L’esclusione dal diritto alla salute rappresenta una delle forme più gravi di disuguaglianza, poiché incide in maniera diretta sulla qualità e sull’aspettativa di vita delle persone.
La Costituzione italiana riconosce questo diritto fondamentale all’articolo 32, che afferma: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».
Questa formulazione attribuisce al diritto alla salute una doppia valenza: un diritto soggettivo inalienabile della persona e un interesse collettivo la cui tutela è necessaria per garantire il benessere generale e la coesione sociale.
Il principio sancito dall’articolo 32 costituisce il fondamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn), istituito con la legge 833 del 1978, che ha reso concreta nel nostro Paese l’universalità dell’accesso alle cure attraverso un sistema basato sui princìpi di equità, solidarietà e uguaglianza sostanziale.
Ecco perché il digitale potenzia il diritto alla salute.
Indice degli argomenti
L’indice di esclusione
L’indice di esclusione nell’ambito della Salute elaborato dall’Eurispes (2025) [1] riesce ad individuare, attraverso la combinazione di diversi sotto-indicatori, le disparità territoriali che sono alla base dell’effettiva fruizione da parte dei cittadini di questo diritto.
Con la raccolta e l’elaborazione dei dati sono stati presi in considerazione alcuni elementi essenziali come l’accesso formale ai servizi sanitari, la qualità dell’assistenza ricevuta, la disponibilità di strutture e personale, le condizioni di salute della popolazione e le barriere economiche, sociali e organizzative.
La selezione degli indicatori permette di osservare l’ambito sanitario con uno sguardo più ampio e integrato.
Alcuni misurano l’adeguatezza strutturale e organizzativa del sistema sanitario: il numero di medici di medicina generale, pediatri di base, posti letto, specialisti, personale infermieristico, e la disponibilità di apparecchiature biomediche nelle strutture pubbliche.
Altri esprimono il grado di accessibilità effettiva ai servizi sanitari, come le rinunce a prestazioni sanitarie, l’emigrazione ospedaliera verso altre regioni o le difficoltà economiche nel sostenere spese mediche.
Vi sono poi indicatori relativi allo stato di salute della popolazione, come la speranza di vita in buona salute, l’incidenza di patologie croniche o disabilità, la mortalità evitabile e anche indicatori soggettivi come la fiducia nel sistema sanitario e la soddisfazione per l’assistenza ricevuta in ospedale.
Le fasce d’esclusione
I valori dell’indice spaziano dal 94,4 del Trentino-Alto Adige al 109,9 della Calabria, rivelando un divario di oltre 15 punti che si traduce in concrete disuguaglianze nell’accesso, nella qualità e negli esiti dell’assistenza sanitaria sul territorio nazionale.
Nella fascia alta della classifica, e quindi particolarmente esposte all’esclusione dal diritto alla salute, si collocano Calabria (109,9), Campania (108,8), Sardegna
(106,5), Puglia (104,2) e Sicilia (103,4).
La fascia di esclusione “medio-alta” raccoglie un gruppo eterogeneo di regioni: Basilicata (103,1), Piemonte (101,7), Marche (101,5), Lazio (101,2) e Molise (100,7).
La presenza in questa fascia di una regione del Nord (Piemonte) e due del Centro (Marche e Lazio) segnala come le criticità sanitarie non siano un’esclusiva del Mezzogiorno, ma possano manifestarsi anche in contesti socioeconomici relativamente più avanzati.
Il caso del Lazio appare emblematico: nonostante ospiti la Capitale e numerosi centri di eccellenza, la regione sconta forti disomogeneità interne che penalizzano l’esperienza sanitaria complessiva dei cittadini.
Nel gruppo a esclusione “medio-bassa” si collocano Umbria (100,3), Abruzzo, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia (tutte 99,1) e Valle d’Aosta (98,5).
L’Abruzzo è l’unica regione meridionale che riesce a collocarsi al di fuori delle fasce più critiche, mentre la posizione della Lombardia, sebbene considerata
all’avanguardia nel panorama regionale italiano, rivela come l’efficienza di alcuni comparti non sia sufficiente a garantire l’inclusività complessiva del sistema sanitario.
Infine nella fascia di esclusione “bassa”, quella più virtuosa, si possono annoverare il Veneto (97,7), la Liguria (96,2), l’Emilia-Romagna (95,5), la Toscana (95,4) e il Trentino-Alto Adige (94,4).
I fattori dell’esclusione
Leggendo le risultanze, emerge nel complesso un quadro più sfumato nell’ambito della sanità rispetto ad altri dell’esclusione osservati dall’indagine dell’Eurispes.
Da una parte, si conferma una particolare fragilità delle aree strutturalmente meno avanzate in quasi tutti gli indicatori considerati, con le regioni meridionali (eccetto l’Abruzzo) che si collocano nelle fasce più critiche dell’esclusione. Dall’altra, si è potuto osservare come anche territori dell’Italia centrale e settentrionale come Piemonte, Lombardia e Marche fanno registrare vulnerabilità significative.
I fattori che determinano dunque l’esclusione sanitaria sono molteplici e non riducibili in via esclusiva a parametri economici.
I 23 indicatori dell’indice di esclusione al diritto alla salute
Nel dettaglio, i 23 indicatori presi in considerazione per la formulazione dell’Indice calato nell’ambito della sanità e della salute hanno riguardato:
- la spesa pubblica corrente pro capite;
- speranza di vita in buona salute alla nascita;
- l’indice di salute mentale;
- mortalità per tumore;
- la mortalità evitabile;
- il tasso di popolazione con problemi di salute cronici o disabilità;
- L’indicatore sulla multicronicità e limitazioni gravi;
- L’adeguata alimentazione;
- Assistenza Domiciliare Integrata (ADI);
- I posti letto ospedalieri;
- La disponibilità di posti letto per specialità ad elevata assistenza;
- il numero dei medici specialisti;
- numero dei Medici di Medicina Generale (MMG);
- il personale sanitario infermieristico e ostetrico;
- numero di assistiti;
- il numero di pediatri di base;.
- la dotazione di apparecchiature tecnico biomediche di diagnosi e cura;
- l’emigrazione ospedaliera in altra regione;
- la rinuncia a prestazioni sanitarie per motivi economici, organizzativi o di accessibilità;
- soddisfazione dei cittadini per l’assistenza medica ricevuta;
- la soddisfazione per l’assistenza infermieristica ricevuta;
- la scarsa fiducia nel sistema sanitario.
Spesa pubblica corrente pro capite
Ha messo in evidenza importanti differenze territoriali tendendo conto che il valore medio nazionale è di 2.216 euro per abitante.
Agli estremi, si passa dai 2.084 euro della Campania, fanalino di coda, ai 2.585 euro per abitante della Valle d’Aosta, con una differenza superiore ai 500 euro pro capite.
Ciò significa che ogni anno un cittadino campano usufruisce di circa il 20% in meno di risorse pubbliche destinate alla salute rispetto a un valdostano.
La speranza di vita in buona salute alla nascita
A differenza della aspettativa di vita, la speranza di vita in buona salute alla nascita valuta non tanto la longevità della popolazione, ma soprattutto la qualità degli anni vissuti.
La media nazionale di 60,1 anni vede una differenza di ben 13 anni fra la Regione con le prospettive migliori e quella con le peggiori.
Il Mezzogiorno appare fortemente penalizzato: tutte le regioni meridionali ‒ escluso l’Abruzzo ‒ si posizionano al di sotto della media nazionale, e le prime sette regioni con i valori più bassi appartengono al Sud o alle Isole.
L’indice di salute mentale
Calcolato in base alla prevalenza di condizioni riferite come ansia, depressione e perdita di controllo, in Italia l’indice di salute mentale ha un valore medio di 68,7 (su 100) con punteggi che variano dai 72,5 punti del Trentino-Alto Adige e dal dato particolarmente interessante di 71,4 punti della Sardegna agli ultimi posti della graduatoria occupati da Basilicata (67,4), Puglia (67,2) e Campania (66,8).
Mortalità per tumore
Presenta un valore medio di 7,8 decessi per 10.000 abitanti in Italia e le Regioni con i valori negativi più elevati sono concentrate nel Mezzogiorno e nelle Isole: Campania (9,4), Sardegna (9,1), Sicilia (8,6) e Calabria (8,3).
La mortalità per tumore indica che un cittadino nato in Campania ha circa il 54% di probabilità in più di morire di tumore, rispetto ad un connazionale altoatesino.
Mortalità evitabile
Quei decessi che avrebbero potuto essere evitati attraverso interventi tempestivi di prevenzione, diagnosi e trattamento adeguato. Rispetto ad una media nazionale di19,2 decessi evitabili ogni 10.000 abitanti, le criticità più significative emergono in Puglia (20,3), Calabria e Lazio (entrambe a 20,6), Sicilia (22,0), Molise (23,2) e soprattutto Campania (25) dove si registra un divario di quasi 10 punti fra i due estremi della classifica sulla mortalità evitabile.
Problemi di salute cronici o disabilità
Il tasso di popolazione che dichiara limitazioni gravi nelle attività abituali, come muoversi, lavarsi, vestirsi, cucinare o svolgere attività sociali a causa di problemi di salute cronici o disabilità, indica che in Italia in meda quasi una persona su venti vive con limitazioni gravi che ne compromettono l’indipendenza e la piena partecipazione sociale (4,96%).
Per questo indicatore, la posizione peggiore è occupata dalla Sardegna con un tasso del 7,66%; seguono Umbria (6,38%), Puglia (6,18%) e Lazio (6,03%) e, in posizione lievemente migliore, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Calabria (fra il 5,3% e il 5,7%).
Multicronicità e limitazioni gravi
L’indicatore sulla multicronicità e limitazioni gravi nella popolazione over 75 (persone che dichiarano di essere affette da 3 o più patologie croniche e/o di avere gravi limitazioni, da almeno 6 mesi, a causa di problemi di salute nel compiere le attività che abitualmente le persone svolgono) rivela che nel nostro Paese quasi un anziano su due (49%) sperimenta questa condizione di fragilità multipla.
Rispetto a questo indicatore si collocano appena sopra la media nazionale il Molise (49,1%) e Lazio (49,5%); il dato aumenta in Puglia (50,1%), Abruzzo (50,5%), Marche (51,7%) e Umbria (52,2%).
La situazione risulta poi particolarmente deteriorata in Calabria (55,5%), Basilicata (56,9%), Sicilia (58,8%), ma soprattutto in Campania (66,5%).
L’adeguata alimentazione
Misurata attraverso il consumo quotidiano di almeno quattro porzioni di frutta e verdura, vede l’Italia raggiungere un tasso del 16,5%.
Il divario fra i due estremi della classifica sull’adeguata alimentazione è di oltre 18 punti percentuali: da una parte il Piemonte, con una percentuale del 25,4%, e all’ultimo posto la Basilicata (7,1%).
Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)
L’indicatore relativo alla quota di popolazione anziana trattata in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) evidenzia una copertura media nazionale del 3,3% e a sorprendere è il Molise che guida la classifica positiva con il 5,5% di anziani in ADI, seguito dall’Abruzzo (4,9%) e dalla Basilicata (4,5%) che delineano così una specifica area del Mezzogiorno particolarmente attenta alla cura domiciliare degli anziani.
Il Trentino-Alto Adige, che eccelle in numerosi indicatori sanitari, mostra invece una penetrazione relativamente contenuta dell’ADI (2,9%), seguito da Campania (2,5%), Piemonte e Valle d’Aosta (entrambe al 2,2%), Puglia (2,1%) e Friuli-Venezia Giulia (2%).
Le performance peggiori sono quelle della Sardegna (1,7%) e della Calabria (0,9%).
I posti letto ospedalieri
Nel nostro Paese si raggiungono in media 32,7 posti letto ospedalieri ogni 10.000 abitanti, e si registra un divario di quasi 15 letti per 10.000 abitanti fra la dotazione più alta (Valle d’Aosta: 39,5) e quella più bassa (Calabria: 24,6).
Posti letto per specialità ad elevata assistenza
La disponibilità di posti letto per specialità ad elevata assistenza rappresenta un indicatore della capacità di un sistema sanitario di rispondere efficacemente a condizioni cliniche complesse e critiche. La copertura italiana è di 3,2 posti per 10.000 abitanti, sopra questo valore si collocano Liguria (4,2), Molise e Veneto (entrambi a 4), ma anche al Sud Sicilia e Puglia sono in linea con i valori nazionali (entrambe a 3,4). In questo caso, Calabria e Trentino-Alto Adige segnano performance negative (2,7); ancora peggio Marche (2,5), Sardegna (2,4) e Umbria (2,2).
Medici specialisti
Il numero dei medici specialisti fa emergere come, rispetto ad un dato medio nazionale di 34,1 specialisti per 10.000 abitanti, la Basilicata (24,5) si posiziona all’ultimo posto della graduatoria, seguita dalle regioni settentrionali del Trentino-Alto Adige (27,6), Valle d’Aosta (29,4) e Veneto (29,6); le posizioni di vertice sono occupate da Liguria (39,8), Sardegna (40,4) e, al primo posto, Lazio (42,1).
Medici di Medicina Generale (MMG)
Il numero dei Medici di Medicina Generale (MMG) mostra una distribuzione non omogenea sul territorio. Le regioni con la densità più bassa di MMG si concentrano prevalentemente al Nord. La Lombardia, con 5,52 MMG per 10.000 abitanti (la media nazionale è di 6,67 medici), registra il valore più basso in assoluto, seguita dal Trentino-Alto Adige (5,75), Veneto (5,96), Valle d’Aosta (6,17), Friuli-Venezia Giulia (6,18), Emilia-Romagna (6,27) e Campania (6,31). Dopo Sicilia (7,87) e Umbria (7,91), in testa alla graduatoria, si colloca il Molise, con il record di 8,27 MMG per 10.000 abitanti.
Personale sanitario infermieristico e ostetrico
Per quanto riguarda il Personale sanitario infermieristico e ostetrico (media nazionale di 68,3 professionisti ogni 10.000 abitanti) il dato peggiore si evidenzia in Calabria seguita a breve distanza da Lombardia (60,4), Sicilia (60,5) e Campania (62,3). Al lato opposto della graduatoria, Liguria, Trentino-Alto Adige e Molise superano la soglia delle 80 unità per 10.000 abitanti.
- Quasi la metà (47,7%) dei medici di base in Italia ha un numero di assistiti che supera la soglia massimale stabilita (1.500 assistiti). A livello regionale, la Lombardia si distingue negativamente (71%), seguono Veneto (64,7%) e Trentino-Alto Adige (62,5%); nell’area virtuosa in termini di distribuzione equilibrata del carico assistenziale si collocano Puglia (24,4%), Molise (23,2%) e Sicilia (22,4%).
Numero di assistiti
Quasi la metà (47,7%) dei medici di base in Italia ha un numero di assistiti che supera la soglia massimale stabilita (1.500 assistiti).
A livello regionale, la Lombardia si distingue negativamente (71%), seguono Veneto (64,7%) e Trentino-Alto Adige (62,5%); nell’area virtuosa in termini di distribuzione equilibrata del carico assistenziale si collocano Puglia (24,4%), Molise (23,2%) e Sicilia (22,4%).
Pediatri di base
Il numero di pediatri di base in Italia è in media di 9,3 ogni 10.000 residenti in età pediatrica (0-14 anni); tra le regioni il Piemonte si distingue per la minore disponibilità (7,21), seguito da Valle d’Aosta (7,85), Friuli-Venezia Giulia (8,12), Trentino-Alto Adige (8,41) e Lombardia (8,52). All’opposto fanno registrare ottimi risultati Toscana (10,68), Puglia (10,48) e Umbria (10,45).
La dotazione di apparecchiature tecnico biomediche di diagnosi e cura
L’adeguata dotazione di apparecchiature tecnico biomediche di diagnosi e cura (media nazionale 3,46 apparecchiature ogni 1.000 abitanti), con un divario significativo tra le regioni che si collocano agli estremi della classifica: la Calabria (1,98) e il Friuli-Venezia Giulia (4,33) e le maggiori criticità registrate nel Mezzogiorno.
Emigrazione ospedaliera in altra regione
L’emigrazione ospedaliera in altra regione vede il Molise emergere come caso limite (tasso del 32,6%; quasi quattro volte la media nazionale), seguono Basilicata (29,7%), ma anche Valle d’Aosta (18,6%) e Abruzzo (16,3%).
La rinuncia a prestazioni sanitarie
Rinuncia a prestazioni sanitarie per motivi economici, organizzativi o di accessibilità una media nazionale del 7,6% con la Sardegna che presenta il dato più critico (13,7%), seguita dal Lazio (10,5%) e dalle Marche (9,7%).
Soddisfazione dei cittadini per l’assistenza medica ricevuta
L’indicatore relativo alla soddisfazione dei cittadini per l’assistenza medica ricevuta (dato medio nazionale del 40,3%) vede il risultato peggiore in Calabria (appena il 10,3% di persone soddisfatte); a seguire Sardegna (26,4%), Molise (28,3%), Sicilia (29,5%).
I più soddisfatti sono gli abitanti del Trentino-Alto Adige (60,7%), i liguri (55,4%), i marchigiani (55,2%) e i lombardi (51,8%).
La soddisfazione per l’assistenza infermieristica ricevuta
La soddisfazione per l’assistenza infermieristica ricevuta (media nazionale del 40,4%) vede confermarsi la Calabria anche per questo indicatore come la regione con il tasso più basso di soddisfazione (10,3%), mentre, all’opposto, i valori più alti vengono registrati nelle Marche (49,6%) ed Emilia-Romagna (49,8%).
La scarsa fiducia nel sistema sanitario
Il 34,8% degli italiani esprimere scarsa fiducia nel sistema sanitario. In cima alla classifica si colloca la Puglia (64,8%) e all’estremo troviamo il Friuli-Venezia Giulia (14,6%)
Sanità digitale: un fattore determinante per il diritto alla salute
L’Indice di esclusione nell’ambito della salute è uno strumento aperto e multidimensionale. Infatti, i dati saranno aggiornati nel tempo e rappresenteranno la misura dei cambiamenti.
Uno degli aspetti che verrà considerato con maggiore incisività nell’osservazione dei fattori che concorrono alla fruizione piena di questo diritto saranno gli aspetti legati alle nuove tecnologie.
La sanità digitale, e insieme la sua evoluzione all’interno del sistema sanitario sia pubblico sia privato, rappresenta infatti un fattore determinante per la piena realizzazione dell’inclusione e della fruizione del diritto alla cura e alla salute dei cittadini.
L’uso sempre più ampio delle tecnologie per l’accesso ai servizi può rappresentare un percorso virtuoso per garantire la piena assistenza ai pazienti, ma anche l’abbattimento di costi legati, per esempio, ai tempi di
attesa spesso inconciliabili con la necessità di cura di molte patologie.
Va in questa direzione il potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) secondo le indicazioni della Missione 6 “Salute” contenuta nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Non solo, i cambiamenti sociali e le modalità di vita ristrette e frenetiche vedranno accrescere in futuro il bisogno di ricorrere alla telemedicina. E l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale in àmbito diagnostico e terapeutico è già diventata una realtà per offrire trattamenti iper-personalizzati e corroborare il lavoro dei medici nel processo decisionale clinico, così come la telechirurgia o chirurgia robotica a distanza rappresenta una delle architravi per la realizzazione di una sanità altamente specializzata e globalizzata.
In conclusione, l’importanza di questo indicatore che individua le fragilità del territorio attraverso il prisma dei diritti costituzionali, dei quali ogni cittadino dovrebbe godere, sta nella sua assoluta originalità, ma soprattutto sta nell’essere uno strumento concreto di individuazione dei gap socio-economici che ancora bloccano il nostro Paese e davanti ai quali non è più possibile avere un approccio elusivo o superficiale.
Bibliografia
[1] L’Indice è uno dei sotto-indicatori dell’Indice di esclusione 2025 elaborato dall’Eurispes e costruito attraverso 149 indicatori distribuiti nei 7 ambiti tematici (Lavoro – Economia – Diritti sociali – Accesso ai servizi – Salute – Istruzione e conoscenza – Diritti trasversali).












