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Revisione Pnrr, che succederà all’economia digitale



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L’Europa conferma i 194,4 miliardi di euro del Piano “Italia Domani” e approva una revisione profonda che riorganizza 173 misure. Vediamo l’impatto per la trasformazione digitale ed energetica

Pubblicato il 1 dic 2025

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



revisione pnrr

Bruxelles conferma i 194,4 miliardi di euro del Piano “Italia Domani” e approva una revisione profonda che riorganizza 173 misure.

Per imprese ed enti locali cambia la geografia degli interventi, tra nuove facility finanziarie e tagli mirati sulle comunità energetiche.

Vediamo l’impatto per la trasformazione digitale ed energetica.

Sesta revisione PNRR: via libera definitivo del Consiglio UE

Che cosa è successo. Il 27 novembre 2025 il Consiglio dell’Unione europea ha dato il via libera definitivo alla sesta revisione del PNRR italiano. La dotazione complessiva resta immutata a 194,4 miliardi di euro tra prestiti e contributi, ma cambia l’architettura del Piano: vengono riconsiderati obiettivi, tempi e priorità operative.

Secondo la Commissione, che ha accompagnato la revisione in un dialogo definito “costruttivo”, l’Italia ha confermato una capacità di spesa superiore alla media europea, pur con criticità crescenti in alcune aree. L’approvazione permette lo sblocco dell’ottava rata, pari a circa 12,8 miliardi, e apre la strada alla richiesta della penultima tranche entro la fine dell’anno.

Perché una nuova revisione del Piano era considerata inevitabile

La ricalibratura risponde alla comunicazione europea “NextGenerationEU: the road to 2026”, che ha ribadito l’obiettivo inderogabile di completare tutti i target entro il 31 agosto 2026. L’Italia si trova in una posizione particolare: ha ricevuto circa il 72% delle risorse complessive, ma ha completato poco più della metà delle milestone previste.

La distanza tra avanzamento finanziario e avanzamento fisico, già evidente nella precedente fase dell’attuazione, si è ampliata a causa di bandi con scarsa adesione, ritardi nei cantieri e misure che si sono rivelate difficilmente realizzabili nei tempi previsti. Openpolis, una delle poche organizzazioni che ha monitorato in modo sistematico i dati del Piano, ha osservato che molte rimodulazioni erano inevitabili perché alcuni interventi non avrebbero potuto essere completati nei tempi imposti da Bruxelles.

Come cambia l’architettura del PNRR con la sesta revisione

Il nuovo perimetro: 173 misure ricalibrate. La revisione non modifica l’importo complessivo del PNRR, ma riorganizza profondamente la sua struttura. Le misure interessate passano da 34 a 173, un numero che evidenzia la portata dell’intervento.

Decine di progetti vengono snelliti nelle procedure; altri vengono adeguati per allinearsi alle normative europee sugli aiuti di Stato; altri ancora vengono sostituiti o ridotti, per concentrare le risorse su interventi con maggiore capacità di assorbimento. Transizione 4.0, che negli ultimi anni ha dimostrato una forte domanda e tempi di attuazione compatibili con il calendario europeo, viene rifinanziata.

Transizione 5.0, al contrario, viene accantonata: i fondi originariamente assegnati alla misura vengono reindirizzati verso interventi già funzionanti o verso nuovi strumenti finanziari capaci di proseguire anche oltre il 2026. È il caso degli incentivi IPCEI, del programma Net Zero e dei Contratti di Filiera, che nella revisione ottengono una maggiore dotazione.

Nuove facility finanziarie e strumenti oltre il 2026

Uno dei cambiamenti più rilevanti riguarda l’introduzione di quattro nuovi strumenti finanziari che permetteranno di estendere l’azione del Piano anche oltre la scadenza del 2026. Si tratta di facility dedicate alle infrastrutture idriche, alla connettività nelle aree grigie, all’housing universitario e alla transizione energetica delle imprese agricole attraverso il nuovo Fondo Agrisolare.

A queste si aggiunge la proposta di creare una nuova società pubblica incaricata dell’acquisto di materiale rotabile ferroviario, a supporto del trasporto regionale. È una scelta che punta a rendere più stabile e programmabile il rinnovo della flotta, una delle voci storicamente più lente e frammentate nei bilanci pubblici.

Digitale, mobilità e infrastrutture nella nuova fase del Pnrr

La revisione interviene anche sugli assi strategici di digitale, mobilità e infrastrutture, con l’obiettivo di chiudere i dossier più critici e accelerare gli investimenti già avviati. In particolare, si punta a ridurre i divari di connettività e a migliorare la qualità del trasporto locale.

Connettività nelle aree grigie

Nel settore digitale, la revisione interviene per chiudere il capitolo ancora aperto delle aree grigie, dove la presenza di un solo operatore non garantisce livelli di servizio adeguati. Il nuovo Fondo Nazionale Connettività affianca la misura “Italia a 1 Giga” e consente di completare gli interventi ancora in corso.

Trasporto locale e materiale rotabile

Sul fronte della mobilità, il potenziamento del materiale rotabile per il trasporto locale diventa una priorità, in un’ottica di riduzione delle emissioni e di miglioramento della qualità del servizio nelle aree metropolitane. Il collegamento con la nuova società pubblica per l’acquisto dei treni punta a rendere più coerente e continuativo il rinnovo della flotta.

Sesta revisione del PNRR e taglio alle comunità energetiche

Il nodo più controverso: taglio alle comunità energetiche rinnovabili. La riduzione delle risorse destinate alle comunità energetiche rinnovabili appare come l’aspetto più discusso della revisione. L’importo della misura scende da 2,2 miliardi a circa 795 milioni, una riduzione significativa motivata dal Ministero dell’Ambiente come un adeguamento ai fabbisogni reali e alle regole europee sugli aiuti di Stato, che impongono limiti più severi ai contributi a fondo perduto.

La decisione ha generato forti reazioni tra operatori, amministrazioni locali e associazioni di settore, non tanto per la scelta in sé quanto per le tempistiche: l’annuncio è arrivato a ridosso della scadenza dei bandi, generando incertezze su investimenti già avviati, soprattutto nei piccoli comuni.

Enti locali, il punto più fragile della sesta revisione PNRR

Enti locali: il fronte più fragile dell’attuazione. La revisione non elimina il principale punto di vulnerabilità del PNRR: la capacità di attuazione degli enti locali. Le Missioni dedicate alla scuola, alla ricerca e alla sanità continuano a registrare ritardi significativi, e il tasso di spesa rimane particolarmente basso nelle infrastrutture sociali come ospedali e case della comunità.

La scarsa liquidità, insieme alla difficoltà di reperire personale tecnico e alla complessità di alcune procedure, crea un circolo vizioso che rallenta l’avanzamento dei progetti e obbliga a continue proroghe interne. A ciò si aggiunge, come più volte osservato da Openpolis, un problema strutturale nella qualità dei dati disponibili: la piattaforma di monitoraggio Regis non restituisce ancora un quadro pienamente coerente, con aggiornamenti non uniformi e informazioni incomplete in diversi casi.

Che cosa cambia ora per imprese ed enti dopo la sesta revisione del PNRR

La prospettiva politica. Per il Governo, la revisione certifica la solidità del percorso intrapreso e mette in sicurezza la capacità di presentare la richiesta delle ultime due rate. Per i sindacati e alcune Regioni, invece, il nuovo assetto conferma ritardi strutturali che rischiano di limitare l’impatto del Piano, soprattutto nelle aree sociali e territoriali più fragili.

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Il PNRR esce più realistico e più concentrato su misure eseguibili, ma non privo di rischi, soprattutto nel segmento degli enti locali e nell’ambito della transizione energetica.

Che cosa succede ora. Per imprese ed enti pubblici inizia una fase di riallineamento. Le aziende devono aggiornare rapidamente le proprie strategie rispetto ai nuovi incentivi, in particolare quelli legati a Transizione 4.0, agli IPCEI e ai progetti Net Zero.

Gli enti locali devono verificare quali investimenti sono stati confermati, quali sono stati ridimensionati e quali richiederanno procedure aggiuntive legate alle nuove facility. Il calendario non concede margini: tutti gli obiettivi devono essere completati entro il 30 giugno 2026, con rendicontazione entro il 30 agosto e richiesta della decima rata entro fine settembre. La revisione rende il Piano più coerente, ma non meno impegnativo. Ora si entra nella fase in cui ogni settimana può fare la differenza.

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