le trimestrali

Big tech, ancora più miliardi sui datacenter AI: ecco perché



Indirizzo copiato

I giganti tech ignorano l’effetto DeepSeek e raddoppiano gli investimenti in data center secondo i dati delle trimestrali. Amazon in testa con 80 miliardi nel 2024. Gli analisti preoccupati per i tempi di ritorno e la nebulosa strategia

Pubblicato il 10 feb 2025

Umberto Bertelè

professore emerito di Strategia e chairman degli Osservatori Digital Innovation Politecnico di Milano



_mercati finanziari (1)

L’elevatissima crescita nel 2024 degli investimenti in data center per l’AI generativa è stato il fatto più saliente emerso dalle presentazioni delle trimestrali delle big tech relative all’ultimo trimestre del 2024. Ma nel 2025 ce ne saranno ancora di più, dicono le big tech adesso: 300 miliardi. Ed è questa la sorpresa – dopo la lezione di efficienza Deepseek – che merita un’analisi.

“The data-centre investment spree shows no signs of stopping – Demand for processing power will continue to outpace supply ”, sostiene The Economist [EC] in un articolo del 5 febbraio, sottolineando come la frenesia nell’investire in data-center non dia segni di cedimento, ma giustificandola con l’attesa del continuo prevalere nei prossimi anni della domanda di potenza di calcolo rispetto all’offerta (la Fig. 1 mostra l’attuale distribuzione geografica della potenza di calcolo nel mondo mentre la Fig. 2 riporta le previsioni di Goldman Sachs sulla crescita della domanda complessiva nei prossimi anni, trainata prevalentemente ma non esclusivamente allo sviluppo dell’AI-Intelligenza Artificiale).

L’impegno delle big tech nelle infrastrutture per l’AI

The Wall Street Journal [WSJ] – “Tech Giants Double Down on Their Massive AI Spending: Amazon, Google, Microsoft and Meta pour billions into artificial intelligence, undeterred by DeepSeek’s rise” – propone il 7 febbraio una sintesi degli investimenti delle top 4 (Apple come noto sta seguendo una sua strada che non prevede investimenti di portata simile), una volta che con Amazon si sono chiuse le presentazioni delle loro trimestrali relative all’ultimo trimestre del 2024. In termini di investimenti annui, come la Fig. 3 evidenzia,

  • è Amazon – leader mondiale nel cloud – l’impresa che ha investito di più, oltre 80 miliardi di dollari, seguita da
  • Microsoft e Alphabet-Google, numeri due e tre mondiali nel cloud, con valori molto vicini fra loro e superiori ai 50 miliardi di dollari, e
  • Meta, 37,3 miliardi di $, che a differenza delle altre fa un utilizzo solamente interno della potenza di calcolo (al servizio dei propri prodotti e attività di R&D).

Complessivamente nel 2024 le top 4 hanno investito quasi 230 miliardi di dollari: una cifra rilevantissima in assoluto e in paragone con gli anni precedenti (Fig. 4); una cifra che ha contribuito (Fig. 5) a rendere ancora più “capital intensive” le top 4, riducendo ulteriormente il rapporto fra fatturato e capitale.

L’effetto DeepSeek e la pianificazione strategica delle big tech

L’ulteriore aumento del circa 40% annunciato per il 2025 è stato vissuto molto negativamente dalle Borse e ha oscurato le performance nel complesso molto positive realizzate nel 2024.

Con riferimento ai numeri – fortemente attesi dal mercato – sugli investimenti previsti per il 2025, già più volte preannunciati in forte aumento rispetto al 2024, WSJ sottolinea come l’”effetto DeepSeek” – che tanto impatto aveva avuto sulla capitalizzazione di Nvidia provocandone una caduta di quasi 600 miliardi in una sola seduta (poi almeno in parte riassorbita) – non abbia assolutamente ridimensionato i piani di investimento per l’anno in corso.

Ne parla diffusamente il Financial Times [FT], sempre il 7 febbraio, in un articolo significativamente intitolato “Big Tech lines up over $300bn in AI spending for 2025: Amazon, Meta, Microsoft and Alphabet forecast massive capital expenditure despite investor concerns about returns and DeepSeek”, che evidenzia come i valori degli investimenti in conto capitale (in larghissima parte dedicati all’infrastruttura per l’AI) che ciascuna delle top 4 intende realizzare (Fig. 6) siano tutti in forte crescita rispetto al 2024: + 20,5% Amazon, + 43,9% Microsoft, + 42,9% Alphabet-Google, + 60,9-74,3% Meta (che ha fornito una forchetta indicativa).

Complessivamente un incremento dell’ordine del 38-40%, che non può essere solo spiegato con la “gara per la leadership” in corso fra le top 4 (che pure credo abbia un ruolo non trascurabile) ma che evidenzia la fiducia con cui esse guardano alla prospettiva di una crescita continua della domanda anche a breve, come dichiarato espressamente ad esempio dal CEO di Amazon, che ha detto che Amazon stessa sta semplicemente rispondendo a “significant signals of demand”.

Reazioni negative dei mercati all’aumento degli investimenti per il 2025

I mercati viceversa non hanno risposto così bene a queste cifre, nonostante il complesso dei risultati (ne parlerò fra poco) sia stato molto soddisfacente per tutte le top 4,

  • preoccupati della nebulosità sull’utilizzo di cifre così elevate e sui ritorni – in termini di consistenza e tempi di payback – che le imprese si attendono dalla loro messa in gioco;
  • preoccupati dai ritorni non ancora particolarmente brillanti dei servizi più strettamente legati all’AI già erogati, quali ad esempio il Copilot di Microsoft;
  • probabilmente stupiti dal mancato impatto dell’”effetto DeepSeek”, che aveva fatto intravedere (pur con qualche dubbio sulla totale veridicità dei dati comunicati) la possibilità che fosse possibile realizzare modelli – con performance vicine a quelli di OpenAI o di Google – con costi e potenza di calcolo molto minori.

L’importanza della flessibilità dei nuovi data center

Su questo terzo punto è intervenuto l’8 febbraio The New York Times (“What DeepSeek? Big Tech Keeps Its A.I. Building Boom Alive – An apparent breakthrough in efficiency from the Chinese start-up did not make tech’s biggest companies question their extravagant spending on new data centers.”), riportando l’importante tesi – espressa sia dal CEO di Microsoft sia dal CFO di Alphabet-Google – della “doppia flessibilità” esistente per il futuro utilizzo dei data center in corso di costruzione, impiegabili:

  • sia nella fase di “training” dei modelli di AI sia in quella successiva di “inferencing”, ovvero di sfruttamento dei modelli stessi una volta che essi siano stati messi a punto;
  • sia per esigenze proprie sia per erogare servizi ai clienti.

Sul primo punto – nebulosità su utilizzi e ritorni – l’importanza a esso attribuita dai mercati trova conferma nel fatto che l’unica delle top 4 “perdonata” dal mercato, nonostante l’elevatissimo incremento degli investimenti annunciato, sia stata Meta: perché è stata l’unica a mostrare un chiaro successo nell’utilizzo dell’AI generativa: il miglioramento con esso ottenuto nell’’”ad targeting” per Facebook e Instagram e il conseguente incremento nella spesa dei clienti.

Sul fatto che le spese in conto capitale siano eccessive FT, pur senza prendere una posizione a favore o contro, mette a confronto le spese e le performance delle cosiddette “Magnificent 7” (o più sinteticamente “Mag 7”) – le top 4 più Apple, Nvidia e Tesla – con quelle delle restanti 493 imprese dello S&P 500 (talora un po’ scherzosamente qualificate come S&P 493). Quello che emerge è che è vero che le spese in conto capitale delle “Mag 7” sono effettivamente aumentate nel 2024 in misura strabordante rispetto alla media dello S&P 493, del 40% circa a fronte del 3,5%, ma che è anche vero che nello stesso arco temporale i profitti delle “Mag 7” sono aumentati di un terzo e quelli della media dello S&P 493 del 5%.

Un quadro di sintesi sull’andamento delle “Mag 7”

Chiudo (Tab. 1) con un quadro sintetico dell’andamento delle “Mag 7”, in termini assoluti e in comparazione con tutte le imprese quotate a livello mondiale.

Il valore di capitalizzazione che appare nella prima colonna è quello registrato alla chiusura delle Borse il 7 febbraio, una volta concluse le presentazioni delle trimestrali relative al quarto trimestre di 6 delle 7 “magnifiche” (essendo la presentazione dei dati di Nvidia sfasata rispetto alle altre). Le “Mag 7” – tutte statunitensi – occupano le prime cinque posizioni e sette delle prime otto su scala mondiale

  • con la sola Saudi Aramco (oil & gas) in sesta posizione che si frappone fra esse;
  • con tre imprese a una incollatura da Tesla, anch’esse con una market cap superiore al trilione di $: la taiwanese TSMC e la statunitense Broadcom, operanti nella filiera dei semiconduttori, e Berkshire H., famosa per il suo storico capo Warren Buffett, operante in ambito finanziario.

Se si pongono a paragone le capitalizzazioni attuali con quelle di tre mesi circa fa (12 novembre), a chiusura delle presentazioni delle trimestrali del terzo trimestre, si può notare che – al di là delle continue fluttuazioni talora anche significative – per tre delle “Mag 7” le variazioni non sono così rilevanti: Apple vale (dopo una punta intermedia) più o meno come allora, lo stesso si può dire per Alphabet-Google (fra le più “punite” dopo la presentazione) e non di molto superiore è stata la variazione di Tesla.

La caduta maggiore è quella di Nvidia, che nonostante i recuperi dopo la perdita in un solo giorno di quasi 600 miliardi di capitalizzazione dopo l’annuncio della cinese DeepSeek, è comunque sotto di 471 miliardi (meno 13% circa) rispetto a tre mesi fa. Mentre la crescita maggiore, 344 miliardi (più 23,5%), è quella di Meta, l’unica delle top 4 “premiata” (come visto) dopo le presentazione. Significativa pure la crescita di Amazon,: più 241 miliardi di $ (più 11% circa), nonostante la “punizione” subita.

Nella Tab. 1 ho riportato anche una “simulazione” dei bilanci del 2024, tratta da FT e costruita sommando i dati delle quattro trimestrali. La colonna che più esalta il successo delle “Mag 7” (con una qualche riserva per il caso Tesla) è quella dell’utile netto, che vede

  • Apple, Alphabet-Google e Microsoft al terzo, quarto e quinto posto assoluto – alle spalle di Saudi Aramco e Berkshire H. – con valori degli utili netti compresi fra i quasi 93 miliardi di $ di Microsoft e gli oltre 106 di Apple,
  • Nvidia e Meta immediatamente alle loro spalle, al sesto e settimo posto, appaiate su un livello di utile netto di oltre 63 miliardi;
  • Amazon al nono posto, a una incollatura da JPMorgan Chase, con oltre 59 miliardi di utile netto;
  • 5 società cinesi operanti nel comparto bancario-assicurativo, alle spalle di Amazon, e – inframmezzate tra loro – TSMC e Toyota;
  • Tesla molto distaccata, oltre la centesima posizione.

Il rapporto tra ricavi e addetti

Il fatto di prendere in considerazione le sole imprese quotate, quasi certamente ininfluente nella determinazione dei primissimi posti della classifica per utile netto, ha un impatto invece più rilevante se si guarda alla classifica per ricavi e ancor più per numero di addetti: soprattutto per la presenza, in larga parte del mondo, di grosse imprese – pubbliche o a partecipazione pubblica – non orientate al profitto. Limitandoci comunque alle quotate, è importante osservare – coerentemente con le considerazioni fatte in precedenza – che le big tech sono sempre più “big” non solo per capitalizzazione e utile netto, ma anche per l’entità dei ricavi. La stessa cosa non è necessariamente vera per il numero di addetti, se l’impresa ritiene più profittevole (anche in prospettiva) concentrarsi su parti limitate delle filiere in cui opera piuttosto che integrarsi verticalmente a monte e/o a valle. Il confronto ad esempio fra Amazon e Apple ci mostra come Amazon sia seconda al mondo fra le quotate, alle spalle di Walmart, sia per ricavi sia per numero di addetti, mentre Apple – ricorrendo in misura massiccia all’outsourcing (ad esempio alla taiwanese Foxconn per il manufacturing degli iPhone) – occupa il settimo posto per ricavi e il centotrentesimo per numero di addetti.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Video & Podcast
Analisi
Social
Iniziative
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3