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Software open source: i tre vantaggi nascosti per le imprese



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Il software FOSS offre vantaggi tangibili oltre la licenza gratuita. L’assenza di vendor lock-in, le possibilità di personalizzazione e le opportunità di innovazione rendono il software libero la scelta migliore per le aziende che analizzano il TCO

Pubblicato il 18 dic 2025

Italo Vignoli

Open Source Software Advocate



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I vantaggi del software libero e open source (FOSS) per le aziende non si esauriscono al risparmio sulla licenza, ma si estendono a sfere quali la libertà tecnologica, la flessibilità operativa e la capacità competitiva.

Il confronto tra TCO nel software proprietario e libero

Questo è il secondo di quattro articoli – indipendenti tra loro – intorno al filo conduttore del confronto tra total cost of ownership (TCO) del software proprietario verso il software libero e open source. Un confronto che va avanti da sempre e viene spesso descritto come un compromesso tra la licenza gratuita e la presenza di supporto professionale, con una visione riduttiva che nasconde una realtà molto più sfumata.

Infatti, quando le aziende fanno un’analisi approfondita e neutrale del problema il FOSS risulta essere quasi sempre la scelta migliore perché i suoi costi si traducono in vantaggi tangibili, come quelli legati all’assenza di lock-in, alle migliori possibilità di personalizzazione e alle maggiori opportunità di innovazione di cui parliamo in questo articolo.

Come il vendor lock-in penalizza gli utenti enterprise

Il vendor lock-in è un costo nascosto del software proprietario, che colpisce gli utenti in modo subdolo in quanto li vincola all’utilizzo di un programma senza che loro se ne rendano conto fino a quando non è troppo tardi, ovvero fino al momento in cui decidono di cambiare e si trovano di fronte a costi anche significativi, che non avevano considerato (proprio perché erano nascosti in modo subdolo).

Il software proprietario crea il lock-in attraverso meccanismi diversi, a seconda della tipologia dell’utente.

Nel caso degli utenti enterprise, il lock-in è legato sia alla complessità della migrazione, in parte dovuta all’integrazione con gli altri software proprietari, che aumenta il costo di riqualificazione, reimplementazione e verifica, sia alla difficoltà di trovare le competenze specialistiche sul software open source, che aumentano i costi di formazione e rallentano il processo. Costi tangibili.

Il lock-in sugli utenti individuali e i contratti vincolanti

Nel caso degli utenti individuali, il lock-in è legato alla resistenza al cambiamento basata soprattutto su una disinformazione creata ad arte rispetto alla facilità d’uso, alla capacità di adattarsi a un software differente, e alla presenza delle funzionalità. Costi intangibili.

In entrambi i casi, si aggiungono i costi legati agli obblighi contrattuali, che nel caso delle aziende possono essere costituiti da contratti pluriennali e di manutenzione, e il formato dei file e dei documenti, la cui importanza è cresciuta nel corso degli anni come risultato di una strategia precisa che sfrutta la scarsa attenzione per quello che sembra a tutti un dettaglio trascurabile e invece è il perno del lock-in.

Infatti, l’aver affidato a formati proprietari tutte le proprie informazioni e i propri documenti significa aver lasciato la loro completa gestione nelle mani dei software vendor (e se i documenti sono nel cloud dello stesso software vendor il problema è ancora più grave, perché oltre alla gestione viene perso anche il controllo), che è in grado di rendere i contenuti inaccessibili a suo piacimento (e di renderli di nuovo accessibili con il rinnovo della licenza).

La libertà garantita dal software open source

Una volta creato il lock-in, l’utente – sia esso un’organizzazione sovranazionale, un governo, un’azienda o un individuo – si trova in una posizione di debolezza, perché è costretto ad accettare le condizioni del vendor, compreso il passaggio forzato a una nuova versione del software che prevede anche l’inutile sostituzione dell’hardware, così come è appena successo agli utenti di Windows 10.

Il FOSS non prevede il vendor lock-in, al contrario, con la pubblicazione del codice sorgente e l’utilizzo di formati standard e aperti per i file, favorisce la condivisione a tutti i livelli: del codice sorgente per lo sviluppo di nuovi progetti software, o dei file per l’interoperabilità tra programmi diversi. Il FOSS rappresenta per gli utenti una scelta di libertà e di indipendenza dai vendor.

Personalizzazione del software per esigenze specifiche

Uno dei maggiori vantaggi del software open source è rappresentato dalla possibilità di apportare modifiche che rispondono a esigenze specifiche, in modo particolare in ambito enterprise. Una flessibilità in grado di trasformare il rapporto tra le organizzazioni e la loro infrastruttura tecnologica.

Ogni azienda è basata su processi e flussi di lavoro specifici, e quindi ha requisiti diversi in ambito applicativo che spesso richiedono personalizzazioni e integrazioni tra i programmi che, nel caso del software proprietario, hanno costi molto elevati, e in qualche caso non sono addirittura possibili senza una riscrittura del programma, con costi ancora più alti e spesso esorbitanti.

Il FOSS rovescia questa dinamica. Le organizzazioni possono modificare il software per adattarlo alle proprie esigenze, senza dover stravolgere le proprie operazioni per adattarsi ai limiti del software proprietario. Ovviamente, anche questo ha un costo, che però non arriva mai al livello delle richieste del software proprietario.

Esempi di successo nella personalizzazione FOSS

In questo ambito ci sono esempi significativi come l’infrastruttura di streaming Netflix costruita in tempi abbastanza brevi usando soprattutto software FOSS, o il sistema operativo dei veicoli Mercedes e Tesla, che funziona con una distribuzione Linux modificata in modo specifico.

Innovazione e ottimizzazione delle risorse economiche

Le migliori possibilità di personalizzazione del software open source favoriscono l’innovazione, perché le aziende possono ottimizzare i programmi, metterli a punto per compiti specifici, aggiungergli funzionalità che non sono considerate prioritarie, correggere i loro bug prima che questo venga fatto dal team di sviluppo, e integrarli con le applicazioni enterprise. Tutto questo può avvenire grazie alla disponibilità del codice sorgente, con costi quasi sempre ragionevoli, mentre nel caso del software proprietario è soggetto al volere del vendor, e al pagamento dei suoi costi in base alle sue strategie commerciali.

La possibilità di gestire direttamente l’innovazione offerta dal software open source permette alle aziende di allocare diversamente le risorse economiche, passando da spese in conto capitale a spese operative, che sono quasi sempre interamente deducibili nell’anno in cui sono sostenute, mentre le spese in conto capitale devono essere ammortizzate.

Il vantaggio competitivo del software libero

Il FOSS permette alle aziende di investire sui sistemi strategicamente importanti e utilizzare le soluzioni sviluppate e supportate dalla comunità per le funzioni di base. Questa efficienza crea un vantaggio competitivo, e non solo sotto il profilo del TOC (Total Cost of Ownership).

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