L’adozione della didattica a distanza come forma di erogazione del sapere a scuola, anche dopo il periodo pandemico, ha legittimato l’integrazione e il successivo consolidamento di piattaforme e servizi digitali nel campo dell’istruzione.
Non si tratta solo di un temporaneo adeguamento tecnologico alla situazione di precarietà educativa, bensì della presa d’atto del processo di transizione al digitale, che anche il sistema di istruzione è chiamato ad adempiere, in linea con gli obiettivi di Europa 2030 e della strategia Green Deal Europeo sui temi della sostenibilità dal 2030 al 2050, avviando trasformazioni strutturali e metodologiche rispetto ai modelli di erogazione e trasmissione del sapere, alle competenze dei suoi attori, nonché agli schemi organizzativi e gestionali della scuola.
Didattica a distanza: come gestire la privacy e la scelta delle piattaforme
Una scelta politica e strategica di questo tipo, dal punto di vista governativo, indurrebbe inevitabilmente a considerare e risolvere alcuni quesiti e possibili problemi emergenti, connessi al processo di piattaformizzazione del sistema di istruzione.
Piattaformizzazione del sistema di istruzione: le questioni da tenere in conto
Con tale termine si fa riferimento a un ambiente online alimentato da dati, organizzato attraverso algoritmi e interfacce, formalizzato attraverso rapporti di proprietà, orientato a modelli di business e governato da specifici termini di utilizzo per gli utenti, ma con obiettivi di tipo educativo.
Tale processo inevitabilmente deve tener conto almeno di due questioni: la cosiddetta datificazione e il modello pedagogico didattico sotteso alla progettazione dell’ambiente di apprendimento.
Nel primo caso, la datificazione fa riferimento alla produzione dei dati all’interno di una piattaforma frutto delle informazioni e dei materiali forniti dagli utenti, nonché le loro dinamiche di interazione e i messaggi condivisi nell’ambiente online. Se tali dati da un lato rendono trasparente l’erogazione e la partecipazione alla formazione dei suoi attori, indispensabili per valutare la qualità formativa, dall’altro, se non regolamentati, rischiano di essere utilizzati per impieghi illeciti, per fini commerciali, o per orientamenti ideologici e politici.
Sicurezza e proprietà dei dati
Ne consegue che alcune questioni emergenti rispetto al processo di piattaformizzazione dell’educazione devono tener conto di:
- La salvaguardia dei dati degli utenti del sistema educativo che non possono essere utilizzati per finalità esterne alla mission della scuola;
- la proprietà dei dati degli utenti all’interno della piattaforma educativa, che deve rimanere un patrimonio pubblico del Ministero dell’Istruzione nel caso della scuola pubblica, anche se la gestione tecnologico-infrastrutturale sia affidata a enti privati;
- La sicurezza dei dati e del loro flusso, dal punto di vista tecnico, infrastrutturale e del Design dell’architettura, contro possibili attacchi hacker o furti da parte di enti terzi.
L’influenza pedagogico-educativa dell’ambiente digitale
La seconda questione riguarda l’influenza pedagogico-educativa che la scelta di un ambiente (o servizio) digitale per l’erogazione della didattica può generare nel medio e lungo periodo sui processi di insegnamento dei docenti e di apprendimento degli studenti.
L’organizzazione dei contenuti dei servizi formativi all’interno dello spazio virtuale, infatti, non è mai neutra[1] ma rispecchia un modello di business, collegato alla produzione di dati e metadati, potenzialmente riutilizzabili per il raggiungimento di ulteriori obiettivi economici, politici, culturali e di ricerca connessi all’output educativo proposto. Il processo di selezione alla base della personalizzazione della piattaforma online, così, può avere effetti culturali irreversibili compiendo una discriminazione a monte di idee e saperi che gli studenti possono acquisire direttamente o indirettamente attraverso la piattaforma, seguendo la logica dei filter bubbles già generabili dagli algoritmi degli ambienti social.
In questo quadro, ogni scelta di design comunicativo legato alle piattaforme per l’educazione pubblica non deve mai essere fine a sé stesso e non può prescindere da una riflessione critica sul progetto culturale e sui principi di carattere educativo che, seppur ricontestualizzati alle esigenze formative dei docenti e degli studenti, devono riflettersi sul modello pedagogico nazionale condiviso, da tradurre in un progetto comunicativo adeguato nei suoi aspetti estetici e funzionali. Ciò significa riflettere sulla trasferibilità dei principi etici ed educativi del fare educazione scolastica negli ambienti on line.
Il rapporto SUPI sulla precarietà sociale
Secondo il rapporto S.U.P.I. (Social Uncertainty, Precarity, Insecurity) 2022 sulla precarietà sociale, da una comparazione delle politiche e delle strategie attivate dai sistemi educativi di diversi paesi europei nel periodo del lockdown sono emersi quattro principali fattori trasversali di inadeguatezza del settore dell’istruzione alla condizione sanitaria trascorsa:
- il tempo per gestire efficacemente il sistema organizzativo scolastico nella situazione di emergenza;
- la adeguata formazione del personale scolastico per fronteggiare l’emergenza e acquisire competenze sufficienti per progettare percorsi educativi con il digitale salvaguardando la qualità educativa;
- l’assenza di linee guida ufficiali da parte di enti governativi che, nel rispetto dell’autonomia scolastica, fornissero indicazioni univoche sugli strumenti, le strategie e i metodi didattici da attivare in queste specifiche circostanze preservando la differenziazione degli studenti;
- nonché le risorse infrastrutturali, tecnologiche, ma anche umane e culturali, per gestire nel medio termine il nuovo sistema formativo digitale nel periodo di prolungamento della pandemia.
Le quattro dimensioni della piattaformizzazione del sistema di istruzione
Partendo dalla lettura critica della Platform society di Van Dijck nel 2013[2], la questione della piattaformizzazione del sistema di istruzione nazionale può essere discussa a partire dalle sue principali quattro dimensioni: a) tecnologica; b) culturale; c) sociale; d) economica.
La dimensione tecnologica
Dal punto di vista tecnologico, secondo alcuni studiosi sarebbe opportuno adottare un codice aperto per la progettazione delle piattaforme digitali nell’educazione pubblica da utilizzare per una didattica digitale integrata, seppur gestita da enti o società private. Tale scelta consentirebbe di garantire maggior trasparenza sul design dell’architettura e dell’interfaccia e consentire la leggibilità del codice sorgente.
La dimensione culturale
Dal punto di vista culturale, il benessere sociale e l’obiettivo etico e valoriale di socializzazione alla base della educazione scolastica pubblica devono essere predominanti rispetto all’interesse commerciale e utilitaristico dell’uso dei dati degli utenti da parte delle corporations. Per raggiungere tali obiettivi, può essere auspicabile redigere protocolli collaborativi con altre istituzioni culturali e di ricerca innovativa nel campo dell’educazione digitale, quali Università, enti di ricerca, startup tecnologiche, associazioni, etc. nonché il diretto coinvolgimento di docenti e dirigenti scolastici con specifiche competenze in ambito digitale.
La dimensione sociale
Dal punto di vista sociale, l’ambiente didattico on line non può prescindere da regole comportamentali e comunicative alla base del senso civico, nel rispetto della dignità personale dell’altro e del contesto formativo istituzionale entro cui si sta interagendo. Codici etici professionali e di tutela del copyright dei contenuti condivisi in rete sono alla base della grammatica delle relazioni virtuali nelle piattaforme educative, riconoscendo il valore culturale e educativo alla base della produzione di contenuti critici degli studenti, quale output a stimoli formativi dei docenti.
La dimensione economica
Dal punto di vista economico, infine, l’istruzione è un bene pubblico lontano da interessi privati, in tal senso dovrebbe essere lontano dalle logiche commerciali alla base della mercificazione del dato e della profilazione degli utenti, così come dovrebbe evitare sistemi di raccolta pubblicitari all’interno del suo ambiente virtuale.
Conclusioni
Nella consapevolezza del progressivo ruolo centrale assunto dai dati come pilastro strategico di business delle aziende data-driven per effettuare scelte di mercato e orientare decisioni e investimenti politici, culturali e anche educativi, nel panorama di studi e ricerche nel campo della Digital Education e della Digital Literacy inizia ad acquisire un ruolo centrale anche la Data Literacy, intesa come “capacità di leggere, lavorare, analizzare e comunicare i dati”[3], che si producono nell’architettura infrastrutturale degli ambienti on line e che orientano processi culturali e conoscitivi attraverso la loro organizzazione algoritmica all’interno del sistema informatico.
Note
- José van Dijck, Thomas Poell, MartiJn de Waal, Platform society. Valori pubblici e società connessa, Guerini scientifica, Milano, 2019 ↑
- José van Dijck, The culture of connectivity: a critical history of social media, Oxford University press, New York ↑
- Jordan Morrow, Be Data Literate. The data literacy skills everyone needs to succeed, KoganPage, 2021, p. 36 ↑