open source

Software FOSS: vantaggi economici e sicurezza per le aziende



Indirizzo copiato

Il software FOSS elimina i costi di licenza e migliora la sicurezza aziendale. L’analisi del total cost of ownership rivela vantaggi strategici rispetto alle soluzioni proprietarie. La trasparenza del codice consente verifiche indipendenti e risposte rapide alle vulnerabilità

Pubblicato il 17 dic 2025

Italo Vignoli

Open Source Software Advocate



modelli AI open source nei governi formazione open source foss

Il software FOSS (Free and Open Source Software) è una scelta strategica per le aziende che vogliono ottimizzare costi e sicurezza. Analizzando il total cost of ownership e i vantaggi della trasparenza del codice, emerge un quadro ben diverso dai luoghi comuni che ancora circolano sul confronto tra open source e soluzioni proprietarie.

Il confronto economico tra FOSS e software proprietario

Il confronto sui costi tra il software libero e open source (FOSS) e le soluzioni proprietarie va avanti da decenni e viene quasi sempre descritto come un banale compromesso tra la gratuità della licenza e la presenza di supporto professionale. Questa visione riduttiva, però, nasconde una realtà molto più sfumata.

Quando le aziende conducono un’analisi approfondita del total cost of ownership (TCO), che tenga conto sia dei costi diretti sia del valore strategico, il FOSS emerge spesso come la scelta migliore, nonostante i suoi costi, perché questi costi si traducono in vantaggi tangibili. Questo articolo esamina i vantaggi economici legati all’azzeramento dei costi di licenza e al miglioramento della sicurezza.

L’eliminazione dei costi di licenza come vantaggio competitivo

Partiamo dall’aspetto più ovvio: il FOSS elimina i costi di licenza. Un fattore molto più rilevante di quanto pensano gli scettici. I costi del software proprietario, infatti, possono aumentare in modo incontrollato, come nel caso di un database nelle fasi di sviluppo, staging e produzione, con istanze aggiuntive per analisi e reportistica. Un costo di licenza che sulla carta sembrava gestibile può trasformarsi in poco tempo in una cifra a cinque o sei zeri.

Il modello di licenza Oracle è alla base di questa dinamica. Spesso, le aziende si rendono conto che i costi effettivi del database superano di gran lunga le proiezioni iniziali, man mano che vengono aggiunti core, utenti o ambienti. Il famigerato “audit Oracle” è temuto da qualsiasi responsabile IT, con l’azienda che si ritrova a dover pagare una fattura a sei zeri perché non conforme con i termini della licenza.

PostgreSQL, al contrario, non prevede alcun costo, indipendentemente dalle dimensioni dell’implementazione. Una startup può iniziare con una singola istanza e scalare fino a migliaia di database su centinaia di server, senza sostenere costi di licenza. Un fattore che riveste un enorme valore strategico.

I costi di licenza si sommano nell’intero stack tecnologico di un’organizzazione. Quando ogni componente comporta costi di licenza, spesso con prezzi per utente, per server o per core, il costo complessivo può diventare davvero elevato.

Le strategie dei vendor proprietari e l’alternativa open source

Non sono rare le organizzazioni che spendono milioni ogni anno in licenze software.

Microsoft, SAP, Oracle e altri fornitori di software proprietario aumentano in modo regolare i costi di licenza e manutenzione, consapevoli del fatto che il cambiamento spaventa le aziende, che spesso rinunciano a un risparmio significativo per la paura indotta dalle strategie di disinformazione a cui sono state esposte per anni.

Uno stack open source (Linux, PostgreSQL, Nginx, Kubernetes, Python/Node.js, Prometheus e GitLab) offre funzionalità comparabili o superiori a costo zero per le licenze. Non si tratta di un risparmio marginale, ma di un vantaggio strutturale in termini di costi che libera risorse da destinare all’innovazione, alle assunzioni o alla crescita. Una stabilità che consente una pianificazione finanziaria a lungo termine e protegge dall’opportunismo dei vendor.

La trasparenza del codice come garanzia di sicurezza

Per anni, le aziende del software proprietario hanno raccontato la favola della maggiore sicurezza legata al fatto che gli hacker non avessero accesso al codice sorgente. Una favola che è stata completamente sfatata dalla realtà, che dimostra che la trasparenza del FOSS offre vantaggi dimostrabili in termini di sicurezza.

I malintenzionati, infatti, non si fermano davanti alla mancanza del codice sorgente del software proprietario perché riescono a ottenerlo con il reverse engineering, con l’accesso interno o con il furto.

Il vantaggio della revisione collettiva del codice

Linus Torvalds ha affermato: “Quando ci sono abbastanza occhi a guardare, tutti i bug sono superficiali”. Questo principio ha dei limiti, perché gli occhi devono essere esperti e motivati, ma offre dei vantaggi reali nei progetti FOSS più grandi e maturi.

Quando un ricercatore di sicurezza scopre una vulnerabilità in un software proprietario, normalmente la segnala privatamente al vendor, che poi (si spera) sviluppa una patch sempre a porte chiuse. Il tempo che intercorre tra la scoperta e l’implementazione della patch può durare dei mesi, durante i quali la vulnerabilità può essere sfruttata se viene scoperta dai malintenzionati.

Con il FOSS, invece, il processo è trasparente. I ricercatori di sicurezza possono esaminare il codice, individuare le vulnerabilità e contribuire con delle patch. Tutta la comunità della sicurezza open source può partecipare all’analisi e alla soluzione delle vulnerabilità. Un modello di sicurezza distribuito si è più volte dimostrato più rapido e completo rispetto alle alternative proprietarie.

Heartbleed e Log4Shell: casi studio di risposta rapida

Prendiamo come esempio la vulnerabilità Heartbleed in OpenSSL (2014), uno dei più gravi problemi di sicurezza nella storia di internet. Poche ore dopo la scoperta, i ricercatori di sicurezza open source avevano analizzato la vulnerabilità e proposto e revisionato diverse patch, che sono state esaminate per verificarne l’efficacia, dopo di che è iniziata l’implementazione coordinata su internet.

Confrontiamo tutto questo con le vulnerabilità nei software proprietari, dove le aziende devono attendere che i fornitori sviluppino e rilasciano le patch, spesso in modo poco trasparente, sia sulla natura della correzione sia su eventuali soluzioni alternative.

La vulnerabilità Log4Shell in Log4j (2021) ha avuto una risposta ancora più rapida. Entro 24 ore dalla divulgazione, sono state rilasciate diverse patch, la comunità ha sviluppato strumenti di rilevamento e mitigazione, e le aziende hanno adottato le soluzioni. Tutto questo è stato possibile perché il codice era aperto e trasparente, e gli esperti di sicurezza hanno potuto agire immediatamente.

Audit indipendenti e prevenzione delle backdoor

Le aziende più attente alla sicurezza possono verificare il codice sorgente dei componenti FOSS di tipo strategico. Gli enti governativi, le istituzioni finanziarie e le organizzazioni più esposte agli attacchi dei malintenzionati gestiscono in proprio le revisioni di sicurezza, piuttosto che affidarsi alle garanzie dei fornitori.

Questa possibilità di verificare il codice sorgente del software FOSS permette inoltre di rilevare le backdoor per garantire che non siano possibili compromissioni intenzionali della sicurezza e di esaminare le dipendenze per la sicurezza dell’intera catena di fornitura, migliorando la sicurezza complessiva del software FOSS.

La collaborazione globale per la sicurezza del software

Il tentativo di backdoor di xz Utils (2024) è un esempio di tutto questo. Un attacco è stato rilevato dalla comunità prima che il codice compromesso venisse distribuito, proprio perché il codice era aperto al controllo. Quanti sono i codici proprietari che contengono simili vulnerabilità che rimangono inosservate?

Il FOSS consente a tutti i ricercatori di sicurezza di collaborare per migliorare la sicurezza del software. Uno sforzo distribuito che supera tutto quello che qualsiasi singolo fornitore potrebbe ottenere: progetti come Kubernetes, Chromium e lo stesso kernel Linux traggono vantaggio dai contributi di Google, Microsoft, Amazon, IBM e di centinaia di ricercatori indipendenti. Uno sforzo collettivo, spesso da parte di sviluppatori che sarebbero concorrenti in un contesto proprietario, che porta a risultati di sicurezza che nessun singolo fornitore potrebbe eguagliare.

guest

1 Commento
Più recenti
Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti
EverEve
EverEve
49 secondi fa

Sì e no.
Purtroppo il software proprietario molto spesso è accompagnato anche da strumenti di gestione automatica degli aggiornamenti che lo rendono preferibile. Esempio pratico: voglio adottare LibreOffice in un’azienda con 2000 PC. Come lo installo automaticamente? Come lo tengo aggiornato da remoto automaticamente senza lasciare l’onere ai singoli utilizzatori?
Questa è la vera sfida nell’adozione di queste soluzioni.

Articoli correlati

1
0
Lascia un commento, la tua opinione conta.x