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EuroStack, la sovranità digitale UE parte dagli appalti: lo scenario



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L’UE annuncia una gara d’appalto da 180 milioni di euro che fa propria, in parte, la proposta di EuroStack: è l’occasione per capire in cosa consiste l’iniziativa e qual è lo stato dell’arte: ecco tutti i dettagli

Pubblicato il 6 nov 2025

Gianluca Marcellino

Demand Officer, Comune di Milano



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Proprio mentre la commissione europea annuncia una gara d’appalto da 180 milioni che fa sua almeno in parte la proposta di EuroStack, questa si struttura per facilitare gli imprenditori europei che vi partecipano: un altro stimolo per accelerare l’autonomia digitale dell’Unione. Vediamo i dettagli.

Towards European Digital Independence - Building the Euro Stack

Cos’è EuroStack

EuroStack, nata come idea a settembre 2024, in una conferenza al Parlamento Europeo organizzata da Cristina Caffarra, Francesca Bria, Alexandra Geese e Kai Zenner, propone che l’Unione Europea, per sviluppare la propria sovranità digitale, vada oltre i regolamenti:

  • gli imprenditori digitali europei offrano al mercato le proprie soluzioni sovrane, spesso già potenti ma parziali, facilitandone l’integrazione – meglio che chiedere finanziamenti e sperare nella protezione dei regolamenti!
  • le istituzioni pubbliche dell’Unione e nazionali privilegino esplicitamente queste soluzioni, assegnando nelle proprie gare d’appalto un valore significativo alla sovranità europea– meglio che affidarsi ciecamente a un mercato mondiale aperto ad ogni concorrenza, che è ormai futile sperare sia benevolo e indifferente ai particolarismi nazionali.

Nell’anno che è seguito, diversi attori hanno seguito strade diverse per sviluppare questi due punti. Un risultato fondamentale, in particolare per la politica di acquisto della Commissione Europea, è stato che la Commissione Europea ha adottato un Cloud Sovereignty Framework. Il framework potenzia il sostegno alla sovranità del meccanismo di acquisto “CLOUD III Dynamic Purchasing System (DPS)” che la commissione aveva introdotto a febbraio 2024. Se il CLOUD III DPS, infatti, rimaneva completamente neutro tra operatori sovrani europei e operatori globali, il framework definisce 8 obiettivi su altrettante dimensioni chiave di sovranità: strategica, legale e giurisdizionale, sui dati e l’IA, operativa (“di esercizio”), sulla catena di fornitura, sulla tecnologia, sulla sicurezza e la conformità e sulla sostenibilità ambientale.

Le gare d’appalto della Commissione UE

Su questi 8 obiettivi ogni gara di appalto valuterà le garanzie offerte dai concorrenti.

Si tratta di una scelta graduale che potrebbe rivelarsi ancora insufficiente a smuovere le istituzioni europee acquirenti dalla situazione comoda ma vulnerabile alla quale si sono abituate: risparmiarsi la fatica di valutare e combinare soluzioni europee più che adeguate ma provenienti da operatori diversi e più piccoli, acquistando invece servizi pienamente integrati ma meno sovrani da uno dei fornitori globali ormai dominanti sui mercati europei – una riedizione del “nessuno è mai stato licenziato per aver comprato IBM” degli anni Ottanta.

EuroStack industry initiative ha sviluppato una critica puntuale del Framework: rivendica che la definizione di sovranità è praticamente identica al Framework for a ‘Buy European’ Regulation of Strategic Digital Procurement che avevano proposto a fine settembre 2025, ma critica che il Framework sia molto meno netto e cogente nella sua applicazione.

Facilitare la collaborazione degli imprenditori digitali europei

Forte del primo risultato ottenuto con il Cloud Sovereignty Framework, il 30 ottobre 2025, lo EuroStack Industry Initiative, già descritto in questo articolo precedente ha compiuto un passo che promette di semplificare sia l’interazione con le istituzioni europee e degli stati membri, sia e soprattutto il coinvolgimento e il contributo degli imprenditori europei davvero sovrani che vogliono soddisfare l’esigenza crescente di sovranità.

Rimanendo fedele alla propria natura originale di gruppo informale di individui, e attenta quindi a distinguersi dalle numerose associazioni di categoria e lobbying attive presso le istituzioni europee, l’iniziativa ha lanciato un’organizzazione: “EuroStack Initiative Foundation e. V.” (eingetragener Verein), con un consiglio di amministrazione (Board) “costituito da 7 membri come prevede il diritto tedesco per queste organizzazioni”, spiega Cristina Caffarra, acting Chair, ma l’intenzione è di coinvolgere il cerchio ampio dei sostenitori dell’iniziativa, firmatari di una lettera aperta alla Commissione nel marzo scorso. Nelle prossime settimane l’organizzazione svilupperà il proprio modello di governance e le modalità di ampliamento della partecipazione ai sostenitori del movimento, ad esempio creando gruppi di lavoro su temi specifici.

I partecipanti “rappresentano ciascuno la propria organizzazione, e in più contribuiscono con le proprie prospettive e la propria esperienza personali”, spiega Stéfane Fermigier, fondatore e CEO di Abilian. Quelli annunciati nel comunicato iniziale, pur nei limiti del loro numero ristretto dettato dall’esigenza di 7 membri fondatori iniziali secondo il regime tedesco, coprono diverse tipologie di servizi digitali dello stack europeo e hanno quartier generale in diversi paesi europei: Francia, Germania, Svezia, Svizzera. Queste, spiega Fermigier, sono le persone “che hanno partecipato maggiormente alle discussioni strategiche e alla stesura dello statuto. Ci aspettiamo di rimanere attivi come membri della Fondazione, ma accoglieremo con piacere la partecipazione di chiunque voglia contribuire risorse, esperienze e contatti di alto livello all’iniziativa, in coerenza con i suoi valori e la sua missione”; “in questo momento consideriamo i 300 firmatari come ‘sostenitori’, più che ‘membri’.”

Un punto fermo che Caffarra tiene a sottolineare proprio per distinguere l’iniziativa dalle associazioni di categoria e dalle lobby: “non riscuoteremo le tipiche ‘quote associative’, per restare liberi anche verso i nostri stessi sostenitori, ai quali altrimenti dovremmo fornire servizi di rappresentanza verso le istituzioni o di altro tipo.”

EuroStack Initiative Foundation e i tre filoni dell’iniziativa

La nuova organizzazione mantiene naturalmente i tre filoni di azione dello EuroStack Industry Initiative originale: “Buy European”, “Sell European”, e “Fund European”, tre pilastri da sviluppare contemporaneamente per raggiungere una vera sovranità digitale europea.

Per Caffarra, “Il lavoro più grosso oggi è sviluppare ‘Buy European’: stimolare e facilitare la conversione della domanda di servizi digitali, a cominciare da quella pubblica delle istituzioni europee e nazionali”, verso soluzioni europee che rispondono a criteri rigorosi di sovranità. Qui la forma di persona giuridica senza scopo di lucro aiuta a ingaggiare le istituzioni, che con persone giuridiche abitualmente si confrontano, meglio che il raggruppamento informale di individui paladini di un’idea, per quanto qualificati e resi autorevoli dalle proprie responsabilità imprenditoriali. Lo dimostra il fatto che la nuova organizzazione ha permesso ad EuroStack di contribuire con un evento collaterale ufficiale al Summit Franco-Tedesco sulla Sovranità Digitale Europea.

Sembra ragionevole aspettarsi che la nuova organizzazione sia altrettanto utile per sviluppare “Sell European”, aiutando a incontrarsi e a collaborare imprenditori che già oggi offrono servizi digitali sovrani in un mercato dominato dagli operatori globali. Solo gli imprenditori responsabili delle diverse offerte possono infatti individuare meccanismi sostenibili per renderle insieme più appetibili a chi le vuole acquistare: occorre far evolvere le soluzioni di ciascuno, renderle interoperabili, definire architetture che le combinino; tutti impegni che vanno guidati dal basso, dalla responsabilità e dall’acume imprenditoriale di ciascuno più che da un progetto calato dall’alto da istituzioni e centri di ricerca.

Il commento

Per farlo sono necessari capitali. Secondo EuroStack, questi nell’Europa ricca e potente di oggi ci sono: “Fund European” aiuta a indirizzarli verso l’opportunità dello sviluppo di una nuova sovranità digitale. Come spiega Fermigier: “i soldi ci sono, sono solo assegnati in maniera inadeguata. Per esempio, stiamo già parlando sia con Venture Capitalist, sia con Limited Partner per definire come meglio procedere insieme. Mi aspetto che investire in società di tecnologie sovrane diventi presto un tema caldo per il venture capital, con o senza EuroStack. Quel che vogliamo fare noi come EuroStack è impedire il ‘sovereign washing’ [l’applicazione indiscriminata di un appellativo di sovranità percepito come positivo a investimenti che non rispondono ai requisiti sostanziali], tenendoci tutti allineati alla visione e ai valori che abbiamo promosso nelle nostre dichiarazioni pubbliche, e oggi inserito nello statuto”.

Cosa aspettarci

La strada, anzi, le strade, sono ancora lunghe e saranno in tanti a tracciarle e a percorrerle. Se in un solo anno la Commissione Europea ha recepito nel Cloud Sovereignty Framework definizioni di sovranità che sembravano lontane dalla realtà quando EuroStack le aveva proposte, la nuova “EuroStack Initiative Foundation e. V.” potrà essere uno strumento prezioso per aiutare gli imprenditori sovrani digitali europei a coordinarsi e contribuire a una nuova autonomia strategica dell’Unione.

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