Il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2025–2027 (DPP) non è un mero esercizio contabile: è la rotta con cui l’Italia aggancia la finestra 2025–2030, puntando su integrazione multi-dominio, digitalizzazione dell’apparato e rafforzamento della filiera industriale nazionale.
La logica è chiara: accelerare il passaggio da un modello per “silos di Forza Armata” a un sistema di sistemi più interoperabile con standard UE/NATO, resiliente nelle infrastrutture e capace di sostenere operazioni prolungate. Il DPP principale è accompagnato da un Annesso che dettaglia linee, priorità e inquadramento di bilancio, consentendo di leggere la trasformazione non come sommatoria di acquisti, ma come programma coerente di capacità.
Indice degli argomenti
Il quadro strategico: dal “cosa comprare” al “come operare”
Il DPP sposta l’attenzione dalla singola piattaforma alla catena del valore operativa: sensori, reti, dati, decisione ed effetti. La modernizzazione investe simultaneamente le capacità aeree, navali, terrestri, spaziali e cyber, con una regia che privilegia prontezza, sostenibilità logistica e comunanza tecnologica. È un cambio culturale rispetto ai DPP precedenti: l’enfasi non è soltanto sull’ampliamento dei cataloghi, ma sull’orchestrazione di asset e informazioni, dalla deterrenza nel Mediterraneo all’integrazione con gli alleati. In parallelo, il bilancio ordinario 2025 cresce in termini nominali, consolidando la traiettoria di rafforzamento e allineando l’Italia agli obiettivi euro-atlantici; fonti indipendenti quantificano per il 2025 31,298 miliardi di euro (+7,2% circa sul 2024), con aumento dell'”aggregato difesa” in chiave NATO arrivando – secondo gli esperti – al traguardo del 2% del PIL.
Aereo e Spazio: superiorità informativa e reti integrate
Nel dominio aereo e spaziale il DPP consolida la traiettoria avviata: superiorità informativa, ISR persistente (Intelligence, Surveillance & Reconnaissance), integrabilità con assetti alleati e proiezione su distanze maggiori.
Accanto ai programmi di punta (dal caccia di sesta generazione alla linea F-35, fino agli aerei multi-missione e alla sorveglianza dallo spazio), la novità sostanziale sta nell’enfasi su reti, sensori e data-fusion che rendono gli assetti realmente multi-ruolo e multi-dominio. Lo spazio diventa estensione organica del teatro operativo: telecomunicazioni sicure, sorveglianza radar da orbita e capacità ELINT Electronic INTelligence legano la manovra aerea alla protezione delle infrastrutture critiche a terra e sotto la superficie del mare.
L’Annesso del DPP documenta le linee e ne inquadra i profili nel triennio, ribadendo che il valore aggiunto non è più solo “piattaforma”, ma sistema informativo e decisionale.
Navale e subacqueo: protezione delle vie critiche
Il comparto navale si muove in tre direzioni: presenza e sorveglianza, guerra di mine di nuova generazione e protezione delle infrastrutture subacquee (cavi, condotte, hub energetici). Il focus non è l’allungamento del “parco mezzi” in quanto tale, ma la capacità di garantire flussi (commerciali, energetici, dati) e di operare in contestazione, dalla MSA – Maritime Situation Awareness fino alle operazioni subacquee specialistiche.
L’Annesso elenca il rinnovamento della componente cacciamine e i programmi per la difesa delle infrastrutture sottomarine, confermando una linea italiana coerente con le vulnerabilità europee emerse negli ultimi anni (fondali come “linea di contatto” ibrida). È un’evoluzione rispetto ai DPP precedenti: non solo “navi”, ma architetture integrate con sensori costieri, aerei e satellitari.
Terrestre: rinnovamento tattico e logistica integrata
Sul terrestre il DPP punta a rigenerare la manovra (linee leggere, medie e pesanti), ad aggiornare il fuoco indiretto e a chiudere il “gap” di mobilità tattica e munizionamento in standard NATO. È un riposizionamento concreto: più sopravvivenza e sostenibilità delle unità, più interoperabilità con gli alleati, maggiore prontezza nel dispiegamento.
L’Annesso mostra una filiera coerente – mezzi, artiglierie, logistica, scorte – che sposta l’attenzione dalla “foto” allo spessore del ciclo di vita (MCO, linee di ripianamento, infrastrutture). In termini di approccio, rispetto ai DPP passati l’accento si sposta su standard comuni, linee di rifornimento e coerenza tra sensori, effettori e C2 (Comando e Controllo) sul campo.
Digitalizzazione e comando: la rete come forza
Il vero abilitatore del DPP è il perimetro C2/digitalizzazione/infostruttura: reti sicure, data center, cloud difesa, radio software-defined, cyber-defence e framework C5I che riducono i tempi tra scoperta, decisione e ingaggio. Qui l’Italia può esprimere un vantaggio competitivo: una base industriale ampia su elettronica, sensoristica, software mission-critical e integrazione di sistema, più una filiera cyber in rapida crescita. Il DPP e l’Annesso mostrano un portafoglio integrato – dal comando e controllo multi-dominio alla protezione delle reti e ai data layer – che mira a standardizzare tecnologie e interfacce. La differenza rispetto al DPP precedente è la scala e la coerenza architetturale: non più interventi “a macchia di leopardo”, ma una rete resiliente certificabile UE/NATO. (Totale triennale: valore cumulato significativo, con più voci distribuite su infrastrutture, cyber, C2 e radio; il dettaglio è scomposto in Annesso).
Unmanned: la persistenza come vantaggio operativo
Il DPP dà massa critica alla componente unmanned, soprattutto aerea, come persistenza ISR e moltiplicatore di efficacia in scenari ad alta minaccia. Non si tratta di “droni” in senso isolato, ma di nodi di una rete che integra sensori, contromisure anti-drone e data-fusion. Il totale triennale per la famiglia unmanned supera i 3,2 miliardi di euro, con netta prevalenza del comparto aeronautico: un segnale che la persistente copertura informativa e la scalabilità dei costi operativi sono ormai centrali nella pianificazione italiana.
Infrastrutture e logistica: basi e resilienza energetica
Le infrastrutture (aeroporti, basi, porti, arsenali) tornano al centro per un motivo operativo: senza basi resilienti, scorte energetiche e manutenzione predittiva, l’aumento delle capacità rimane sulla carta. Il DPP prevede un pacchetto diffuso su adeguamento infrastrutturale, scorte carburante, MCO di linee aeree e navali e rigenerazione della capacità di schieramento. Tradotto: prontezza reale, tempi di turn-around più rapidi, autonomia nei picchi di domanda e meno vulnerabilità a colli di bottiglia energetici o di supply chain. È una discontinuità rispetto ai cicli programmatori passati, dove la parte “cuscinetto logistico” soffriva spesso di sotto-allocazione.
Filiera industriale e standard europei
Il DPP si intreccia con i programmi europei e spinge la base industriale e tecnologica della difesa a fare scala: standard comuni, supply chain più profonda, ricerca e sviluppo co-finanziata e ricadute occupazionali su distretti tecnologici (elettronica, materiali, spazio/cyber).
L’obiettivo non è solo “comprare europeo”, ma progettare europeo, riducendo la dipendenza da componenti critiche extra-UE e posizionando l’Italia come hub mediterraneo per test, integrazione e supporto. L’Annesso chiarisce come molte linee si raccordino a iter autorizzativi e a piani comuni, segno di una governance più strutturata lungo l’intero ciclo di vita.
I veri cambiamenti del DPP 2025–2027
Tre i salti qualitativi:
- Architettura prima di piattaforma. L’ordine logico è “reti-dati-decisione-effetti”, con piattaforme inserite in un ecosistema interoperabile.
- Persistenza informativa. L’ISR continuo (anche grazie all’unmanned) diventa condizione per superiorità decisionale e sostenibilità dei costi tattici.Resilienza delle basi.
- Infrastrutture, scorte e MCO sono trattate come capabilities e non più come voce ancillare, con effetti materiali sulla prontezza.
Queste scelte si vedono nelle tabelle dell’Annesso e nella narrativa del DPP, e sono coerenti con il riallineamento europeo verso una postura di deterrenza credibile e autonomia tecnologica responsabile.
Perché questa impostazione è un vantaggio competitivo per l’Italia
Il DPP Difesa 2025–2027 non è solo una pianificazione militare, ma un moltiplicatore di valore per il sistema Paese: rafforza l’industria nazionale, consolida l’interoperabilità e valorizza il know-how tecnologico italiano in ambito europeo.
- Industria e know-how: l’ecosistema nazionale in elettronica, avionica, sensoristica, cyber e integrazione consente all’Italia di progettare e non solo acquistare, con spillover dual-use su spazio, telecom e manifattura avanzata.
- Interoperabilità: C2, cloud difesa, radio SDR e cyber-defence riducono il time-to-effect e alzano la soglia di resilienza di missioni e infrastrutture critiche.
- Sostenibilità operativa: infrastrutture, scorte e MCO trasformano la prontezza in capacità sostenuta, riducendo vulnerabilità logistiche.
- Allineamento UE/NATO: la progressiva standardizzazione facilita acquisti congiunti, supporto transfrontaliero e accesso a co-finanziamenti europei.












