Nvidia rappresenta oggi il fulcro della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, posizionandosi come leader indiscusso nella produzione di processori avanzati. L’azienda si trova però a navigare tra opportunità straordinarie di crescita e crescenti tensioni geopolitiche che minacciano la sua espansione globale.
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La centralità dell’ambiente Cuda nel successo di Nvidia e dell’intelligenza artificiale
Nvidia è la società che produce i processori avanzati per l’intelligenza artificiale e per le playstation. Ha creato l’ambiente software Compute unified Device Architecture (CUDA) dove è possibile sviluppare i modelli di intelligenza artificiale, non solo quelli generali, come ChatGPT, ma anche quelli specialistici, verticali, finalizzati alle esigenze di settore e di azienda. CUDA (che usa sintassi C++) ha un ruolo decisivo anche nel promuovere l’acquisto dei processori avanzati di Nvidia, perché consente di scrivere i programmi in modo da sfruttare pienamente il calcolo parallelo dei processori di Nvidia.
Negli ultimi cinque anni Nvidia, che ha origini nel design dei processori per videogiochi, ha investito sull’intelligenza artificiale con le sue CPU grafiche che sviluppano il calcolo parallelo decisivo per l’allenamento dei modelli di AI e per l’inferenza. I risultati sono stati clamorosi: la società è la più brillante in ambito tecnologico. Nella figura 1 riportiamo l’incredibile progressione delle quotazioni dal 2020 ad oggi.

L’instabilità creata dai dazi e la fragilità di un’azienda globale
La relazione trimestrale di inizio di quest’anno era attesa. I dazi del presidente Trump, con gli annunci contraddittori e sorprendenti, sembrano fatti apposta per rendere instabile il mercato, aumentarne l’incertezza e quindi indurre gli investitori a prudenza.
Gli effetti non si sono fatti attendere. Come si vede dalla figura successiva, dall’insediamento della nuova amministrazione di Trump a fine aprile le quotazioni di Nvidia cedono quasi il 40%.
La ragione è semplice: Nvidia è una azienda globale, essa esporta in 76 paesi e importa da 112 paesi, ha 5.400 clienti e 5.150 fornitori nel mondo.[1] Nel solo mese di settembre 2022 a livello globale da Nvidia sono partite 1.688 spedizioni, con una crescita del 142% sullo stesso mese dell’anno precedente. I tre paesi maggiori importatori sono il Vietnam, l’India e il Perù. Detto tra parentesi questi dati confermano l’assoluta marginalità dell’Europa di Rotterdam, Amburgo, Londra.

Le restrizioni Usa tra sicurezza, limiti e mercato parallelo
La storia delle restrizioni nell’ambito dei processori esercitate da parte dell’amministrazione americana sull’interscambio tra Stati Uniti e Cina risale quantomeno a Biden. L’ossessione di esser scavalcati dalla Cina è condivisa in modo bipartisan. Con Trump le cose sono solo peggiorate. Come ebbe a dire il responsabile degli affari istituzionali di Nvidia, Ned Finkle: “anche se sono ammantate di una valenza di contrasto alla Cina, queste regole non fanno nulla per migliorare la sicurezza negli Stati Uniti”[2]. Anche Oracle, il cui fondatore Larry Ellison è un sostenitore di Trump, ha criticato severamente le limitazioni sull’esportazione delle GPU, i processori che Nvidia fornisce ai data center, uno dei business principali di Oracle.
Il vice presidente Ken Glueck – avendo in mente ciò che ha fatto Deep Seek – ha detto che “il controllo sulle GPU non ha senso dal momento che puoi raggiungere la parità semplicemente aggiungendo più GPU, meno potenti, con cui risolvi il problema”.[3]
NVIDIA si colloca al centro della contesa tra Stati Uniti e Cina. Il grande paese asiatico rappresenta un cliente formidabile, ma anche un fornitore imprescindibile.
I limiti imposti dall’amministrazione americana sull’esportazione delle GPU è articolato a tre livelli:
- paesi privi di restrizioni (18), tra cui Taiwan, UK, Giappone e membri UE;
- paesi con esclusione totale (8), tra cui Russia e Cina Paesi;
- tutti gli altri che hanno limitazioni a 100.000 unità.
È facile immaginare quanto una strumentazione così rozza possa contribuire a creare circolazioni parallele, tra paesi piccoli che stanno larghi nei limiti dei 100.000 pro-capite e paesi grandi che stanno stretti. Una volta creato il mercato secondario non sarà difficile creare un mercato nero veros i paesi oggetto di blocco totale. I vizi del proibizionismo si riaffacciano nell’era digitale. L’implementazione prenderà corpo entro 120 giorni durante i quali l’amministrazione riceverà le osservazioni.
Ma il regolamento è di per sé un ostacolo burocratico perché consta di 168 pagine. Dal momento che Nvidia copre il 90% del fabbisogno di GPU dei data center, le prospettive di una implementazione delle limitazioni comporta scenari di crescita assai più complicati. L’incertezza è alimentata anche dal contrasto tra l’amministrazione e la magistratura americana: la Corte Internazionale del Commercio degli Stati Uniti ha annullato la maggior parte delle misure tariffarie dell’era Trump, sostenendo che superavano l’autorità prevista dall’International Emergency Powers Act. La Corte Suprema potrebbe ribaltare questa decisione, Corte Suprema di cui Trump si è assicurato il controllo, con le nomine da lui stesso fatte negli anni del suo precedente mandato[4].
Vendite record e restrizioni: una crescita messa alla prova
La relazione del primo trimestre 2025 di Nvidia registra un andamento straordinariamente positivo delle vendite: la corsa verso l’intelligenza artificiale non è che all’inizio. La quotazione di Nvidia sale del 4,8% dopo l’annuncio dei dati sulle vendite. Nel trimestre che si chiude con il 27 aprile 2025, Nvidia ha annunciato 44,1 miliardi di vendite, al di sopra delle attese di Wall Street, che al meglio prevedevano 43,3 miliardi di dollari. Ciò significa che anno su anno l’incremento da boom pari a +69%. Tuttavia, i profitti hanno dimostrato una crescita contenuta, influenzata dall’impatto delle restrizioni verso la Cina. Le attese erano di margini lordi oltre il 70% mentre si sono assestati al 61%, Le nuove restrizioni hanno fatto aumentare le scorte, che hanno dovuto essere eliminate perché non vendibili, con cancellazione di ricavi pari a 2,5 miliardi di dollari. Gli H20 rappresentano a livello globale un mercato da 50 miliardi di dollari[5]. L’azienda cerca di sostituire H20 con altri prodotti, che tuttavia dovranno essere autorizzati dall’amministrazione americana se vorranno raggiungere il mercato cinese.
Nvidia ha inserito tra i rischi attesi 8 miliardi di perdita di ricavi per il trimestre estivo per effetto dei controlli sull’export dell’H20. Bank of America ritiene che solo a fine anno Nvidia potrà recuperare i livelli di redditività precedenti e quindi il suo valore di mercato intorno ai 3.000 miliardi di dollari, secondo a breve distanza, solo a Microsoft. Tra i dati positivi prospettici positivi richiamati nella trimestrale di Nvidia va ricordata la possibilità di sostituire almeno in parte il mercato cinese con quello che dovrebbe aprirsi nel Medio Oriente, in particolare in Arabia Saudita. Come ricordiamo, Trump diede molta enfasi agli investimenti mediorientali in AI durante il suo tour nell’area che ha lasciato da parte Israele. È da vedere se e quanto il rimpiazzo della Cina da parte degli arabi possa avvenire in tempi brevi.
La visione di Jen Huang e il confronto con la politica di Trump
Jen Hsun Huang, fondatore di Nvidia, uscì da Stanford cavalcando i risultati dello Stanford Pervasive Parallelism nel lontanissimo 2008. Il calcolo parallelo era un settore oscuro e riservato a pochi specialisti.
Nella riunione del 2008 Jen parlò di devastante discontinuità che esso porterà nel calcolo, Dice una cronica dell’epoca “(Huang) annuncia che NVIDIA sarà protagonista dell’affermazione del calcolo parallelo al centro dell’attenzione e delle applicazioni”. “Vogliamo essere protagonisti pervasivi del vostro parallelismo” annunciava agli amici di Stanford. I suoi rivali dell’epoca, che sembravano intenzionati ad entrare nel settore del calcolo parallelo, erano Intel e AMD, oggi lontani parecchie distanze dalle quotazioni stratosferiche di Nvidia e dal suo enorme potere di mercato.
Oggi Huang apprezza il mancato rinnovo da parte di Trump delle limitazioni imposte da Biden, orami giunte a scadenza, ma lamenta il blocco deciso in aprile dallo stesso Trump sugli H20, i cui impatto si è registrato già nel primo trimestre del 2025. “La questione non è se la Cina debba avere o meno AI. Ce l’ha già. La questione è se uno dei più grandi mercati di AI si muoverà su piattaforme di AI americane” ha detto Huang aggiungendo: “I controlli sull’esportazione dell’AI dovrebbero rafforzare le piattaforme degli Stati Uniti, non spingere metà dei talenti mondiali di AI verso i rivali”. Ha anche osservato che mantenere i modelli open source cinesi come Deepseek e Qwen su processori Nvidia fornirebbe agli Stati Uniti una importante visione sulla frontiera dell’industria AI[6].
Si tratta di considerazioni che hanno al centro gli interessi strategici di Nvidia, Tuttavia, ci ricordano quanto gli Stati Uniti siano dipendenti dalla ricerca per esercitare la loro egemonia tecnologica. Una ricerca che Trump sta demolendo dalle fondamenta.
Note
[1]) Volza, Nvidia Imports in World – Market Size & Demand based on Import Trade Data. https://www.volza.com/p/nvidia/import/
[2]) Kitty Wheeler, What US Chip Export Restrictions Mean For Nvidia, Technology Magazine, January 20, 2025.
[3]) Ivi.
[4]) James Hyerczyk, Nasdaq 100: I risultati di Nvidia innescano un rally, ma il mercato azionario si prepara alle ripercussioni delle tariffe, FXEMPIRE, May 29, 2025.
[5]) Derek Saul, Nvidia Earnings: AI Giant Delivers Another Quarterly Sales Record Despite China Speed Bump. Forbes, May 28, 2025.
[6]) Stephen Nellis, Nvidia discloses more China risks, but CEO praises Trump, Reuters,May 29, 2025.