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Funzione procurement, perché serve un cambio culturale in azienda



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Non solo controllo dei costi: la funzione procurement in azienda è una leva strategica da valorizzare al meglio per raggiungere gli obiettivi di cresciti, attraverso cura delle competenze, delle relazioni e uso del digitale

Pubblicato il 26 ago 2025

Andrea Tinti

Ceo e founder Iungo



Facilitazione digitale; procurement Digitale decade 2030; sviluppo del territorio; PA digitale; funzione procurement; sviluppo software PA

Negli ultimi anni, il procurement ha riscritto il proprio ruolo, passando da controllore dei costi a creatore di valore strategico che può fare la differenza nella crescita e nella competitività di un’azienda. Questa evoluzione, però, non accade in modo automatico e richiede una trasformazione profonda, non solo nelle competenze delle persone coinvolte, ma anche nella visione strategica e nella percezione culturale che l’intera azienda ha della funzione acquisti. In pratica, significa ridefinire il significato stesso del procurement dentro la cultura aziendale, considerandolo come una funzione che contribuisce direttamente agli obiettivi strategici dell’impresa.

Come valorizzare la funzione procurement

Per tradurre il cambiamento in azioni reali e misurabili, è necessario andare oltre le dichiarazioni di intenti e intervenire su due aspetti chiave. Il primo passo? Ripensare il modo in cui si misura il successo del procurement. Non si può più continuare a valutare la funzione acquisti solo in base ai risparmi ottenuti ma diventa fondamentale introdurre nuovi indicatori di performance, che riflettano il contributo reale del procurement agli obiettivi di business.

Il secondo passaggio cruciale è ridefinire il ruolo del procurement all’interno dei processi decisionali. Spesso, chi si occupa di acquisti viene coinvolto solo quando i progetti sono già definiti, limitandone il contributo a una fase puramente esecutiva. Al contrario, per sfruttarne appieno il potenziale, è necessario far sedere il procurement ai tavoli strategici fin dall’inizio. Questo significa includere i responsabili acquisti nella fase di pianificazione, quando le scelte fondamentali prendono forma offrendo al procurement la possibilità di fornire insight preziosi su mercati, fornitori e innovazioni che, così facendo, contribuisce attivamente alla costruzione delle strategie aziendali. In altre parole: è il momento di passare da un procurement “chiamato a eseguire” a un procurement chiamato a decidere.

Essere strategici significa costruire ponti, non barriere. Il procurement moderno deve agire come facilitatore, creando sinergie interne con marketing, R&D e operations e guardando ai fornitori come partner di innovazione.

Perché serve un cambio culturale per la funzione procurement

Ma come si può sviluppare concretamente una mentalità più aperta e collaborativa nel procurement? Il punto di partenza è favorire il dialogo tra funzioni aziendali diverse, creando team di lavoro trasversali, dove il procurement diventa un vero facilitatore di soluzioni condivise, aiuta a superare la logica dei silos e a generare valore più rapidamente.

E se oggi gli acquisti sono chiamati a essere motore di innovazione, anche i fornitori diventano una risorsa strategica. Per questo motivo, è utile coinvolgerli direttamente in progetti pilota e considerarli al pari di partner nella ricerca di nuove soluzioni. In parallelo, può essere efficace premiare le idee innovative provenienti dalle persone interne, valorizzando i suggerimenti di chi conosce da vicino il mercato e i collaboratori esterni.

L’importanza delle relazioni

Un altro aspetto fondamentale riguarda la cura delle relazioni. Non basta saper negoziare sul prezzo: oggi chi si occupa di acquisti deve saper costruire rapporti solidi e duraturi, sia all’interno che con i partner esterni. Per questo è utile investire nella formazione su competenze relazionali e comunicative, strumenti indispensabili per trasformare ogni fornitore in un vero alleato di crescita. Il procurement strategico richiede profili professionali in grado di superare una logica puramente orientata al costo. Per sostenere l’evoluzione del procurement è essenziale puntare su una cultura dell’apprendimento, dove la formazione venga vissuta non come un’imposizione, ma come un’opportunità concreta di crescita personale e professionale e dunque capace di trasferire sia competenze tecniche sia soft skills.

Il ruolo del management

La spinta al cambiamento deve partire dall’alto. È compito dei leader aziendali disegnare una nuova visione del procurement e sostenerne la realizzazione nel quotidiano, coinvolgendo direttamente il top management in workshop dedicati, dove ripensare insieme il ruolo strategico del procurement e il suo contributo agli obiettivi aziendali. Altrettanto importante è che siano proprio i manager a sostenere apertamente il nuovo approccio, valorizzando pubblicamente i risultati ottenuti dagli acquisti e mostrando, con i fatti, che il procurement è ormai una leva di valore per l’intera organizzazione.

Tecnologia e funzione procurement

Infine, digitalizzare non vuol dire semplicemente introdurre nuove tecnologie, ma cambiare il modo in cui si lavora e si prendono decisioni. Per farlo, è importante adottare strumenti collaborativi che favoriscano la condivisione delle informazioni tra funzioni diverse, e diffondere una cultura del dato, aiutando il procurement a utilizzare le analisi come base quotidiana per scelte più consapevoli e strategiche.

Trasformare il procurement in un vero partner strategico richiede un lavoro profondo, intenzionale e progettuale. Non è un’iniziativa di breve periodo, ma un percorso culturale e operativo che coinvolge tutta l’azienda. Le leve fondamentali? Leadership visionaria, collaborazione sistemica, sviluppo delle competenze e adozione intelligente del digitale. Soprattutto, serve il coraggio di vedere negli acquisti un acceleratore di valore per tutta l’organizzazione. E questo cambiamento va costruito, giorno dopo giorno, con azioni concrete e una mentalità aperta al futuro.

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