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Consumer Credit Directive II: verso un credito digitale più equo e consapevole



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Il nuovo quadro normativo europeo impone valutazioni creditizie più approfondite e vieta pratiche commerciali abbinate, richiedendo agli operatori un equilibrio tra innovazione digitale e conformità normativa per garantire sostenibilità finanziaria a lungo termine

Pubblicato il 4 giu 2025

Giovanni Gatti

Research Analyst di Cetif Università Cattolica del Sacro Cuore



Consumer Credit Directive II

Nel settore del credito al consumo è in atto una trasformazione profonda, sospinta da un lato dalla digitalizzazione dei servizi finanziari, dall’altro dall’evoluzione del quadro regolamentare europeo. In questo contesto, la Consumer Credit Directive II (CCDII) rappresenta un passaggio cruciale per l’intero comparto, imponendo nuove sfide, ma aprendo anche a opportunità di innovazione e ripensamento strategico.

La Consumer Credit Directive II

La nuova direttiva europea sul credito al consumo, nota come Consumer Credit Directive II (CCD II), è stata adottata ufficialmente nel novembre 2023 ed entrerà in vigore dopo il periodo di recepimento da parte degli Stati membri. Il termine fissato per il recepimento è novembre 2025, data entro la quale ogni Paese dell’UE dovrà adeguare la propria normativa nazionale. La CCD II introduce regole più stringenti in materia di trasparenza, valutazione del merito creditizio e tutela dei consumatori, con particolare attenzione alla digitalizzazione e alla prevenzione del sovraindebitamento.

Il contesto normativo della Consumer Credit Directive II

Il legislatore europeo ha deciso di intervenire sui prodotti di credito al consumo nel novembre del 2023 con un duplice obiettivo: da un lato, rafforzare la coerenza normativa in un mercato sempre più digitalizzato, dall’altro garantire una maggiore protezione ai consumatori più fragili, soprattutto giovani, esposti a rischi di sovraindebitamento legati all’accesso facilitato a soluzioni di credito al consumo.

La nuova direttiva adotta un approccio profondamente innovativo, superando la mera logica preventiva, per promuovere una visione olistica del credito, orientata alla sostenibilità finanziaria di lungo periodo. In questo nuovo paradigma, il consumatore deve essere realmente consapevole delle conseguenze delle proprie scelte finanziarie, grazie a un contesto normativo che ne favorisca la comprensione e la tutela.

L’intervento del legislatore, dunque, amplia significativamente il perimetro di applicazione: si abbassano le soglie minime, includendo anche i micro-finanziamenti sotto i 200 euro, e innalzando il tetto massimo da 75.000 a 100.000 euro. A ciò si affianca un rafforzamento dei requisiti di trasparenza, informativa e valutazione del merito creditizio, con l’obiettivo di prevenire il sovraindebitamento e promuovere un accesso al credito più responsabile.

Le principali innovazioni della Consumer Credit Directive II

Tra le principali novità introdotte, spicca l’obbligo per i creditori di effettuare una valutazione più approfondita del merito creditizio, con l’obiettivo di assicurarsi che il consumatore sia in grado di rimborsare il credito senza compromettere la propria situazione finanziaria. Tale valutazione si estende in maniera omogenea a tutte le forme di credito al consumo, inclusi i microprestiti e i prodotti digitali come il Buy Now Pay Later (BNPL), sebbene non sia previsto un apparato sanzionatorio per l’omessa o inadeguata verifica del merito creditizio. Un altro elemento di rilievo è il divieto delle pratiche di commercializzazione abbinata, cioè quelle offerte in cui il finanziamento è vincolato all’acquisto di un prodotto o servizio non disponibile separatamente. Questa misura intende rafforzare la tutela del consumatore, garantendo maggiore libertà di scelta e trasparenza nelle proposte commerciali.

Impatti operativi della Consumer Credit Directive II sui tempi di erogazione

Sebbene sarà necessario attendere il recepimento della normativa a livello nazionale, previsto per novembre di quest’anno, quasi certamente le novità introdotte avranno un impatto diretto sui controlli che gli istituti di credito dovranno effettuare, con riflessi significativi sui modelli di business e sulle dinamiche di mercato. Da un lato, è possibile che i tempi di approvazione e di erogazione del credito (time-to-yes e time-to-cash) restino stabili, dopo un periodo in cui sono stati in costante diminuzione. Infatti, per l’anno in corso, si è registrato un calo significativo: il time-to-yes per il prestito personale pre-approvato è sceso del 34%, mentre quello per il prestito personale full digital ha subito una riduzione del 33% (fonte: Research Insight Cetif Digital Lending Hub, 2024).

L’equilibrio tra innovazione digitale e Consumer Credit Directive II

Il settore si trova così a dover bilanciare due spinte potenzialmente divergenti: l’innovazione digitale che ha permesso negli ultimi anni di semplificare l’accesso al credito, migliorare l’esperienza utente e ottimizzare i tempi di erogazione, quindi, l’innalzamento degli standard regolamentari, che impone requisiti più rigorosi in termini di trasparenza, responsabilità e tutela del consumatore. Questo equilibrio delicato tra innovazione e conformità rappresenta una delle sfide più complesse per gli operatori del mercato del credito al consumo. La necessità di rispettare una normativa sempre più articolata potrebbe rallentare l’adozione di soluzioni agili e orientate alla user experience, imponendo una revisione dei processi e degli strumenti di valutazione. A complicare ulteriormente lo scenario contribuiscono fenomeni strutturali come la desertificazione bancaria: la progressiva riduzione della presenza fisica degli sportelli limita le occasioni di consulenza diretta, aumentando il rischio che vengano proposti prodotti poco adatti alle esigenze reali dei consumatori, con conseguenze potenzialmente negative sul loro equilibrio finanziario. La rete fisica, lungi dall’essere un residuo del passato, rappresenta ancora un presidio fondamentale per garantire inclusione finanziaria e orientamento consapevole, soprattutto in una fase di crescente complessità regolamentare.

Consumer Credit Directive II e intelligenza artificiale nel credito

In questo contesto, il rafforzamento della consulenza umana si configura come complemento necessario all’introduzione di tecnologie abilitanti come l’Intelligenza Artificiale, sempre più centrali per automatizzare e rendere scalabili i processi di valutazione del merito creditizio.

Oggi, l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nei processi del credito non è più un’opzione, ma una necessità imprescindibile per garantire scalabilità, tempestività e precisione nell’istruttoria, nell’erogazione e nella gestione del rischio. Tuttavia, anche su questo fronte, il quadro regolamentare è stringente: l’AI Act classifica come “ad alto rischio” le applicazioni di scoring e underwriting automatizzato, mentre la CCDII introduce limiti specifici all’utilizzo dell’AI nel credito al consumo, tra questi, il divieto di utilizzare dati provenienti dai social network per la valutazione del merito creditizio e l’obbligo, su richiesta del consumatore, di garantire un intervento umano nei processi decisionali automatizzati. Si tratta di misure che, se da un lato rafforzano le tutele per il cliente finale, dall’altro pongono nuove sfide di implementazione tecnologica, trasparenza algoritmica e accountability per gli operatori del settore.

Prospettive future della Consumer Credit Directive II

Dunque, in uno scenario in cui la frontiera tra innovazione e regolamentazione si fa sempre più sottile, il settore del credito al consumo è chiamato a un profondo ripensamento strategico. La nuova CCDII non rappresenta solo un vincolo normativo, ma anche una leva di trasformazione per costruire modelli di credito più equi, sostenibili e digitali. A tal fine, l’adozione dell’Intelligenza Artificiale non è più un’opzione, ma una condizione abilitante per affrontare con efficacia le sfide della compliance e dell’efficienza operativa. Pertanto, chi saprà coniugare l’agilità dell’innovazione con la solidità della responsabilità potrà non solo adattarsi al nuovo contesto, ma guidarne l’evoluzione, contribuendo a definire un futuro del credito più trasparente, consapevole e centrato sul valore per il cliente.

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