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Guerra alle tecnologie cinesi, Colajanni: “Il rischio cyber c’è, ma ormai è troppo tardi”

Pubblicato il 26 Nov 2018

Michele Colajanni

Università di Bologna

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Non ci sono prove che le tecnologie cinesi costituiscono un pericolo cyber, per la sicurezza nazionale – come dice il presidente Usa Donald Trump verso Huawei o Zte.

Certo il rischio c’è. C’è sempre se cedi a un altro Paese le infrastrutture nazionali. Durante la guerra fredda sarebbe stato impensabile usare tecnologie russe. La Cina ha un po’ preso il posto della Russia. Finché gli Stati Uniti erano incontrastati come potenza globale, l’apertura dei mercati non era un problema. Ma ora il Dragone si è risvegliato dal punto di vista politico, economico, commerciale.

Insomma, giusta prudenza da parte degli Usa. Ma ormai è tardi. In Italia soprattutto, dove tecnologie e interessi di altri Paesi sono ovunque, nel cuore delle nostre infrastrutture.

Se le gare sono al massimo ribasso è ovvio che prevalgano certe tecnologie. E se gli operatori che gestiscono le infrastrutture critiche e che fanno queste gare non sono più di proprietà pubblica, lo Stato non ha nessuna leva di imporre politiche (cyber e non solo) nazionali.

Il problema non si doveva porre adesso, ma prima. Non si può più tornare indietro.

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