Per molto tempo abbiamo dato per scontato che le catene di fornitura fossero solide e garantite. Poi, con le “strozzature” della supply chain emerse tra la fine del 2021 e il biennio successivo, ci siamo accorti di quanto fossero invece fragili e interdipendenti, tanto che da allora abbiamo visto un’accelerazione di reshoring e nearshoring.
Lo dimostrano anche diversi atti di contromisura, come il Chips Act, solo per citarne uno. Oggi non possiamo perseverare in errori simili con una supply chain che, oltre a essere globale e multilivello, è ormai a totale traino digitale.
L’adozione di tecnologie avanzate consente di migliorare la programmazione della produzione, la pianificazione della domanda, la logistica e la gestione dei rapporti con i fornitori, generando vantaggi tangibili in termini di costi, tempi e qualità del servizio. Ma la digitalizzazione espone anche a nuovi rischi, quelli tipici del cyberspazio. Per questo, la cybersecurity è oggi un fattore strutturale della sicurezza e della resilienza delle reti di approvvigionamento.
Indice degli argomenti
Cybersecurity nella supply chain: lo scenario della digitalizzazione
Nel contesto produttivo, l’impiego di sistemi di Advanced Planning and Scheduling (APS) basati su intelligenza artificiale consente di integrare in tempo reale dati provenienti da macchinari, operatori e ordini, ottimizzando l’utilizzo degli impianti e riducendo i tempi di inattività. Questi strumenti sono in grado di simulare scenari alternativi e reagire rapidamente a variazioni della domanda o interruzioni nelle forniture.
Pianificazione della produzione e della domanda con AI e machine learning
La pianificazione della domanda, sempre più supportata da algoritmi di machine learning, permette di analizzare grandi volumi di dati storici e variabili interne ed esterne — dai trend di mercato alle condizioni climatiche — anticipando i bisogni del mercato e migliorando l’allineamento tra domanda e offerta.
Logistica intelligente, magazzini automatizzati e tracciabilità
Anche la logistica sta vivendo una trasformazione profonda. I magazzini di nuova generazione integrano sistemi di gestione avanzati con tecnologie robotiche e dispositivi IoT. La robotica collaborativa automatizza operazioni di picking e stoccaggio, mentre i robot mobili autonomi (AMR) e i droni per l’inventario riducono errori e tempi di movimentazione.
La tracciabilità in tempo reale delle merci, resa possibile da sensori e reti intelligenti, aumenta la visibilità lungo tutta la catena distributiva, migliorando controllo e reattività di fronte a imprevisti e interruzioni.
Piattaforme collaborative e nuovi punti di vulnerabilità digitale
Infine, i rapporti con i fornitori beneficiano dell’adozione di piattaforme collaborative digitali che favoriscono trasparenza, condivisione di dati e sincronizzazione dei processi. Tuttavia, ogni nuovo punto di connessione digitale rappresenta anche una potenziale vulnerabilità: per questo la cybersecurity deve essere parte integrante della strategia di digitalizzazione.
Rischi e vulnerabilità della cybersecurity nella supply chain
Ogni sistema connesso può diventare un punto di ingresso per attacchi esterni, e la crescente complessità delle infrastrutture digitali rende difficile individuare e contenere le minacce in tempi rapidi. Nel contesto della supply chain, la sicurezza informatica deve estendersi a tutti i livelli della filiera – Tier 1, Tier 2 e Tier 3 – poiché la vulnerabilità di un singolo anello può compromettere l’intero ecosistema produttivo.
Fornitori Tier 1: standard condivisi e controllo sugli scambi dati
I fornitori di Tier 1, partner diretti e spesso responsabili di componenti o servizi strategici, devono adottare standard di sicurezza allineati a quelli del committente, garantendo controlli periodici, audit condivisi e uso sicuro dei canali di scambio dati.
Tier 2 e programmi di vendor risk management
I fornitori di Tier 2, cioè i subfornitori dei primi, rappresentano un ulteriore livello di rischio, spesso a causa di risorse limitate e di politiche di sicurezza meno strutturate. In questi casi è fondamentale introdurre programmi di vendor risk management, che verifichino la conformità ai requisiti minimi di cybersecurity e la corretta gestione degli accessi ai sistemi condivisi.
Tier 3, PMI e misure di sicurezza di base
Ancora più critici risultano i fornitori di Tier 3 e dei livelli inferiori, generalmente piccole imprese specializzate in singole fasi produttive o nella fornitura di materie prime: sono spesso i soggetti tecnicamente più vulnerabili e quindi i più esposti a diventare punti di ingresso per attacchi informatici.
La formazione, la sensibilizzazione e l’adozione di misure di sicurezza di base — come aggiornamenti software regolari e sistemi di autenticazione sicura — sono elementi chiave per ridurre il rischio complessivo. Una strategia efficace di cybersecurity nella supply chain deve dunque essere multilivello e proporzionata al ruolo di ciascun fornitore.
Le imprese capofila devono promuovere un approccio collaborativo alla sicurezza, definendo policy comuni, piattaforme di condivisione sicura e sistemi di monitoraggio capaci di rilevare in tempo reale eventuali anomalie lungo tutta la rete di approvvigionamento.
Un contesto globale che aumenta i rischi di cybersecurity nella supply chain
Secondo il Global Cybersecurity Outlook 2025 del World Economic Forum, le supply chain sono oggi tra le infrastrutture più vulnerabili. Le tensioni geopolitiche, la rapida adozione di tecnologie emergenti e la carenza di competenze in ambito cybersecurity contribuiscono a un panorama di rischio instabile e difficile da governare.
Nel 2024, il costo globale del cybercrime ha superato i 9 trilioni di dollari, e circa l’85% delle violazioni subite dai vendor è stato causato da vulnerabilità nei sistemi di fornitura.
Gli attacchi più frequenti includono ransomware, phishing, frodi digitali e compromissioni di software di terze parti. Un attacco a un fornitore critico può provocare interruzioni operative, perdita di dati sensibili e danni reputazionali.
Le aziende devono quindi adottare un approccio strutturato e multilivello alla cybersecurity nella supply chain, che vada ben oltre la mera protezione tecnologica, integrando processi, persone e responsabilità chiare lungo tutta la filiera.
Verso un modello di sicurezza integrata lungo la filiera
La protezione non può limitarsi all’installazione di firewall o antivirus: serve una governance della sicurezza che includa politiche aziendali chiare, formazione del personale, gestione degli accessi, monitoraggio continuo e piani di risposta agli incidenti.
È fondamentale mappare le vulnerabilità, aggiornare regolarmente i sistemi, segmentare le reti per isolare le aree critiche e implementare sistemi di crittografia per proteggere i dati in transito e in archivio.
Certificazioni, standard e quadro normativo
Un ruolo centrale è svolto dalle certificazioni di sicurezza, strumenti concreti per dimostrare l’impegno aziendale nella protezione delle informazioni e delle infrastrutture.
Tra le più rilevanti: ISO/IEC 27001, standard internazionale per la gestione della sicurezza delle informazioni; ISO 28000, che definisce i requisiti per la sicurezza della supply chain; TAPA (Transported Asset Protection Association), focalizzata sulla protezione delle merci durante trasporto e stoccaggio; e la Direttiva NIS2, normativa europea che impone misure di sicurezza avanzate per le aziende operanti in settori critici, inclusa la logistica.
Sicurezza digitale, resilienza e vantaggio competitivo nella filiera
Le organizzazioni che investono nella protezione end-to-end — dai fornitori ai partner tecnologici — rafforzano la propria capacità di fronteggiare gli attacchi informatici, garantendo continuità operativa e fiducia all’interno della filiera.
In un’economia interconnessa, la sicurezza digitale non è più un semplice requisito tecnico: è una condizione di sostenibilità e competitività. Per questo, la cybersecurity deve essere integrata nella governance aziendale come parte delle strategie di rischio, di innovazione e di sviluppo sostenibile.
Implementare politiche di sicurezza avanzate, monitoraggio continuo e valutazione periodica dei fornitori non è più un vantaggio competitivo, ma una necessità strategica per la sopravvivenza e la crescita delle imprese nel nuovo contesto digitale.













