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ETS europeo: perché il sistema che ha tagliato le emissioni ora fa paura alle imprese



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Il Carbon Market Outlook 2025 fotografa un ETS europeo estremamente efficace nel taglio delle emissioni, ma sempre più esposto al rischio di trasformarsi in una tassa occulta, complice la fine delle quote gratuite e l’assenza di crediti internazionali certificati

Pubblicato il 25 nov 2025

Andrea Ronchi

Carbon Markets | AI & Data Science for Sustainability | Founder @ CO2 Advisor



Carbon Market Outlook 2025

L’ETS europeo, il più grande e sofisticato mercato del carbonio al mondo, si trova a un bivio decisivo. Il Carbon Markets Outlook 2025 del Politecnico di Milano rivela come questo sistema di scambio quote emissioni abbia ottenuto risultati straordinari nella decarbonizzazione, riducendo le emissioni del 48% dal 2005.

Tuttavia, l’eliminazione progressiva delle quote gratuite e l’assenza di meccanismi di flessibilità rischiano di trasformarlo da strumento di mercato a sistema fiscale mascherato, con conseguenze profonde per l’industria europea.

Il sistema ETS tra successo e trasformazione strutturale

Il Carbon Markets Outlook 2025, presentato al Politecnico di Milano dall’Energy & Strategy Group in collaborazione con CO2Advisor, arriva in uno dei momenti più critici e trasformativi per le politiche climatiche europee. I risultati raccolti nel report raccontano una storia ormai nota ma ancora poco compresa: l’ETS europeo ha funzionato meglio di qualsiasi altra misura di decarbonizzazione, generando efficienza economica, innovazione e riduzioni misurabili delle emissioni.

Eppure, lo stesso studio mostra che l’ETS sta progressivamente cambiando natura.

La combinazione di tre elementi — eliminazione delle quote gratuite, aumento vertiginoso dei proventi d’asta e assenza di meccanismi di flessibilità come i crediti internazionali — rischia di trasformarlo da sistema “market-based” a sistema fiscale mascherato, con conseguenze profonde su competitività industriale, prezzo della CO₂ e accettabilità sociale.

Per preservare la coerenza, l’efficacia e la sostenibilità economica del sistema, oggi due condizioni risultano imprescindibili:

  1. Reintrodurre forme mirate e condizionate di assegnazione gratuita delle quote come strumento di equilibrio per i settori realmente esposti al carbon leakage. Non come privilegio: come garanzia di funzionamento del mercato.
  2. Integrare nel sistema ETS l’utilizzo controllato di crediti internazionali certificati, in modo analogo agli altri ETS globali. La finestra prevista dalla Commissione (fino al 10% del target 2040) è un segnale chiaro: sarebbe insensato non applicare la stessa logica allo strumento più potente della politica climatica europea.

L’ETS ha dimostrato di funzionare. Ora l’Europa deve decidere se vuole continuare a farlo funzionare — o se intende trasformarlo in qualcos’altro.

L’espansione globale del carbon pricing obbligatorio

Il primo elemento che emerge dal Carbon Markets Outlook 2025 è la dimensione globale del trend: il mondo si sta muovendo verso un utilizzo sempre più intenso degli strumenti di carbon pricing.

Nel 2024:

  • le emissioni globali sono state 52 GtCO₂e,
  • di cui circa 15 GtCO₂e sono coperte da ETS o carbon tax,
  • pari al 28% delle emissioni globali, contro il 13,6% del 2019. Un salto quasi raddoppiato in appena cinque anni.

Questi dati dimostrano che la leva del prezzo della CO₂ sta diventando la politica climatica dominante a livello globale.

Non si tratta più di un esperimento europeo: Cina, Corea del Sud, California, Québec, Singapore hanno ormai sistemi ETS maturi e con dinamiche di prezzo analoghe a quelle europee.

Il carbon pricing non è più una scelta di nicchia. È un’infrastruttura globale.

L’efficacia senza precedenti del sistema europeo

Se guardiamo ai risultati concreti, l’ETS europeo è lo strumento più efficiente che l’Unione abbia mai introdotto per la decarbonizzazione.

I numeri:

  • dal 2005 al 2023 le emissioni dei settori ETS si sono ridotte del 48%;
  • il cap è ora vincolato a un Linear Reduction Factor del 4,3% annuo (2024–2027) e del 4,4% annuo dal 2028;
  • il sistema continua a essere l’unico allineato agli obiettivi del Fit for 55.

Il caso Italia: l’unica policy veramente efficace

Riprendendo il filo del mio precedente articolo (Fit for 55 o unfit for reality?), l’ETS ha dimostrato in Italia una capacità di trasformazione senza pari:

  • −49% di emissioni dal 2005,
  • riduzione dell’intensità carbonica in tutti i settori,
  • nessun’altra policy (sussidi, incentivi, ecobonus, obblighi) ha raggiunto risultati comparabili.

Le imprese italiane hanno dimostrato che, quando il prezzo della CO₂ diventa una variabile strategica, la reazione non è la riduzione della produzione, ma innovazione, efficienza e ripensamento dei processi.

“Il sistema ETS ha funzionato perché ha messo il mercato – e non la burocrazia – al centro della decarbonizzazione“: è una frase che ho ripetuto spesso, e che i dati continuano a confermare.

La deriva fiscale: da mercato a generatore di entrate

Il report 2025 evidenzia un passaggio strutturale che rischia di compromettere l’efficacia del meccanismo.

A partire dalla Fase 4, l’ETS sta diventando sempre meno un mercato e sempre più un generatore di entrate fiscali.

I segnali sono inequivocabili.

Le quote gratuite stanno scomparendo

L’eliminazione progressiva delle assegnazioni gratuite per tutti i settori non a rischio carbon leakage — e la loro riduzione anche per quelli esposti — rappresenta un cambio di equilibrio profondo.

Il principio originario dell’ETS era chiaro:

  • premiare chi riduce,
  • non tassare indiscriminatamente chi emette.

Oggi questo equilibrio si sta erodendo.

I proventi d’asta hanno raggiunto livelli senza precedenti

Nel 2024:

  • i proventi complessivi delle aste ETS hanno raggiunto 38,8 miliardi di euro,
  • di cui 24,6 miliardi agli Stati membri,
  • e il resto ai fondi europei (Innovation Fund, Modernisation Fund, Social Climate Fund).

Nei primi nove mesi del 2025 i ricavi erano già a quota 32,5 miliardi, proiettati verso un nuovo record annuale.

È evidente: l’ETS è diventato una delle principali fonti di gettito climatico dell’Unione Europea.

Il rischio è che il sistema venga percepito (e utilizzato) come una carbon tax occulta, anziché come uno strumento di mercato.

I prezzi crescenti e la rigidità del sistema senza alternative

Il prezzo delle EUA è previsto arrivare a 149 €/ton entro il 2030.

Una crescita di questo tipo non è solo il risultato dell’ambizione climatica, ma della mancanza di opzioni alternative di compliance.

In assenza di crediti internazionali, in assenza di allocazioni gratuite e con una riduzione sempre più rapida del cap, la pressione sul prezzo diventa inevitabile.

Quote gratuite e crediti internazionali: i correttivi necessari

Qui si innesta il punto politico e strategico più importante del report e di questa analisi.

Per mantenere l’ETS efficace, servono due correttivi:

Reintrodurre assegnazioni gratuite mirate e condizionate

Non si tratta di un passo indietro. Non si tratta di protezionismo.

Si tratta di evitare:

  • delocalizzazioni,
  • perdita di competitività,
  • riduzione di investimenti industriali,
  • aumento del costo della transizione sui consumatori finali.

Le assegnazioni gratuite sono state per 15 anni l’elemento che ha reso l’ETS accettabile e funzionante. Toglierle tutte, troppo in fretta, rischia di snaturare lo strumento.

Reintrodurre crediti internazionali certificati nei meccanismi ETS

Questa è la vera partita strategica.

Tutti i principali ETS mondiali li utilizzano:

  • California
  • Québec
  • Corea del Sud
  • Nuova Zelanda
  • Regno Unito

L’Europa è l’unica a non farlo dal 2013.

Eppure è la stessa Europa che, nella proposta di Regolamento 2040, ha ammesso l’uso di crediti fino al 10% del target 2040.

È una incoerenza tecnica e politica che rischia di costare carissimo.

Limitare l’uso dei crediti ad un range tra il 10% e il 20% offrirebbe:

  • stabilizzazione dei prezzi ETS
  • riduzione dei costi marginali di abbattimento
  • impulso alle rimozioni e alle tecnologie CO₂ negative
  • maggiore apertura dei mercati internazionali del carbonio
  • un ETS finalmente in linea con il resto del mondo

Non significa “comprare compensazioni al posto di ridurre”. Significa allargare il set di opzioni, rendere il sistema più flessibile e più innovativo, senza perdere ambizione climatica.

Preservare l’ETS come strumento di mercato efficiente

Il Carbon Markets Outlook 2025 ci consegna un messaggio semplice e potente: l’ETS è lo strumento di decarbonizzazione più efficace mai introdotto in Europa.

Ma proprio per questo va protetto dalla sua trasformazione in una tassa nascosta.

La transizione ecologica non può poggiare solo su un prezzo sempre più alto della CO₂, senza alternative e senza meccanismi di equilibrio.

Le due condizioni fondamentali per preservare l’ETS e garantirne la sostenibilità futura sono chiare:

  1. Reintrodurre assegnazioni gratuite mirate per evitare che il sistema diventi regressivo e distorsivo.
  2. Integrare crediti internazionali certificati nel meccanismo ETS in linea con tutti i principali sistemi globali.

Non è un passo indietro. È la condizione necessaria affinché l’ETS resti un meccanismo di mercato, efficiente, flessibile e capace di guidare la neutralità climatica europea entro il 2050.

L’Europa ha creato il più grande mercato del carbonio del mondo. Ora deve avere il coraggio — e la lucidità — di farlo evolvere nella giusta direzione.

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