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Cyberattacchi agli ospedali: difendere i dati per salvare vite



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Gli attacchi informatici alle strutture sanitarie non sono più solo un problema tecnico: il 72% delle organizzazioni colpite registra interruzioni nelle cure. Ransomware, compromissioni cloud e truffe via email hanno conseguenze cliniche misurabili, incluso l’aumento della mortalità

Pubblicato il 3 nov 2025

Ryan Witt

Vice President, Industry Solutions, Proofpoint



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La cybersecurity sanitaria non è più una questione puramente tecnologica: è diventata un imperativo clinico che impatta direttamente sulla sicurezza dei pazienti.

L’edizione 2025, la quarta, del report “Cyber Insecurity in Healthcare” di Ponemon Institute, documenta come il 72% delle strutture sanitarie statunitensi colpite da attacchi informatici abbia subito interruzioni nell’erogazione delle cure, con conseguenze drammatiche che vanno dall’aumento delle complicazioni mediche fino all’incremento dei tassi di mortalità.

La cybersecurity come rischio clinico emergente

L’edizione 2025 del nostro report, “Cyber Insecurity in Healthcare”, basata sulle testimonianze di quasi 700 professionisti IT e della sicurezza, conferma una verità tanto preoccupante quanto essenziale: quando le organizzazioni sanitarie finiscono nel mirino degli hacker, l’incolumità del paziente è la prima a essere compromessa. Non si tratta di un’ipotesi remota, ma di una realtà documentata da eventi drammatici, come il blocco delle prescrizioni a livello nazionale causato dall’attacco a Change Healthcare nel 2024 o, in casi ancora più tragici, il decesso di un paziente legato a un attacco informatico nel Regno Unito.

I dati di quest’anno, tuttavia, mostrano quanto profondamente il rischio cyber si sia radicato nel modello di erogazione delle cure. Non parliamo più di semplici interruzioni di servizio, ma di un impatto diretto e misurabile sulla salute delle persone.

Dalla violazione dei dati al paziente: l’impatto reale degli attacchi

Il nostro studio rivela che il 72% delle organizzazioni sanitarie statunitensi colpite da attacchi comuni – come ransomware, compromissione del cloud, attacchi alla supply chain e truffe via email (BEC) – ha subito un’interruzione nell’erogazione delle cure ai pazienti. Un dato in crescita rispetto al 69% ’del 2024, che si traduce in conseguenze drammatiche:

  • Il 54% ha registrato un aumento delle complicazioni durante le procedure mediche.
  • Il 53% ha riportato un allungamento dei tempi di degenza dei pazienti.
  • Il 29% ha subito un incremento dei tassi di mortalità.

Questi numeri raccontano una storia inequivocabile: un attacco oggi può ritardare una diagnosi, posticipare un intervento chirurgico salvavita o alterare il funzionamento di un dispositivo medico. E sebbene il costo medio del singolo attacco più significativo sia leggermente diminuito, attestandosi a 3,9 milioni di dollari, l’onere finanziario complessivo per il settore rimane insostenibile.

Le principali tipologie di attacco e i loro effetti

Per comprendere appieno il rischio, è fondamentale analizzare le diverse tipologie di attacco e il loro impatto specifico:

  • Ransomware: sebbene la percentuale di organizzazioni che paga il riscatto sia in calo (33%), l’importo medio versato è salito a 1,2 milioni di dollari, il 60% in più rispetto al 2022. Questo tipo di attacco è quello che più di ogni altro provoca un allungamento dei tempi di degenza (67%), mettendo a dura prova la capacità di assistenza delle strutture.
  • Attacchi alla supply chain: anche se meno frequenti rispetto al passato (subìti dal 44% delle organizzazioni), sono i più propensi a causare un’interruzione delle cure. Quando si verificano, ben l’87% di essi ha un impatto diretto sui pazienti, un dato in aumento rispetto all’82% del 2024.
  • Business Email Compromise (BEC): queste truffe mirate via email sono la causa più probabile di ritardi in procedure e test (65%), con conseguenti esiti clinici negativi.
  • Compromissione del cloud: ssendo il vettore d’attacco più diffuso (subìto dal 72% delle organizzazioni), la compromissione di account cloud ha conseguenze gravissime, tra cui un aumento delle complicazioni procedurali (61%) e, dato allarmante, un incremento della mortalità (36%).

Intelligenza artificiale: opportunità e nuove sfide per la sicurezza

In questo scenario, non possiamo dimenticare l’impatto dirompente dell’intelligenza artificiale. Il report di quest’anno analizza come le organizzazioni sanitarie stiano adottando l’’AI sia per la sicurezza che per l’’assistenza ai pazienti, e i primi risultati sono ottimistici, ma sfumati. Più della metà degli intervistati ha integrato l’AI nei sistemi di cybersecurity o di assistenza clinica, e il 55% ritiene che abbia migliorato le proprie difese IT.

Ma l’AI non è una bacchetta magica e introduce nuove sfide in termini di protezione dei dati, governance e supervisione, soprattutto in ambienti sensibili come questo. Il 60% degli intervistati ha affermato che proteggere i dati riservati utilizzati nei sistemi di AI è complesso: tra gli ostacoli incontrati, molti citano lo scarso livello di maturità degli strumenti disponibili e la loro limitata interoperabilità.

Se utilizzata correttamente, l’AI può essere un moltiplicatore di forza per i team IT e di sicurezza. Ma se utilizzata senza le dovute cautele, può ampliare la superficie di attacco e aumentare il rischio di errore.

Persone, errori e cloud: il tallone d’Achille della sanità

Nonostante la crescente sofisticazione delle minacce, l’anello debole della catena rimane, ancora una volta, la persona. Il nostro report evidenzia come il rischio interno – che sia accidentale o doloso – continui a essere un fattore determinante. Il 96% delle organizzazioni ha subito in media 18 incidenti di perdita di dati negli ultimi due anni, e nel 55% dei casi ciò ha avuto ripercussioni sulla cura dei pazienti.

Le cause principali? Negligenza dei dipendenti (35%), abuso di accessi privilegiati (25%) e invio di dati sensibili al destinatario sbagliato (25%). Errori umani, tutti potenzialmente prevenibili.

Parallelamente, la migrazione verso il cloud, sebbene fondamentale per l’innovazione, apre nuove porte ai criminali informatici. Il 75% delle organizzazioni ha già spostato. o pianifica di farlo, le applicazioni cliniche nel cloud. Questo ambiente, però, è diventato il bersaglio principale, con strumenti di collaborazione quotidiana come messaggistica di testo (59%), videoconferenze (54%) ed email (45%) che si trasformano in punti di ingresso per gli attaccanti.

Competenze e leadership per una sanità digitale sicura

Di fronte a questo scenario, cosa impedisce alle organizzazioni sanitarie di difendersi efficacemente? I budget per la sicurezza sono in aumento, ma il problema non è solo economico. Il nostro studio rivela che le barriere principali sono la mancanza di competenze interne (43%) e l’assenza di una leadership chiara (40%).

Investire nella sicurezza per proteggere vite umane

Il messaggio che emerge dal nostro report 2025 è uno solo e non può essere ignorato: la sicurezza informatica è la sicurezza del paziente. È tempo il momento di considerare la cybersecurity come una priorità sanitaria, componente essenziale delle cure. Oggi, salvaguardare i dati significa, letteralmente, proteggere delle vite. Le organizzazioni sanitarie devono adottare un approccio alla sicurezza che sia prima di tutto focalizzato sull’individuo, investendo non solo in tecnologie, ma anche in cultura, formazione e leadership, per difendere non solo i sistemi, ma la continuità e la qualità delle cure che forniscono.

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