Spinta da un quadro normativo sempre più ambizioso, la transizione energetica in Europa sta vivendo una fase di accelerazione. La Direttiva sulla Prestazione Energetica nell’Edilizia (EPBD) e il pacchetto “Fit for 55” fissano obiettivi chiari: ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Gli edifici, responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di CO₂ in Europa, sono al centro di questa rivoluzione.
Tali direttive europee impongono quindi standard più elevati di efficienza, obblighi di ristrutturazione per gli immobili meno performanti e promuovono l’adozione di tecnologie digitali per il monitoraggio energetico e la gestione dei consumi. Tuttavia, la sfida non è solo tecnologica: riguarda anche la capacità di istituzioni, imprese e cittadini di collaborare per trasformare il patrimonio immobiliare in una leva di sostenibilità. Ma qual è la situazione in Italia? Qui la transizione energetica degli edifici può davvero decollare, oppure rischia di restare ostaggio di barriere burocratiche, culturali e di competenze? La risposta, oggi più che mai, passa dalla capacità di fare sistema e di valorizzare le best practice internazionali, adattandole al contesto nazionale.
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Efficienza energetica in edilizia, la situazione italiana
Nel nostro Paese la risposta si è tradotta in un imponente sistema di incentivi riuniti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), mediante il quale l’Italia è finora risultata lo Stato UE che ha ricevuto l’importo maggiore, per un totale di 122 miliardi di euro di finanziamento.
Nello specifico del nostro settore, stando al Rapporto annuale sull’efficienza energetica ENEA (dati aggiornali al 25 luglio 2024), per la Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica, sono stati stanziati 55,52 miliardi di euro, che pesano il 28,56% del totale. Scendendo ancora più nel dettaglio, il numero dei progetti finanziati dal PNRR della Missione 2, sono 61.045 nella classe M2C3 – Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, pari a un finanziamento di 15,88 miliardi di euro, e 2.322 progetti nell’area M2C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica, per un finanziamento di 8,29 miliardi di euro.
Il percorso verso la transizione energetica in Italia, però, richiede ancora molto impegno. Le procedure per accedere ai fondi, molto articolata, e la frammentazione normativa tra le diverse regioni spesso rallentano la realizzazione dei progetti. A ciò si aggiunge talvolta anche una carenza di competenze specialistiche nel settore degli smart building, che rischia di frenare l’innovazione proprio quando sarebbe più necessaria.
Il ruolo delle ESCo per l’efficienza energetica in edilizia
In quest’ottica, il ruolo delle ESCo (Energy Service Company) si rivela sempre più cruciale perché permette alle aziende di accedere ai bandi di efficientamento energetico del PNRR e ai Titoli di efficienza energetica (TEE), meglio noti come “certificati bianchi”, strumenti che si confermano tra i più efficaci per accompagnare le imprese nel percorso di efficientamento.
Le ESCo, in sostanza, rappresentano un ponte tra le esigenze del mercato, le opportunità normative e le tecnologie più avanzate.
Analisi dei dati, pompe di calore e gestione digitale
Un percorso efficace di efficientamento energetico parte dall’analisi dei dati degli impianti industriali, perché un audit accurato è essenziale per la progettazione della migliore soluzione per ogni edificio. Il secondo step passa dall’elettrificazione, per esempio tramite l’adozione di pompe di calore, che permettono un ulteriore risparmio energetico del 30-40%. Infine, la terza fase è incentrata sulla digitalizzazione della gestione degli edifici. Grazie a piattaforme intelligenti, è oggi possibile collegare e ottimizzare tutti i sistemi, riducendo i costi e le emissioni di CO2 fino al 50%.
Un risultato che può esser concretizzato grazie all’integrazione di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale (IA), l’Internet of Things (IoT) e l’analisi dei dati, che migliorano l’efficienza operativa e la sostenibilità. Adottare un sistema che sfrutta queste innovazioni permette di monitorare e migliorare l’efficienza energetica, le prestazioni degli asset, le operazioni di manutenzione, l’utilizzo degli spazi e, in definitiva, il comfort di tutti gli utenti, anche in relazione alla prossima generazione di smart building technology. Questo permette anche alla aziende di cogliere le opportunità offerte dagli incentivi come i bonus per l’edilizia.
Lo scenario futuro
Per raggiungere gli obiettivi di accelerazione della transizione energetica e valorizzazione del potenziale degli smart building, è imprescindibile rafforzare la sinergia tra settore pubblico e privato, investire nella formazione di nuove competenze e sostenere con decisione la ricerca e l’innovazione. Solo attraverso una collaborazione strutturata e una visione strategica condivisa sarà possibile superare le barriere ancora presenti e trasformare le sfide in opportunità concrete di crescita e competitività per il Paese. In questo scenario, il settore degli smart building può e deve assumere un ruolo da protagonista, contribuendo in modo determinante al raggiungimento degli obiettivi europei di sostenibilità e al benessere delle comunità.















