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Scuola, ritorno a carta e penna? Lo stop al digitale nell’istruzione



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Con l’inizio dell’anno scolastico 2024-25, il dibattito sull’uso dei dispositivi digitali si intensifica. Paesi come la Svezia rivedono l’approccio tecnologico nell’istruzione, mentre studi globali evidenziano i rischi per la salute e l’apprendimento dei giovani. Le limitazioni digitali diventano una questione politica e sociale

Pubblicato il 6 nov 2024

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



smartphone a scuola (1)

Attenzione allo screen time, ritorno al cartaceo, bandi e limitazioni al digitale, inizia così l’anno scolastico 2024 -25, tra dubbi e ricerche a livello globale.

Si tratta di un dibattito internazionale, che interessa non solo i diretti interessati, ovvero i minori e le loro famiglie, ma è anche una questione di scelte politiche ben precise, mentre cresce il numero delle ricerche in tutto il mondo.

Al centro ci sono loro, quelli che hanno già un’etichetta che dovrebbe riassumere la condizione di chi usa per tempi di solito lunghi dispositivi digitali, ponendosi davanti agli schermi per ore, gli screenagers, i/le ragazzi/e della Alpha Gen (2011-2024) e della Z Gen (1995-2010).

Di loro si parla già da qualche anno e il collegamento con l’apprendimento e gli effetti negativi che ha su di esso la sovraesposizione agli schermi è stato segnalato da P.I.S.A., la principale indagine internazionale delle tendenze educative, che ha mostrato che il declino in matematica, lettura e scienza è avvenuto a livello globale, già a partire dall’inizio del 2010.

Il bando degli schermi: lo stato dell’arte

Il grido d’allarme e la richiesta di attenzione all’uso crescente di dispositivi tra bambini e adolescenti è partito in questi giorni di inizio anno scolastico nella maggior parte dei paesi del mondo parte dalla Svezia, dove alte sono le preoccupazioni riguardo ai possibili effetti sulla loro salute e sul loro benessere generale. È proprio nel paese scandinavo, uno dei primi dieci al mondo per i livelli di qualità del sistema scolastico, le autorità sanitarie hanno recentemente introdotto nuove Linee Guida per supportare i genitori nel gestire in modo più equilibrato l’esposizione agli schermi digitali dei propri figli.

L’approccio svedese all’uso della tecnologia nell’istruzione

L’approccio svedese all’uso della tecnologia nell’istruzione, da sempre all’avanguardia, sta subendo una revisione significativa a causa dei potenziali problemi di apprendimento associati ad un suo uso eccessivo. Partendo da uno studio internazionale, il Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS) del 2021, si sta riconsiderando la precedente posizione nell’adozione del digitale, orientandosi verso metodi più tradizionali basati su carta e penna. La ricerca ha evidenziato una diminuzione di 11 punti nelle capacità di lettura degli studenti svedesi di età compresa tra nove e dieci anni in soli cinque anni.

In Svezia per esempio l’uso di tablet e di altri supporti digitali ha fatto parte di un processo di digitalizzazione sin dal nido; il ritorno ad una modalità di apprendimento più tradizionale è una risposta del Ministero dell’Istruzione, guidato da Carlotta Edholm, a quanti chiedevano se il massiccio approccio digitale del Paese all’istruzione potesse avere portato ad un declino delle competenze di base. Il governo attuale punta alla valorizzazione dei metodi educativi tradizionali, andando contro il piano di digitalizzazione dell’insegnamento in Svezia, che doveva essere attuato entro il 2027.

Secondo il Karolinska Institutet svedese, tra l’altro l’ente che assegna il Premio Nobel per la medicina, è scientificamente provato che gli strumenti digitali compromettono, piuttosto che migliorare, l’apprendimento degli studenti. Crediamo che l’attenzione dovrebbe tornare sull’acquisire conoscenze attraverso libri di testo stampati e competenze degli insegnanti, piuttosto che acquisire elementi ed abilità principalmente da fonti digitali liberamente disponibili di cui non è stata controllata l’accuratezza”.

L’assoluta esclusione degli schermi per i bambini sotto i due anni

Una delle indicazioni più forti emerse dalle autorità sanitarie svedesi è l’assoluta esclusione degli schermi per i bambini sotto i due anni: i bambini molto piccoli hanno bisogno di un’interazione diretta con il mondo fisico e con le persone che li circondano, senza essere distratti o iperstimolati dai contenuti digitali.

Dello stesso parere l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry che di recente ha diffuso indicazioni e line guida per genitori e adulti che si occupano dei minori.

In sintesi, autorità svedesi e psichiatri statunitensi raccomandano per i bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni, l’uso degli schermi di massimo di un’ora al giorno; dai 6 ai 12 anni non superare le due ore di utilizzo giornaliero degli schermi, per gli adolescenti tra i 13 e i 18 anni, il limite indicato sale a tre ore. I limiti si basano su numerosi studi che collegano un uso eccessivo dei dispositivi digitali a problemi di salute, tra cui disturbi del sonno, forme depressive e la riduzione del tempo dedicato ad attività fisiche.

Il giro di vite di Francia e Olanda

Anche la Francia si allinea alla visione che prevede la riduzione dell’esposizione agli schermi, infatti nel Paese molte scuole stanno sperimentando il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari per gli studenti fino ai 15 anni. La prova della “pausa numerique” (“digital pause”), che coinvolge più di 50.000 alunni, viene attuata in anticipo rispetto a un possibile piano per applicarla su scala nazionale dal 2025.

Nella scuola secondaria olandese Calvijn College già sei anni fa è stato tentato un esperimento, quello di vietare i telefoni nelle loro scuole, e all’epoca alcuni studenti avevano chiesto se si pensava di vivere nel 1800; oggi il Calvijn College è diventato una delle prime scuole nei Paesi Bassi a diventare smartphone-free e non è più un caso isolato. I ricercatori della Radboud University della città di Nimega avevano intervistato centinaia di studenti e genitori, così come decine di insegnanti, in due scuole con piani imminenti per eliminare i telefoni cellulari nei locali scolastici, visitando le scuole ancora tre mesi dopo che il divieto era stato emanato, rilevando miglioramenti globali nell’attenzione e nell’apprendimento.

Nel gennaio 2024, il governo olandese ha promosso il dibattito, esortando le scuole a vietare telefoni cellulari, tablet e smartwatch dalla maggior parte delle aule delle scuole secondarie in tutto il paese; la raccomandazione è stata recentemente estesa alle scuole elementari.

I divieti di Belgio e Ungheria

Le scuole elementari francofone in Vallonia e Bruxelles, in Belgio, hanno fatto articolato il divieto nell’uso dei dispositivi e in Ungheria un nuovo decreto obbliga le scuole a ritirare i telefoni e gli smart device degli studenti all’inizio della giornata.

Le disposizioni italiane

Come è noto, anche in Italia le recenti disposizioni ministeriali volute dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara vietano l’uso dei dispositivi cellulari sin dall’inizio dell’anno scolastico in corso, oltre ad introdurre il diario cartaceo. Le Linee Guida italiane hanno preso in considerazione quelle che già qualche anno prima avevano emanato i pediatri italiani, che avevano già ribadito l’assoluto bando dei dispositivi cellulari sotto i due anni[1].

L’Istituto Superiore di Sanità per la Sorveglianza Bambini 0 – 2 già da tempo ha reso note le percentuali di esposizioni agli schermi dei più piccoli, con un’indagine capillare regione per regione, per cui il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi passa del tempo davanti a TV, computer, tablet o telefoni cellulari. A livello territoriale la quota varia tra il 13,6% nella a Trento e il 30,3% in Sicilia e Puglia, con valori più elevati nelle regioni del Sud.

Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), viene suggerito il limite dell’uso dei dispositivi a schermo a un massimo di un’ora al giorno fino all’età di cinque anni.

Anche l’Unesco, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’istruzione e la cultura, in un rapporto pubblicato di recente fa un appello urgente affinché l’uso della tecnologia nell’istruzione sia appropriato, migliorando le connessioni internet nelle scuole ma mantenendo l’importanza dell’istruzione tradizionale e dell’interazione con gli insegnanti. La raccomandazione è che l’implementazione della tecnologia nell’istruzione dovrebbe essere fatta in modo tale da non sostituire mai l’istruzione in presenza, condotta dagli insegnanti.

I paesi OCSE: uso di dispositivi digitali e esposizione schermi

In media, nei paesi OCSE, il 30% degli studenti è distratto dall’uso di dispositivi digitali in tutte o quasi le lezioni di matematica. In media, nei paesi OCSE, tre quarti degli studenti passano più di un’ora al giorno a visitare i social network. In paesi come il Cile, la Danimarca, l’Irlanda, l’Italia e l’Uruguay la percentuale raggiunge l’80%. Panama è il paese con la percentuale più bassa – ancora 48%. In Argentina, Uruguay e Cile, più della metà degli studenti ha questo livello di distrazione. In Giappone e in Corea, invece, la percentuale è inferiore al 10%. Gli studenti che trascorrono da una a cinque ore al giorno su dispositivi digitali per l’apprendimento a scuola ottengono 20 punti PISA in più in matematica rispetto a quelli che non utilizzano tali dispositivi. Al contrario, gli studenti che trascorrono più di un’ora su dispositivi digitali per il tempo libero a scuola ottengono punteggi inferiori di oltre 9 punti in matematica e riferiscono un senso di appartenenza inferiore a scuola rispetto agli studenti che non trascorrono tempo sulle attività digitali per il tempo libero.

OCSE 2024 PISA in Focus 2024/124 (maggio) rivela inoltre che gli studenti non trascorrono tempo sui dispositivi digitali per l’apprendimento a scuola, mentre il 30% ha riferito lo stesso per il tempo libero. Circa il 56% degli studenti dedica più di un’ora al giorno alle attività di apprendimento a scuola e il 35% dedica più di un’ora al tempo libero a scuola. In Cambogia, Paraguay, Guatemala, Germania e Vietnam, più del 30% degli studenti non trascorre tempo sui dispositivi digitali per l’apprendimento a scuola. In confronto, in Islanda, Singapore e Finlandia meno del 5% degli studenti ha dichiarato di aver fatto lo stesso. In Vietnam, Malta, Giappone, Cambogia, Guatemala, Paraguay, Brunei Darussalam e Perù (in ordine decrescente), più del 50% degli studenti non trascorre tempo sui dispositivi digitali per il tempo libero a scuola.

La posizione di medici ed esperti

Va citata la posizione di medici ed esperti che invitano a considerare l’eccesso di esposizione agli schermi e il bando dei dispositivi nelle scuole con molta attenzione.

Se si considera come unico parametro il tempo di utilizzo, sostengono, è insufficiente per comprendere l’impatto degli schermi sullo sviluppo cognitivo e psicologico. Infatti, le attuali misurazioni dello screentime sono autodichiarate, influenzate da una sovrastima o sottostima dell’uso oggettivo, spesso a causa di sfide legati alla desiderabilità sociale. In secondo luogo, le esperienze digitali differiscono in termini di contenuti, dispositivi utilizzati, contesto, luogo e persone coinvolte.

Inoltre, non ci sono prove disponibili sui benefici a lungo termine del divieto degli smartphone, poiché gran parte della ricerca alla base delle politiche di organizzazioni internazionali, come l’OCSE e l’UNESCO, è di natura osservazionale, il che limita l’interpretazione causale più di quanto non accada con gli interventi.

l concetto di tempo di utilizzo degli schermi ha dei limiti, e le indicazioni politiche devono essere attente nel trarre spunto da prove così limitate. Cosa intendiamo per tempo di utilizzo? Come si può delineare chiaramente il tempo trascorso in attività diverse? Un’attenzione eccessivamente semplicistica allo screentime può trascurare le sfumature e la complessità dell’uso dei media digitali, come afferma la ricercatrice Sakshi Gai, dell’Università di Oxford in suo recente studio, frutto di un progetto in corso sul benessere digitale e gli adolescenti.


[1] urly.it/311d1j, Italian Journal of Pediatrics, Media Device in preschool children, 2018

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