rilevamento a causa delle caratteristiche intrinseche dello spettro a banda alta, che saranno ulteriormente esplorate nella sezione seguente. A causa delle diverse caratteristiche di larghezza di banda e copertura per ciascuna banda, l’impostazione di valori target fissi per la velocità massima raggiungibile e la copertura diventa impegnativa, richiedendo la presentazione di un intervallo per tenere conto della variabilità degli scenari.

Anche quando si punta al tasso massimo raggiungibile come obiettivo di performance, è essenziale stabilire una cifra realistica piuttosto che arbitraria. Ad esempio, durante le discussioni iniziali sulla visione 6G, si è parlato di una velocità di trasmissione massima target di 1 Tb/s utilizzando la tecnologia Sub-THz.

Mentre la ricerca internazionale sulla banda Sub-THz è in corso e non può essere giudicata in modo conclusivo, considerando la banda che si prevede di utilizzare nelle comunicazioni mobili 6G e la larghezza di banda disponibile, diventa imperativo stabilire un obiettivo realistico (ad esempio, 100-200 Gb/s) invece dell’ambiziosa velocità massima di 1 Tb/s. Gli MNO hanno costantemente sostenuto tali prospettive per la standardizzazione e i forum pertinenti, e questi punti di vista sono stati parzialmente incorporati nella raccomandazione quadro per il 6G. La determinazione degli obiettivi prestazionali per gli indicatori chiave, compresa la velocità massima di trasmissione, farà parte della fase dei requisiti tecnici di prestazione, che inizia nel 2024.

Con l’avvento dell’era 5G, lo spettro IMT ha assistito per la prima volta all’espansione attraverso la definizione di due FR. L’obiettivo di questa espansione è quello di soddisfare diversi scenari di utilizzo e di migliorare i criteri di qualità del servizio (QoS). In particolare, FR1 copre la gamma da 410 a 7.125 MHz, mentre FR2 copre la gamma da 24 a 71 GHz. Date le disparità nello stato di assegnazione dello spettro 3G e 4G esistente e la diversità dei servizi 5G tra i paesi, l’assegnazione dello spettro 5G è stata subordinata alla politica specifica di ciascun paese.

In Corea, ad esempio, la banda a 3,5 GHz in FR1 è stata assegnata ai servizi di comunicazione mobile per uso generale. Nel frattempo, la banda a 28 GHz in FR2 è stata destinata a servizi che richiedono prestazioni a banda ultralarga e latenza ultra bassa. Tuttavia, la banda a 28 GHz non è stata utilizzata attivamente in Corea a causa della mancanza di studi completi sui business case, della domanda del mercato e delle tecnologie a radiofrequenza (RF) in grado di superare le scarse caratteristiche delle onde radio associate a questa banda. Si noti che questo articolo non copre aspetti non tecnici, come le differenze di posizione tra i paesi a causa dei servizi esistenti in specifiche gamme di spettro.

Nel contesto del 6G, si prende in considerazione la banda alta, che comprende le onde millimetriche (24-92 GHz) e le bande sub-THz (92-300 GHz), nonché la banda media (1-24 GHz), con l’obiettivo di adattarsi a scenari di utilizzo più ampi rispetto al 5G. La discussione sullo spettro candidato 6G è stata introdotta nella World Radiocommunication Conference (WRC)-23 tenutasi nel novembre 2023 e la finalizzazione dello spettro 6G è prevista nella successiva conferenza prevista per il 2027.

All’interno dell’industria globale delle comunicazioni mobili, la banda 7-15 GHz e la banda Sub-THz hanno recentemente attirato l’attenzione come bande candidate al 6G. La banda 7-15 GHz, in particolare, è importante per la comunicazione mobile 6G grazie alle sue caratteristiche di propagazione relativamente favorevoli all’interno della banda media superiore (7-24 GHz), consentendo un approccio equilibrato sia alla copertura che alla capacità.

Ciononostante, diverse bande all’interno della gamma 7-15 GHz sono già state assegnate per servizi non IMT, come WiFi, satelliti, ultra-wide-band (UWB) e applicazioni radar. Inoltre, sorgono sfide nell’esplorazione di un nuovo spettro IMT a causa dei diversi interessi tra le tre regioni classificate dall’ITU-R per la gestione internazionale dello spettro. In linea con le intuizioni tratte dalle lezioni apprese sul 5G, è imperativo rivalutare a fondo l’uso delle frequenze a banda bassa e media inferiore impiegate nelle reti di comunicazione mobile esistenti. Questa rivalutazione dovrebbe tenere conto dei limiti della tecnologia RF per garantire un utilizzo efficace.

Gli MNO globali hanno implementato in modo efficiente e rapido le reti 5G riconvertendo le bande di frequenza 3G e LTE esistenti per il 5G. Inoltre, l’adozione della tecnologia di condivisione dello spettro, in cui più tecnologie di accesso wireless coesistono nello stesso spettro, ha consentito l’utilizzo ottimale dello spettro prezioso. Tecnologie come l’aggregazione di portanti (CA) e la doppia connettività (DC) contribuiscono a massimizzare l’efficienza dello spettro. Queste pratiche fungono da approcci esemplari per superare le sfide associate alla protezione dello spettro 6G dedicato, dimostrando la capacità del settore di sfruttare l’infrastruttura esistente e le tecnologie avanzate per l’implementazione delle reti di prossima generazione.

La banda 4-10 GHz è stata presa in considerazione come un nuovo spettro candidato 6G che sarà finalizzato nel WRC-27. Questa banda è ritenuta promettente per la fornitura di servizi di base nelle prime fasi della commercializzazione del 6G grazie alle sue caratteristiche di canale che bilanciano in modo efficiente copertura e capacità. Tuttavia, considerando che diversi servizi sono già operativi all’interno di questa fascia, è necessaria una ricerca sulla coesistenza con i servizi esistenti o sul refarming.

Per utilizzare efficacemente le diverse bande candidate menzionate per il 6G, è imperativo concentrare preventivamente la ricerca e lo sviluppo della comunicazione wireless specifica per frequenza. Ciò include approfondimenti indagini sulle caratteristiche di propagazione e sui modelli di canale per garantire il successo dell’implementazione delle reti 6G. L’obiettivo è stabilire requisiti ben definiti e chiari per il 6G fin dalle prime fasi, conducendo attivamente studi di copertura per ogni spettro candidato 6G e scenario di utilizzo. Recenti risultati di simulazioni e misure delle perdite di penetrazione e di percorso per ogni spettro. La perdita di penetrazione è stata simulata confrontando il vetro liscio di 5 mm di spessore con l’aria e la perdita di percorso è stata stimata sulla base del modello di perdita di percorso nello spazio libero (FSPL), normalizzato rispetto alla banda a 3,5 GHz per il confronto.

Rispetto alla banda a 3,5 GHz, la perdita di penetrazione aumenta di 0,7 dB (1,17 volte) nella banda a 7 GHz e, cosa interessante, diminuisce di 1,4 dB (1,38 volte) nella banda a 10 GHz. Rispetto alla banda a 28 GHz, la perdita di penetrazione aumenta di 0,8 dB (1,2 volte) nella banda a 140 GHz. Nello spettro dei candidati 6G, la perdita totale, inclusa la perdita di percorso, aumenta di 6,4-33,6 dB (4-2000 volte) rispetto alla banda a 3,5 GHz.

Verso una nuova (de)regolamentazione delle Telecomunicazioni

Nel recente Rapporto Draghi si raccomanda, o meglio si prescrive, che l’Europa ha bisogno di una crescita più rapida della produttività per mantenere tassi di crescita sostenibili di fronte a una demografia avversa. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’UE ha registrato una forte crescita di recupero, trainata sia dall’aumento della produttività che dall’aumento della popolazione. Tuttavia, entrambi i fattori di crescita stanno rallentando. La produttività del lavoro dell’UE è passata dal 22% del livello degli Stati Uniti nel 1945 al 95% nel 1995, ma la crescita della produttività del lavoro è successivamente rallentata più che negli Stati Uniti ed è scesa al di sotto dell’80% del livello degli Stati Uniti.

Europa in ritardo sul digitale: le ragioni

Allo stesso tempo, l’Europa sta entrando nel primo periodo della storia moderna in cui la crescita del PIL non sarà sostenuta da una crescita netta sostenuta della forza lavoro. Entro il 2040 si prevede che la forza lavoro dell’UE diminuirà di quasi 2 milioni di lavoratori ogni anno, mentre il rapporto tra lavoratori e pensionati dovrebbe scendere da circa 3:1 a 2:1. Su questa traiettoria, la crescita in Europa si fermerà. Se l’UE dovesse mantenere il suo tasso medio di crescita della produttività del lavoro dal 2015 dello 0,7%, sarebbe sufficiente solo per mantenere costante il PIL fino al 2050. In un contesto caratterizzato da un rapporto debito pubblico/PIL storicamente elevato, da tassi di interesse reali potenzialmente più elevati rispetto all’ultimo decennio e da crescenti esigenze di spesa per la decarbonizzazione, la digitalizzazione e la difesa, la stagnazione della crescita del PIL potrebbe portare a livelli di debito pubblico insostenibili e l’Europa costretta a rinunciare a uno o più di questi obiettivi.

Il fattore principale del crescente divario di produttività tra l’UE e gli Stati Uniti è stata la tecnologia digitale e l’Europa sembra attualmente destinata a rimanere ulteriormente indietro. A metà degli anni ’90, il motivo principale per cui la produttività dell’UE si è discostata da quella degli Stati Uniti è stata l’incapacità dell’Europa di capitalizzare la prima rivoluzione digitale guidata da Internet, sia in termini di generazione di nuove imprese tecnologiche che di diffusione della tecnologia digitale nell’economia. In effetti, se escludiamo il settore tecnologico, la crescita della produttività dell’UE negli ultimi vent’anni sarebbe sostanzialmente alla pari con quella degli Stati Uniti [cfr. figura 2 e riquadro 2].

L’Europa è in ritardo rispetto alle tecnologie digitali rivoluzionarie che guideranno la crescita in futuro. Circa il 70% dei modelli di intelligenza artificiale di base è stato sviluppato negli Stati Uniti dal 2017 e solo tre “hyperscaler” statunitensi rappresentano oltre il 65% del mercato cloud globale ed europeo. Il più grande operatore cloud europeo rappresentasolo il 2% del mercato dell’UE. L’informatica quantistica è pronta a diventare la prossima grande innovazione, ma cinque delle prime dieci aziende tecnologiche a livello globale in termini di investimenti quantistici hanno sede negli Stati Uniti e quattro in Cina. Nessuna di esse ha sede nell’UE.

L’esigenza prioritaria di competitività e produttività del nostro Continente, espressa in modo inequivocabile nel Rapporto Draghi, impatterà in modo deciso sull’impostazione regolatoria, per il settore delle Telecomunicazioni, fino a oggi adottata.

Ue, faro di regolamentazione mondiale

È necessario comunque constatare, con molta chiarezza, come fino a oggi l’azione regolatoria Europea sia stata fortemente apprezzata nel mondo con cautelativa rispetto ai diritti delle persone e alla tutela dei consumatori e delle fasce di utilizzatori più deboli. I principali regolamenti sul digitale nel corso degli ultimi anni sono illustrati di seguito e sintetizzati nella figura 6.

Il Digital Services Act (DSA)

Il Digital Services Act (DSA), è una regolamentazione dell’Unione Europea, approvata nel 2022, che mira a stabilire nuove norme per le piattaforme digitali, con l’obiettivo di creare uno spazio online più sicuro e trasparente, promuovendo la responsabilità dei fornitori di servizi digitali e tutelando i diritti degli utenti.

I Contenuti principali del DSA

  • Trasparenza degli algoritmi: le piattaforme digitali devono fornire maggiore chiarezza su come funzionano gli algoritmi che raccomandano contenuti o decidono la visibilità di post e annunci.
  • Responsabilità delle piattaforme: le piattaforme sono tenute a rimuovere rapidamente contenuti illegali e a prendere misure per prevenire la diffusione di disinformazione.
  • Protezione degli utenti: gli utenti devono avere strumenti per segnalare contenuti illegali, e le piattaforme devono garantire un adeguato supporto per tali segnalazioni.

Obblighi per piattaforme di grandi dimensioni

Le piattaforme con oltre 45 milioni di utenti nell’UE (ad esempio, Facebook e Google) devono rispettare regole più rigide, come la gestione del rischio sistemico, ad esempio per quanto riguarda la diffusione di fake news.

  • Tracciamento pubblicitario: vengono introdotti limiti all’uso di dati personali per la pubblicità mirata, in particolare quando si tratta di dati sensibili come l’etnia o le opinioni politiche.
  • Rapporti e audit: le piattaforme digitali devono pubblicare report annuali sulle loro politiche di moderazione dei contenuti e sottoporsi a controlli indipendenti per verificare la conformità alle norme.

Il DSA rappresenta uno dei due pilastri della strategia digitale dell’UE insieme al Digital Markets Act (DMA). Questi regolamenti segnano un punto di svolta per il controllo delle grandi piattaforme tecnologiche, con l’intento di garantire un ecosistema digitale più equo e trasparente. L’approvazione definitiva è avvenuta il 19 ottobre 2022, e le norme avranno un’implementazione completa per tutte le piattaforme entro il 2024​.

Il Digital Markets Act (DMA)

Il Digital Markets Act (DMA) è una legge approvata dall’Unione Europea nel 2022, con l’obiettivo di garantire condizioni di concorrenza eque nel mercato digitale, soprattutto per le grandi piattaforme online, chiamate “gatekeepers”. Il DMA è stato approvato dal Parlamento Europeo il 15 dicembre 2020 e adottato formalmente dal Consiglio dell’Unione Europea il 24 marzo 2022. Le regole entreranno pienamente in vigore entro il 2024.

I contenuti principali del Digital Markets Act

  • Identificazione dei gatekeeper. Le grandi piattaforme online che fungono da “gatekeeper” sono definite in base a criteri di dimensioni, numero di utenti e posizione nel mercato. Queste piattaforme includono motori di ricerca, social media, servizi di messaggistica, e-commerce, ecc. I gatekeeper devono avere un fatturato annuale di almeno 7,5 miliardi di euro nell’UE o una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro e almeno 45 milioni di utenti finali attivi mensili.

Obblighi per i gatekeeper

  • Interoperabilità: Devono consentire ai servizi di terze parti di integrarsi e interagire con i propri servizi.
  • Portabilità dei dati. Gli utenti devono avere il diritto di trasferire facilmente i propri dati da una piattaforma all’altra.
  • Neutralità delle piattaforme. Non possono favorire i propri prodotti o servizi rispetto a quelli di concorrenti presenti sulla piattaforma.
  • Divieto di combinazione dei dati. I gatekeeper non possono combinare dati personali raccolti da diverse fonti senza il consenso esplicito degli utenti.
  • Sanzioni e controlli. Le aziende che non rispettano le regole del DMA rischiano multe fino al 10% del loro fatturato globale annuo, che può salire fino al 20% in caso di recidiva. Le piattaforme possono essere sottoposte a indagini da parte della Commissione Europea per valutare il rispetto delle regole e l’impatto sul mercato.

Nuovi poteri per la Commissione Europea

  • La Commissione ha nuovi poteri per intervenire direttamente sui gatekeeper, ordinando modifiche al loro comportamento e prevenendo fusioni o acquisizioni che potrebbero danneggiare la concorrenza. Il DMA si affianca al Digital Services Act (DSA) nel regolamentare l’ecosistema digitale europeo, con il DMA focalizzato su garantire una concorrenza leale, mentre il DSA si concentra su sicurezza e trasparenza.

Il Data Governance Act (DGA)

Il Data Governance Act (DGA) è stato approvato dall’Unione Europea il 30 maggio 2022 e rappresenta una parte cruciale della strategia europea per i dati. Il DGA mira a promuovere la condivisione e l’utilizzo sicuro di dati personali e non personali all’interno dell’UE, facilitando la creazione di spazi di dati comuni in settori chiave come sanità, ambiente, energia e finanza.

I contenuti principali del DGA

  • Intermediazione dei dati: il DGA stabilisce condizioni per i servizi di intermediazione dei dati, i quali devono garantire trasparenza e non utilizzare i dati raccolti per scopi diversi da quelli stabiliti.
  • Riutilizzo dei dati pubblici: il regolamento facilita il riutilizzo di dati detenuti da enti pubblici, come dati protetti da diritti di proprietà intellettuale o dati personali sensibili, attraverso meccanismi sicuri.
  • Altruismo dei dati: introduce il concetto di “altruismo dei dati”, permettendo a individui e organizzazioni di condividere volontariamente i propri dati per finalità di interesse pubblico, come la ricerca scientifica o progetti innovativi.
  • Organizzazioni di dati: stabilisce un registro per le organizzazioni senza scopo di lucro che gestiscono dati con finalità di altruismo, assicurando che queste operino in modo trasparente e con obiettivi di interesse generale.
  • Sanzioni: sono previste sanzioni amministrative fino al 6% del fatturato globale per le organizzazioni che violano le disposizioni del DGA.

Il Cyber Resilience Act (CRA)

Il Cyber Resilience Act (CRA) è una normativa proposta dall’Unione Europea nel settembre 2022 e approvata politicamente nel dicembre 2023. Il suo obiettivo principale è migliorare la sicurezza informatica di tutti i prodotti con elementi digitali, sia hardware che software, venduti nell’UE.

Contenuti principali del Cyber Resilience Act

  • Requisiti di sicurezza obbligatori: tutti i prodotti connessi a internet (es. dispositivi IoT come telecamere, smartwatch, router) devono rispettare standard di sicurezza specifici durante tutto il loro ciclo di vita, dalla progettazione fino all’uso sul mercato.
  • Aggiornamenti di sicurezza: i produttori sono obbligati a fornire aggiornamenti di sicurezza tempestivi per i loro prodotti, per un periodo che riflette la durata di utilizzo prevista.
  • Trasparenza: i produttori devono essere trasparenti riguardo la sicurezza dei loro prodotti e informare chiaramente i consumatori sulle misure adottate per proteggere i dispositivi da attacchi informatici.
  • Responsabilità: i produttori, importatori e distributori sono responsabili della sicurezza dei loro prodotti e devono segnalare vulnerabilità e incidenti entro un termine prestabilito.
  • Certificazione: tutti i prodotti conformi alle norme del CRA saranno contrassegnati con il marchio CE, garantendo che rispettano i requisiti di sicurezza previsti dalla legge. Il Cyber Resilience Act fa parte della strategia dell’UE per rafforzare la sicurezza informatica, complementando il NIS2 Framework approvato nel 2022, e risponde alla crescente minaccia di attacchi informatici contro aziende, istituzioni e utenti privati. I produttori avranno un periodo di adattamento di 36 mesi per conformarsi alle nuove regole.​

Il Chips Act

Il Chips Act europeo è una normativa approvata nel 2023 che mira a rafforzare l’ecosistema dei semiconduttori nell’Unione Europea, aumentando la capacità produttiva e riducendo la dipendenza da fornitori esterni. Questa legge è stata proposta nel febbraio 2022 e formalmente approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio nel luglio e settembre 2023.

Contenuti principali del Chips Act

  • Obiettivi strategici: raddoppiare la quota europea di mercato dei semiconduttori dal 10% al 20% entro il 2030. Rafforzare la sicurezza delle catene di approvvigionamento di chip per evitare future crisi come quella sperimentata durante la pandemia di COVID-19.
  • Investimenti: mobilitazione di 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati, di cui 3,3 miliardi provenienti dal bilancio dell’UE. Supporto a progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, oltre alla costruzione di impianti avanzati di produzione di semiconduttori.
  • Crescita della capacità produttiva: incentivi per la creazione di impianti produttivi in Europa, con autorizzazioni rapide per progetti chiave. Attrazione di investimenti da parte di aziende globali per aumentare la produzione di semiconduttori.
  • Autonomia strategica: creazione di un sistema di monitoraggio per prevenire carenze e coordinare azioni in caso di crisi nella fornitura di chip. Riduzione della dipendenza dalle catene di approvvigionamento globali, che attualmente si basano principalmente su produttori asiatici. Questo atto legislativo è una risposta alle crescenti sfide che il settore dei semiconduttori affronta e rappresenta un passo strategico verso l’autonomia tecnologica dell’Europa.
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FIGURA 6: Principali regolamentazioni emesse dalla Commissione Europea in ambito Digitale

L’Artificial Intelligence Act (AI Act)

Infine, l’Artificial Intelligence Act (AI Act) è una regolamentazione dell’Unione Europea proposta nell’aprile 2021 e approvata nel dicembre 2023, è in vigore dal 1º agosto 2024. Il suo scopo principale è creare un quadro normativo armonizzato per l’uso sicuro e responsabile dell’intelligenza artificiale (IA) all’interno dell’UE, proteggendo i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini. I suoi contenuti principali sono l’approccio basato sul rischio dove il rischio minimo, costituito da sistemi come i filtri spam non sono soggetti a obblighi specifici, ma le aziende possono adottare volontariamente codici di condotta. I rischi specifici per la trasparenza, nei sistemi come chatbot devono essere mitigati informando chiaramente gli utenti che stanno interagendo con una macchina. Il rischio alto, costituito da sistemi di IA utilizzati in ambiti sensibili (es. sanità, selezione del personale), deve essere mitigato con il rispettare rigorosi requisiti di sicurezza, trasparenza e supervisione umana. Infine il rischio inaccettabile relativo ai sistemi di IA che violano i diritti fondamentali, come il “social scoring” da parte dei governi, sono vietati. L’AI Act, inoltre, mira a promuovere lo sviluppo di un ecosistema europeo di IA sicura e trasparente, migliorando settori come sanità, trasporti, energia e pubblica amministrazione. Vengono definiti requisiti chiari per produttori e utilizzatori di sistemi di IA, riducendo gli oneri amministrativi per le imprese e garantendo una maggiore responsabilità. Viene introdotta una consultazione per sviluppare un codice di buone pratiche per i fornitori di modelli di IA general-purpose (GPAI), con focus su trasparenza e gestione del rischio, da implementare entro il 2025. L’AI Act posiziona l’UE come leader globale nella regolamentazione dell’IA, garantendo che lo sviluppo e l’uso di queste tecnologie siano sicuri e conformi ai diritti umani.

Le regolamentazioni e leggi ora citate sono un buon esempio di come l’Europa agisca a favore dei diritti dei suoi cittadini. Tuttavia una proliferazione di regole e di requisiti di compliance non produce una terreno fertile per lo sviluppo dell’innovazione imponendo spesso regolamentazione costosa e poco compatibile con il contesto dove spesso di sviluppano nuove idee, sistemi e algoritmi, ossia nelle start up e pmi innovative.

Il freno della regolamentazione sull’innovazione

Nel settore delle Telecomunicazioni, in particolare, permane un’impostazione regolatoria fortemente frastagliata, con 27 Autority Nazionali e altrettanti enti Antitrust, in aggiunta a quella Europea che è stata, sino a ora, tra le protagoniste di prescrizioni non al passo con i tempi e con l’evoluzione delle tecnologie, ad esempio i 4 operatori mobili per singolo Paese, e con la sistematica e spesso anacronistica ricerca di complesse e penalizzanti remedies a ogni tentativo di merge e consolidamento del settore.

Con molta franchezza e rispetto, il consenso nel settore e anche da parte di chi investe nel settore delle Telecomunicazioni, è oggi per un deciso cambiamento di approccio che consenta di riportarlo a un livello di redditività ragionevole e tale da poter finanziare gli ingenti investimenti per lo sviluppo delle innovazioni delle quali si è trattato in questo lavoro.

Oggi, in altri termini, è necessario evolvere l’approccio regolatorio consentendo maggiore libertà nella concentrazione degli Operatori a livello Europeo e libertà nella costruzione dei portafogli di Servizi con possibilità di Bundle e Integrazioni sino a poco tempo fa impossibili (ad esempio nella Televisione, Telecomunicazioni e Advertising). Solo in questo modo ossia:

  • consolidamento del mercato a livello Europeo,
  • ridimensionamento del ruolo delle Autorità Nazionali,
  • possibilità di bundle di servzi di infrastruttura, comunicazioni, contenuti, pubblicità, transazioni varie.

Sarà possibile nel medio termine riprendere il ruolo di traino che l’Europa ha fatto nel passato nelle Telecomunicazioni globali e sarà possibile finanziare l’innovazione delle tecnologie e dei servizi a beneficio della competitività e produttività del nostro Continente.

Conclusioni

Le discussioni sul 6G sono già iniziate tra organizzazioni di standardizzazione nazionali e internazionali, aziende e istituti di ricerca sulle telecomunicazioni. Cinque anni dopo la prima commercializzazione al mondo del 5G, è stata intrapresa un’analisi riflessiva chiamata “5G Lessons Learned” per valutare i risultati e le sfide del 5G. Sulla base di queste lezioni, è stato cercato un consenso iniziale sulla ricerca e lo sviluppo del 6G. Ciò ha comportato la fornitura di informazioni sulle prospettive promettenti del servizio 6G, sulle tendenze tecnologiche, sulla visione 6G e sui risultati della ricerca sullo spettro 6G dal punto di vista degli MNO.

Di fondamentale importanza è il fatto che i servizi e i terminali di nuova generazione specifici per le caratteristiche e performance delle reti 6G (e anche 5G Advanced) raggiungono un livello di maturità e di prezzo compatibili e abilitanti per la diffusione massiva delle nuove reti radiomobili. L’esempio del 4G LTE e lo straordinario sviluppi degli Smartphone e delle APPs è rilevante e da seguire. Solo quando i sistemi intelligenti e servizi legati agli Autonomus Vehicle e alle Smart Road che li supportano, agli Urban Air Mobility System e alle normative rilevanti che li accompagnano, ai dispositivi di Virtual, Augmented e Mixed Reality, ai Digital Twin Systems, saranno disponibili con un livello di prezzo ragionevole per individui e per le aziende, sarà possibile uno sviluppo deciso e pervasivo delle nuove tecnologie di rete 6G. La mancata disponibilità di questi servizi e di questi terminali ha di fatto frenato, e sta continuando a farlo, lo sviluppo del 5G.

Quando gli Operatori erano finanziariamente forti vi era un approccio di ecosistema molto interattivo e positivo tra le reti e i loro terminali specializzati. Tale ecosistema oggi, anche per la più volte citata debolezza del settore, non è di fatto attivo e va ricostituito. Affinché il settore delle Telecomunicazioni ritrovi la forza per interagire con quello dei terminali e sistemi intelligenti, delle applicazioni e contenuti, e di farlo “alla pari” è necessario, soprattutto in Europa, consentire la crescita di scala dei suoi soggetti, consentendo il consolidamento, prendendo atto che non c’è più un problema di concorrenza e che quelli che chiamavamo monopoli, oggi sono soggetti che si confrontano, in mod spesso asimmetrico, con giganti i quali hanno del tutto spostato il valore delle comunicazioni dalle reti ai terminali, applicazioni e contenuti che ne utilizzano, con bassa remunerazione, le mere funzioni di connettività.

Il successo del 6G, e con esso la ripresa di questa parte importante della capacità innovativa Europea, dipenderà non solo dalla capacità di far evolvere i sistemi radio e il software di rete, ma anche di agganciare gli ecosistemi dei terminali, servizi e contenuti e cooperare, da una posizione di ragionevole autorevolezza, con essi.

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