sorveglianza di massa

ChatControl: come trasformare la Ue in uno stato di polizia



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La proposta ChatControl imporrebbe il controllo automatico di ogni messaggio sui nostri dispositivi. Presentata come misura contro la pedopornografia, maschera un sistema di sorveglianza di massa che viola diritti fondamentali. Dodici paesi UE sono già favorevoli

Pubblicato il 7 ott 2025

Walter Vannini

Data Protection Officer autore del podcast DataKnightmare – L'algoritmico è politico (https://www.spreaker.com/show/dataknightmare)



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Una caratteristica dell’umanità è che le idee non muoiono mai. Quelle buone, per fortuna, e quelle cattive, purtroppo.

La retorica della sicurezza contro la privacy

Quindi oggi parliamo, ancora, di ChatControl.

Ogni tot arriva uno a dire che se vogliamo essere più sicuri dobbiamo rinunciare a un po’ di riservatezza. Che se accettassimo di essere tutti più sorvegliati, allora saremmo anche tutti più sicuri.

Questa persona o è un idiota, o è in malafede, o entrambe le cose.

E si può anche lasciar passare se Larry Ellison va in giro a dire che sapendo di essere sorvegliati tutti terrebbero il loro comportamento migliore. Ellison è un miliardario da almeno 15 anni, il che significa che vive nella bolla del proprio denaro, senza nessuna cognizione della realtà esterna.

E ha 81 anni, il che gli vale anche un certo sconto-senilità.

Ma quando a dire le stesse cose è il ministro della giustizia danese Peter Hummelgaard, classe 1983, quindi quarantaduenne, allora non c’è nessuno sconto e nessuna bolla.

Il funzionamento di chatControl: analisi automatica delle comunicazioni

Vediamo in breve di cosa stiamo parlando.

La trovata di chatControl risale a un po’ di anni fa. L’idea è di imporre che ogni cellulare e ogni software di messaggistica, completamente al di fuori del controllo dell’utente, analizzi in tempo reale qualsiasi messaggio o immagine e trasmetta i contenuti sospetti a un ente centrale per ulteriori indagini.

Sospetti va sottolineato tre volte, e su questo ci torniamo.

Se questa proposta dovesse passare significa che, per principio, tutte le comunicazioni sarebbero passate al vaglio preventivo della polizia. Non so cosa ne pensano gli avvocati, ma questo non sarebbe più uno stato di diritto.

La trappola emotiva della propaganda: pedofilia vs pedopornografia

La scusa per ammanirci questa discutibilissima proposta è nientepopodimeno che la ricerca di materiali pedopornografici e di messaggi che possano suggerire attività pedopornografiche.

Qui siamo di fronte a un’enormità di livello Trump, qualcosa di cui è difficile parlare senza immediatamente dare in escandescenze. Eppure ci tocca ragionare.

Prima cosa: ci sono enormemente più stupri che violenze a minori. Ma per qualche motivo vogliono farci pensare solo ai picciriddi. Che è un trucco di propaganda vecchio come il mondo per far smettere la gente di pensare e ottenere risposte “di pancia”.

La prima risposta di pancia è pensare che la proposta miri a combatterei reati sessuali contro minori. Come si può anche solo pensare di difendere chi molesta o stupra un minore? E quindi qualsiasi cosa fatta in sua difesa deve andare bene.

Ma dicevamo, ragioniamo appena un po’.

Oltre il 90% dei reati a sfondo sessuale contro minori avvengono da parte di un familiare, o di un parente, o di un adulto a cui il minore è affidato.

Cioè le violenze si consumano in casa o in posti in cui il minore viene considerato “al sicuro”.

In praticamente tutti i casi, il colpevole è un singolo individuo. Sì, esistono casi in cui il crimine si è ripetuto e il primo autore ha poi coinvolto altri. Ma all’inizio parliamo sempre delle azioni di un singolo.

L’idea che esistano cosche di pedofili intente a organizzare online i loro crimini semplicemente non sta in piedi.

E qui cade la prima risposta “di pancia”: la proposta chatControl non ha niente da dire sui reati a sfondo sessuale contro i minori. È una proposta che mira a combattere la pedopornografia, non la pedofilia. Vedete quanto è facile cascare nella propaganda?

La realtà dei crimini contro minori e l’inefficacia di chatControl

Dice, e ma ci sono le reti di pedofili che si scambiano le foto delle loro imprese.

Vero. Peccato che le foto delle imprese vengano dopo il crimine, non prima.

Quindi quello che chatControl può fare è contrastare la diffusione di immagini e messaggi di un certo tipo e la preparazione di reati di un certo tipo.

Sono immagini che fanno schifo? Non credo si possano avere dubbi.

Ma condividere una immagine di un crimine orrendo non è la stessa cosa che compiere quel crimine orrendo, o le patrie galere sarebbero piene di storici dell’Olocausto.

Come dico sempre, è difficile far male a un chierichetto al telefono.

Quindi una proposta come chatControl, nei fatti, non fa niente per prevenire i reati contro i minori che dice di voler difendere. ChatControl vuole contrastare quello che avviene dopo che il crimine contro il minore è stato commesso, e nemmeno tutte le volte.

Ci stanno proponendo di rinunciare alla segretezza delle nostre comunicazioni, una cosuccia da niente che sta nella Costituzione, per… combattere gli spacciatori di figurine.

Questo per quanto riguarda la sostanza della proposta.

Interessi commerciali e assenza di garanzie giuridiche

Venendo poi ai dettagli di contorno la situazione non migliora. Siccome nemmeno gli algopirla americani più estremi hanno più la faccia di dire che si possano creare dei filtri software di questo tipo che diano risultati affidabili, a proposito, lo sapete che dietro alla proposta c’è la solita azienda americana che vuole piazzare il suo meraviglioso software di filtraggio sui nostri cellulari, a spese nostre?

Per qualche motivo mettere tutte le nostre comunicazioni private in mano a un paese che sta sprofondando nel fascismo mi sembra un’idea non proprio ottimale; non so come la vedete voi.

Dicevamo, siccome nemmeno gli ammeregani riescono più a dire che si possano creare dei filtri software di questo tipo che siano affidabili senza mettersi a ridere, i messaggi e le imagini considerate sospette non darebbero immediatamente luogo a una denuncia.

Verrebbero inviate a un centro, dove degli addetti appartenenti alle forze dell’ordine dovrebbero valutare se esistano o meno gli estremi di reato.

Tutto questo a ciclo continuo 24/7/365, senza nemmeno l’ombra di un magistrato. Si tratta, molto semplicemente, di sorveglianza di massa. Qualcosa che in Europa vorremo rimanesse nei libri di storia assieme alla Gestapo e alla Stasi.

E invece arriva Hummelgaard a dire che secondo lui la cifratura delle app di messaggistica non è una libertà civile. La storia non sarà gentile con questo individuo.

I rischi concreti: falsi positivi, deriva autoritaria e doppi standard

Ora, potremmo andare avanti per ore.

  • Potremmo parlare dei falsi positivi: tu mandi ai nonni la foto del bagnetto del pupo e quella finisce nelle mani della polizia, e poi da lì chissà dove;
  • potremmo dire che la corte europea ha già dichiarato illegale la sorveglianza di massa;
  • potremmo dire che il database di immagini e testi che si verrebbe a creare sarebbe una preda ambita per chiunque volesse fare doxxing;
  • potremmo dire che se la polizia ha improvvisamente il diritto di valutare i nostri messaggi, perché fermarsi alla pedopornografia e non includere il terrorismo;
  • potremmo dire che “terrorismo” è una parola ormai priva di significato, comodissima per colpire avversari politici; oggi, negli USA, se hai opinioni “antiamericane”, “anticristiane” o perfino “contrarie ai valori americani tradizionali” l’FBI ha il dovere di investigare su di te. Negli USA, non in Corea del Nord;
  • potremmo dire che una decisione del genere è indegna di un paese democratico, e che corrisponde nei fatti alla creazione di uno stato di polizia. E che anche se avessimo il 100% di fiducia nel governo di oggi, non sappiamo niente dei governi che verranno;
  • potremmo dire che uno strumento del genere è una tentazione irresistibile per qualsiasi politico, che si trova per le mani uno strumento perfetto per controllare e colpire avversari di ogni tipo;
  • e potremmo dire che la malafede di questa proposta è assolutamente evidente nel fatto che gli account di militari e di esponenti del governo non sarebbero soggetti al software di filtraggio. Avete sentito bene I politici si autoesentano dai controlli invocando il “segreto professionale” della loro funzione. Come titolava “il Male” anni fa, hanno la faccia come il culo.

La mappa europea: chi sostiene lo stato di polizia digitale

La cosa tragica non è che una proposta del genere continui a venire presentata, in fin dei conti nasce un idiota ogni giorno.

La cosa agghiacciante è che dei ventisette Paesi dell’Unione, a oggi solo Austria, Cechia, Estonia, Finlandia, Lussemburgo, Olanda, Polonia e Slovenia sono dichiaratemente contrari. Otto su ventisette.

Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Francia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Malta, Portogallo, Romania e Spagna sono incredibilmente a favore. 12 su 27

Belgio, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Slovacchia e Svezia sono “indecise”, povere anime, stanno alla finestra per capire su quale treno convenga saltare. Sette paesi su ventisette, fra cui il mio paese d’origine e il mio paese d’adozione, due delle più grandi democrazie d’Europa.

L’appello finale: mobilitazione contro chatControl

Non fatevi ingannare. La protezione dei minori non c’entra niente. Stiamo parlando della trasformazione dell’Unione in uno stato di Polizia.

Non c’è modo in cui una iniziativa di questo genere, una volta accettata con la scusa del contrasto alla pedopornografia, non venga estesa ad altri reati, primo fra tutti il “terrorrismo”, fino a includere esplicitamente opinioni in contrasto con il governo, di qualsiasi governo si tratti.

Se conoscete un europarlamentare, parlategli. Fategli capire che la sua scelta non passerà inosservata. Fategli capire che chiunque voterà a favore sarà personalmente responsabile del disastro che seguirà, perché sarà un disastro.

Se non conoscete nessuno, andate sul sito fightchatcontrol.eu, e inviate le vostre mail a tutti i vostri rappresentanti nazionali, di qualsiasi schieramento. Perché non ci possono essere schieramenti se è in gioco il concetto stesso di stato di diritto.

La votazione all’Europarlamento sarà il 14 ottobre. Con un pizzico di fortuna, non dovremo più parlare di questa cosa. Che gli dèi abbiano pietà di noi.

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