L’Intelligenza Artificiale sta entrando in ogni angolo del mondo del lavoro, ridisegnando ogni settore senza eccezioni. E il marketing è lungi dall’esserne immune: una recente ricerca ha rilevato che oltre il 35% dei professionisti del settore utilizza l’AI per attività come la produzione di contenuti, l’ottimizzazione delle email, la gestione dei social media e il targenting degli annunci. [1]
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I primi esperimenti di intelligenza artificiale nel marketing
Ma siamo sicuri di usarla nel modo giusto? E soprattutto, fino a che punto questi strumenti possono (o devono) sostituire le persone? Il dibattito è aperto, e i segnali arrivano anche dalla cronaca. Klarna, colosso svedese dei pagamenti digitali, nel 2023 ha puntato con forza sul modello “AI First” – che inserisce l’IA come protagonista di tutti i processi aziendali, a discapito delle persone – implementando una massiccia riduzione del personale, salvo poi fare marcia indietro annunciando nuove assunzioni nel 2025. Un caso che dimostra come l’idea di un’automazione totale, almeno per ora, sia ancora distante dalla realtà.
Competenze ibride e nuove esigenze nel marketing digitale
Il punto non è più (solo) il modo in cui l’IA può sostituire e prendere il posto dell’essere umano, ma come le persone sanno integrarla nei processi lavorativi quotidiani.
Ogni nuova assunzione conferma una grande verità: oggi molti giovani entrano nel mondo del lavoro dando per scontata la presenza dell’IA. Il punto è capire quanto conoscono davvero questi strumenti e come li usano, ed è proprio qui che si apre un nuovo capitolo, fatto di competenze ibride e necessità formative.
Un cambiamento che riscrive ruoli e processi
Nessuna delle precedenti “rivoluzioni digitali” è paragonabile a questa: l’avvento dell’IA è simile a quello di internet, o addirittura dell’elettricità, con un impatto enorme su ogni settore (motivo per cui non possiamo fare a meno di pensare a come cambierà il nostro lavoro, qualunque esso sia). Non ci rendiamo ancora conto di quello che abbiamo creato: un sistema che può imparare e migliorarsi e, in un certo senso, agire anche con autonomia decisionale. L’Intelligenza Artificiale non si limita a modificare le tecniche, ma sta ridefinendo le professionalità stesse, i processi aziendali, le aspettative dei consumatori e persino il valore attribuito alla creatività.
Sinergia tra tecnologia e intelligenza umana
C’è chi afferma che la parte creativa sarà sempre in mano all’uomo, e chi invece si dice convinto che presto l’IA potrà sostituire anche la creatività e il pensiero, ma prevedere il futuro sembra impossibile: nessuno, ad oggi, può sapere come andrà. Forse la verità sta nel mezzo. Più che sostituzione, si parla di collaborazione: è la sinergia tra capacità umana e potenziale tecnologico la strada più sensata e competitiva.
Ritardi nell’adozione dell’intelligenza artificiale in Italia
Parlando del settore della comunicazione, la notizia positiva è che il popolo è lento e mediamente poco competente. Nonostante si parli di “processo di digitalizzazione” o “trasformazione digitale” da oltre 20 anni, ancora oggi sentiamo dire che le aziende “si stanno digitalizzando”. Questo la dice lunga sui tempi rilassati con cui molte realtà imprenditoriali italiane si muovono di fronte all’innovazione: prevale la paura di sbagliare, e così si preferisce restare nel conosciuto, mantenendo lo status quo. Il risultato? Troppo spesso si rinuncia a comprendere e sfruttare appieno strumenti che ormai non sono più un’opzione, ma una necessità.
Utilizzo superficiale dell’AI nel marketing operativo
Lo stesso discorso vale per il marketing, in cui oggi l’IA si usa poco e male. Poco, perché molte aziende sono ancora nella fase esplorativa; male, perché sono in pochi a sfruttare davvero il potenziale degli strumenti disponibili. Nella maggior parte dei casi, l’uso si riduce a supporti come ChatGPT per scrivere email o preparare presentazioni. Utili, certo, ma lontani da ciò che l’IA può realmente offrire. Se allenati, questi sistemi sono in grado di gestire task molto più complessi, migliorando progressivamente la qualità delle risposte e alleggerendo in modo concreto i carichi di lavoro.
Tre linee guida per un marketing basato sull’intelligenza artificiale
Quindi, come deve muoversi chi desidera comprendere e utilizzare l’IA nel mondo del marketing? Ecco i 3 punti da tenere a mente:
- Si prospetta una rivoluzione del lavoro, e l’unico modo per stare al passo sarà restare uniti e fare gruppo. I cambiamenti dei settori lavorativi sono sempre stati conseguenza della grandi rivoluzioni tecnologiche, ma l’IA sta avanzando talmente velocemente da comportare il rischio concreto che il mondo del lavoro non riesca ad adattarsi in tempo. Se i nuovi lavori dovessero arrivare troppo tardi rispetto alla scomparsa di quelli attuali, il prezzo da pagare, in termini sociali, sarà elevato. Per questo è fondamentale uno sforzo condiviso per adattarci al cambiamento digitale e assicurarci che nessuno venga lasciato indietro, né sul piano professionale né su quello umano. La buona notizia? Potremo avere più tempo per pensare. Come è successo con l’introduzione dei trattori nei campi, anche l’Intelligenza Artificiale può liberarci dai compiti più ripetitivi e logoranti, offrendo spazio a nuove competenze basate su pensiero critico, creatività e curiosità. E se alcune aziende oggi tagliano personale per “fare posto” all’AI, altre scelgono di scommettere sull’intelligenza umana: assumono, formano e investono nelle persone.
- L’AI non è ChatGPT. Spesso le persone considerano l’AI similmente a chi pensa che “Internet” equivalga alla ricerca su Google: pensano che il ruolo dell’IA sia la generazione di testi e immagini, non consapevoli che questa sia solo la punta dell’iceberg. Infatti, in realtà le potenzialità sono molteplici – ci vogliono però sforzo e tempo per imparare a usare questi strumenti nel migliore dei modi, allenandoli in profondità attraverso la costante interazione con essi.
- L’AI non è gratis e veloce. Come per ogni altra novità tecnologica – l’IA a maggior ragione, viste le enormi potenzialità e quindi la maggior complessità di imparare a usarla in modo approfondito – la competenza richiede investimento di denaro, ma soprattutto di tempo: è questa l’unica strada per raggiungere un livello di conoscenza tale da poter automatizzare facilmente quelli che sono oggi compiti ripetitivi e onerosi.











