amministrazioni pubbliche

Governance IT nella PA: il ruolo chiave del Responsabile Sistemi Informativi



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La frammentazione dei ruoli IT nella PA ha creato una perdita di visione strategica. È necessario ripristinare la figura del Responsabile dei Sistemi Informativi come elemento centrale della governance digitale delle amministrazioni pubbliche

Pubblicato il 17 apr 2025

Francesca De Luzi

Sapienza Università di Roma

Francesco Leotta

Sapienza, Università di Roma

Massimo Mecella

Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Ingegneria Informatica Automatica e Gestionale Antonio Ruberti

Flavia Monti

Sapienza, Università di Roma



transizione digitale dei comuni dogana digitale

Negli ultimi decenni, la trasformazione digitale ha rivoluzionato il modo in cui le pubbliche amministrazioni (PA) operano e forniscono servizi ai cittadini. Tuttavia, questa transizione non è stata priva di sfide, specialmente per quanto riguarda la gestione dei sistemi informativi.

Già nel 2019, proprio qui su Agenda Digitale, si evidenziava una questione cruciale: il ruolo del Responsabile dei Sistemi Informativi (RSI) nella PA. Quell’articolo discuteva come, già a metà degli anni ’90, l’AIPA (Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione) avesse istituito questa figura, riconoscendo la necessità di una figura dedicata alla gestione dei sistemi informativi della PA, nonché a garantire l’efficienza e la sicurezza di tali sistemi.

Il modello al quale assistiamo oggi invece, rileva una tendenza a non considerare opportunamente questa figura dell’RSI e del suo ufficio/direzione, con tutte le criticità che tale assenza comporta e il conseguente impatto sulla capacità della PA di gestire in modo strategico i propri sistemi informativi.

L’evoluzione della governance digitale nella PA

Oggi accanto al RSI, sono emerse figure come il Responsabile della Sicurezza, il Responsabile per la Transizione Digitale (spesso inteso come figura temporanea) e il Responsabile dell’Appalto per lo sviluppo software. Si è quindi assistito a una frammentazione di ruoli e responsabilità; frammentazione che ha portato a una gestione poco efficace dei processi digitali. Se la visione tradizionale del sistema informativo come un insieme unitario composto da diversi elementi correlati (cf. Fig. 1) tra loro quali le reti, infrastrutture di computazione, database, processi e persone governati dalle business rules, ma anche applicativi di data analitycs e intelligenza artificiale, oggi la governance digitale non dispone più di un unico responsabile che coordina tutti gli aspetti del sistema informativo, ma è stata suddivisa tra più figure.

Questa frammentazione ha generato una perdita di visione strategica. Il Responsabile per la Transizione Digitale, ad esempio, è stato concepito come una figura con il compito di guidare l’innovazione per un periodo limitato di tempo, ma senza un’integrazione solida con un ruolo permanente di governance IT. Parallelamente, altre figure professionali, come i Responsabili degli Appalti IT, si concentrano su aspetti amministrativi e contrattuali piuttosto che sulla progettazione tecnologica strategica.

Figura 1: Elementi del sistema informativo.

La crisi di competenze e il rischio della dipendenza dai fornitori

Un altro aspetto critico è la progressiva perdita di competenze all’interno delle amministrazioni. L’attuale modello di approvvigionamento IT prevede che le PA non sempre sviluppino internamente i propri sistemi informativi, ma spesso li debbano acquisire attraverso gare d’appalto e accordi quadro. Questo sistema, sebbene possa garantire un certo livello di standardizzazione e contenimento dei costi, ha portato a un effetto collaterale negativo: la dipendenza dai fornitori esterni per lo sviluppo e la gestione dei sistemi.

Molte amministrazioni, infatti, non dispongono più di figure interne in grado di progettare e governare lo sviluppo del proprio sistema informativo. Il risultato è che anche il processo strategico e decisionale, se presente, viene delegato a consulenti o aziende fornitrici, senza avere una reale comprensione delle tecnologie coinvolte e con il rischio che la PA perda la capacità di avere una visione strategica sulla propria infrastruttura IT. L’esperienza degli autori dimostra che spesso il ruolo dell’Amministrazione è quello di definire capitolati tecnici e specifiche di acquisto, senza possedere le competenze per verificare e valutare le scelte tecnologiche adottate. Questo approccio rischia di rendere le amministrazioni dipendenti dai fornitori, oltre a portare ad una progressiva perdita di competenze e capacità tecniche da parte del personale della PA.

Il valore strategico della governance IT per la PA moderna

Negli anni ’90, l’approccio prevalente era quello del “IT doesn’t matter”, la celebre affermazione contenuta in un ormai storico articolo di Nicholas G. Carr, comparso nel 2003 su Hardward Business Review. La convinzione dietro tale approccio era che l’informatica fosse solo un supporto operativo e non un fattore strategico per la gestione pubblica. L’evoluzione tecnologica ha dimostrato esattamente il contrario: prima l’Internet of Things (IoT), poi le tecniche di analisi dei dati e oggi l’Intelligenza Artificiale (IA), sono diventati elementi centrali per il funzionamento delle amministrazioni moderne. Il rischio di perdere il treno dell’innovazione è concreto: l’Italia ha già accumulato ritardi nell’adozione di tecnologie come IoT e Data Analytics, e ora si trova di fronte alla sfida dell’IA. Per affrontare questa sfida, non basta acquistare software e infrastrutture, ma occorre una governance IT unita e competente, capace di comprendere e integrare le nuove tecnologie in una visione strategica unitaria.

Secondo Fuggetta, tale approccio ha prodotto non pochi danni, e andrebbe ribaltato in “It matters”. L’idea diffusa che ormai l’IT sia solo una commodity deriva da una visione ristretta all’informatica tradizionale, che la vede esclusivamente come insieme di server, pc, e reti. Questa visione non cattura altri elementi chiave dell’ICT, e che sono al centro delle strategie dell’impresa. Sostiene inoltre che la carenza di competenze IT che troppi manager hanno è al cuore di tanti problemi che affliggono le imprese e le PA, soprattutto in Italia, dove l’IT e le tecnologie in generale sono ancora più sottovalutate e misconosciute.

Anche Mazzucato[4] segnala come le grandi imprese che molto spesso, oltre a consulenza strategica, offrono anche consulenza e realizzazioni di sistemi informativi, abbiano spesso bloccato l’innovazione.

Ripensare la governance IT nella PA: il ruolo del Responsabile dei Sistemi Informativi

Il sistema informativo di una PA non è solo un insieme di software e hardware, ma un’infrastruttura strategica che deve essere progettata e governata con competenza. Affidarsi esclusivamente a fornitori esterni senza un’adeguata visione interna significa perdere il controllo sul proprio futuro digitale.

È fondamentale quindi andare a ripristinare un ruolo centrale per il Responsabile dei Sistemi Informativi, dotandolo di competenze tecnologiche avanzate, risorse e strumenti per garantire una gestione unitaria dei processi digitali. Inoltre, è necessario investire nella formazione continua del personale IT, affinché la PA possa mantenere un livello di conoscenza adeguato per affrontare le sfide dell’innovazione.

In assenza di una governance IT solida e strutturata, il rischio è quello di trasformare la digitalizzazione della PA in un semplice esercizio amministrativo, anziché in un reale strumento di miglioramento dei servizi pubblici. L’innovazione digitale non può essere solo acquistata: deve essere capita, progettata e guidata con una visione strategica chiara e competente.

Note


[1] Mariana Mazzucato, Rosie Collington: Il grande imbroglio. Come le società di consulenza indeboliscono le imprese, infantilizzano i governi e distorcono l’economia. Laterza, 2023, ISBN 9788858150627

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