Le tecnologie civiche digitali stanno ridefinendo il rapporto tra cultura, partecipazione e salute collettiva. Non più semplici strumenti informativi, ma piattaforme collaborative che permettono alle comunità di costruire archivi vivi, valorizzare memorie territoriali e rafforzare legami sociali.
Esperienze come FirstLife dimostrano che il digitale può diventare alleato del benessere quando mette al centro le persone e favorisce la co-creazione di contenuti e pratiche condivise.
Indice degli argomenti
La salute come risultato di un ecosistema
Nel 1948 l’Organizzazione Mondiale della Sanità definì la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di malattie o infermità”. Tuttavia solo recentemente si sta diffondendo concretamente una visione olistica del benessere individuale e collettivo, che consideri le pratiche culturali, i saperi e le forme espressive come determinanti di salute, considerando così la cultura come qualcosa che va oltre l’intrattenimento o la trasmissione del patrimonio artistico.
Partecipare ad attività, accedere a conoscenze condivise, rafforzare i legami comunitari e sviluppare competenze critiche migliora la qualità della vita, favorisce la prevenzione, sostiene la salute mentale e riduce le disuguaglianze sociali.
Ecco quindi che la salute è da considerare come il risultato di un ecosistema che intreccia diverse dimensioni: quella biologica, psicologica, sociale e culturale. A tutto questo si deve aggiungere un altro livello di lettura che rende l’ecosistema ancora più ricco e complesso, ed è quello della dimensione digitale che ha aperto nuove possibilità di interazione e protagonismo attivo. Nello specifico le tecnologie civiche digitali, nate per favorire la partecipazione, sono strumenti preziosi per costruire ponti tra mondi diversi, per rendere più inclusiva e accessibile la fruizione di contenuti, per diffondere un sentimento di responsabilità condivisa nei confronti delle risorse collettive, materiali e immateriali. Leggere storie, partecipare a un concerto, condividere attività sono esperienze che non solo stimolano la creatività del singolo, ma rafforzano il senso di comunità che è l’unica dimensione possibile con cui affrontare le sfide del presente e del futuro, anche in chiave di benessere e salute.
Cultura e salute: un legame riconosciuto dalla scienza
Il ruolo della cultura per il miglioramento del benessere e della salute è attestato da evidenze scientifiche cresciute dagli anni ’70 del secolo scorso ad oggi, come dimostra la ricerca dell’OMS del 2019 dal titolo “What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? A scoping review”. Il rapporto raccoglie oltre 900 studi scientifici che dimostrano come la partecipazione ad attività culturali possa avere effetti positivi sia nella promozione della salute sia nella prevenzione e gestione delle malattie. Si fa riferimento per esempio alle ricerche che mostrano come leggere romanzi o poesie migliori le capacità di empatia, riduca l’ansia e favorisca il recupero dopo traumi psicologici; oppure alla musica, un altro campo molto studiato, dimostrando che cantare in un coro o suonare in un gruppo non solo stimola le funzioni cognitive, ma aumenta il senso di appartenenza e riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress; così come le arti visive e performative hanno un impatto significativo: dipingere, fotografare, partecipare a un laboratorio teatrale o di danza permette di esprimere emozioni difficili da verbalizzare, rafforza l’autostima e migliora le capacità relazionali favorendo l’inclusione sociale.
La dimensione comunitaria e il ruolo del digitale
Infatti la cultura non agisce solo a livello individuale, ma è una risorsa per le comunità. Eventi culturali, festival, tradizioni popolari e nuove pratiche partecipative rafforzano i legami sociali e alimentano il senso di appartenenza, un elemento fondamentale per il benessere e un determinante della salute, perché sentirsi parte di una rete riduce l’isolamento, aumenta la resilienza e persino la longevità (per approfondimenti si veda il Manifesto della Longevità redatto da Longevia).
In questa dimensione collaborativa e partecipativa della cultura e della salute, il digitale riveste un ruolo importante. Nello specifico le tecnologie civiche digitali, intese come strumenti che alimentano e supportano l’accessibilità e la democratizzazione di pratiche collettive, sono determinanti nella costruzione di un ecosistema che stimola l’interazione, la condivisione e la co-creazione, superando l’idea che il digitale sia solo una “vetrina” dove trovare informazioni, spesso inattendibili, o la causa di un divario generazionale o sociale, o peggio il contesto nel quale si esprimono comportamenti aggressivi o le proprie frustrazioni.
FirstLife: il social network civico per le comunità
Un esempio concreto di come il digitale possa favorire la partecipazione, il protagonismo delle persone e il rafforzamento delle comunità è FirstLife, la piattaforma collaborativa sviluppata dal nucleo di ricerca Territori e Comunità Digitali del gruppo Social Computing del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino. Definito scientificamente come social network civico, FirstLife è uno strumento gratuito, accessibile e personalizzabile composto da una mappa interattiva collaborativa e una bacheca per la pubblicazione di contenuti georeferenziati, pensato per stimolare le connessioni fisiche tra le persone che vivono e agiscono in un dato territorio, sostituendo l’accumulo dei “like” con un rafforzamento dei nodi della rete e con la costruzione di ponti tra luoghi, mondi, progetti, dimensione fisica e digitale.
Molto usata da PA e 3° settore per supportare pratiche e processi di partecipazione attiva e inclusiva della cittadinanza la piattaforma non si limita ad aggregare informazioni (eventi, servizi, luoghi) ma permette di costruire un racconto collettivo del territorio, un approccio che ha un enorme valore in termini di benessere e quindi di salute di comunità.
Tra i diversi progetti supportati in questi ultimi mesi, due si distinguono per affinità alla tematica cultura e salute: Ponte Valli e Atlante degli immaginari.
Ponte Valli: memoria digitale e inclusione territoriale
Il progetto Ponte Valli nasce per volontà del comune di Pont Canavese che, avvalendosi dei servizi del Digital Innovation Hub CHEDIH, il polo europeo di innovazione digitale e trasferimento tecnologico nei settori agrifood & salute di cui l’Università di Torino è capofila, ha costruito una serie di iniziative volte a trasferire e disseminare pratiche e processi di trasformazione digitale per la cultura. Nello specifico, in collaborazione con la Biblioteca Civica Ruffini di Pont Canavese, è stato creato uno spazio digitale inclusivo attraverso la piattaforma personalizzata FirstLife con l’obiettivo di raccogliere e valorizzare le memorie del territorio: leggende, storie, fotografie, testimonianze. In prima battuta la ricerca del materiale è stata svolta sul campo grazie all’impegno di un’operatrice culturale che si è dedicata ad innescare un processo di coinvolgimento e condivisione con la cittadinanza.
Bussando alle porte di case e negozi dei paesi delle valli, ascoltando le persone e guadagnandosi la loro fiducia, è stato possibile aprire cassetti dei ricordi e album delle fotografie, ricostruendo un bagaglio di parole e immagini che è stato digitalizzato e riportato sulla piattaforma FirstLife, dando vita ad una mappa parlante e viva, riflesso del patrimonio immateriale del territorio.
Successivamente alla presentazione pubblica alla comunità, sono state lanciate altre iniziative di partecipazione per sensibilizzare la cittadinanza alla consultazione della mappa e al suo popolamento, con la convinzione che le risorse raccolte fossero solo l’incipit di un racconto ancora più ricco e diversificato. La biblioteca è punto di ancoraggio del progetto e di riferimento per coloro che non hanno dimestichezza con il digitale: è possibile portare storie, foto e racconti e chiedere aiuto per caricarli sulla mappa. In questo modo la piattaforma è diventata anche un’occasione di apprendimento per chi ha meno confidenza con gli strumenti digitali che, così facendo, può imparare ad usare le tecnologie in modo guidato e in un ambiente sicuro, prendendo dimestichezza con un linguaggio nuovo. Il progetto, parafrasando le parole dell’amministrazione comunale durante l’evento di lancio, “sta dimostrando come la costruzione di un archivio vivo, partecipativo, accessibile a tutte e a tutti, invece di un museo immobile, sia un modo nuovo per ritrovarsi attorno alla memoria condivisa. Perché raccontare il passato non è nostalgia: è un modo per capire chi siamo e immaginare dove possiamo andare”. In questo contesto FirstLife ha dimostrato che uno spazio digitale può e deve essere prima di tutto umano e che la cultura è uno delle chiavi per stare bene insieme.
Atlante degli immaginari: trasformazioni dal basso
Parallelamente al progetto PonteValli, è in corso un’altra sperimentazione che vede FirstLife impegnato nella realizzazione di un archivio dinamico e di valorizzazione della relazione tra comunità e territorio: il progetto Atlante degli Immaginari del collettivo Cifra che orienta la sua ricerca verso nuove idee e forme di comunità. Si tratta di un dispositivo digitale per visualizzare e monitorare la moltiplicazione di processi trasformativi del territorio, di alcune zone rurali del Piemonte, nati dal basso e messi in atto con la mediazione di professioniste e professionisti impegnati nella ricerca artistica che indaga la relazione tra essere umano e ambiente naturale.
Attraverso la piattaforma personalizzata https://archivioatlanteimmaginari.firstlife.org/ il progetto sta costruendo ponti tra i luoghi fisici di intervento corporeo e gli spazi digitali di narrazione e archiviazione, dotandosi così di uno strumento strategico per amplificare la partecipazione e per tenere traccia delle trasformazioni. Sulla mappatura è possibile consultare gli immaginari che le comunità stanno costruendo attraverso training, escursioni, interviste, documentari, performance, mappe collettive analogiche e digitali e che corrispondono a forme e pratiche di relazione con l’ambiente che andranno a costruire nuovi orizzonti, capaci di adattarsi e rispondere alle sfide della contemporaneità, come il Parco di comunità IperBosco che “ancora non c’è” o Inimi: il paesaggio nel corpo che insegna a guardare al corpo come ad un paesaggio naturale.
Digitale etico: empowerment e benessere collettivo
Ciò che emerge da entrambe le sperimentazioni è che le tecnologie digitali, come FirstLife, stanno svolgendo un ruolo importante di mediazione e collaborazione tra mondo fisico e digitale, tra generazioni differenti e settori diversi, contribuendo alla costruzione di spazi di cultura collettiva e offrendo occasioni nuove di alfabetizzazione al digitale, utili per conoscere l’altra faccia della medaglia della tecnologia, quella che mette al centro le persone e le relazioni.
La vera trasformazione in atto riguarda infatti l’empowerment della cittadinanza che attraverso un digitale etico, sicuro e libero da interessi commerciali permette alle persone di co-creare cultura e di conseguenza salute e benessere, grazie alla condivisione di buone pratiche e alla costruzione condivisa di risorse e di percorsi di ricerca comunitaria.
Per questo il compito della ricerca deve essere quello di fare un passo in più: supportare la creazione di piattaforme che non siano solo contenitori di informazioni, ma spazi di partecipazione attiva e di coesione sociale.
FirstLife dimostra che è possibile e che il digitale può davvero rafforzare il tessuto comunitario, connettere persone, valorizzare risorse locali e contribuire al benessere collettivo. L’obiettivo dev’essere affiancare alle piazze fisiche sempre più piazze digitali dove chiunque, senza differenza di età, genere, estrazione sociale o abilità psico-fisiche, possa essere protagonista del proprio benessere in modo sicuro e con l’aiuto di una comunità consapevole del fatto che per “vivere meglio” e per avere un reale impatto sociale, serve costruire collettivamente competenze, progettualità e politiche intersettoriali, investendo così in benessere presente e futuro.




































































