Nel giro di quattro anni il carrello della spesa è diventato sensibilmente più caro, anche per l’impatto dei cambiamenti climatici.
Secondo l’Istat, tra ottobre 2021 e ottobre 2025, i prezzi dei beni alimentari sono aumentati di circa un quarto. Per famiglie che destinano in media quasi un quinto del budget ai prodotti alimentari e alle bevande analcoliche, l’impatto è tangibile.
La dinamica non è stata uniforme, ma si è concentrata soprattutto nel biennio 2022–2023, quando la crisi energetica e le strozzature lungo le filiere hanno amplificato l’effetto di fenomeni climatici estremi su raccolti e disponibilità di materie prime.
Indice degli argomenti
Il contesto internazionale e il quadro italiano
L’indice Fao dei prezzi alimentari ha toccato un massimo storico a marzo 2022, per poi ripiegare, ma restare su livelli elevati rispetto al periodo pre‑pandemico. In Italia, dopo la fiammata del 2022, la corsa si è attenuata nel 2024, pur lasciando in eredità aumenti cumulati significativi.
Mentre a Belém si tiene la Cop30, vale la pena capire come il clima sia entrato nel nostro scontrino, insieme al costo dei fertilizzanti e al gas naturale che ne alimenta la produzione.
Quanto è salita la spesa alimentare e perché conta così tanto
La spesa per “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” pesa per il 19,3% sul totale dei consumi delle famiglie italiane. È una quota che sale oltre il 25% nel Mezzogiorno, segno che i rincari colpiscono in modo asimmetrico i nuclei con redditi più bassi.
In questo quadro, fra ottobre 2021 ed ottobre 2025, i prezzi del cibo sono cresciuti di circa il 25% complessivo, otto punti in più dell’inflazione generale. Le voci più colpite rispetto al 2021 sono i prodotti vegetali, seguiti da latte‑formaggi‑uova e da pane e cereali. Si tratta di categorie sensibili sia agli
shock climatici sulle rese agricole sia al costo degli input energetici e dei fertilizzanti.
L’inflazione alimentare in Italia (2021–2025)
Per chiarezza, ecco i tassi medi annui della divisione “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” e, per il 2025, un valore di riferimento sugli aggregati alimentari più ampi.
Le percentuali indicano la variazione media d’anno rispetto all’anno precedente, salvo il dato 2025 che è tendenziale recente:
- 2021: +0,5%;
- 2022: +9,3%;
- 2023: +10,2%;
- 2024: +2,5%
- 2025: per ora i beni alimentari (incluse le bevande alcoliche e i tabacchi) mostrano una crescita tendenziale intorno al 3–4% (+3,6% a settembre su base annua, con inflazione acquisita al 2,9%).
A queste variazioni medie si somma l’aumento cumulato calcolato dall’Istat fra ottobre 2021 e ottobre 2025 per l’intero paniere alimentare pari a +24,9%. Nel dettaglio rispetto al 2021, i prodotti vegetali hanno segnato incrementi superiori al trenta per cento, latte‑formaggi‑uova intorno a +28% e pane e cereali oltre +25%.
Clima estremo e raccolti più fragili: il primo motore “reale”
L’Europa ha vissuto nel 2022 una stagione di siccità e ondate di calore tra le più severe degli ultimi decenni.
Le analisi del Centro comune di ricerca della Commissione europea hanno
registrato riduzioni delle rese attese per mais, girasole e soia, con impatti marcati nel Nord Italia.
La finestra primaverile‑estiva 2022 è stata caratterizzata da precipitazioni scarse, stress idrico e temperature eccezionalmente elevate che hanno limitato lo sviluppo vegetativo e l’efficienza delle concimazioni. Anche il 2023 è stato un anno di eventi meteo estremi con danni miliardari all’agricoltura italiana tra grandinate, bombe d’acqua e ondate di calore.
Quando i raccolti si riducono o sono irregolari, i listini delle materie prime diventano più volatili e la trasmissione a valle si fa più rapida per i beni freschi, in particolare per gli ortaggi, che, infatti hanno guidato la crescita dei prezzi.
Il nesso tra clima e prezzi non è lineare né immediato, ma è diventato più stretto. Sequenze ripetute di siccità e alluvioni comprimono la produttività e aumentano il rischio lungo tutta la filiera.
Gli operatori reagiscono assicurandosi forniture a prezzi maggiori o differendo
investimenti, mentre logistica e stoccaggi assorbono costi aggiuntivi. Ne deriva una maggiore “persistenza” dell’inflazione alimentare anche quando l’energia smette di correre.
Gas e fertilizzanti: il secondo motore “industriale”
La produzione di ammoniaca, base dei fertilizzanti azotati, è altamente gas‑intensiva.
La crisi del gas in Europa ha preceduto l’invasione russa dell’Ucraina, con un’impennata già nel 2021 per fattori di domanda e offerta. Nel 2022 l’ulteriore taglio dei flussi russi ha spinto molte imprese europee a ridurre o fermare gli impianti.
Le conseguenze sono arrivate a cascata: prezzi dei fertilizzanti ai massimi, minor disponibilità e forte incertezza nei piani di concimazione.
Anche dopo la normalizzazione parziale del 2024, una parte della capacità europea è rimasta meno competitiva, con carichi coperti da importazioni di ammoniaca e fertilizzanti.
È opportuno chiarire che i fertilizzanti russi non sono stati oggetto di un bando totale nell’Unione europea. Le sanzioni hanno colpito vari settori, ma i fertilizzanti sono rimasti in larga misura esentati, pur tra difficoltà logistiche e finanziarie nel 2022‑2023.
Nel 2024 le importazioni europee dalla Russia sono anzi cresciute, segnalando un mercato che si è riconfigurato per colmare il vuoto lasciato dalla produzione interna. Questo non ridimensiona l’impatto che la fase di prezzi elevati ha avuto sui costi lungo la filiera agroalimentare tra fine 2021 e 2023, quando agricoltori e trasformatori hanno dovuto fare i conti con input record per mesi consecutivi.
Dalla fiammata al plateau: perché i prezzi non tornano indietro
Nel 2024 l’inflazione alimentare media è rallentata fino a valori attorno al due‑tre per cento, ma i livelli di prezzo restano su un “nuovo gradino”.
In economia si parla di rigidità al ribasso, una caratteristica che pesa di più nei comparti con costi fissi elevati, contratti pluriennali e logistica dispendiosa. Anche quando l’energia scende, i fattori climatici restano e impongono maggiori investimenti in adattamento: irrigazione più efficiente, varietà resistenti allo stress, reti antigrandine, coperture assicurative. Questi costi si riflettono, almeno in parte, sui listini.
Nel frattempo i consumatori ridisegnano i comportamenti, spostando la spesa verso i discount, privilegiando i formati convenienza e riducendo gli sprechi domestici.
Cosa aspettarsi e come mitigare l’impatto
Il quadro internazionale segnala un raffreddamento dei prezzi delle materie prime alimentari rispetto al picco del 2022, ma con ricadute diseguali tra categorie.
In Italia la dinamica dei prezzi del cibo nel 2025 resta moderata rispetto all’anno precedente, pur mantenendo un differenziale positivo rispetto all’inflazione generale.
La lezione degli ultimi anni è duplice. Da un lato, occorre investire nella resilienza climatica delle filiere, perché la variabilità meteo è diventata la nuova normalità. Dall’altro, bisogna rendere più efficiente e prevedibile la catena
degli input, a partire dai fertilizzanti, accelerando su soluzioni a minore intensità di gas e su pratiche agronomiche che ottimizzino le dosi senza penalizzare le rese.
Politiche pubbliche e strategie private convergono su alcuni assi: gestione dell’acqua, innovazione varietale, agricoltura di precisione e strumenti di copertura del rischio climatico.
La loro adozione diffusa può ridurre la trasmissione degli shock ai prezzi finali, salvaguardando il potere d’acquisto senza scaricare interamente sulle famiglie il costo dell’adattamento. È una sfida di sostenibilità economica ed ambientale che non può più essere rimandata.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale per mitigare l’aumento dei prezzi del cibo
L’AI può essere un alleato concreto per attenuare il caro‑carrello senza scaricare interamente i costi su produttori e famiglie. Il primo ambito è l’agricoltura di precisione.
Machine learning, meteo ad alta risoluzione e informazioni di campo
Modelli di machine learning addestrati su dati satellitari, meteo ad alta risoluzione e informazioni di campo consentono di prevedere rese e stress idrico con settimane di anticipo. Questo rende più mirata la gestione dell’irrigazione, delle concimazioni e della difesa fitosanitaria, con minori sprechi di acqua e input e una maggiore stabilità delle rese. L’AI può inoltre supportare
la scelta varietale e i calendari colturali ottimizzati rispetto a scenari climatici locali, riducendo l’esposizione a ondate di calore, siccità o precipitazioni estreme.
La logistica
Algoritmi di previsione della domanda e di ottimizzazione dei percorsi accorciano i tempi tra raccolta e scaffale, riducendo le perdite lungo la catena del freddo e i chilometri percorsi a vuoto. Nelle filiere dei prodotti freschi questo si traduce in minori scarti e in una migliore capacità di assorbire shock temporanei di offerta, evitando rincari eccessivi.
Fertilizzanti
Strumenti di supporto alle decisioni basati su AI, integrati con sensori di suolo ed immagini multispettrali, aiutano a modulare le dosi in funzione delle reali esigenze agronomiche, evitando eccessi che pesano sui costi e sull’ambiente.
A monte, l’AI contribuisce a migliorare il controllo dei processi negli impianti di ammoniaca e per progettare catalizzatori e ricette a minore intensità energetica, un tassello utile per rendere più resiliente l’offerta europea.
Trasparenza dei mercati
Sistemi di sorveglianza automatica identificano rapidamente anomalie nei prezzi all’ingrosso e al dettaglio, mentre modelli di nowcasting stimano l’inflazione alimentare in tempo quasi reale, offrendo a imprese e autorità un quadro operativo per intervenire con tempestività su pratiche scorrette o su nodi logistici critici.
Tecniche di analisi del linguaggio applicate ai bollettini meteo, ai report dei raccolti e alle notizie internazionali migliorano il monitoraggio del rischio e riducono la volatilità indotta dall’incertezza.
Dall’AI sostegno a politiche di adattamento più mirate
Infine, dalla tariffazione dinamica dell’acqua in agricoltura alla progettazione di reti irrigue resilienti, fino alle assicurazioni parametriche basate su indici climatici, i modelli predittivi consentono di allocare risorse dove l’impatto atteso è maggiore e di contenere i costi tramite prevenzione.
Il filo conduttore è la qualità dei dati e la responsabilità d’uso: soluzioni robuste, verificabili ed accessibili, anche alle aziende agricole di piccola e media dimensione, affinché l’innovazione si traduca in benefici diffusi su prezzi e sicurezza alimentare.
Bibliografia
- Istat, “Le spese per consumi delle famiglie – Anno 2024”
- Istat, “Nota congiunturale – novembre 2025”, focus sui prezzi alimentari 2021–2025
- Istat, “Prezzi al consumo – dati definitivi dicembre 2024” (media d’anno per gli alimentari +2,5%)
- Istat, “Prezzi al consumo – dati definitivi dicembre 2023” (media d’anno per gli alimentari +9,8%; 2022 +9,3%)
- Istat, “Consumer Prices – September 2025” (tendenziale alimentari +3,7%)
- FAO, “Food Price Index” (picco marzo 2022 e traiettoria 2024–2025)
- JRC, “Reduced yield outlook for summer crops in Europe” e “Drought in northern Italy – March 2022”.
- Coldiretti su dati Legambiente, “Eventi estremi: 6 miliardi di danni all’agricoltura nel 2023”
- IEA, “What drives natural gas price volatility in Europe and beyond” e OeNB, “Why natural gas prices rose markedly in 2021”
- World Bank, “Commodity Markets” e blog “Fertilizer prices gain momentum”
- Argus Media e Fertilizers Europe sulla riduzione della produzione europea di ammoniaca/fertilizzanti 2022–2024
- Reuters, “EU fertilizer imports from Russia” e UNFCCC, “COP30 – Belém 2025”.












