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Hate speech: perché i social proteggono gli odiatori da tastiera



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Il fenomeno dell’hate speech online, cresciuto con i social, è ostacolato dalla difficoltà di identificare gli autori. Le piattaforme social limitano la cooperazione con le autorità, aggravando il problema della repressione di discorsi d’odio

Pubblicato il 16 lug 2025

Niccolò Lasorsa Borgomaneri

Avvocato presso studio legale Marsaglia

Marco Signorelli

Director of Strategy & Operations di DCP



hate speech online

Con l’emergere dei social network come principali spazi di espressione pubblica, il fenomeno dell’hate speech online ha assunto un rilievo giuridico e sociale crescente. Secondo la definizione della Commissione Europea, per discorso d’odio si intende qualsiasi comportamento comunicativo che inciti alla violenza, all’odio o alla discriminazione nei confronti di persone o gruppi sulla base di razza, religione, sesso, orientamento sessuale o altra condizione personale o sociale¹.

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