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Sviluppo decentrato: la chiave del successo open source



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Lo sviluppo decentrato rappresenta l’evoluzione naturale dei progetti open source, permettendo contributi globali senza controllo centrale attraverso comunità meritocratiche e strumenti collaborativi avanzati

Pubblicato il 9 giu 2025

Italo Vignoli

Open Source Software Advocate



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Per tutti coloro che osservano il software open source dall’esterno, senza entrare nelle comunità (che errore), potrebbe sembrare che sviluppo collaborativo e sviluppo decentrato siano la stessa cosa, ma non è così, perché lo sviluppo collaborativo è il presupposto per lo sviluppo decentrato, ma questo non diventa automaticamente una sua conseguenza.

La differenza tra sviluppo collaborativo e decentrato

Infatti, ci sono diversi progetti che si dichiarano open source ma nella realtà sono freeware, programmi gratuiti con codice sorgente non sempre disponibile o molto difficile da trovare e licenza modificata in direzione proprietaria, che non sono sostenuti da una comunità, e sono sviluppati in modo collaborativo ma monolitico così come il software proprietario. Questi programmi hanno sempre una versione commerciale, a pagamento, con un maggior numero di funzionalità (qualcuno li definisce software “open core”).

Faccio un esempio discriminante: la localizzazione dei software open source viene realizzata dai volontari delle comunità linguistiche locali ovviamente decentrate, e non da professionisti pagati e spesso concentrati all’interno della stessa sede come nel caso del software proprietario e dei freeware.

Purtroppo, la scarsa conoscenza del software open source – e non solo tra gli utenti ma anche tra gli addetti ai lavori – fa si che alcuni di questi freeware siano adottati in buona fede al posto di quelli open source, con tutto quel che ne consegue, ovvero l’uso di tecnologie e formati proprietari che non possono essere modificati se non dall’azienda, e quindi sostengono – anche se indirettamente – le strategie di lock-in delle Big Tech, piuttosto che la sovranità digitale degli utenti.

Progetti di piccole dimensioni e sviluppo locale

Naturalmente, esistono anche progetti open source di piccole dimensioni, almeno a livello di sviluppo, dove la comunità è formata soprattutto da sviluppatori, e non sempre c’è il bisogno della localizzazione – come nel caso delle librerie software – e dove non sempre c’è sviluppo decentrato (anche se nel medio o lungo periodo lo sviluppo tende a decentrarsi con l’arrivo di nuovi contributi).

Caratteristiche dello sviluppo decentrato nei progetti open source

Quindi, credo di poter affermare che la maggior parte dei progetti di software open source è caratterizzato dalla coesistenza di sviluppo collaborativo e sviluppo decentrato, un modello in cui gli individui e le aziende contribuiscono in modo del tutto volontario senza un vero controllo centrale. In molti casi, c’è una struttura di coordinamento, con caratteristiche diverse secondo la storia del progetto, che ha l’obiettivo di tirare le fila e non di assegnare compiti e obiettivi.

In questo modo, chiunque può proporre modifiche e nuove funzionalità, oppure risolvere bug e regressioni, influenzando il progetto, a condizione che la comunità accetti i suoi contributi in base alla valutazione da parte di uno sviluppatore senior attraverso uno degli strumenti software nati per lo sviluppo decentrato.

Strumenti per la gestione decentrata e modelli di governance nel software open source

Parlo di Git, sviluppato nel 2005 da Linus Torvalds per la gestione dello sviluppo del kernel Linux, e delle piattaforme come GitHub, GitLab e Gitea che utilizzano lo stesso paradigma. Questi strumenti consentono la gestione dei contributi e il tracciamento dei problemi, senza che i partecipanti siano nello stesso posto.

In termini di governance, il decentramento si sviluppa in diverse modalità: la dittatura benevola (per esempio, Guido van Rossum per il linguaggio Python), un comitato meritocratico (per esempio, Debian, o l’Engineering Steering Committe di LibreOffice), o un modello basati sul consenso (per esempio, i progetti della Apache Software Foundation).

E siccome la dittatura benevola ha bisogno che il fondatore del progetto sia anche un personaggio di grande empatia e lungimiranza, qualità incredibilmente difficili da trovare (e non solo nel settore del software open source), e il modello basato sul consenso può essere facilmente dirottato dalla presenza di un personaggio con un’agenda personale, la soluzione del comitato meritocratico – che non è esente da difetti – è probabilmente la migliore.

Canali di comunicazione e trasparenza

Naturalmente, questo impianto deve essere sostenuto da adeguati canali di comunicazione. Tradizionalmente, i progetti open source utilizzano ampiamente le mailing list e le chat room, che nel corso degli anni sono evolute da IRC – solo testo e comandi criptici – a Matrix, che in realtà è un protocollo di comunicazione molto flessibile che permette di gestire chat room multimediali – testo e immagini – e addirittura di integrare flussi video, così com’è avvenuto per il FOSDEM nelle due edizioni completamente virtuali del 2021 e 2022.

Un processo di sviluppo decentrato deve essere trasparente, in modo addirittura maniacale, per cui tutte le attività, le discussioni, i processi e le decisioni – quando vengono prese – sono condivise in pubblico, per consentire a tutti di godere degli stessi livelli di informazione.

In questo modo, l’influenza dei singoli all’interno del progetto deriva dal numero e dalla qualità dei contributi, dalla loro propositività e dalla loro autorevolezza. Non ci sono ruoli predefiniti o attribuiti da qualcuno (per esempio, il fondatore oppure lo sviluppatore più competente). Una gerarchia autenticamente meritocratica, in cui nessuno prevale per diritto acquisito.

Contrasti con lo sviluppo centralizzato

Un’impostazione in contrasto con quella dei progetti centralizzati, in cui un singolo manager o un piccolo team decide la roadmap, le revisioni del codice e i programmi di rilascio. Nello sviluppo decentrato, l’autorità e l’autorevolezza si ottengono e si condividono, e non vengono concesse dalla gerarchia.

Questo approccio, che offre le stesse possibilità a tutti, permette di attingere a una rete mondiale di sviluppatori, e di superare le barriere geografiche, economiche e culturali. Uno sviluppatore basato in Africa o in Asia ha le stesse possibilità di contribuire di uno nato in Europa o nella Silicon Valley.

Benefici dell’integrazione culturale e qualità del software

Lo sviluppo, a sua volta, trae vantaggio dall’integrazione di idee, approcci culturali, e utilizzi in ambienti e situazioni applicative completamente diversi. Questo porta a un software più flessibile, robusto e resiliente, e si aggiunge alle caratteristiche proprie del mondo open source, ovvero all’utilizzo di tecnologie e formati aperti e standard.

E siccome una percentuale significativa degli sviluppatori lavora su argomenti scelti individualmente per il loro interesse e non imposti, e solo in minima parte su progetti per cui viene pagato, la passione produce quasi sempre contributi di qualità superiore.

Nel complesso, lo sviluppo decentrato è un motore per l’innovazione, perché dà potere alle comunità, costruisce ecosistemi resilienti e produce alcuni dei migliori software al mondo. Peraltro, il decentramento richiede uno sforzo specifico, e lo sviluppo di una forte cultura comunitaria, di solide basi tecnologiche e di un approccio proattivo alla sicurezza.

È un lavoro difficile, solo apparentemente caotico, ma profondamente gratificante. E se a 70 anni continuo a collaborare con più di un progetto open source, è perché alla fine mi diverto come non avevo mai fatto con il software proprietario.

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