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IA e lavoro agile nella PA: cosa cambia davvero per i dipendenti



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La rivoluzione digitale sta cambiando tempi, spazi e significati del lavoro nella PA. Intelligenza artificiale e lavoro agile ridisegnano organizzazioni, competenze e diritti, tra nuove opportunità di benessere e rischi di disuguaglianza, con la legge 132/2025 come snodo cruciale di governance

Pubblicato il 15 dic 2025

Cinzia Ciacia

Sociologa del Lavoro – Docente di Sociologia Generale presso l’Università di Roma Tor Vergata



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Intelligenza artificiale e lavoro agile stanno trasformando in profondità il modo in cui lavoriamo, ben oltre il semplice uso di nuovi strumenti tecnologici. La rivoluzione in corso riguarda tempi, spazi e significati del lavoro, soprattutto nella pubblica amministrazione, dove si ridefiniscono identità professionali, diritti e forme di cittadinanza.

Intelligenza artificiale e lavoro agile nel futuro del lavoro

Il mondo del lavoro sta attraversando una trasformazione che molti studiosi paragonano alla rivoluzione industriale per profondità e impatto. Tuttavia, a differenza del passato, non si tratta solo della sostituzione dei muscoli con macchine meccaniche, ma dell’automazione del pensiero e della riorganizzazione del tempo e dello spazio sociale.

La modernità industriale aveva costruito città e identità attorno alla fabbrica; la modernità digitale, invece, costruisce reti attorno alla conoscenza e all’informazione. Tuttavia, questo nuovo modello rischia di riprodurre vecchie asimmetrie, se non è governato da politiche pubbliche orientate alla giustizia sociale e all’inclusione digitale.

L’Intelligenza artificiale e lo smart working o lavoro agile rappresentano una soglia storica: come la macchina a vapore rivoluzionò la fabbrica, così oggi l’AI e il Lavoro agile ridisegnano identità, ruoli e relazioni. Il lavoro perde la sua centralità tradizionale come fulcro della vita sociale e politica e con essa vacillano certezze e aspettative collettive.

Questo articolo analizza la trasformazione del lavoro nell’era digitale, evidenziando come l’AI e il lavoro agile stiano ridefinendo tempi, spazi e significati del lavoro stesso. Attraverso una lettura sociologica e organizzativa, il testo mette in luce il passaggio dal lavoro in ufficio al lavoro ibrido e all’utilizzo dell’AI. Particolare attenzione è dedicata al ruolo della Pubblica Amministrazione (PA) nella gestione della transizione digitale e nella promozione del benessere dei lavoratori. Il contributo si inserisce nel dibattito contemporaneo sulle nuove forme di cittadinanza e produttività, approfondito dalla sottoscritta in diversi suoi saggi(1).

Intelligenza artificiale e lavoro agile nel futuro del lavoro pubblico

La pandemia di COVID-19 ha agito da catalizzatore di questo cambiamento, imponendo il lavoro a distanza su scala globale. Milioni di lavoratori, pubblici e privati, hanno sperimentato una nuova forma di produttività, scoprendo che il lavoro agile non era solo un cambiamento tecnico-organizzativo, ma una trasformazione culturale e relazionale.

    La casa è diventata ufficio, il tempo personale si è intrecciato con quello professionale e il mito della presenza fisica come misura dell’impegno è crollato. Nella PA lo smart working ha mostrato potenzialità inedite di efficienza, inclusione e flessibilità, ma anche limiti strutturali legati alla cultura del controllo, alla carenza di competenze digitali e alla necessità di ripensare la leadership manageriale.

    Lavoro agile e intelligenza artificiale nella trasformazione digitale della PA

    Oggi questo processo si compie con la digitalizzazione diffusa e l’IA, che amplifica la capacità di calcolo e di previsione, ma richiede una guida etica e politica. La tecnologia, infatti, non è un destino: è uno strumento che può liberare o controllare, includere o escludere.

    La trasformazione in atto non è neutrale. L’AI e il Lavoro agile offrono nuove opportunità, ma anche rischi di amplificazione delle disuguaglianze. Le differenze di genere si intrecciano con le nuove modalità di lavoro: le donne, più spesso gravate da compiti di cura, rischiano di vivere lo smart working come un isolamento maggiore e una minore possibilità di avanzamento professionale.

    Analogamente, il divario digitale e il mismatch di competenze possono accentuare disuguaglianze economiche e territoriali, soprattutto nei settori pubblici meno digitalizzati. In questo quadro, la gestione di intelligenza artificiale e lavoro agile diventa cruciale per non riprodurre vecchie e nuove asimmetrie sociali.

    Smart working come cambiamento culturale e relazionale

    Il lavoro agile nella PA non è solo una diversa collocazione fisica del lavoro, ma una trasformazione delle relazioni organizzative. Cambiano i criteri di valutazione, si rafforza il peso degli obiettivi rispetto alla presenza, emergono nuove forme di collaborazione digitale e di coordinamento a distanza.

    Perché il lavoro agile sia realmente inclusivo, è necessario ripensare orari, carichi di lavoro, strumenti di comunicazione e modalità di feedback. Senza questo ripensamento, il rischio è che lo smart working si trasformi in una iper-connessione permanente, con ricadute negative sul benessere e sulla qualità della vita.

    Disuguaglianze di genere e divari digitali nel lavoro agile

    Nella PA, la diffusione del lavoro agile si intreccia con le persistenti diseguaglianze di genere. Le donne, più spesso impegnate nei compiti di cura, possono sperimentare un aumento del carico complessivo e un rischio di invisibilità professionale.

    Allo stesso tempo, il mismatch di competenze digitali e l’accesso differenziato alle infrastrutture possono accentuare i divari tra territori e tra amministrazioni centrali e locali. La combinazione di intelligenza artificiale e lavoro agile richiede, quindi, politiche mirate di formazione, supporto tecnico e inclusione.

    Valore pubblico, cura e innovazione nella pubblica amministrazione

    Nella società attuale, il valore economico e sociale non si misura solo in termini di produttività, ma anche in benessere, salute, sostenibilità ambientale e innovazione sociale(3)(4). Joan Tronto(5) ha mostrato come la cura non sia un’attività marginale, ma il fondamento stesso della coesione comunitaria delle persone.

      La PA svolge in questo contesto un ruolo cruciale. Non solo come datore di lavoro e regolatore, ma come attore di innovazione sociale e tecnologica. È nella PA che l’AI e il Lavoro agile possono diventare un vero “laboratorio di modelli organizzativi sostenibili”, capaci di valorizzare la produttività, la collaborazione, la fiducia e la responsabilizzazione dei dipendenti.

      La PA può, ad esempio, assumere un ruolo guida nella promozione del lavoro di cura, sia come ambito di policy sia come pratica interna di gestione. L’adozione di pratiche di innovazione strutturate, accompagnate da formazione continua e leadership partecipativa, può rappresentare una leva strategica per la modernizzazione dello Stato e il benessere dei lavoratori.

      D’altra parte l’IA può migliorare la qualità dei servizi della PA: analisi predittiva per la gestione dei flussi, automazione dei procedimenti ripetitivi, supporto decisionale per politiche pubbliche e interfacce digitali di assistenza ai cittadini. L’IA rende più tempestiva la risposta amministrativa e ottimizza l’uso delle risorse umane.

      Tuttavia, l’adozione dell’IA comporta vincoli peculiari: bisogna evitare discriminazioni, garantire tracciabilità delle decisioni automatizzate, tutelare i diritti dei cittadini e assicurare trasparenza e spiegabilità dei sistemi. La PA deve definire responsabilità precise in caso di errori o bias, rafforzare la governance dei dati e promuovere soluzioni interoperabili e verificabili.

      Legge 132/2025 e AI Act: regole per intelligenza artificiale e lavoro agile nella PA

      La recente approvazione della Legge 132/2025(2) segna un passaggio cruciale per l’innovazione nella Pubblica Amministrazione. Entrata in vigore il 10 ottobre 2025, la norma si affianca al Regolamento europeo 2024/1689 (“AI Act”) e ne anticipa il recepimento, promuovendo un uso antropocentrico, trasparente e responsabile dell’IA.

        Attualmente, la legge è in fase attuativa: il Governo ha dodici mesi per adottare i decreti legislativi che ne concretizzeranno i principi nei diversi ambiti applicativi, tra cui la PA. Questi decreti dovranno disciplinare aspetti etici, organizzativi e di sicurezza, garantendo la conformità al diritto europeo e la tutela dei diritti fondamentali.

        Per la Pubblica Amministrazione, la legge 132/2025 rappresenta una leva strategica per la trasformazione digitale. Essa incoraggia l’adozione di assistenti virtuali, sistemi di analisi semantica per lo smistamento documentale e modelli predittivi per il supporto alle decisioni.

        Tali strumenti non solo migliorano l’efficienza e la qualità dei servizi, ma liberano risorse umane da compiti ripetitivi, favorendo una gestione più intelligente e sostenibile.

        Al tempo stesso, la legge impone vincoli stringenti: tracciabilità delle decisioni automatizzate, supervisione umana, trasparenza algoritmica e responsabilità giuridica in caso di errori o discriminazioni. La PA è chiamata a rafforzare la governance dei dati e a garantire l’interoperabilità dei sistemi, in un quadro che valorizzi la fiducia dei cittadini e la centralità del lavoro pubblico.

        Competenze, leadership e benessere nell’era di intelligenza artificiale e lavoro agile

        La trasformazione digitale richiede politiche di sviluppo del personale: formazione tecnica, capacità relazionali e manageriali, alfabetizzazione sui temi etici dell’IA. I responsabili HR della PA devono promuovere percorsi di sviluppo professionale, mentoring e riqualificazione, affinché i dipendenti reinventino i propri ruoli in una logica di servizio pubblico.

          La leadership pubblica deve guidare la transizione con visione strategica e orientamento all’innovazione responsabile. La diffusione di pratiche partecipative favorisce fiducia, responsabilizzazione e senso di appartenenza, fondamentali per la qualità del lavoro e la continuità dei servizi.

          Il benessere dei lavoratori è cruciale: politiche di conciliazione, prevenzione del burnout, tutela della salute mentale e regole chiare su orari e reperibilità sono essenziali per garantire servizi pubblici efficaci e la fiducia dei cittadini.

          Equità territoriale e governance di lavoro agile e intelligenza artificiale

          L’adozione di lavoro agile e servizi digitali può favorire inclusione territoriale se accompagnata da investimenti in infrastrutture e competenze locali. Senza governance attenta, la digitalizzazione rischia di accentuare il divario tra centri e periferie, penalizzando cittadini meno digitalizzati.

            La PA deve concepire la digitalizzazione come politica integrata, che includa infrastrutture, formazione, sportelli multifunzionali e servizi di assistenza personalizzata. Solo così la modernizzazione diventa strumento di coesione territoriale e non di esclusione.

            L’adozione di tecnologie nella PA richiede governance rafforzata. I processi decisionali con IA devono essere trasparenti e soggetti a partecipazione pubblica, con audit algoritmici e canali di reclamo efficaci. Il procurement deve privilegiare soluzioni aperte, interoperabili e verificabili.

            La PA ha la responsabilità di promuovere standard etici e normativi come riferimento per il settore pubblico e privato. La trasformazione del lavoro richiede una governance intelligente, fondata su etica, partecipazione e formazione.

            L’AI e il lavoro ibrido non devono essere subiti come minacce, ma integrati come strumenti per un modello socio-economico più umano e sostenibile. Ripensare il lavoro significa ripensare la cittadinanza: come produttori, come utenti e come cittadini digitali. Solo così potremo trasformare la crisi del lavoro in una nuova opportunità di evoluzione sociale.

            Conclusioni: una transizione pubblica, partecipata e responsabile

            La trasformazione del lavoro nella PA non è un evento tecnico, ma politico e sociale, che richiede governance, competenze e responsabilità. L’intelligenza artificiale e il lavoro agile offrono strumenti per migliorare servizi, efficienza e inclusione, ma solo se inseriti in una strategia complessiva che valorizzi trasparenza, formazione, partecipazione e tutela dei diritti

              Ripensare il lavoro nella PA significa ridefinire le relazioni fra istituzioni e cittadini, fra tecnologia e valori pubblici. Con politiche coerenti e pratiche organizzative attente alla persona e al territorio, la PA può trasformare le sfide tecnologiche in un’opportunità di modernizzazione orientata al bene comune.

              Note:

              1. C. Ciacia (2025), Il lavoro del futuro è blended. Ripensare le organizzazioni come ecosistemi collaborativi tra intelligenza umana e artificiale, Edizioni Palinsesto.
              2. Legge 23 settembre 2025, n. 132, recante “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”.
              3. OECD, How’s Life? Measuring Well-being, 5 Novembre 2024.
              4. ISTAT, Benessere equo e sostenibile (BES), 17 Aprile 2024.
              5. J. C. Tronto (2006), I confini morali. Un argomento politico per l’etica della cura, Diabasis, 2006 (Ed. or. J. C. Tronto, Moral Boundaries: A Political Argument for an Ethic of Care, Routledge, New York, 1993).

              Bibliografia

              C. Ciacia (2025), Il lavoro del futuro è blended. Ripensare le organizzazioni come ecosistemi collaborativi tra intelligenza umana e artificiale, Edizioni Palinsesto.
              Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) (2024), Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione (https://www.agid.gov.it/it/notizie/ia-nella-pubblica-amministrazione-pubblicata-la-prima-indagine-di-agid-svolta-presso-le).
              Forum PA (2024), L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego (https://www.forumpa.it/pa-digitale/ricerca-fpa-impatto-dellintelligenza-artificiale-sul-pubblico-impiego-il-57-dei-dipendenti-pubblici-e-altamente-esposto/).
              Osservatorio Smart Working (2024), Smart Working e PA: direttiva, progetti e prospettive future (https://www.osservatori.net/blog/smart-working/smart-working-pubblica-amministrazione/).
              C. Cutoli, PA aumentata: come potenziare il settore pubblico con l’IA, in Agenda Digitale, 2 Ottobre 2024 (“PA aumentata”: come potenziare il settore pubblico con l’IA – Agenda Digitale).
              Forum PA, Le proposte della Task Force sull’intelligenza artificiale nella PA (https://www.forumpa.it/pa-digitale/le-proposte-della-task-force-sullintelligenza-artificiale-nella-pa-al-centro-della-rubrica-formez/).
              OECD, How’s Life? Measuring Well-being, 5 Novembre 2024.
              ISTAT, Benessere equo e sostenibile (BES), 17 Aprile 2024.
              J. C. Tronto (2006), I confini morali. Un argomento politico per l’etica della cura, Diabasis, 2006 (Ed. or. J. C. Tronto, Moral Boundaries: A Political Argument for an Ethic of Care, Routledge, New York, 1993).

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