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Robot umanoidi: il gap tra promesse e realtà industriale



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Il dibattito sui robot umanoidi è dominato da promesse e investimenti miliardari, ma la distanza tra visione e realtà resta ampia. Mentre le aziende promettono produzioni su larga scala, le sfide tecniche e operative mettono in discussione la sostenibilità di questa rivoluzione.

Pubblicato il 27 ott 2025

Riccardo Petricca

Esperto Industria 4.0 Innovation Manager



robot umanoidi

I robot umanoidi industriali sono al centro di promesse che oscillano tra rivoluzione tecnologica e speculazione finanziaria. Mentre Tesla promette 50.000 unità di Optimus entro il 2026 e Figure punta a 100.000 robot entro il 2029, la realtà industriale racconta una storia diversa.

Dietro le valutazioni miliardarie e le previsioni ottimistiche si nascondono infatti problemi strutturali che potrebbero trasformare il boom degli umanoidi in una bolla tecnologica dalle conseguenze imprevedibili.

Il paradosso della domanda inesistente

L’industria della robotica umanoide vive un paradosso che pochi osano ammettere apertamente: nonostante centinaia di milioni di dollari investiti e promesse di rivoluzionare il mondo del lavoro, il mercato reale per questi sistemi rimane sostanzialmente inesistente.

Melonee Wise, fino a settembre 2024 chief product officer di Agility Robotics, ha rotto il silenzio del settore con una dichiarazione che dovrebbe far riflettere investitori e analisti: “Il problema più grande è la domanda: non credo che nessuno abbia trovato un’applicazione per gli umanoidi che richiederebbe diverse migliaia di robot per struttura”.

La matematica del business robotico è spietata. Per rendere economicamente sostenibile l’onboarding di un nuovo cliente – processo che può richiedere settimane o mesi – le aziende del settore necessitano di deployment massicci. L’alternativa sarebbe sviluppare robot multipurpose capaci di svolgere almeno dieci mansioni diverse, scenario su cui scommette gran parte dell’industria ma che rimane, ad oggi, più una speranza che una realtà tangibile.

Proiezioni ottimistiche senza applicazioni concrete

Bank of America Global Research stima 18.000 unità spedite globalmente nel 2025, mentre Morgan Stanley Research ipotizza oltre un miliardo di robot umanoidi entro il 2050, in un mercato da 5.000 miliardi di dollari. Numeri impressionanti che, tuttavia, si basano su “un’interpretazione straordinariamente ampia dei lavori che un robot umanoide capace, efficiente e sicuro – che attualmente non esiste – potrebbe concettualmente essere in grado di svolgere”.

Quando l’intelligenza artificiale non basta

L’industria degli umanoidi si è aggrappata al progresso dell’AI come a una zattera di salvataggio, convinta che i recenti breakthrough nel machine learning si traducano automaticamente in progressi nella robotica multipurpose. Molte persone sperano di risolvere tutto con l’AI, ma la realtà è che attualmente l’intelligenza artificiale non è abbastanza robusta per soddisfare i requisiti del mercato.

Questa disconnessione tra aspettative e realtà tecnica rappresenta uno dei punti più critici dell’intero settore. Mentre i modelli linguistici e i sistemi di visione artificiale hanno raggiunto performance impressionanti in ambienti controllati, il salto verso l’applicazione industriale richiede livelli di affidabilità, robustezza e adattabilità che l’AI attuale non può garantire.

Batterie ingombranti e autonomia limitata

Uno degli aspetti più trascurati nel dibattito pubblico sui robot umanoidi riguarda l’autonomia operativa. La nuova versione del robot Digit di Agility, capace di gestire carichi fino a 16 chilogrammi, monta un ingombrante “zaino” contenente batterie con un rapporto di ricarica di 10:1 – 90 minuti di funzionamento per 9 minuti di ricarica completa.

Nella realtà operativa, Digit deve fermarsi per alcuni minuti di ricarica ogni 30 minuti di lavoro, mantenendo 60 minuti come riserva di emergenza per gestire imprevisti nell’ambiente di lavoro – un’eventualità tutt’altro che rara negli ambienti logistici e manifatturieri. Senza questa riserva, il rischio di trovarsi con centinaia di robot da oltre 100 chilogrammi scarichi e da ricaricare manualmente diventerebbe ingestibile.

I robot più snelli della concorrenza devono necessariamente scendere a compromessi per mantenere forme più eleganti, compromettendo ulteriormente l’autonomia operativa. Un problema che diventa esponenzialmente più complesso quando si parla di deployment su larga scala.

Standard industriali irraggiungibili

L’industria manifatturiera opera secondo standard di affidabilità che l’attuale generazione di robot umanoidi fatica a raggiungere. Una fabbrica che opera al 99% di affidabilità registra circa 5 ore di downtime al mese – un dato che nei contesti industriali può tradursi in decine di migliaia di dollari persi al minuto quando si ferma una linea di produzione.

Per questo motivo, i clienti industriali richiedono tipicamente livelli di affidabilità del 99,99% – due ordini di grandezza superiori. Agility dichiara di aver dimostrato questo livello in alcune applicazioni specifiche, ma non nel contesto di funzionalità multipurpose o general-purpose, che rappresentano il vero obiettivo commerciale del settore.

Certificazioni di sicurezza come freno all’espansione

A differenza di settori emergenti come i veicoli autonomi o i droni, che hanno beneficiato di vuoti normativi per scalare rapidamente, i robot umanoidi operano in un ambiente industriale già pesantemente regolamentato. “Il robot è semplicemente considerato un altro pezzo di macchinario”, spiega Wise, eliminando la possibilità di aggirare standard di sicurezza consolidati.

Boston Dynamics, attraverso il suo associato director of autonomy R&D Matt Powers, sta collaborando allo sviluppo di uno standard ISO per robot dinamicamente bilanciati su gambe. Un lavoro necessario perché gli approcci tradizionali di sicurezza – come il taglio dell’alimentazione – potrebbero peggiorare la situazione causando la caduta del robot.

“Inizieremo con deployment a rischio relativamente basso, per poi espanderci man mano che costruiamo fiducia nei nostri sistemi di sicurezza”, dichiara Powers. Un approccio metodico che, tuttavia, limita significativamente le applicazioni iniziali e contraddice le narrative di deployment universale promosse dal marketing del settore.

Il dilemma della forma: gambe contro ruote

La questione più fondamentale rimane se la forma bipede giustifichi effettivamente la complessità aggiuntiva. Il bilanciamento dinamico su gambe dovrebbe teoricamente consentire la navigazione in ambienti complessi simili a quelli umani, ma i video dimostrativi mostrano robot prevalentemente statici o che si muovono ripetitivamente su brevi distanze su pavimenti perfettamente piani.

Nel breve-medio termine, piattaforme con braccia robotiche ma dotate di ruote anziché gambe offrono soluzioni più affidabili, efficienti ed economicamente vantaggiose per la maggior parte delle applicazioni industriali attuali.

I veri colli di bottiglia del settore

L’analisi dei dati disponibili rivela un settore in cui le promesse commerciali precedono di gran lunga le capacità tecnologiche. Le proiezioni di crescita si basano su scenari ottimistici che non tengono conto delle complessità sistemiche dell’implementazione industriale.

La capacità di produzione fisica non rappresenta il collo di bottiglia: considerando che nel 2023 sono stati installati circa 500.000 robot industriali nel mondo, e assumendo che un robot umanoide equivalga approssimativamente a quattro bracci industriali in termini di componenti, le supply chain esistenti potrebbero supportare anche le proiezioni più ottimistiche per la produzione di umanoidi.

Il vero limite risiede nell’ecosistema applicativo: mancanza di casi d’uso economicamente sostenibili, gap tecnologici nell’affidabilità e nella sicurezza, limitazioni energetiche che impattano sulla produttività reale.

Dalla bolla speculativa alla maturità tecnologica

I robot umanoidi sicuri e affidabili hanno il potenziale per rivoluzionare il mercato del lavoro in futuro, ma il potenziale rimane tale finché non si affronta la realtà delle sfide tecniche e di mercato. L’entusiasmo degli investitori deve confrontarsi con la necessità di sviluppi tecnologici sostanziali in aree critiche: sistemi di controllo più robusti, soluzioni energetiche più efficienti, standard di sicurezza specifici e, soprattutto, identificazione di applicazioni che giustifichino investimenti su larga scala.

Il rischio è che l’attuale ciclo di hype generi aspettative irrealistiche, portando a una correzione di mercato che potrebbe rallentare lo sviluppo di tecnologie effettivamente promettenti nel lungo termine. La storia della tecnologia è piena di innovazioni rivoluzionarie che hanno richiesto decenni per maturare: i robot umanoidi potrebbero seguire lo stesso percorso, ma con tempi e modalità diverse da quelle attualmente pubblicizzate.

Bibliografia e Fonti

– Ackerman, E. (2025). “Reality Is Ruining the Humanoid Robot Hype”. IEEE Spectrum, Settembre 2025.

– Interviste esclusive con Melonee Wise (ex-CPO Agility Robotics) e Matt Powers (Boston Dynamics).

– Tesla Inc. Investor Relations. (2024). “Optimus Production Timeline and Specifications”.

– Agility Robotics.

– Figure AI Inc. (2024). “Commercial Deployment Roadmap 2025-2029”.

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