La BCE sembra riprendere l’iniziativa per smuovere l’Unione sul terreno dell’euro digitale. Ma quali sono gli obiettivi della creazione della valuta digitale da parte di una Banca centrale? Cerchiamo una risposta nella progressiva obsolescenza del contante e nelle risposte che il settore privato ha proposto con grande efficacia, e nei tentennamenti delle Banche centrali di fronte a queste innovazioni aggressive.
Senza dimenticare il ruolo delle Banche commerciali, che sono strette dalla diffusione dei pagamenti digitali privati e dalle iniziative della banca centrale sulle valute digitali, che possono mettere in discussione il loro ruolo di creatrici di moneta attraverso il credito.
Indice degli argomenti
Valuta digitale, contante e criminalità organizzata
La valuta digitale nasce in un mondo dove il contante resta lo strumento privilegiato della criminalità organizzata e, al tempo stesso, un enorme costo nascosto per Stati, banche e imprese
Una prostituta guadagna 6-700 euro al giorno che moltiplicati per i giorni di lavoro in un mese forniscono una somma adeguata a comperare la cocaina.[1]
Gli studi sulla NTE (Night Time Economy) dimostrano che due terzi di coloro che frequentano i locali notturni e un terzo di coloro che frequentano i bar sono consumatori di cocaina, che innescano il mercato esclusivamente con denaro contante[2]. Poi il contante, prima di uscire dalla clandestinità ed entrare nella circolazione legale, percorre una serie di passaggi che danno origine al sistema di transazioni e pagamenti rappresentati nella Tavola 1.
Tavola 1. Struttura delle attività e dei costi di un operatore di dimensioni medio-grandi nel traffico della cocaina[3]
| ATTIVITA’ | COSTI |
| Apertura di una società di import-export ad hoc | 10.000 € |
| Imprenditori in regola titolari di una società di import-export che riceve cocaina | – 30% del valore del carico a prezzo UE – 50.000 € per ogni fornitore |
| Servizio di trasbordo | 10.000 € (per container) |
| Spese doganali | 22% del valore del carico |
| Intermediari (broker di droga) | Dal 3% – 4% fino al 10% del valore del carico a prezzo UE |
| Corrieri | – 4.000/5.000/6.000 € per chilo trasportato all’interno dell’UE – 5% fino al 10% del valore del carico all’interno del territorio nazionale |
| Corrieri della droga (inghiottitori) | Da 2.000 € a 3.000 € a seconda della capacità (ovvero della quantità trasportata) + spese di viaggio |
| Persone che recuperano cocaina in prossimità delle navi | 1.000 € ciascuna chilo recuperato |
| Soggetti che recuperano cocaina nei porti di destinazione (metodo “rip-on, rip-off”) | 25% – 30% della quantità recuperata al prezzo UE |
| Facilitatori (funzionari doganali, ecc.) | – dal 10% al 30% del valore del carico al prezzo UE – 10.000 € per container nell’UE – 1.000 € in Sud America/Africa per ogni carico |
I costi nascosti del contante nell’economia
Una stima complessiva del costo di gestione del contante porta al valore dell’1,5% del prodotto interno lordo, una ragguardevole cifra di oltre 30 miliardi di euro per il nostro Paese.[4]
Vediamo quali sono i costi della produzione e circolazione del contante.
Tavola 2. Struttura dei costi della produzione e gestione del denaro liquido
| Categoria di costi | Chi li sostiene | Costi stimati |
| Produzione (stampa e conio) | Governo/Banca centrale | 860 m. di $ (US 2018) |
| Distribuzione (tasporti, caveau) | Banca centrale e Banche commerciali | 5-10% dei costi operativi |
| Gestione operativa (lavoro, contabilità) | Distributori e aziende | 4,7% – 15,3% |
| Diritti sui depositi bancari | Aziende | Dipendono dal volume dei depositi |
| Sicurezza e assicurazioni | Banca e aziende | Parte dei costi operativi |
| ATM | Banca | Costi infrastrutturali |
| Fee di accesso del consumatore | Consumatore | 90 milioni di $[5] |
| Distruzione delle banconote false e usurate | Banca centrale | Inclusi nei costi generali di gestione |
Questi costi sono stupefacenti: il 5–10% dei costi delle banche e tra il 5 e il 15% dei costi delle aziende. Non disponiamo di dati precisi sui costi che sostiene il consumatore, che inconsapevolmente paga sia con i fee sui conti correnti sia con i fee sui bancomat, sia con i fee dell’accesso attraverso i distributori non bancari.
Per gli Stati Uniti, l’Agenzia di tutela finanziaria del consumatore (CFPB) ha stimato oneri pari a 90 milioni per l’accesso ai tre principali distributori di cash, con maggiori costi a carico delle famiglie più povere.
L’esplosione delle valute digitali tra bitcoin e blockchain
Il problema di fondo della moneta convenzionale è tutta la fiducia necessaria per farla funzionare. Bisogna fidarsi che la Banca centrale non svaluti la moneta, ma la storia delle valute fiat è piena di violazioni di tale fiducia. Bisogna fidarsi che le banche custodiscano il nostro denaro e lo trasferiscano elettronicamente, ma lo prestano in ondate di bolle creditizie con appena una frazione di riserva. Dobbiamo fidarci di loro per la nostra privacy, fidarci che non lascino che i ladri di identità prosciughino i nostri conti. I loro enormi costi generali rendono impossibili i micropagamenti.[6]
Bitcoin tra ideologia libertaria e concentrazione del potere
Negli anni successivi alla nascita di bitcoin, sono proliferate le monete digitali. Frutto di un geniale disegno tecnologico, che ha introdotto la certificazione distribuita delle transazioni (blockchain), bitcoin, oltre ad aprire la strada a un nuovo settore tecnologico, ha contribuito alla coloritura ideologica delle numerose criptovalute che lo hanno imitato.
La più importante è quella anarchico–libertaria che vede nella criptovaluta la fuoriuscita dai controlli dello Stato e delle banche, l’eliminazione dei costi di transazione, la libertà di spostare a proprio piacimento il denaro.
La realtà è diversa: il meccanismo di certificazione e quindi di mining dei bitcoin si sta concentrando in un numero sempre più ristretto di operatori specializzati che controllano il mercato[7]. I consumi di energia per i calcoli stanno crescendo in modo esponenziale, le criptovalute, in particolare bitcoin, hanno una elevatissima volatilità, che le rende un investimento più che un mezzo di pagamento. [8].
Rendimento finanziario e successo di immagine
Come investimento, il successo di bitcoin è stato clamoroso, lo si vede dalla Figura 1, dove l’evoluzione del valore iniziale di 1 euro è riportata in scala logaritmica per consentirne una più agevole lettura: nel 2024 quell’euro risultava moltiplicato per 10 se investito in azioni S&P500 e per 10.000 se investito in bitcoin.
Il successo ha contribuito alla diffusione di bitcoin e delle criptovalute, e questo contributo ha più che compensato, agli occhi dell’opinione pubblica, lo scarso successo di bitcoin come mezzo di pagamento e unità di conto.
Figura 1. Valore dell’investimento iniziale (2011) di un euro in bitcoin e in azioni S&P500 (scala logaritmica)

Valute digitali delle banche centrali e reazione alle criptovalute
Se la diffusione delle valute digitali (vedi Figura 2) ha aperto la strada a nuove aree di ricerca e di applicazione delle tecnologie blockchain, ha anche sollevato preoccupazioni tra le autorità monetarie e i governi.
La prima preoccupazione riguarda la circolazione di denaro al di fuori di ogni controllo delle autorità: un sistema di transazioni ottimale per la criminalità.
La seconda preoccupazione, forse di maggiore rilevanza, è quella delle Banche centrali, preoccupate che lo sviluppo di una liquidità autoprodotta dal mercato possa ridurre l’efficacia degli strumenti di controllo della liquidità e della stabilità finanziaria.
La terza preoccupazione, strettamente legata alla precedente, è l’estrema volatilità delle criptovalute, che può introdurre rischi sistemici non fronteggiabili nel sistema finanziario, portando i privati e le istituzioni finanziarie a condizioni di eccessivo rischio di improvvise perdite.
Figura 2. Numero di criptovalute create a partire dal 2013 fino a novembre 2024[9]

Tuttavia, il paper fondativo di bitcoin a firma Nakamoto sollevava anche il tema dei costi del sistema bancario che “rendono impossibili i micropagamenti”. Non è stato certo bitcoin a risolvere il problema dei micropagamenti, ma è altrettanto sicuro che questa consapevolezza era presente nello sviluppo dei progetti di valute digitali delle banche centrali (CBDC).
Il dibattito sul CBDC secondo la Banca d’Inghilterra
Ad esempio, il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, ha indicato che le preferenze della Banca sono per creare un CBDC riservato al sistema degli intermediari finanziari, non direttamente aperto al pubblico (famiglie e imprese).
“Perché dovremmo cambiare l’equilibrio attuale tra moneta per il pubblico creata dalla Banca centrale e moneta creata dalle Banche commerciali? … La ragione per non cambiare l’equilibrio è che le Banche commerciali usano i depositi per estendere il credito, mentre la Banca centrale non lo fa… Quindi, a parità di altre circostanze, il nuovo mix sarebbe sicuramente una complicazione”.
Ma il punto interessante della politica enunciata da Bailey è l’espressione “a parità di altre circostanze”. Alla domanda se bisogna estendere il CBDC anche al pubblico, Bailey aggiunge: “A priori dico che la risposta è che la moneta creata dalle Banche commerciali è il luogo più adatto per la creazione della CBDC per il pubblico”.[10]
Ma conclude il suo intervento con un avvertimento rivolto proprio alle Banche commerciali: affinché la moneta delle Banche commerciali funzioni efficacemente, deve tenere il passo con le esigenze degli utenti. In assenza di innovazione nella moneta delle Banche commerciali, le Banche centrali potrebbero diventare gli unici protagonisti nell’innovazione dei pagamenti al dettaglio.
Valuta digitale e ruolo delle banche commerciali
La posizione della Banca d’Inghilterra esplicita un ruolo di supplenza se il sistema bancario indugia e non si modernizza. Per le Banche commerciali è una sfida.
Ma che cosa ha spinto le Banche centrali ad entrare nel terreno, come abbiamo visto assai delicato, del CBDC? Il successo di bitcoin e l’annuncio da parte di Facebook di lanciare Libra/Diem furono gli avvenimenti che spinsero le Banche centrali ad avviare i progetti CBDC.
In particolare, il progetto Libra promosso da Facebook aveva la potenzialità di creare un sistema di pagamenti e una valuta digitale con diffusione mondiale, che minacciava direttamente la sovranità delle Banche centrali e dei governi nella gestione della base monetaria e nella possibilità di intervenire nelle crisi finanziarie nazionali.[11].
La figura 3 riporta i progetti di CBDC che sono stati avviati, annunciati e anche abbandonati a partire dal 2014. Libra non fa parte deli progetti CBDC, ma è tuttavia il momento più importante per il decolo dei progetti successivi.
Figura 3. CBDC 2014-2022, fasi dei progetti: lancio, pilota, verifica progettuale, ricerca e cancellazione[12]

Oggi, i progetti CBDC sono guidati dall’obiettivo degli Stati di non essere superarti da altOggi, i progetti CBDC sono guidati dall’obiettivo degli Stati di non essere superati da altri paesi, di non perdere la sovranità nel governo della moneta, nella convinzione che la moneta digitale sia foriera di innovazione e di riduzione dei costi delle transazioni, anche se inizialmente richiede investimenti importanti in tecnologie e infrastrutture.
I timori di disintermediazione e rischio sistemico
Tuttavia le Banche commerciali temono che la CBDC possa essere un fattore di rischio per il loro ruolo, cruciale nel finanziare gli investimenti e preservare la stabilità del sistema finanziario. Temono la disintermediazione e il rischio sistemico di ritiro dei depositi. Da qui la loro attività di lobby contro i progetti CBDC.
Se i depositi defluiscono dalle Banche commerciali verso il CBDC, allora si verifica una restrizione dell’offerta di credito e una contrazione dei profitti, perché i cittadini ritengono più affidabile e meno rischioso detenere conti presso la Banca centrale in forma di CBDC.
L’impatto può essere esiziale: la diminuzione dei depositi riduce l’offerta di credito e quindi restringe la possibilità di finanziare gli investimenti, mentre la riduzione dei profitti riduce la possibilità di accrescere il capitale di rischio delle banche, fonte primaria della loro capacità creditizia.
Il costo per attirare nuovi depositi potrebbe innalzarsi, con l’effetto di rendere più costoso il credito alle imprese e alle famiglie. Ciò potrebbe accadere in condizioni normali, mentre in condizioni di crisi o di bolle speculative il rischio di instabilità del sistema dovuto al ritiro dei depositi potrebbe essere accresciuto dalla fiducia dei depositanti nel nuovo strumento CBDC.
Le tradizionali difese contro il ritiro dei depositi (orari di chiusura delle banche, chiusura nei week-end e nei giorni festivi, problemi di ritiro di un ammontare rilevante di liquidità) sono del tutto inefficaci con CBDC, che opererebbe 24/7/365.
Le Banche commerciali temono una “competizione” da parte di CBDC nei confronti dei depositi perché CBDC:
- non ha motivi di lucro da parte della Banca centrale;
- è sostenuta direttamente dal governo che fa le regole;
- ha una struttura di costi più efficiente perché non abbisogna di filiali e agenzie e non deve offrire rendimenti positivi agli azionisti.
La competizione geopolitica sulle valute digitali
La lobby delle Banche commerciali ha avuto la meglio negli Stati Uniti, dove la creazione della valuta digitale è stata espressamente fermata, complice anche la propensione trumpiana a favorire lo sviluppo delle cyber valute.
Le posizioni di associazioni bancarie come Independent Community Bankers Association – ICBA, American Bankers Association – ABA, National Association of Federally-Insured Credit Unions – NAFCU condividono la valutazione di un rischio di disintermediazione delle Banche commerciali (caduta dei depositi), riduzione dell’offerta di credito, minaccia alla privacy del consumatore, erosione della capacità di governo della politica monetaria da parte della Federal Reserve.
Diversi provvedimenti sono stati ispirati da questa lobby, tra cui il CBDC Anti Surveillance Act (2024) e soprattutto l’ordine esecutivo 14178 del gennaio di quest’anno che ha il dichiarato obiettivo di “proteggere gli americani dai rischi delle valute digitali delle banche centrali (CBDC), che minacciano la stabilità del sistema finanziario, la privacy individuale e la sovranità degli Stati Uniti, anche vietando l’istituzione, l’emissione, la circolazione e l’uso di una CBDC all’interno della giurisdizione degli Stati Uniti.”[13]
Gli argomenti non sono troppo lontani dall’opposizione che nel 1913 si levò contro la creazione del sistema della riserva federale (Fed), con l’accusa di essere un sistema a favore delle grandi banche delle città, ritenute la principale causa delle crisi finanziarie del 1893 e del 1907, che lasciarono sul lastrico molte banche e i relativi depositanti [14].
Oggi, gli Stati Uniti sono l’unico grande paese che ha espressamente vietato l’adozione del CBDC, mentre la Cina ha sviluppato il maggior progetto di CBDC del mondo, chiamato e-CNY o yuan digitale.
Esso ha due obiettivi principali: frenare e controllare la crescita del ruolo dei pagamenti privati (soprattutto i maggiori: WeChat Pay e Alipay) e rafforzare la competitività dello yuan nel sistema dei pagamenti internazionali. Il volume delle transazioni ha raggiunto, nel 2024, quasi 1.000 miliardi di dollari, con una crescita di 4 volte rispetto all’anno precedente.
La strategia cinese è di introdurre la valuta elettronica mantenendo le Banche commerciali come intermediari. D’altra parte, esse sono in larga misura possedute dal governo centrale e da quelli locali e quindi il conflitto tra Banca centrale e Banche commerciali è di proporzioni ridotte rispetto ai sistemi occidentali.
La soluzione cinese presenta poche criticità sul versante delle Banche commerciali, ma la maggiore presenza dello Stato e della Banca centrale nel funzionamento del sistema finanziario potrebbe portare a un rallentamento dell’innovazione, che il settore privato ha dimostrato di saper promuovere.
L’India sta sviluppando la rupia digitale (e-rupia), secondo progetto per dimensioni dopo quello cinese. Anche qui la crescita è esponenziale, cosa che non stupisce nei primi anni di funzionamento: a marzo 2025 la crescita è stata di oltre il 300% rispetto all’anno precedente, con la previsione dell’estensione anche al dettaglio (famiglie e imprese) a partire dal 2025.
Nei paesi emergenti il ruolo della CBDC potrebbe essere più rilevante proprio perché riempie un vuoto: le transazioni digitali sono ancora limitate nella popolazione a basso reddito e potrebbero trovare un forte incentivo dall’introduzione della CBDC.
Euro digitale e scelte della BCE
L’Unione Europea sta procedendo alla creazione dell’euro digitale, pur attendendo ancora la decisione politica da parte del Parlamento. Il progetto prevede alcune limitazioni che dovrebbero dare garanzie alle preoccupazioni sollevate dalle banche europee ed è ormai in fase attuativa: sono state selezionate le imprese fornitrici delle componenti del sistema.
L’euro digitale non darà interessi, secondo la bozza di Regolamento presentata dalla Commissione. Ma questa limitazione viene contestata dalla BCE, poiché di fatto toglie uno strumento di governo della liquidità alla stessa Banca centrale, ovvero la variazione del tasso di interesse.
Vi saranno limiti al possesso da parte del pubblico (3.000 euro) per evitare una “fuga” dai depositi bancari, le banche manterranno la funzione di intermediari nella detenzione degli euro digitali, ci sarà una qualche protezione della privacy con l’anonimità parziale dei conti.
L’obiettivo è di creare una valuta digitale complementare e non sostitutiva rispetto ai depositi che attualmente beneficiano di una protezione, a carico del sistema bancario, fino a 100.000 euro. La competitività del CBDC, a queste condizioni, risulterebbe assai discutibile.
Tuttavia le banche commerciali hanno chiesto una riduzione di questa protezione e, con l’euro digitale, questa riduzione potrebbe spingere i risparmiatori all’acquisizione di euro digitali invece dei depositi.
Recentemente, la BCE ha informato il Parlamento con due informative[15], che stimano l’impatto degli investimenti a carico del settore bancario e indicano le misure necessarie per evitare di creare instabilità nel sistema finanziario. Per gli investimenti tecnologici necessari alla realizzazione della valuta digitale vengono selezionate le imprese che si impegneranno nello sviluppo dell’euro digitale[16]. Tra queste, per l’app e l’infrastruttura tecnologica, ci sono Fabrick del gruppo Sella e Almaviva, e per i pagamenti off-line Nexi che collaborerà con la tedesca Giesecke+Devrient[17].
Oltre alle preoccupazioni delle Banche commerciali, ha giocato un ruolo di freno anche l’Amministrazione americana che contrasta l’Europa e la crescita dell’euro nel sistema dei pagamenti internazionali[18].
Il costo per il sistema bancario degli investimenti è stimato, a livello europeo, in un intervallo tra 4 e 5,8 miliardi in 4 anni, pari a 1-1,44 miliardi l’anno, ovvero il 3,4% dell’investimento annuale in tecnologie digitali. Su questa base, Piero Cipollone, membro dell’esecutivo della BCE, ha comunicato al Parlamento che il progetto è in grado di superare le obiezioni delle Banche e può procedere con speditezza[19].
Conclusioni: quale futuro per la moneta digitale?
La valuta digitale smuove gli equilibri internazionali, che vedono ancor oggi prevalere il dollaro nella regolazione dei pagamenti. Gli Stati Uniti puntano sull’innovazione del settore privato per mantenere la loro supremazia anche in campo finanziario. Ma il loro sistema finanziario ha manifestato una fragilità in anni non lontani e poco è stato fatto per migliorarne la stabilità.
Con l’eccezione degli Stati Uniti, la domanda che si pone oggi non è se le CBDC verranno realizzate, ma come. La Cina sviluppa la sua valuta digitale, ma all’interno del mercato cinese, senza riuscire per questa via ad accrescere il ruolo internazionale del renminbi (yuan).
L’Europa gioca una partita che potrebbe darle uno spazio nel sistema dei pagamenti internazionali e, al tempo stesso, come ha ricordato il presidente della Banca d’Inghilterra, potrebbe stimolare le banche a investimenti e procedure di pagamento più efficienti e meno costose.
Come ha osservato un esperto: “I casi d’uso per nuove forme di moneta digitale esistono già e vengono implementati dal settore privato”, ma le Banche centrali devono fornire e promuovere soluzioni competitive o rischiano l’obsolescenza dell’intero sistema bancario a fronte del dinamismo dei privati.
La BCE procede con prudenza e richiede una reazione innovativa da parte delle banche, ma introduce limiti alla circolazione al dettaglio (famiglie e imprese) dell’euro digitale, con il rischio di renderlo meno competitivo.
La Banca d’Inghilterra annuncia che predispone solo la sua CBDC per gli operatori finanziari, ma minaccia l’introduzione della sterlina digitale anche per le famiglie e le imprese se le Banche commerciali non produrranno la sterlina digitale al dettaglio.
La differenza con la politica della BCE non è di poco conto: con ogni probabilità lo sviluppo del CBDC al dettaglio sarà più rapido se le banche commerciali saranno direttamente coinvolte nella sua realizzazione.
Note
[1]) I dati non sono recenti, la frase è citata negli allegati di: Fiamma Terenghi, Andrea Di Nicola, Italy: An Increasing Competitive Market, in: Center for the Study of Democracy, Financing of Organised Crime,2015 https://www.ceeol.com/search/viewpdf?id=420929
[2]) Alexandra Hall and Georgios A. Antonopoulos, United Kingdom: The shifrting Structures of a Market with High Demand, in: Center for the Study of Democracy, op cit.
[3]) Lo studio è stato pubblicato 10 anni fa, ma – a conoscenza dell’autore – è l’unico disponibile con questo livello di completezza.
[4]) Mastercard, Your guide to understanding CBDCs, February 6, 2025.
[5]) Stima del Consumer Financial protection Bureau (CFPB) dei costi caricati sui consumatori da tre dei maggiori distributori di cash: Dollar General, Dollar Tree/Family Dollar e Kroeger. CFPB stima che il costo di gestione delle transazioni è marginale rispetto a quanto viene caricato sul cosnsumatore. Spesso vi sono limiti di richiesta di contante, ma il fee minimo è in cifra fissa e questo fa sì che sui prelievi più “poveri” l’incidenza dei fee sul consumatore sia più elevata.CFPB Report Finds Large Retail Chains Charging Cash-back Fees to Customers Using Debit and Prepaid Cards
[6]) Satoshi Nakamoto, bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System, satoshin@gmx.com
www.bitcoin.org 2009.
[7]) Cameron & Tyler Winkelvoss, bitcoin: Network Security, criptopedia, Gemini.com, November 3, 2023.
[8]) Umlauft, Thomas, Is bitcoin Money? An Economic-Historical Analysis of Money, Its Functions and Its Prerequisites, Munich Personal RePEc Archive, 2018.
[9]) Samuele Bibi, bitcoin, Central Bank Digital Currency and the Loss of Money Value, Taylor and Francis on line, June 28, 2024.
[10]) Andrew Bailey, The future of money and payments, Given at Group of Thirty’s 39th Annual International Banking Seminar, Washington, Bank of England, 26 October 2024.
[11]) Martin Sandbu, How Facebook’s Libra fuelled push for central bank-run digital currencies, Financial Times, September 23, 2019.
[12]) Stanley, A. The Ascent of CBDCs, IMF-International Monetary Fund. https://www.imf.org/en/Publications/fandd/issues/2022/09/Picture-this-The-ascent-of-CBDCs
[13]) Executive Order 14178—Strengthening American Leadership in Digital Financial Technology
(gennaio 2025)
[14]) Before the Fed: The Historical Precedents of the Federal Reserve System, Federal Reserve History. https://www.federalreservehistory.org/essays/before-the-fed
[15]) Isabella Bufacchi, BCE: euro digitale. Per le banche un conton da 5,8 miliardi, Il Sole 24 Ore, 10 ottobre 2025.
[16])Alessandro Pulcini, Euro digitale: per Fabrick e Almaviva fino a 153 mln per sviluppare l’app. Nexi tra i fornitori, Fortune Italia, ottobre 3, 2025.
[17]) Isabella Bufacchi, La Bce stringe sull’euro digitale: Almaviva scelta tra i fornitori, Il Sole 24 Ore, 2 ottobre 2025.
[18]) Matteo Bursi, Is the Digital Euro Back on Track? IAI,16/4/2025.
[19]) Piero Cipollone, Technical data on financial stability impact of digital euro and assessment of bank investment costs, Lettera a Ms Aurore Lalucq Chair of Committee on Economic and Monetary Affairs (ECON), European Parliament. 10 October 2025.













